Giulianova (TE): dopo le intimazioni di sgombero, denunce, denunce e ancora denunce ai ragazzi e le ragazze del campetto occupato da parte del sindaco fascio/leghista e sessista Costantini

Dal Campetto occupato

“ANCORA DENUNCE
Siamo qui di nuovo a raccontarvi dell’ennesime denunce a firma del Sindaco contro di noi, in particolare contro un nostro amico che già sta passando problemi giudiziari.
Ormai questo racconto stantio che ci tocca fare quasi settimanalmente, rischia di diventare noioso e stancante e lo ripetiamo solo per far capire (se mai ce ne fosse ancora bisogno) che personaggio sia il Sindaco.
Un provocatore che sta sempre lì a fare il bulletto e appena qualcuno gli dice qualcosa fa partire subito le denunce. Ed anche questo il caso: il nostro amico denunciato per diffamazione per delle frasi che avrebbe scritto o detto….
Che dire di più?!?
Se non che lo schifo che proviamo verso la cloaca che si fa chiamare Sindaco, ogni giorno aumenta sempre di più e non troviamo neanche più termini per descrivere tutto ciò…
Lui è ormai una sorta di scarico fognario attappato dove si convoglia il peggio dello schifo.
Al nostro amico e compagno, invece, tutta la nostra vicinanza ed il nostro affetto.
Ed il sostegno anche in questa ennesima spregevole vicenda”


Insomma, il sindaco sceriffo fascio-leghista, Jwan Costantini, continua a perseguitare gli occupanti del campetto.
Dopo le intimazioni di sgombero, le intimidazioni ai suoi occupanti, le ripetute denunce a chi lo contesta, ora passa alle querele per diffamazione nei confronti di chi ha puntualmente e giustamente criticato questo personaggio:

Un sindaco vigliacco e speculatore, spacciatore di menzogne e di fango, che dopo aver piazzato tutte le persone a lui vicine nei posti di potere cerca di coronare il suo sogno: sgomberare e distruggere un’esperienza di autogestione, di vita, di solidarietà, di lotta e libertà che va avanti da oltre cinque anni;

Un sindaco che si pregia di avere nella sua amministrazione personaggi che parlano pubblicamente delle donne come degli oggetti, che descrivono come delle meretrici le donne di Teramo, augurando alla città una forte scossa di terremoto;

Un sindaco che ridacchiava divertito alle dichiarazioni di un suo consigliere, che in occasione del 25 aprile scriveva che “avrebbe salutato Bella Ciao sbattendo il pisello sulla ringhiera”;

Un sindaco che si sente al di sopra della stessa legge che lo ha messo al potere, che quando é andato a consegnare la fascia da Sindaco alla Madonna, violando il Dpcm in vigore nell’emergenza coronavirus, ha dichiarato ai carabinieri che gli chiedevano di interrompere la funzione: “io sono la massima autorità: non ho bisogno dell’autodichiarazione per girare”

Un sindaco sessista, che quando parla una donna, fa pubblicamente il gesto delle balle. Uno che ha messo alla berlina delle donne solo perché avevano scritto dei commenti social e adesso si fa promotore, insieme a Sgarbi, di un vergognoso turismo sessuale sulla pelle delle donne di Teramo e delle donne tutte, pubblicando sul suo profilo FB un video che farebbe vomitare la Madonna stessa. Video che, seppur schifoso, pubblichiamo di seguito, perché lo inchioda alle sue responsabilità.

Insomma, a questo sindaco leghista, fascista, autoritario, reazionario e sessista, che oltraggia le donne e chi, in generale, critica la sua amministrazione, che privilegia gli interessi dei ricchi e offende e discrimina i poveri, le minoranze, gli ultimi, che si permette di querelare per diffamazione chi ha osato criticarne a viso aperto l’arroganza, l’arrivismo e la meschinità, diciamo che è lui, con la sua stessa esistenza e le sue affermazioni a diffamarsi da sé.

Massima solidarietà ai compagni e alle compagne del campetto occupato!

Solidarietà e vicinanza al compagno querelato, già colpito da problemi giudiziari per la sua coerenza, lotta e solidarietà proletaria.

Non un soldo né un soldato a questo schifoso padrino/padrone dell’amministrazione di Giulianova!

Cancellare quel video schifoso dal suo profilo FB non basta ad assolverlo! Niente scuse, dimissioni subito! E ritirare le denunce!!

