SABATO 11 DICEMBRE CORTEO A GIULIANOVA – LE IDEE NON SI SGOMBERANO, CAMPETTO OCCUPATO VIVE!

Nei prossimi giorni tutte le informazioni
Oggi (25 novembre) è la giornata contro la violenza sulle donne.
Andatelo a dire a Doris, che da ieri che piange.
Andateglielo a dire quando l’hanno portata via in ambulanza da quella che era la sua casa e la polizia ci ha spintonato per non farcela neanche salutare.
Andateglielo a dire oggi, che non ha una casa, l’acqua corrente, la luce, il riscaldamento, un bagno. Non ha più nulla, neanche la famiglia che avevamo costruito al Campetto.
Andateglielo a dire che chi da ieri la sta facendo piangere, a lei, una donna, sono gli stessi (donne e uomini), amministrazione ed enti vari, che oggi “commemorano” la giornata contro la violenza sulle donne.
Andateglielo a dire, perché a noi, ieri, quando poi l’abbiamo vista piangendo, l’abbiamo abbracciata ma le parole non ci uscivano

Domenica 28 novembre, 2 presidi davanti al carcere di Rebibbia e della Dozza in solidarietà con i detenuti rivoltosi sotto processo

Da Rete evasioni

A FIANCO DI CHI, QUOTIDIANAMENTE,  SI VIVE LA VIOLENZA DELLE GALERE SULLA
PROPRIA PELLE!

Dopo le rivolte del marzo 2020 nelle carceri di tutta Italia, centinaia di detenuti sono stati portati a processo, per aver protestato per la difesa della propria salute in piena emergenza covid. A Bologna circa 50 detenuti sono sotto processo, mentre a Modena 70. Proprio al Sant’Anna 9 persone sono state ammazzate a suon di botte e di spari dai secondini, ma questo è stato messo a tacere e le indagini a carico della penitenziaria presto archiviate, mentre la stessa procura di Modena ha prorogato le indagini per processare i detenuti.

Torniamo sotto il carcere per portare tutta la nostra solidarietà a chi, quotidianamente, vive sulla sua pelle la violenza del carcere.

A fianco di Beppe, prigioniero anarchico e di Mattia, prigioniero che un anno fa disse la verità sul massacro avvenuto al carcere di Modena.

CONTRO TUTTE LE GALERE E IL MONDO CHE LE PRODUCE!

Dalla Coordinamenta Transfemminista di Udine, comunicato di solidarietà

Tremate, tremate, perché non ce ne siamo mai andate!
Oggi 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile sulle donne e di genere, vogliamo parlare di una delle forme di violenza che lo Stato esercita in modo sempre più capillare e pervasivo: la repressione.
Iniziamo esprimendo la nostra incondizionata SOLIDARIETA’ alla compagna e al compagno dell’Assemblea permanente contro il carcere e la repressione che, a seguito di alcuni interventi pubblici di denuncia della malasanità in carcere e per aver espresso solidarietà con compagni e compagne imprigionate per aver lottato contro le istituzioni totali, il militarismo e il neo-colonialismo (fatti durante presidi e cortei, tra cui uno anche promosso da noi), sono stat* accusat* dei reati di istigazione a delinquere e diffamazione e stanno subendo un processo.
Abbiamo saputo che, durante un’udienza, siamo state tirate in causa e nominate ripetutamente: si voleva sapere se la compagna e il compagno imputat* facessero parte della Coordinamenta Transfemminista e si voleva appurare il perchè o percò un* dei due avesse parlato durante una nostra manifestazione contro la violenza di genere del novembre 2019.
Vogliamo rispondere così: ai nostri cortei è benvenuta/o chi lotta contro i soprusi e le violenze che lo Stato esercita su soggettività oppresse e inferiorizzate (come sono in questo caso le persone detenute in qualsivoglia istituzione totale) e chi è solidale con queste lotte. Ai nostri presidi parla chi vogliamo noi, cioè chi ha la nostra stima, la nostra fiducia, le persone con cui sentiamo un’ affinità politica. Parlano le persone generose, che si espongono per chi non puo’ avere voce, come chi sta dentro ad un cpr o ad un carcere. Parlano le persone coraggiose, che si esprimono senza fronzoli correndo il rischio di dire le cose come stanno perché E’ GIUSTO FARLO!
Ma ci teniamo a dirvi anche chi non parlerà mai. Alle nostre manifestazioni non si accettano atteggiamenti oppressivi e prevaricatori, dinamiche di potere di matrice patriarcale che il nostro gruppo vuole smantellare. Per questo, non parleranno mai fascist*, sessist* e razzist*, nè individui “in divisa” e rappresentanti istituzionali di partito. Non riconosciamo nè ci sentiamo rappresentat* da questi ultimi due, che sono il braccio e la mente di politiche securitarie ed emergenziali fatte opportunisticamente sui nostri corpi, di cui vorrebbero espropriarci per disporne come credono, per irrigimentarci e controllarci, pena la solita ricetta: eslusione sociale e violenta repressione.
Esprimiamo solidarietà e vicinanza alla compagna verso la quale è in atto un vero e proprio accanimento repressivo volto ad isolarla e intimidirla, con una pretestuosa perquisizione oltre che l’avvio di procedimenti penali a suo carico. Saremo al suo fianco, faremo eco alla sua forza che, assieme alla nostra, sarà inscalfibile! Lo saremo tutte!
Continueremo a scendere nelle piazze e a dire quello che pensiamo nonostante il clima di caccia alle streghe e l’ingombrante presenza di sbirri e sbirre con e senza divisa, ogni volta che lo facciamo!
Vogliamo infatti ricordare che entrambi i cortei da noi organizzati sono stati pedinati e scortati da un numero spropositato di guardie. Siamo state filmate e registrate da quelle in borghese durante i presidi in centro (questo ormai è chiaro anche dagli atti processuali) in una maniera invadente e ossessiva, talmente sproporzionata da apparire ridicola anche agli occhi delle persone generalmente più ingenue che di solito non si accorgono di questi dettagli.
L’aver mandato a filmare il presidio per l’8 marzo 2021 un poliziotto che era l’incarnazione dello stereotipo del maschio cis abietto e prevaricatore ci ha però tolte dalla fatica di dover spiegare cosa intendiamo quando diciamo che lo Stato è patriarcale e difende solo sè stesso, in strada come nei tribunali. Per questo, da chi non perde occasione per farci capire che dobbiamo stare zitte e nei ranghi, non vogliamo e non vorremo mai niente se non la sua fine.
In ultimo ci teniamo a dire che non prendiamo nemmeno in considerazione, anzi, rigettiamo le soluzioni legislative di tipo “protezionistico” che ci negano l’autodeterminazione e rivendichiamo invece l’autodifesa femminista e la solidarietà tra soggetti oppressi come arma da impugnare contro l’opressore, sia esso il maschio cis abusatore, sia esso in divisa, sia esso in toga, sia esso con il camicie bianco o la camicia nera oppure in abito talare! Se ci “vogliamo veramente vive” allora dobbiamo anche agire per restarlo.

