India, tre quadri del Partito comunista indiano (maoista) sono stati uccisi a sangue freddo dalle forze di sicurezza

Tre quadri del Partito comunista indiano (maoista) sono stati uccisi dalle forze di sicurezza al confine tra gli stati di Telangana e Chhattisgarh lunedì mattina presto. Erano quadri regionali di origine indigena (adivasi). Le forze di sicurezza hanno detto che c’è stata una sparatoria, ma ilPCI (M) ha rivelato che si è trattato di una vera e propria esecuzione mascherata da combattimento per eliminare i quadri maoisti. Il PCI (M) ha invitato la popolazione della regione a seguire uno sciopero (in realtà una “bahn”: uno sciopero generale accompagnato da azioni di guerriglia come i blocchi stradali).

Fonte: secours rouge

SOLIDARIETA’ INTERNAZIONALE PER LA LIBERAZIONE DI GEORGES ABDALLAH

Da Proletari comunisti

Sabato 23 ottobre 2021, più di mille persone hanno manifestato fino ai cancelli del carcere di Lannemezan (F) per chiedere l’immediato rilascio di Georges Abdallah, comunista libanese imprigionato in Francia da 37 anni. Molti comitati di sostegno hanno permesso a questa mobilitazione di raggiungere un’affluenza storica. Il Soccorso Rosso Internazionale era presente con i membri delle sue sezioni di Tolosa, Ginevra e Bruxelles.

Fonte: secoursrouge.org

Dichiarazione di Georges Abdallah

Cari/e Compagni/e, cari/e amici/amiche,

Dopo un mese d’intensa mobilitazione di solidarietà in Francia, così come altrove in altri Paesi, eccovi riuniti oggi di fronte a questi muri e a questo filo spinato. Come un anno fa, o addirittura un decennio per alcuni di voi, la vostra sola presenza qui suscita ancora molta emozione e altrettanto entusiasmo. Vedete, Compagni e amici/amiche, l’atmosfera in questi luoghi sinistri, tutta questo ambiente carcerario, cambia quando l’eco della vita attiva giunge a colpire la piattezza senza nome di una mortale quotidianità carceraria… Così, i compagni di prigionia sociali scoprono come per magia, anche se solo per un piccolo momento, la bellezza e il potere delle relazioni umane sostanzialmente disinteressate e della solidarietà nonostante tanti anni dietro le sbarre… Seguendo nella miseria culturale ed emotiva senza rapporti reali con la società da lunghi anni per alcuni, questo risveglio d’entusiasmo e d’umanità non passa inosservato; lo si legge negli occhi e lo si vede in questi commenti spontanei, spesso sinceri, ma purtroppo senza futuro…

Compagni e Amici/Amiche, l’eco dei vostri slogan, dei vostri canti e tutto il resto, va oltre questi fili spinati e altre torri di avvistamento, risuona nelle nostre teste e ci trasporta lontano da questi luoghi sinistri.

Cari/e Compagni/e, cari Amici/Amiche, all’alba di questo 38° anno di prigionia, sapervi qui presenti nella diversità del vostro impegno, a pochi metri dalla mia cella, mi riempie di forza e porta una cocente negazione a tutti coloro che hanno scommesso sull’affanno della vostra solidarietà. Soprattutto mi conforta nella convinzione che il cambiamento dei rapporti di forza a favore dei protagonisti rivoluzionari imprigionati è sempre funzione della mobilitazione solidale assunta nel campo della lotta anticapitalista/antimperialista; quindi possiamo dire senza la minima esitazione: il sostegno più significativo che si può dare ai nostri compagni prigionieri si registra di primo acchito nel vero impegno nella lotta in corso. Certo, siete consapevoli che è sempre al livello delle istanze politiche che si decide il luogo e il peso del rito giudiziario, quando si tratta di rivoluzionari imprigionati. Per questo, del resto, è solo assumendo solidarietà su questo terreno di lotta di classe e in tutte le sue dimensioni che la detenzione dei nostri compagni in carcere comincia a pesare più delle possibili minacce inerenti alla loro liberazione. Sono pure questo impegno e questa mobilitazione militante e solidale a fare che nonostante tanti anni di prigionia, siamo ancora insieme, Compagni, fermamente ritti con incrollabile determinazione di fronte a ogni prova, questo 38° anno che già si preannuncia ricco anche di lotte e speranze.

