Il governo prende a pretesto le manifestazioni Novax-Nogreen pass per limitare fortemente i cortei sindacali, di opposizione sociale e politica proletaria

NESSUN DIVIETO A MANIFESTAZIONI/CORTEI SINDACALI E SOCIALI per gli interessi di commercianti, ristoratori e padroni!

Il governo con le ultime disposizioni alle Prefetture del Ministero degli Interni pone una pesante restrizione, divieto di fatto, a tutti i cortei e manifestazioni. Prende a pretesto le manifestazioni Novax-Nogreen pass (che invece continuano ad essere permesse sia pur con un formale ed inutile “non autorizzazione” e minacce di sanzioni), per, in realtà, limitare fortemente i cortei sindacali, di opposizione sociale e politica proletaria a padroni e governo, in un momento in cui le lotte e le manifestazioni per il lavoro, per il salario, per la sicurezza/salute, per i diritti sono quanto mai in corso, necessarie e urgenti.

Il Ministero degli Interni ha permesso ignobili iniziative reazionarie dei novax, come l’attacco alla Cgil e ad un Ospedale di Roma – che non si sarebbero potute fare senza il “lasciapassare” della polizia (piena di novax) – e ora pretende in nome di queste manifestazioni di imporre restrizioni a tutte le manifestazioni, in particolare quelle proletarie, di studenti, donne, disoccupati, attaccando diritti costituzionali.

Ma la cosa più inaccettabile è che queste restrizioni vengono fatte in realtà per difendere gli interessi economici di commercianti, ristoratori.

Scrive infatti la Direttiva ai prefetti del Ministero degli Interni (che riportiamo sotto integrale)

Quindi, mettendo sullo stesso piano i diritti di lotta, di manifestazione con il “diritto” al profitto dei padroni di negozi ed esercizi – anzi questo viene messi su un piano più elevato, visto che il “diritto” al profitto si difende mentre i diritti delle masse si contraggono.

Prima il governo ha permesso le manifestazioni di protesta di commercianti, ristoratori per i loro mancati utili – a cui i mass media hanno dato largo e immeritato spazio, come ora per i novax -, ora sempre in nome di questi padroni e padroncini, per non disturbare le loro vendite/entrate, vuole confinare i cortei in zone periferiche in cui non siano visibili e non diano fastidio agli affari dei commercianti.

Nello stesso tempo, la Direttiva parla della nuova ondata pandemica, ma ancora una volta il governo, in questa situazione aggira il vero problema, la sua responsabilità di fare la vaccinazione per tutti, obbligatoria, e invece “si impegna” sul fronte della repressione.

Questo non deve passare!

Il diritto di manifestazione si difende esercitandolo!

Giro di vite del governo: dalla Valsusa ai centri cittadini il diritto a manifestare viene calpestato

Di ieri è la notizia che saranno vietati i cortei nei centri cittadini per i prossimi tempi da parte del governo Draghi. Tutti i cortei. Chiunque voglia manifestare il proprio sdegno per qualcosa non potrà farlo nei centri delle città, né sotto i cosiddetti obbiettivi sensibili (cioè gli eventuali responsabili delle situazioni per cui si manifesta).
Tutto ciò perché secondo le stime di non si capisce bene chi, fatte non si capisce bene come, i commercianti dei centri storici avrebbero subito un’inflessione del 30% nelle vendite a causa dei cortei, dunque visto che si avvicina il periodo natalizio il consumo non va disturbato e se a qualcuno rode il culo (perdonate il francesismo) per qualcosa che faccia un sit in fuori dalle mura della città. Che poi chissà se questa inflessione è dovuta veramente veramente ai cortei o forse al fatto che le piattaforme multinazionali durante la pandemia hanno distrutto il commercio di prossimità e continuano a farlo, al fatto che il reddito delle persone si sta contraendo ecc… ecc… Ma si sa lo stereotipo del commerciante terrorizzato dalle manifestazioni piace sempre.
In Val di Susa sono anni che tra divieti, zone rosse, zone d’interesse strategico, reti e filo spinato e camionette in intere aree del nostro territorio ci vengono impediti il diritto di circolazione e quello di manifestazione. Tutto ciò per difendere il profitto di pochi contro un’intera popolazione che si oppone ad un’opera inutile ed inquinante.
Quanto sta succedendo nei centri cittadini risponde alla stessa logica. Era iniziata ieri con i decreti antiaccattonaggio, con i daspo urbani e adesso con i divieti a manifestare, ahinoi, spesso approvati tra gli applausi da una parte degli stessi che oggi scendono in piazza contro il green pass (l’indesiderabile è sempre l’altro… fino a che non diventi tu). Oggi si vuole continuare a imporre che nei centri vetrina delle città non succeda nulla, questa volta dietro la scusa grottesca di un possibile aumento dei contagi dovuti alla manifestazioni all’aria aperta mentre sui luoghi di lavoro, sui mezzi pubblici e nei templi del consumo ci si stipa come prima a far arricchire i soliti noti che passano il loro tempo a piangere miseria sulle pagine dei giornali.
PD, Movimento 5 Stelle e la varia “sinistra” governista plaudono delle misure che neanche nella peggiore democratura sarebbero applicate a cuor leggero. I sindacati confederali? Assenti. Il diritto a manifestare diventa un privilegio di concessione reale.
Questa misura non ha nulla a che vedere col fatto di essere a favore o meno del green pass o del vaccino. Quanto avviene è la misura di una crisi di legittimità dello Stato senza precedenti, che indica quanto politici ed imprenditori siano consapevoli che il consenso nei confronti della loro gestione dello stato di cose presenti sia al minimo storico e si trincerano dietro autoritarismo, imposizioni e filo spinato, reale e metaforico. E ciò dà il senso di quanto la vera “emergenza democratica” siano loro.