Sgomberato il campetto occupato, ma la lotta continua. Solidarietà del SRP

Prima con le querele e le denunce, ora con le ruspe e un incredibile spiegamento di forze dell’ordine, alla fine il sindaco di Giulianova è riuscito a coronare il suo sogno: sgomberare il campetto occupato.

Alla vigilia della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, il primo cittadino giugliese, il leghista Costantini, e l’ASP Teramo (Azienda Pubblica di Servizi alla persona, presieduta da Giulia Palestini, politicamente legata al sindaco Costantini) hanno mostrato chiaramente di quale violenza e brutalità è capace una cricca politico-affaristica degna della migliore tradizione salviniana, pur di eliminare un’esperienza di autogestione, di vita e di solidarietà attiva verso i più deboli, di libertà e lotta alla repressione, alla violenza capitalistica e patriarcalistica di questo stato  borghese.

Ruspe e camionette davanti al cancello, digos, polizia anche in assetto antisommossa, carabinieri, vigili del fuoco. Anche agenti della polstrada di Giulianova sono intervenuti per distruggere tutto quanto costruito in oltre 5 anni di attività, fermare e denunciare gli occupanti e cacciare chi era dentro. Chi in questo spazio aveva trovato non solo un luogo di autogestione, aggregazione e condivisione, ma anche un posto in cui abitare, ora è di nuovo senza tetto, mentre l’ipocrita morale cristiana della feccia fascista, sessista e salviniana al governo della città, sgombera le strade dalla luce dell’umanità che quel posto rappresentava, dandole in pasto alla mercificazione della cristianità

Così da una parte si sgombera il Campetto e si fa la guerra ai poveri, dall’altra si pensa al santo natale installando le luminarie per l’immancabile atmosfera.

Ma il Campetto Occupato, oltre ad offrire aiuto ed autentica solidarietà a persone in difficoltà dimenticate dalle istituzioni, aveva anche sostenuto la lotta contro le frontiere e la guerra, contro le politiche razziste e i centri di detenzione per migranti.

Già 3 anni fa, a dire il vero, il Campetto subì un grave atto vandalico da parte di chi, evidentemente, mal sopportava un posto in cui si concretizzava un’autentica idea di fratellanza e solidarietà con i più deboli, un posto non convenzionale e non commerciale libero da ogni concezione autoritaria. Un rogo distrusse diverse attrezzature e centinaia tra libri e opuscoli nell’ex spogliatoio. Gli occupanti si rimboccarono le maniche e con grande dignità continuarono a difendere quell’idea, perché “le fiamme si estinguono, le idee no”

Con la stessa tenacia ora ribadiscono che il Campetto non è stato tolto solo agli occupanti, ma a tutte quelle persone che volevano vivere in modo altro e organizzarsi per lottare contro i soprusi: “Le Idee non si sgomberano non è una minaccia, ma una promessa. E sono le nostre vite”.

