Soccorso rosso proletario – riprendiamo da dove abbiamo lasciato – IMPORTANTE!

carcere e repressione – costruiamo l’alternativa unitaria e di massa, composta, supportata e legata alle lotte proletarie

il 9 novembre scorso abbiamo postato un comunicato, che riportiamo in coda – che evidentemente traccia un piano di lavoro in parte in contiunuità con quello che stiamo facendo in parte in differenza – quello che è in continuità è visibile nel proseguio del blog – quello che è differente ancora non è cominciato.. ma è ora

dobbiamo fare una discussione su questo blog per tutto quello che deve essere pubblico e trasparente – una discussione che tocca anche chi cura questo blog con continuità e dedizione e con chi aveva un incarico di contribuirvi e non lo ha ancora fatto…ma sopratutto una discussione esterna a noi con compagni che in qualche misura avevamo invitato a discuterne nella assemblea appendice del convegno di Milano, che causa covid siamo stati costretti a sospendere

nella prossima settimana pubblicheremo uno scritto pervenuto da alcuni compagni per il convegno di milano

nel mese riprenderemo Engels e Lenin per la critica verso gli anarchici sulla questione dello Stato che è a fondamento non tanto della necessaria e indispensabile solidarietà quando vengono colpiti dalla repressione che facciamo sempre nei limiti delle nostre forze, quando della visione stessa della lotta contro la repressione e carcere

riprenderemo come era nella agenda del convegno una documentazione e riflessione sulla storia del soccorso rosso in italia – con riferimento agli anni 70 e degli organismi che hanno svolto un ruolo importante nel ciclo precedente di esso – riprendendo dalla rivista che ha pubblicato gli atti di quel convegno ‘la nuova bandiera’ – una pagina simbolo di quella storia la strage di stato e la repressione che ne è seguita

intanto ripartiremo dalle giornate di lotta indette dal patto di azione anticapitalista l’11 e il 12 dicembre per portare come abbiamo detto dentro la dinamica delle lotte proletarie e la questione della repressione di Stato, chiamando i compagni proletari a occuparsene e nello stesso tempo posizionando Soccorso Rosso Proletario fuori dal circuito chiuso e autoreferenziale in cui è spesso confinato, ma ben visibile e presente progressivamente nelle lotte proletarie e popolari

intanto riprenderemo la dimensione internazionale di questa lotta che conduciamo insieme a compagni e masse di tutto il mondo per provare a fare campagne in italia sempre difficili per ragioni politiche ideologiche e di classe che bisogna anche  spiegare per bene

 

 

soccorso rosso proletario

causa covid non siamo riusciti a tenere la seconda riunione preparatoria dell’assemblea nazionale che stiamo proponendo da alcuni mesi – i compagni delle diverse città sono stati bloccati dal DPCM che ne impediva i viaggi in Lombardia – una situazione che non sappiamo se potrà essere superata a breve – quindi non fisseremo altre date e nè intendiamo farla telematica

cambieremo quindi prassi nello sviluppo della proposta

da un lato dovremo fare una parte della discussione con materiale scritto

dall’altra cercheremo di costruire città per città le rete necessaria del gruppo promotore dell’assemblea nazionale – puntando come abbiamo sempre detto sui proletari e non sulla piccola borghesia che si occupa di carcere e repressione in termini enfatici – producendo denuncia e qualche iniziativa … ma non esce dal terreno della lotta democratica, quando il nesso fondamentale – affermato negli anni 70 – è quello tra lotta alla repressione e rivoluzione, per il tramite per così dire del radicamento nelle file del proletariato

noi siamo stanchi anche al nostro interno di compagni e compagni incapaci di parlare se non a sè stessi – leoni indignati sul blog e pecorelle smarrite sui posti di lavoro e nelle lotte proletarie

così come siamo stanchi degli ‘specialisti in carcere e repressione’ e praticanti della ‘logica di parenti e amici’ ‘ anarchici incendiari’ ma autoreferenziali

siamo solidali, ma non consideriamo questi compagni e questa area capace di contribuire al movimento reale che abolisce lo stato di cose esistente

quindi con pazienza bisogna costruire un’altra rete città per città, luogo di lavoro e territorio, organismo sociale e area che trasformi il movimento esistente di lotta in un altro movimento 

bisognerà anche su questo terremo condurre una lotta teorica basata su marx-lenin -mao per liberarsi delle cianfrusaglie che fanno da base alla prassi corrente del movimento anche su questo terreno

per questo prima di arrivarci a questa assemblea nazionale bisognerà sporcarsi le mani un po di più e mangiare un po’ di pane duro …se salteremo qualche scadenza non sarà la fine del mondo..

soccorso rosso proletario

9-11-2020

 