Compagni, in questi tempi di pandemia, di crisi multidimensionale che scuote i pilastri del sistema capitalista mondiale, le contraddizioni inter-imperialiste non cessano di aggravarsi sempre di più. La borghesia imperialista ha recentemente sventolato ovunque la bandiera del nazionalismo. Classico riflesso dei capitalisti in tempo di crisi per meglio legare saldamente le masse popolari alla “loro” borghesia e al “loro” Stato. Come se il problema da risolvere per i lavoratori e gli altri precari fosse quello della “grandezza della nazione”, e non quella di porre fine al capitalismo e alla sua barbarie. Eppure, la crisi del capitalismo moribondo nella sua fase d’avanzata putrefazione è già qui davanti a noi a livello planetario… crisi sanitaria, crisi ecologica, crisi economica e sociale si combinano e si amplificano sempre di più. Non esiste via d’uscita dalla crisi nell’ambito del capitalismo. Il capitalismo globalizzato è il capitalismo esistente realmente oggi. L’agonia del suo mondo finirà solo con il superamento del capitalismo, non attraverso compromessi storici e altri illusori tentativi di salvaguardare le conquiste di un cosiddetto capitalismo democratico dal volto umano, ma piuttosto attraverso l’incessante lotta “classe contro classe”. Oggi viviamo tutti sotto l’egemonia del capitale globalizzato. Nessun Paese può sfuggire completamente al meccanismo distruttivo di questa egemonia. È questo “capitalismo globalizzato”, cioè il capitalismo realmente esistente, ad essere in crisi. Ed è questo capitalismo che i comunisti e tutti i rivoluzionari dovranno superare per vincere la barbarie. Per la sopravvivenza dell’umanità, per la sopravvivenza del nostro pianeta, occorre essere in grado di sbarazzarsi del capitalismo e della sua barbarie, al più presto.

Recentemente dobbiamo constatare, Compagni, che nel momento in cui in Africa le posizioni dell’imperialismo francese continuano a erodersi a vantaggio di altre potenze (per inciso, non solo Cina e/o Russia, ma anche Germania, USA e Turchia), in Francia si afferma sempre più un processo di fascistizzazione. Certo, non è questo l’argomento su cui potersi qui soffermare, resta il fatto che c’è da preoccuparsi al massimo livello.

Compagni, per avanzare nella costruzione dell’alternativa rivoluzionaria appropriata, la convergenza delle lotte è più che essenziale. Il blocco storico dei lavoratori e degli altri precari si costruisce e si struttura nella dinamica globale della lotta in tutte le sue componenti. Solo attraverso questa dinamica globale, la lotta di classe rende evidenti le potenzialità politiche del movimento attuale, spingendo il proletariato operaio ad appropriarsi della sua cosciente espressione politica. Le masse proletarie, appropriandosi dell’espressione politica consapevole dei loro interessi di classe, si riscoprono in quanto soggetti della loro storia e della storia stessa. Solo attraverso lo svolgersi dell’agire insieme i diversi soggetti della lotta rivoluzionaria qui e altrove nel mondo pervengono alla costruzione di alternativa appropriata e a porre una scadenza all’agonia del capitalismo moribondo nella sua fase di putrefazione avanzata, cioè l’agonia del capitalismo realmente esistente.

Come potete vedere, Compagni, la borghesia araba nella sua stragrande maggioranza ora mostra il suo allineamento nel campo del nemico senza trucchi. Ciò non manca da un lato d’influenzare la lotta delle masse popolari palestinesi e dall’altro di affermare il posto speciale della causa palestinese come una delle principali leve della rivoluzione araba. E ovviamente, la lotta all’interno del blocco sociale della rivoluzione dovrebbe tener conto delle tergiversazioni e di altri compromessi della borghesia per poter fronteggiare ogni proposta “liquidazionista”. La Resistenza Palestinese ha e dovrà affrontare il “blocco arabo-sionista reazionario” guidato dalle potenze imperialiste.

Ogni giorno la Palestina ci dà lezioni di abnegazione e coraggio di eccezionale entità. Più che mai le masse popolari palestinesi, nonostante tutti i tradimenti della borghesia, assumono il ruolo di vero garante della difesa degli interessi del popolo. Contro l’occupazione e la barbarie dell’occupante, la prima risposta legittima che deve manifestarsi è anzitutto la solidarietà, ogni solidarietà, con coloro che con il loro sacrificio affrontano la milizia dell’occupazione. Le condizioni detentive nelle carceri sioniste peggiorano di giorno in giorno. E come vi è noto, Compagni, per affrontarlo, la solidarietà internazionale si rivela un’arma essenziale.