Quello dell’amministrazione e dell’Asp è stato un vero e proprio atto di violenza non solo nei confronti degli occupanti, ma verso tutta la città, a cui non si può rispondere abbassando la testa. E Giulianova ieri sera lo ha dimostrato con una prima assemblea a caldo, partecipata e popolare, con persone arrivate anche da fuori regione, per portare solidarietà agli occupanti e per ribadire che il campetto vive. Dopo l’assemblea i manifestanti hanno anche improvvisato un corteo, raccogliendo, nonostante la città fosse fortemente militarizzata, la solidarietà anche delle altre persone.

Qui trovi il video dell’assemblea

Qui il comunicato del Campetto Occupato

Come soccorso rosso proletario esprimiamo affetto e solidarietà al Campetto Occupato e ci prendiamo l’impegno, compatibilmente con le nostre forze, di contrastare anche fisicamente la repressione contro chi si batte per un’idea di giustizia e umanità che non ha nulla a che fare con la legalità imposta da questo stato borghese.

24 novembre: nella giornata internazionale di azione contro il regime fascista e genocida di Modi, la solidarietà del Partito Comunista delle Filippine-Nuovo Esercito Popolare (CPP-NPA)

La rivoluzione filippina si schiera con il popolo indiano contro la brutale operazione Prahaar

Traduzione non ufficiale da prwcinfo

Il Partito Comunista delle Filippine (CPP) e il New People’s Army (NPA) estendono la loro solidarietà con la Giornata internazionale di azione contro la campagna militare di Prahaar del regime fascista di Narendra Modi. Il popolo filippino è tutt’uno con le grandi masse di oppressi e sfruttati in India e le loro forze rivoluzionarie guidate dal Partito Comunista dell’India (maoista) nel resistere alla brutale campagna di repressione fascista.

Il CPI-maoista ei suoi gruppi di sostegno hanno giustamente scelto il 24 novembre come giorno di azione che coincide con il decimo anno del martirio del compagno Kisanji, membro del suo ufficio politico.

L’operazione Prahaar è l’ultima della serie di crudeli campagne di controinsurrezione del governo indiano in passato, come il Salwa Judum (2004-2009), l’operazione Green Hunt (2009-2017) e il SAMADHAN (2017). Tutti questi mirano invano a porre fine al movimento rivoluzionario guidato dal PCI (maoista). Queste campagne, tuttavia, hanno preso di mira principalmente attivisti, progressisti e organizzazioni della società civile nel disperato obiettivo di instillare il terrore nelle masse indiane. Il popolo indiano, specialmente le masse dei contadini e degli adivasi, è sottoposto a forme sempre brutali di repressione militare e poliziesca.

Le classi reazionarie indiane sono minacciate e terrorizzate dall’ascesa della resistenza rivoluzionaria popolare guidata dal PCI (maoista) nel corso dei decenni. Negli ultimi anni, ha fomentato l’“antiterrorismo” e il fanatismo etnico e religioso per intensificare gli attacchi fascisti contro le classi e le minoranze oppresse e sfruttate. Innumerevoli rivoluzionari e attivisti sono stati assassinati, perseguitati e arrestati illegalmente.

Nonostante l’intensificarsi degli attacchi di stato, le classi oppresse e sfruttate dell’India continuano a perseverare ea sfidare il terrorismo di stato. Nell’ultimo anno, centinaia di milioni di contadini e agricoltori hanno partecipato a gigantesche azioni di protesta contro le politiche neoliberiste del regime di Modi. L’annuncio di Modi che abrogherà le tre leggi sull’agricoltura anticontadina varate nel settembre 2020 è una grande vittoria e una respinta contro il regime fascista di Modi.

La cattiveria degli attacchi dello stato reazionario in India è simile alla repressione brutale e crudele dell’iniziativa terroristica statale condotta dallo stato reazionario fascista nelle Filippine sotto il regime di Rodrigo Duterte. Sia Modi che Duterte hanno dichiarato di porre fine alla resistenza armata popolare entro il 2022 per compiacere le grandi corporazioni imperialiste che cercano di intensificare lo sfruttamento delle persone e saccheggiare le vaste risorse di entrambi i paesi. Come il popolo indiano, le classi ei settori oppressi e sfruttati nelle Filippine aspirano alla liberazione nazionale e sociale.

Il popolo filippino trae ispirazione dalle lotte del popolo indiano mentre affronta il simile assalto fascista organizzato dall’amministrazione Duterte. Nelle Filippine, le forze armate reazionarie hanno condotto una brutale campagna di repressione sia nelle città che nelle campagne. Come in India, il governo degli Stati Uniti sta fornendo ai reazionari materiale militare per condurre una diabolica campagna di bombardamenti aerei, mitragliamenti e bombardamenti di artiglieria in violazione delle regole di guerra universalmente accettate e del diritto umanitario.

Siamo certi che il popolo indiano e le sue forze rivoluzionarie saranno in grado di difendere i propri diritti e interessi e vanificare la brutale Operazione Prahaar del regime fascista Modi. Il PCI (maoista) si è costantemente dimostrato capace e determinato a guidare il popolo indiano nella sua lotta per la nuova democrazia e il socialismo.