SRP-L’Aquila

 

Khalida Jarrar, incarcerata ma libera

Il dolore di una madre: Khalida Jarrar

Da Pressenza

Khalida Jarrar è un’attivista per i diritti umani. Fa parte del Popular Front for the Liberation of Palestine (PFLP) e del Palestinian Legislative Council. Attualmente è imprigionata a Damon, Haifa. Ha dedicato gran parte della vita a lottare per una giustizia migliore nei confronti dei detenuti, che molto spesso vengono torturati ed umiliati, soprattutto se palestinesi. “La prigione non è solo un luogo fatto di alte mura, filo spinato e piccole celle soffocanti con pesanti porte di ferro; il carcere è fatto di storie di persone reali, sofferenze quotidiane e lotte contro le guardie carcerarie e l’amministrazione”.

Così racconta, in un suo contributo, nel libro These Chains Will Be Broken: Palestinian Stories of Struggle and Defiance in Israeli Prisons di Ramzy Baroud. Una lotta che non tramonta nelle mura delle prigioni, ma va al di là di ogni confine materiale. Pochi giorni fa, sua figlia Suha è deceduta improvvisamente per un infarto. Suha Jarrar lavorava come ricercatrice nel campo dei diritti di genere e ambientali.

Il governo sionista (anti-umano) le ha negato la possibilità di partecipare al funerale di sua figlia; non solo, le hanno anche impedito di mettersi in contatto con i suoi familiari. Khalida, spirito che non si arrende, ha scritto una lettera per il funerale della figlia e le sue parole provocano dei vuoti in chi la legge. “Il mio cuore ha raggiunto l’altezza del cielo desiderando di vederti…” Sono parole, sentimenti che oltrepassano le mura della schiavitù e che non si fermano di fronte ai limiti imposti dall’uomo. Queste parole sono il segno di una vita che resiste e che trasmettono a chi sta fuori lo spirito per una giusta lotta contro il male!

Il dolore di Khalida è il sintomo di un’umanità cieca, che non si ferma di fronte alle lacrime dell’altro e che pur restando sul trono del potere, preferisce non soccorrere l’indifeso. Con quale cuore si può negare a una madre l’ultimo saluto, l’ultimo bacio al/alla proprio/a figlio/a? L’umanità ha perso sé stessa, ha perso ciò che la rendeva umana per far spazio a una civiltà aliena senza sentimenti! Oggi bisogna ripartire rieducando all’amore, quell’ingrediente che salva ogni vita e senza il quale ogni uomo non avrebbe sapore.

INCARCERATA MA LIBERA

Provo molto dolore, figlia mia, solo perché mi manchi.

Provo molto dolore, figlia mia, solo perché mi manchi.

Dal profondo del mio dolore, ho raggiunto e abbracciato il cielo della nostra

patria attraverso le finestre della mia cella nella prigione di Damon, a Haifa.

Non ti preoccupare, figlia mia. Rimarrò a testa alta, e fedele, nonostante

le catene del mio carceriere. Sono una madre addolorata che desiderava

vederti un’ultima volta.

Questo non accade da nessuna parte nel mondo, se non in Palestina.

Ciò che desideravo era concedere a mia figlia un ultimo saluto, dandole un bacio

sulla fronte, e dirle che la amo quanto amo la Palestina.

Figlia mia, perdonami per non essere stata presente durante la

celebrazione della tua vita, per non esserti stata accanto durante

i tuoi ultimi dolorosi momenti.

Il mio cuore ha raggiunto l’altezza del cielo desiderando vederti,

accarezzarti e baciarti sulla fronte, attraverso la piccola finestra

della mia cella di prigione.

Suha, mio tesoro. Mi hanno negato la possibilità di darti un ultimo

bacio di addio. Ti porgo un addio con un fiore.

La tua assenza è a dir poco dolorosa, un dolore atroce, ma rimango a

testa alta e forte, come le montagne della nostra amata Palestina.

KHALIDA JARRAR

Il fascismo è un crimine, contestarlo non è solo un diritto, ma un dovere. Solidarietà agli antifascisti condannati

ADUNATA SEDIZIOSA ARMATA PER CHI CONTESTÒ I NEOFASCISTI: IN UN CLIMA DA VENTENNIO CONTINUIAMO A RESISTERE!

Il 16 luglio, presso il Tribunale di Modena è stata pronunciata l’attesa sentenza di primo grado del processo a carico delle/dei 26 antifascistə che nel 2017 contestarono pacificamente un presidio di Forza Nuova a Carpi.