Che mille iniziative di solidarietà fioriscano in favore della Palestina e della sua promettente Resistenza!

Che mille iniziative di solidarietà fioriscano a favore dei/delle giovani Palestinesi!

Solidarietà, ogni solidarietà a chi resiste nelle carceri sioniste e nelle celle d’isolamento in Marocco, Turchia, Grecia, Filippine e altrove nel mondo!

Solidarietà, ogni solidarietà ai giovani proletari dei quartieri popolari!

Solidarietà, ogni solidarietà ai proletari in lotta!

Solidarietà, ogni solidarietà alle masse popolari yemenite!

Onore ai martiri e alle masse popolari in lotta!

Abbasso l’imperialismo, i suoi cani da guardia sionisti e altri reazionari arabi!

Il capitalismo è solo barbarie, onore a tutti coloro che vi si oppongono nella diversità delle loro espressioni!

Insieme Compagni e solo insieme vinceremo!

A tutti voi, Compagni e Amici/Amiche, il mio saluto rivoluzionario

Il vostro Compagno Georges Abdallah

USA: liberato David Gilbert dopo 40 anni di detenzione

L’ex membro dei Weather Underground, David Gilbert, 76 anni, ha ottenuto la libertà vigilata dopo 40 anni di detenzione per il suo ruolo nell’attacco al furgone Brinks vicino a New York del 1981. Una guardia e due agenti di polizia rimasero uccisi in quell’attacco e in una sparatoria a un posto di blocco. David Gilbert non portava armi, ma fu condannato per omicidio perché avrebbe guidato il furgone “staffetta” che aveva preso in carico il commando.

L’attacco era stato condotto congiuntamente da membri dell’Organizzazione Comunista del 19 maggio (un’organizzazione ereditata dal Weather Underground) e membri dell’Esercito di Liberazione Nero, il 20 ottobre 1981, e rivendicato dalla Joint Force armata rivoluzionaria. ( Task Force armata rivoluzionaria). Aveva incassato 1,6 milioni di dollari. La repressione che seguì a questo attentato fu terribile: decine di arresti, un attivista ucciso a colpi di arma da fuoco durante il suo arresto e orribili torture (bruciature di sigaretta, unghie strappate) per i presunti colpevoli.

David Gilbert ha ottenuto la libertà condizionale solo dopo che la sua condanna all’ergastolo è stata cambiata in 75 anni di carcere lo scorso agosto dal Governatore Cuomo, poche ore prima di lasciare l’incarico. È apparso davanti alla commissione per la libertà vigilata dello stato il 19 ottobre e successivamente gli è stata concessa la libertà vigilata. Il mese prossimo potrà lasciare la prigione di Shawangunk nella valle dell’Hudson.

Traduzione di srp da Secours Rouge

 

Operazione lince, comincia a sgretolarsi la tesi accusatoria: richiesta di sorveglianza speciale respinta per cinque attivisti del movimeto “A Foras”

Da Osservatorio repressione

L’impianto accusatorio del processo in cui 45 militanti del movimento antagonista sardo sono accusati di avere costruito una organizzazione terroristica continua a mostrare la sua infondatezza: oggi, infatti, il Tribunale di Cagliari ha respinto la richiesta del Pubblico Ministero di sottoporre alla sorveglianza speciale 5 persone ritenute “vertici” dell’organizzazione.

Una decisione che mette in luce la debolezza delle tesi accusatorie e che costituisce una prima battuta d’arresto per la Procura in vista del dibattimento che comincerà il 6 dicembre in tribunale.

Benché non si possa parlare di una conclusione di questo calvario, migliora sensibilmente la posizione di chi fino a ieri era accusato di essere un pericolo per la società. La sorveglianza speciale è un istituto nato sotto il fascismo e mai abrogato, che prevede obblighi di firma giornalieri ed uno stretto pedinamento da parte delle forze di polizia. Sappiamo bene quanto questo istituto serva a mortificare la persona e cercare di limitare al massimo la sua vita sociale e privata, come ben testimonia la storia della compagna Eddy Marcucci, attualmente sottoposta a sorveglianza speciale per avere combattuto l’ISIS.

