notificate 12 misure cautelari ai militanti di Askatasuna

Scontri a Torino,

TORINO – Nella prima mattina di oggi, venerdì 2 febbraio 2024, la Digos della Questura di Torino si è presentata al centro sociale Askatasuna, per notificare una dozzina di misure cautelari ai militanti coinvolti negli scontri con le forze dell’ordine, scoppiati durante il corteo del primo maggio 2022 a Torino.

Gli attivisti, destinatari di obblighi di dimora e fogli di via, sono accusati di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e lancio di oggetti.

Un piano che sta facendo discutere la polizia locale e nazionale

In questi giorni, il sindaco Stefano Lo Russo ha presentato un percorso di legalizzazione del centro sociale torinese, che da circa trent’anni occupa abusivamente uno stabile in corso Regina Margherita.

L’aggressione con bastoni e bottiglie: 13 poliziotti feriti

I denunciati sono in totale 25, tra cui i capi storici del centro sociale.

Delle dodici misure cautelari, quattro sono state notificate a militanti già condannati. Le nuove accuse riguardano gli autonomi che, alla testa dello “spezzone sociale” del corteo del primo maggio 2022, si scontrarono con le forze dell’ordine in via Roma nel tentativo di superare i cordoni di sicurezza e raggiungere piazza San Carlo dove erano in corso gli interventi dei sindacati e delle istituzioni. In quel frangente gli attivisti di Askatasuna colpirono gli agenti con bastoni e bottiglie.

Torino, 36 anarchici indagati per lotte nel nome di Cospito.

«Apologia di reato e lesioni»

Da maggio a dicembre 2022. La difesa: fatti bagatellari

Dall’apologia di reato all’istigazione a delinquere, dall’imbrattamento alle lesioni, fino al turbamento di funzione religiosa. Sono tanti e diversificati i reati indicati nel fascicolo d’inchiesta in cui — a vario titolo — sono indagati 36 anarchici che vivono sparsi sul territorio nazionale.

Le indagini sono concluse e in poco più di 10 pagine la Procura ha sintetizzato un indice di piccoli e grandi episodi che si sono verificati in città tra il 7 maggio e il 5 dicembre 2022, nei mesi in cui era in corso lo sciopero della fame dell’anarchico insurrezionalista Alfredo Cospito contro il regime del 41 bis e il processo di cui era protagonista per l’attentato alla scuola allievi carabinieri di Fossano (terminato poi a luglio 2023 con la condanna a 23 anni di carcere). Ed è così che il documento, notificato nei giorni scorsi, diventa il canovaccio di una campagna di solidarietà costellata di presidi, manifestazioni e slogan. «Fatti bagatellari che si fatica a capire perché necessitino di un processo», è il commento dell’avvocato Claudio Novaro che assiste alcuni degli indagati.

Scorrendo i capi d’imputazione ci si imbatte nel reato di imbrattamento per le scritte «Cartabia assassina libertà per tutti» e «Fuori Alfredo Cospito dal 41 bis» tracciate sul muro perimetrale del provveditorato regionale della polizia penitenziaria. E per quelle — «Alfredo Juan Anna Liberi» e «Contro tutte le galere» — sulle pareti esterne della sede del Gruppo trasporti torinese. E ancora, i magistrati parlano di apologia di terrorismo per gli slogan e i messaggi diffusi in occasione di una manifestazione di solidarietà. Rievocando l’uccisione del commissario Luigi Calabresi (avvenuta il 17 maggio 1972) e la gambizzazione di Alberto Mammoli, medico del carcere di Pisa (30 marzo 1977), un attivista dal megafono aveva urlato: «Ecco queste cose succedono, non si tratta di minacce a vuoto, si tratta semplicemente di vedere come va la storia».

 A otto anarchici sono contestate le rime declamate il 5 dicembre nella maxi aula 3 durante il processo all’ideologo della Fai/Fri: «Chi va col nucleare impara a zoppicare» e «Susi Schlein impara a parcheggiare». Queste ultime riferite all’attacco incendiario contro la vettura di Susanna Schlein, consigliera dell’ambasciata italiana ad Atene.

Lo stesso giorno gli antagonisti improvvisarono un corteo di solidarietà. E in quell’occasione tre attivisti — che ora rispondono di lesioni — aggredirono in via Principi d’Acaja un barista che cercava di impedire che il muro e la vetrina del proprio locale venissero imbrattati con la vernice spray.

Dieci gli anarchici che dovranno difendersi dall’accusa di aver turbato una funzione religiosa. Era il 20 novembre e il palcoscenico scelto dai contestatori era la chiesa della Gran Madre di Dio. Lì venne organizzato un volantinaggio e ci fu anche un tentativo di appendere uno striscione: le azioni crearono scompiglio nel corso della messa domenicale.
Insomma, uno stillicidio di proteste per attirare l’attenzione sul caso Cospito che ora sono state trasformate dal procuratore aggiunto Emilio Gatti e dai sostituti Paolo Scafi e Valentina Sellaroli in capi d’accusa: in tutto sono 16 e per alcuni episodi la Procura aveva anche chiesto una decina di misure cautelari, respinte dal tribunale del Riesame.

Torino, la lettera denuncia delle detenute:

 «Questa galera non serve a nessuno»

L’istituto ha una capienza di 76 posti, ma normalmente ospita un centinaio di recluse nel padiglione F, oltre a quelle collocate nell’istituto a custodia attenuata. Il sovraffollamento annuale medio supera il 25%

«La soluzione non è più la repressione, il controllo sociale o il castigo, ma riportare la legittimità in questo “non-luogo”». Lo scrivono le detenute casa circondariale Lorusso di Torino in una lettera aperta in cui chiedono il rispetto dei diritti di tutti reclusi.

I problemi del carcere torinese sono tanti: dalle strutture fatiscenti alla mancanza di personale, passando per le poche possibilità di svolgere corsi e attività propedeutiche al reinserimento sociale. La criticità maggiore è però rappresentata dal cronico sovraffollamento. La sezione femminile, dove lo scorso anno due donne si sono tolte la vita nel giro di poche ore, ha una capienza di 76 posti, ma normalmente ospita un centinaio di recluse nel padiglione F, oltre a quelle collocate nell’istituto a custodia attenuata. Il sovraffollamento annuale medio supera il 25% e secondo le «ragazze di Torino» i corridoi del carcere somigliano più a un girone dantesco, con una grande percentuale di detenute con problemi psichiatrici che avrebbero bisogno di cure e trattamenti differenziati. Ieri una delegazione dell’associazione Nessuno Tocchi Caino ha visitato il Lorusso e Cotugno, in mattinata ispezionerà il carcere di Aosta e nel pomeriggio terrà una conferenza con il Dipartimento Carceri del Movimento Forense, la Camera Penale « Vittorio Chiusano» e il garante regionale dei detenuti Bruno Mellano.

Per le detenute torinesi è un’occasione importante per portare la loro voce oltre le sbarre: «Sono passati due anni dagli applausi di tutti i parlamentari al Presidente Mattarella che chiedeva che le carcere non fossero sovraffollate, ma nulla è stato fatto — scrivono le donne recluse alle Vallette —. Chiediamo che venga varata con urgenza una misura deflattiva e vogliamo dare impulso alle proposta di legge di modifica della liberazione anticipata». E sul sovraffollamento aggiungono: «È fuorilegge, benzina sul fuoco in una situazione esplosiva e vanifica la condizione di trattamento utile al reinserimento. Questa galera non serve a nessuno».