Il Giudice Francesco Cermaria ha innanzitutto condannato a 6 mesi di arresto e 2 mila euro di ammenda un compagno per aver impugnato per qualche secondo un moschettone (normalmente utilizzato come portachiavi) come deterrente di fronte all’improvvisa aggressione dei forzanovisti.

A lui va la nostra piena solidarietà. Solidarietà che si concretizzerà fin da subito con la copertura delle spese legali per ricorrere in Appello.

Ribadiamo forte e chiaro: nessuno resta solo di fronte alla repressione!

Poi, 5 minuti di teatro dell’assurdo: Cermary () è riuscito a demolire la linea d’accusa proposta dalla Pm ignorandone il principale capo d’imputazione, ovvero l’aver preso parola durante una manifestazione non autorizzata (comma 3 dell’art. 18 TULPS), coprendo di ridicolo l’intera Procura di Modena e trascinandola in un nuovo teorema giudiziario a dir poco grottesco con ipotesi di reato ancora più gravi e pene ancora più pesanti.

In un delirio repressivo quella che è stata una contestazione pacifica – in cui il dissenso verso chi propaganda odio razziale e xenofobo è stato espresso attraverso canti della Resistenza e slogan – diventa un’adunata sediziosa armata con lo scopo di sovvertire l’ordine pubblico (art. 655 del Codice Penale, arresto fino a 1 anno e comunque non inferiore a 6 mesi).

A tutte le 26 persone coinvolte vengono inoltre imputate grida sediziose o lesive del prestigio dell’autorità (art. 20 TULPS), oltre che il rifiuto di obbedire all’ordine di discioglimento della manifestazione (art. 24 TULPS, arresto da 1 mese a 1 anno e ammenda fino a oltre 400 euro).

Per due compagni le ipotesi di reato prevedono anche porto di armi o oggetti atti ad offendere (art. 4 della L. 110/75, arresto da 3 a 6 mesi e ammenda fino a 20 mila euro). Elemento – quest’ultimo del possesso di armi – del tutto inedito, mai emerso né dalle indagini del Gip né da quelle della Pm e nemmeno da precedenti udienze.

Attendendo le motivazioni della sentenza per capire quali fossero queste famigerate armi, ci preme porre l’accento su altri elementi che aiutano a comprendere l’assurdità della questione.

Stupendoci con effetti speciali, tra i/le 26 antifascistə per i quali sono ipotizzati i suddetti capi d’accusa continua a figurare un ragazzo che, come emerso in fase di udienza, la sera del 4 agosto 2017 non si trovava in Via Marx a Carpi e che è stato erroneamente identificato mediante confronto tra i filmati della Digos e il suo documento d’identità risalente a svariati anni prima.

In ultimo, tra tuttə coloro che da testimoni hanno confermato di aver partecipato alla contestazione, l’unica ad essere inserita nell’elenco dei/delle 26 è colei che ha anche ammesso di aver intonato canti della Resistenza, in particolare “Bella Ciao”.

Il canto continua quindi ad essere una discriminante nel definire i/le partecipanti alla presunta adunata sediziosa ARMATA.

Il quadro che emerge, che da un lato non può che lasciare allibiti, non è che la conferma di ciò che andiamo dicendo da tempo: in un Paese che si è dotato di una Costituzione che poggia le basi su valori e ideali della Lotta di Liberazione dal nazifascismo è vergognoso che Questure e Prefetture continuino a legittimare gruppi o partiti dichiaratamente neofascisti concedendo loro agibilità politica e spazi pubblici, mentre Procure e Tribunali si accaniscano contro gli antifascistə ricorrendo agli articoli del TULPS e del Codice Penale ereditati rispettivamente dal Regio Decreto del 1931 e del Codice Rocco di epoca fascista.

Un accanimento giudiziario sempre più palese che non può lasciare indifferente chiunque si riconosca in quei valori e ideali dell’antifascismo.

Come Carpi Antifascista rinnoviamo l’impegno ad alimentare ed allargare quella rete solidale sempre più ampia e variegata costruitasi negli anni intorno alle persone coinvolte in questo assurdo e rocambolesco processo, rivendicando le pratiche dell’antifascismo militante.

In un clima da Ventennio fascista continuiamo a Resistere.

Continuiamo a contrastare con ancora più forza e ostinazione ogni fascismo e ogni discriminazione, continuiamo a lottare unitə contro la repressione di Stato.

Se ne faccia una ragione la Magistratura tutta: qui non si arretra di un millimetro!

L’ANTIFASCISMO NON SI ARRESTA!