Il fatto di oggi non ci distoglie dalla nostra lotta quotidiana contro l’occupazione militare.

Oggi infatti siamo al fianco dei comitati, sotto la questura, per chiedere la chiusura della fabbrica di bombe RWM.

Ci troverete anche in diretta su Radio Onda Rossa

Stasera saremo a Teulada (h18 casa Baronale, Piazza Parrocchia), Split Bologna e Radio Aut Pavia per presentare “Sono morto come un vietcong” di Giulia Spada e per raccontare la nostra battaglia ovunque.

Il 1° Novembre marceremo sotto la base di Teulada per chiedere la fine delle esercitazioni, bonifiche e riconversione del poligono.

In questo momento tante energie si sono attivate per un obiettivo comune, solo insieme sconfiggeremo chi vuole solo profitto e devasta le nostre terre.

Sa luta sighit!

A Foras – Contra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna

FRANCIA: Déclaration de Georges Abdallah – 23 octobre 2021

 

Illustration par la camarade Ambre

Cher·e·s Camarades, cher·e·s Ami·e·s,

Après un mois d’intense mobilisation solidaire en France, ainsi qu’ailleurs dans d’autres pays, vous voici rassemblés aujourd’hui face à ces murs et à ces barbelés. Comme il y a un an, ou même une décennie pour certains d’entre vous, votre simple présence ici suscite toujours beaucoup d’émotion et autant d’enthousiasme. Voyez-vous Camarades et Ami·e·s, l’ambiance dans ces sinistres lieux, toute cette ambiance carcérale, change quand l’écho de la vie agissante vient percuter la platitude sans nom d’une quotidienneté carcérale mortifère… Ainsi, des codétenus sociaux découvrent comme par enchantement, ne serait-ce que pour un petit moment, la beauté et la puissance des rapports humains foncièrement désintéressés et la solidarité en dépit de tant d’années derrière les barreaux… Suvivant dans la misère culturelle et affective, sans réels rapports avec la société depuis de longues années pour certains, cet éveil d’enthousiasme et d’humanité ne passe pas inaperçu ; ça se lit dans les yeux et ça se voit dans ces commentaires spontanés souvent sincères mais hélas sans lendemain…

Camarades et Ami·e·s, l’écho de vos slogans, de vos chants et de tout le reste, passe outre ces barbelés et autres miradors, il résonne dans nos têtes et nous transporte loin de ces sinistres lieux.

Cher·e·s Camarades, cher·e·s Ami.e.s, à l’aube de cette 38e année de captivité, vous savoir ici présents dans la diversité de votre engagement, à quelques mètres seulement de ma cellule, me remplit de force et apporte un cinglant démenti à tous ceux et toutes celles qui misaient sur l’essoufflement de votre élan solidaire. Il me conforte surtout dans la conviction que le changement des rapports de force en faveur des protagonistes révolutionnaires incarcérés est toujours fonction de la mobilisation solidaire assumée sur le terrain de la lutte anticapitaliste/anti-impérialiste ; ainsi peut-on dire sans la moindre hésitation : le soutien le plus significatif que l’on peut apporter à nos camarades embastillés s’inscrit d’emblée dans l’engagement réel dans la lutte en cours. Certainement vous n’êtes pas sans savoir que c’est toujours au niveau des instances politiques que l’on décide de la place et du poids du rituel judiciaire, du moment où il est question des protagonistes révolutionnaires incarcérés. C’est pourquoi d’ailleurs, ce n’est qu’en assumant la solidarité sur ce terrain de la lutte de classe et dans toutes ses dimensions que le maintien de nos camarades en prison commence à peser plus lourd que les possibles menaces inhérentes à leur libération. C’est aussi cet engagement et cette mobilisation solidaire combative qui font qu’en dépit de tant d’années de captivité, nous voici toujours ensemble Camarades, résolument debout avec la détermination à toute épreuve face à cette 38e année qui s’annonce déjà pleine de luttes et d’espoirs aussi.