Udine: Iniziative contro il carcere l’11 e 13 Novembre

Riceviamo e diffondiamo:

Giovedì 11 novembre, dalle 8.30, saremo ancora una volta fuori dal Distretto sanitario di Udine per informare utenti, pazienti e passanti che in quella struttura i funzionari e le autorità promuovono i trattamenti e gli abusi che, nel carcere di questa città, negli ultimi anni hanno portato sofferenza, abbandono, disperazione… e, ultimamente, alla morte del detenuto Ziad Kritz, di soli 22 anni, avvenuta per azioni e scelte deliberate – che lo stesso garante Corleone ha definito pubblicamente «discutibili».

Saremo in strada, fuori dal Distretto sanitario, perché quella mattina due nostr* compagn*avranno l’udienza al processo intentato dallo Stato con l’accusa di istigazione a delinquere e diffamazione nei confronti di funzionari pubblici: ovvero i responsabili della gestione sanitaria (scellerata) del carcere di Udine. In altre parole, pare che la Digos e la procura di Udine vogliano farci pesare penalmente ogni nostra parola che, superando la sterile libertà di indignarsi, rivendichi la libertà di lottare. E così, tanto per fare degli esempi dei nostri capi di accusa, affermare che è giusto colpire con l’azione diretta chi (veramente) istiga al razzismo e alla guerra tra poveri, come la Lega, diventa istigazione a delinquere. Dire che la malasanità in carcere è tortura e dunque denunciare come torturatori i medici che se ne fregano dei/delle detenut*, diventa diffamazione.

La farsa giudiziaria nasconde impercettibilmente una violenza sottile ma precisa. Contrariamente a quanto ritengono alcuni, indossare un’uniforme o utilizzare un distintivo non sono atteggiamenti professionali, come se si trattasse di un indumento o un utensile di lavoro. Attraverso essi viene perseguito l’obbiettivo di esprimere la legittimità di una funzione. Quale? Individuare gesti di ostilità, resistenza, refrattarietà al patriarcato e al capitale, inserirli nella logica del diritto penale per screditarli, sminuirli, trasformarli in banali comportamenti personali diretti contro altre persone (i funzionari), per oscurare le reali condizioni sociali e per consolidare i rapporti di dominazione.

Sabato 13 novembre, dalle h 8.30, contesteremo garanti, direttori di carcere, funzionari dell’amministrazione penitenziaria, magistrati, preti, scienziati sociali, esponenti del terzo settore,… in convegno presso la sala Ajace di Palazzo D’Aronco, sede municipale cittadina. Saremo là, perché non diamo nessun credito alla capacità delle istituzioni di assumersi la responsabilità collettiva dei problemi causati da privilegi e differenze strutturali di questa società, problemi per i quali i reietti sono rinchiusi dietro le sbarre, così da fare sparire tali problemi dallo sguardo di chi invece, in virtù delle decisioni del sistema giudiziario, può vivere fuori dalle mura. Queste iniziative possono concorrere a produrre solo nuove figure di operatori penitenziari, del tutto ideologiche, mettendo al riparo i dipendenti pubblici dalle loro concrete responsabilità.

GLI APPUNTAMENTI A UDINE SONO DUNQUE:

GIOVEDì 11 NOVEMBRE h 8.30, IN VIA S.VALENTINO, DAVANTI ALL’INGRESSO DEGLI AMBULATORI DEL DISTRETTO SANITARIO;

SABATO 13 NOVEMBRE h 8.30, IN PIAZZA LIBERTÀ ANGOLO VIA CAVOUR, PRESSO L’ACCESSO ALLA SALA AJACE

Assemblea permanente
contro il carcere e la repressione FVG