India: il 20 novembre sciopero generale contro l’arresto dei dirigenti maoisti Bose e Sheela

Il partito comunista dell’India (maoista) invita allo sciopero generale (Bandh) il 20 novembre per protestare contro l’arresto dei leader del partito Prashant Bose (alias Kishan Da) e sua moglie Sheela Marandi.

In un comunicato stampa rilasciato lunedì dal compagno Sanket, portavoce dell’Ufficio regionale orientale del CPI (maoista), il partito ha affermato che Bose e sua moglie, Sheela Marandi, sono stati arrestati mentre stavano andando a ricevere cure mediche. Bose e Sheela soffrono di problemi di salute legati all’età e dovrebbero essere rilasciati per motivi medici.

Bose e sua moglie sono stati arrestati il ​​12 novembre nella località Kandra del distretto di Seraikela-Kharsawan in un’operazione congiunta della polizia di stato e della Central Reserve Police Force (CRPF). Nell’operazione sono stati arrestati anche altri quattro quadri del PCI (maoista).

Bose è stato arrestato mentre era in cerca di cure mediche, ma la polizia ha affermato che gli arresti sono stati effettuati mentre stava andando a partecipare a un’importante riunione del partito.

Tuttavia, la polizia non ha condotto Bose davanti ai media, sostenendo che il leader maoista ha uno dei cervelli più acuti del CPI (maoista) e permettergli di comunicare con il pubblico potrebbe non essere una buona idea.

Da redspark:

CPI (Maoist) Call For Bharat Bandh On November 20 To Protest Arrest Of Party Leaders

Seraikela-Kharsawan District, November 16, 2021: The CPI (Maoist) have called for a Bharat Bandh on November 20 and announced to observe ‘Pratirodh Divas’ from November 15 to November 19 in protest against the arrest of the Maoist party’s politburo member Prashant Bose alias Kishan Da and his wife Sheela Marandi.

In a press statement released by Comrade Sanket, the spokesperson of the Eastern Regional Bureau of CPI (Maoist) on Monday, the party claimed that Bose and his wife, Sheela Marandi, were arrested while they were on their way to get medical attention. Bose as well as Sheela suffer from age related health problems, and they should be released on medical grounds, the communique further stated.

The word ‘Pratirodh’, used in Bangla as well as Hindi, translates to resistance in English. The CPI (Maoist) have sought support of human rights organizations and other non-political organizations to join a mass movement demanding the release of Bose and his wife.

Bose, in his mid-seventies, was the secretary of the Eastern Regional Bureau of the CPI (Maoist). He was also a politburo member of the central committee of the CPI (Maoist), and one of the think tanks of the party. His wife, Sheela, is the only woman member of the central committee of CPI (Maoist) and is about 65-years-old.

Bose was one of the founding-members of the Maoist Communist Centre of India (MCCI), which had merged with the Communist Party of India (Marxist–Leninist) People’s War (People’s War Group) on September 21, 2004 to form the CPI (Maoist).

Bose and his wife were arrested on November 12 at Kandra locality of Seraikela-Kharsawan district in a joint operation of the state police and Central Reserve Police Force (CRPF). Four more cadres of the CPI (Maoist) were also arrested in the operation.

While the CPI (Maoist) have claimed that Bose was arrested while he was on his way to get medical attention, police have said that the arrests were made when he was on his way to attend an important meeting of the party.

However, police did not produce Bose before the media, claiming that the Maoist leader has one of the sharpest brains in the CPI (Maoist) and allowing him to communicate with the public may not be a good idea.

Taser in carcere: la CGIL con Salvini. Ma non avevamo dubbi, è da decenni che questo sindacato collabora coi padroni e le forze più reazionarie di questo paese, non da ultimo con la polizia penitenziaria, a fianco della quale si era già schierata nel corso delle rivolte del 2020

Mentre 108 agenti e funzionari di polizia penitenziaria rischiano il processo per tortura, lesioni, abuso di autorità, falso in atto pubblico e, per 12 di loro, cooperazione nell’omicidio colposo di un detenuto algerino nel carcere di S. Maria Capua Vetere, la CGIL rilancia la proposta di Salvini per dotare anche le guardie carcerarie dell’uso del taser. La stessa CGIL d’altronde non è nuova a flirtare con Salvini nel campo carcerario. A giugno 2020 ad esempio, quando 44 agenti della Polizia Penitenziaria impegnati nel carcere di Santa Maria Capua Vetere furono raggiunti dagli  avvisi di garanzia, la CGIL non fece mancare la solidarietà agli agenti indagati dei pestaggi, anche giustificando la loro reazione scomposta e arrogante, tipica di chi è abituato a non rendere conto delle proprie azioni.

I sinceri democratici quindi, possono anche sorprendersi per la richiesta di taser in carcere da parte di questo sindacato collaborazionista, ma chi lotta ogni giorno contro le politiche antioperaie e le mafie padronali, contro la tav e altre opere devastanti, contro gli omicidi sul lavoro e in carcere, sa bene che questa richiesta proviene dalla necessità di mettere in sicurezza non le carceri, ma il sistema che le produce e alimenta, quello capitalistico.