Camarades, par ces temps de pandémie, de crise pluridimensionnelle qui ébranle les piliers du système capitaliste mondial, les contradictions inter-imperialistes ne cessent de s’aggraver de plus en plus. Partout la bourgeoisie impérialiste brandit ces derniers temps le drapeau du nationalisme. Réflexe classique des capitalistes en temps de crise pour mieux ligoter les masses populaires à « leur »bourgeoisie et à « leur » État. Comme si la question à régler pour les travailleurs et autres précarisés était celle de « la grandeur de la nation », et non pas d’en finir avec le capitalisme et sa barbarie. Et pourtant, la crise du capitalisme moribond dans sa phase de putréfaction avancée est déjà là devant nos yeux au niveau planétaire… crise sanitaire, crise écologique, crise économique et sociale se conjuguent et s’amplifient toujours plus. Pas de sortie de crise dans le cadre du capitalisme. Le capitalisme mondialisé est le capitalisme réellement existant aujourd’hui. L’agonie de son monde ne s’achèvera que dans le dépassement du capitalisme, non pas à travers des compromis historiques et d’autres illusoires tentatives de sauvegarder les acquis d’un soi-disant capitalisme démocratique à visage humain, mais plutôt à travers la lutte implacable de « classe contre classe ». De nos jours, nous vivons tous sous l’hégémonie du capital mondialisé. Aucun pays ne peut échapper complètement au mécanisme destructeur de cette hégémonie. C’est ce « capitalisme mondialisé « à savoir le capitalisme réellement existant qui est en crise. Et c’est bien ce capitalisme que les communistes et tous les protagonistes révolutionnaires devront vaincre pour vaincre la barbarie. Pour la survie de l’humanité, pour la survie de notre planète, il faut savoir se débarrasser du capitalisme et de sa barbarie et au plus vite.

Ces derniers temps, force est de constater Camarades, qu’au moment où en Afrique les positions de l’impérialisme français continuent de s’éroder au profit d’autres puissances (soi-dit en passant, pas seulement la Chine et/ou la Russie, mais aussi l’Allemagne, les USA et la Turquie), un processus de fascisation s’affirme de plus en plus en France. Certainement ce n’est pas le sujet sur lequel on peut s’attarder ici, il n’en demeure pas moins qu’il y a lieu de s’en inquiéter au plus haut niveau.

Camarades, pour aller de l’avant dans la construction de l’alternative révolutionnaire appropriée, la convergence des luttes est plus qu’indispensable. Le bloc historique des travailleurs et autres précarisés se construit et se structure dans la dynamique globale de la lutte dans toutes ses composantes. Ce n’est qu’à travers cette dynamique globale que la lutte de classe rend manifeste les potentialités politiques du mouvement en cours, poussant le prolétariat agissant à s’approprier son expression politique consciente. En s’appropriant l’expression politique consciente de leurs intérêts de classe, les masses prolétaires se redécouvrent en tant que sujet de leur histoire et de l’histoire tout court. Ce n’est que dans ce processus de l’agir ensemble que les divers protagonistes de la lutte révolutionnaire ici et ailleurs de par le monde arrivent à construire l’alternative appropriée et à mettre un terme à l’agonie du capitalisme moribond dans sa phase de putréfaction avancée, à savoir l’agonie du capitalisme réellement existant.

Comme vous voyez Camarades, la bourgeoisie arabe dans sa plus grande majorité affiche dorénavant sans fard son alignement dans le camp de l’ennemi. Ce qui ne manque pas d’un côté de peser sur la lutte des masses populaires palestiniennes et de l’autre côté d’affirmer la place particulière de la cause palestinienne en tant qu’un des principaux leviers de la révolution arabe. Et de toute évidence, la lutte à l’intérieur du bloc social de la révolution devrait faire le compte des tergiversations et autres compromissions de la bourgeoisie pour pouvoir faire face à toutes les propositions “liquidationnistes”. La Résistance palestinienne a et aura à affronter le “bloc réactionnaire arabo-sioniste” dirigé par les puissances impérialistes.

La Palestine au quotidien nous donne à nous tous des leçons d’abnégation et de courage d’une exceptionnelle portée. Plus que jamais les masses populaires palestiniennes, en dépit de toutes les traîtrises de la bourgeoisie assument le rôle de véritable garant de la défense des intérêts du peuple. Face à l’occupation et à la barbarie de l’occupant, la première réponse légitime que l’on doit afficher avant tout autre chose est la solidarité, toute la solidarité, avec ceux et celles qui par leur sang font face à la soldatesque de l’occupation. Les conditions de détention dans les geôles sionistes ne cessent de s’empirer de jour en jour. Et comme vous le savez Camarades, pour y faire face la solidarité internationale s’avère une arme indispensable. Tout naturellement les masses populaires palestiniennes et leurs avant-gardes révolutionnaires peuvent toujours compter sur votre mobilisation et sur votre solidarité active.

Que mille initiatives solidaires fleurissent en faveur de la Palestine et de sa prometteuse Résistance !
Que mille initiatives solidaires fleurissent en faveur des Fleurs et des Lionceaux palestiniens !
La solidarité, toute la solidarité avec les résistants dans les geôles sionistes et dans les cellules d’isolement au Maroc, en Turquie, en Grèce, aux Philippines et ailleurs de par le monde !
La solidarité, toute la solidarité avec les jeunes prolétaires des quartiers populaires !
La solidarité, toute la solidarité avec les prolétaires en lutte !
La solidarité, toute la solidarité avec les masses populaires yéménites !
Honneur aux Martyrs et aux masses populaires en lutte !
A bas l’impérialisme et ses chiens de garde sionistes et autres réactionnaires arabes !
Le capitalisme n’est plus que barbarie, honneur à tous ceux et toutes celles qui s’y opposent dans la diversité de leurs expressions !
Ensemble Camarades, et ce n’est qu’ensemble que nous vaincrons !

À vous tous Camarades et Ami·e·s mes salutations révolutionnaires

Votre Camarade Georges Abdallah

Il doppio binario dell'”ordine pubblico”: accondiscendenza verso le azioni squadristiche antioperaie, repressione delle lotte sociali e ambientali

Roma: Fermati attivisti per il clima

Da Osservatorio repressione

Fermi di polizia a Roma, martedì 26 ottobre. A subirli una decina di attiviste-i del ClimateCamp per aver aperto uno striscione  “La catastrofe arriva – è tempo di agire” davanti alla Nuvola di Fuksas, quartiere Eur, che ospiterà proprio il G20. Sul posto è arrivato un nutrito numero di agenti di polizia che hanno fermato attiviste-i della Rete Eco-Sistema Roma, portando tutte-i al commissariato. Un piccolo esempio del clima, muscolare e nevrastenico, che si respira nella Capitale.

Tira una brutta aria, a Roma, in Italia e in Europa. C’è – è il caso di dirlo – “un brutto clima” che rivela quanto sia falsa l’esibita preoccupazione per il “cambiamento climatico” da parte dei governi neoliberisti, con in testa quello di Mario Draghi. Un “brutto clima” che sta peggiorando mentre si avvicina la data del 30 ottobre, scadenza prevista per il G20.

Questa mattina davanti al palazzo della Nuvola, all’Eur, dove nel fine settimana si svolgerà il G20, attiviste e attivisti climatici hanno aperto uno striscione con scritto: «La catastrofe arriva, è ora di agire!». Nulla di sconcertante, anzi, è la constatazione empirica che anche quei governi di merda dicono di condividere, quasi con le stesse parole.

Ma se a muoversi sono “altri” – non importa chi sia, anche solo dei ragazzi preoccupati davvero – arriva implacabile “l’ordine pubblico”. E non ci sembra neanche strano…

Nella città dove i fascisti hanno potuto attaccare indisturbati la più importante sede sindacale (per numero di iscritti, non certo per “conflittualità”) -, dopo averlo prima comunicato dal palco, e contrattato l’azione con la Digos – agenti di polizia sono intervenuti e hanno identificato i/le manifestanti.

Che adesso si trovano in state di fermo al commissariato sulla Cristoforo Colombo.

Le istituzioni sono inflessibili nella repressione del dissenso, soprattutto quando viene srotolato un pericolosissimo striscione, molto meno nel contrasto di crisi climatica e devastazione ambientale. Da Roma a Glasgow, le loro soluzioni sono il problema.

Da venerdì attorno alla Nuvola ci sarà una gigantesca zona rossa, di oltre 10 chilometri, difesa da migliaia di agenti. Contro il G20 e verso la Cop26 di Glasgow decine di realtà hanno deciso di costruire il Roma Climate Camp, che da giovedì sera a lunedì si terrà al laboratorio sociale Acrobax in via della Vasca Navale, 6, zona Ostiense. Previsto anche un corteo, sabato pomeriggio, dalla metro Piramide.

Da Roma ai microfoni di Radio Onda d’Urto  Riccardo di DinamoPress Ascolta o scarica