Segue articolo di Damiano Aliprandi su Il Dubbio:

Sorpresa, la Cgil vuole l’uso del Taser anche in carcere

La Fp Cgil penitenziaria chiede alla ministra Cartabia di avere il Taser in dotazione come le altre forze dell’ordine, ma contrasta con l’articolo 41 dell’ordinamento pentenziario ed è sconsigliata da una ricerca Usa e dal garante nazionale

«Il personale della Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, sarà munito di una nuova dotazione individuale con un forte potere di arresto non lesivo». E poi: «Malgrado il notevole e costante aumento delle aggressioni registrate nelle strutture carcerarie italiane, ancora una volta dobbiamo registrare l’esclusione del personale di Polizia Penitenziaria da provvedimenti che riguardano la generalità delle altre forze di polizia». Tradotto: si richiede che anche la polizia penitenziaria abbia il Taser come le altre forze dell’ordine. A dirlo, rivolto con una lettera alla ministra della Giustizia, è la Fp Cgil penitenziaria.

L’introduzione del Taser in carcere sarebbe in contrasto con l’articolo 41 dell’ordinamento penitenziario

Quindi non un sindacato di destra, ma progressista come appunto la Cgil. Eppure il sistema penitenziario non si può governare con le armi. L’introduzione della pistola elettrica nelle carceri andrebbe in contrasto con l’articolo 41 dell’ordinamento penitenziario, in base al quale gli agenti in servizio nell’interno degli istituti non possono portare armi se non nei casi eccezionali in cui ciò venga ordinato dal direttore.

Il Taser, secondo la ricerca condotta da Apm Reports negli Stati Uniti nel 2019 sui Dipartimenti di Polizia di dodici grandi città americane – messa in risalto dal Garante nazionale delle persone private della libertà personale nella sua Relazione al Parlamento del 2020 -, è stato infatti efficace solo circa nel 60% dei casi e, tra il 2015 e il 2017 per 250 volte, al suo impiego non efficace è seguita una sparatoria; in 106 casi, inoltre, il suo utilizzo ha determinato un aumento della reazione violenta della persona che si voleva ridurre all’impotenza.

Il garante nazionale Mauro Palma ha ribadito che il Taser non può trovare applicazione in carcere

Non solo. Pensiamo al carcere. Il medesimo studio mette fortemente in dubbio che l’arma a impulsi elettrici possa essere considerata quasi totalmente efficace, soprattutto se utilizzata in scenari operativi di un certo tipo ( per esempio, in spazi ristretti) o anche nei confronti di persone con disagio psichico che, potrebbero avere una reazione acuta in termini di sproporzione e di aggressività, controllabile invece con altri mezzi, e tale da indurre gli operatori di Polizia all’uso di armi tradizionali con conseguenze anche fatali. Il garante nazionale Mauro Palma, ha quindi ribadito che come già espresso da organi di controllo internazionali, che il Taser non può trovare applicazione in determinati contesti, quali gli ambienti chiusi e in particolare gli Istituti di pena.

Muri, gas, arresti e morte contro i migranti. E’ la guerra ai poveri, è l’imperialismo bellezza

La Polonia costruirà da dicembre una barriera per fermare il flusso di profughi spinti verso il confine dal governo della Bielorussia. Negli ultimi 50 anni sono stati costruiti 65 muri di confine, un quarto in Europa. L’Europa (26%) è seconda solo all’Asia (56%). Nei Paesi Ue dell’area Schengen la spesa totale per ostacolare le migrazioni forzate ha sfiorato il miliardo di euro. A cui andranno aggiunti gli stanziamenti per i 508 chilometri di frontiera che la Lituania ha deciso di puntellare con pali d’acciaio e filo spinato.

Intanto al confine con la Bielorussia le forze di sicurezza della Polonia hanno arrestato un centinaio di migranti e richiedenti asilo, dopo che la settimana scorsa ne avevano respinti altri usando gas lacrimogeni e idranti. E sono saliti a 12 i migranti in fuga, principalmente da Medio Oriente e Asia centrale, uccisi alla frontiera dal freddo o da altre condizioni ancora da accertare. Tra questi un bambino siriano di 1 anno, ritrovato senza vita in un bosco, e una donna palestinese, trovata morta in circostanze misteriose. La 44enne rifugiata palestinese proveniva dal campo profughi di Neirab, ad Aleppo, nel nord della Siria, ed era stata arrestata alla stazione ferroviaria mentre si stava recando a Minsk, capitale della Bielorussia, insieme a un gruppo di altri rifugiati. Il suo corpo è stato trovato nei boschi vicino al confine con la Bielorussia

Più di duemila richiedenti asilo ed immigranti sono ancora bloccati al confine tra Polonia e Bielorussia da diverse settimane, dopo che le autorità polacche si sono rifiutate di farli entrare.

La situazione è particolarmente grave per madri e bambini bloccati dal freddo estremo, senza alcun aiuto umanitario o sanitario.

Il numero di questi migranti è aumentato in una proporzione senza precedenti nelle ultime settimane, a causa della tensione tra Bielorussia e Polonia che a sua volta è al centro di uno scontro politico tra Unione Europea e Bielorussia. La Bielorussia sta cercando di spingere i migranti a entrare in Polonia, in modo da mettere in difficoltà le autorità polacche ed europee; la Polonia, uno dei paesi europei più ostili nei confronti dei migranti, si sta rifiutando di accoglierli, imponendo uno stato d’emergenza ai propri confini.

La situazione si è aggravata più di recente, quando il numero di migranti al confine è cresciuto. Mercoledì il governo bielorusso ha portato via dalla zona di frontiera circa mille migranti, sistemandoli in un centro logistico coperto vicino al confine e dando loro materassi, coperte e cibo: secondo diversi osservatori, la decisione sarebbe stata presa con l’obiettivo di diminuire la tensione con la Polonia e l’Unione Europea.