Il Covid-19 in carcere: un’emergenza nell’emergenza

Un’analisi sui numeri e sulle condizioni delle carceri italiane

All’art. 28 si parla dei condannati ammessi al regime di semilibertà, a cui possono essere concesse licenze premio straordinarie, anche di durata superiore ai 45 giorni per ogni anno scontato, salvo gravi motivi ostativi riscontrati dal magistrato di sorveglianza. Tuttavia, la straordinarietà della misura non va ad aumentare il numero di detenuti che potranno beneficiare della licenza, poiché riguarda solamente la durata della stessa. Con l’art. 29, invece, viene stabilita una deroga ai permessi premio per chi ne abbia già beneficiato e per le persone già assegnate a lavoro, istruzione e formazione esterni al carcere. La deroga in questione riguarda i limiti temporali previsti ex lege: 15 giorni per ciascun permesso fino ad un massimo di 45 all’anno per i maggiorenni; 30 giorni fino ad un massimo di 100 all’anno per i minorenni. Anche in questo caso, però, la misura non risulta realmente sufficiente a contenere il problema del sovraffollamento poiché, complici la crisi economica derivante dal primo lockdown e l’impossibilità di spostarsi in alcuni territori (a seconda del “colore” della Regione, gli spostamenti subiscono più o meno drastiche limitazioni), risulta poco concreta l’opportunità di lavorare al di fuori del carcere e molto difficile quella di formarsi. Infine, l’art. 30 si occupa di detenzione domiciliare: chi, con pena residua di 18 mesi, ne faccia richiesta, potrà scontare il periodo rimanente a casa “o in un altro luogo pubblico o privato di cura, assistenza, accoglienza”; verrà imposto l’uso del braccialetto elettronico come strumento di controllo, ad eccezione dei minorenni e di chi abbia da scontare una pena minore di sei mesi, sempre in subordine alla mancanza di gravi motivazioni ostative ravvisate dal magistrato di sorveglianza. L’aspetto problematico di questa misura, però, risiede nelle concrete possibilità di dotarsi di braccialetti elettronici o mezzi equivalenti: ad oggi, non risulta chiaro il numero preciso di dispositivi messo a disposizione dal Governo. Eppure, alcuni mesi fa era stato vinto un bando da Fastweb per la fornitura di 15 mila dispositivi, che sarebbero stati forniti per un ammontare di 1.200 unità mensili fino al dicembre 2021. Ad oggi, quindi, l’unica certezza riguarda la loro assenza: è di pochi giorni fa la notizia di un detenuto a Secondigliano, positivo al Coronavirus, a cui erano stati concessi gli arresti domiciliari ma che, a causa della mancanza di strumenti di controllo, è dovuto tornare in carcere, dove ora è tenuto in isolamento. In generale, le misure risultano, ancora una volta, non bastevoli ad arginare il rischio di contagio, poiché di fatto non aiutano a diminuire il numero dei detenuti ad una cifra adeguata. In primis, perché negli artt. 28 e 29 risulta evidente il maggior focus sulla durata di licenze e permessi premio piuttosto che sul numero effettivo di beneficiari, ed inoltre le novità introdotte escludono diverse categorie di detenuti. Secondo l’elaborazione dei dati fornita dal Garante nazionale, soltanto 1.142 persone hanno un fine pena inferiore a sei mesi e non sono soggette alle preclusioni ostative, incluse quelle su base disciplinare, mentre i detenuti con un fine pena inferiore ai diciotto mesi e che ugualmente non incontrano le sopraddette limitazioni sono 2.217. Tuttavia, su una prima platea di 3.359 potenziali destinatari della detenzione domiciliare, bisogna considerare 1.157 che non ne potranno usufruire perché privi di fissa dimora, in un sistema in cui le case d’accoglienza (e il numero degli educatori) sono insufficienti ad ospitarli. Da questa lettura emerge chiaramente una miopia di fondo nel considerare la realtà carceraria e le sue complesse dinamiche; un intervento smussato, che ancora una volta caricherà − come già avvenuto per i decreti adottati in risposta alla prima ondata − di ulteriore responsabilità i magistrati di sorveglianza. Come rileva il Garante nazionale, dovranno essere presi ulteriori provvedimenti per affrontare finalmente con decisione la problematica (tale ancora prima dell’emergenza pandemica) del sovraffollamento carcerario.

Proprio a questo proposito, risulta insensato far rientrare persone che in carcere trascorrono solamente la notte, o mantenere la detenzione per chi sia condannato a pene molto brevi (senza considerare la quantità di detenuti che, in quanto affetti da malattie di tipo psichiatrico, non dovrebbero trovarsi in istituti penitenziari, bensì in REMS, come prevede l’art. 148 c.p.). Deve essere inoltre riaffermato il principio di tutela della vulnerabilità soprattutto delle persone anziane: a fine 2019 risultavano 986, soprattutto ergastolani al 41-bis e ultraottantenni, con diverse patologie. Sono drammatiche le numerose testimonianze dei famigliari di detenuti anziani e malati, affetti anche da Coronavirus o ad alto rischio, che non sono soggetti alle cure di cui necessitano e che, rimanendo in carcere, non solo rischiano di peggiorare ulteriormente, ma rappresentano anche una fonte di contagio per gli altri: è di pochi giorni fa la notizia di un ergastolano ultraottantenne morto nel carcere di Livorno per Covid, che ha scatenato il contagio di diversi altri detenuti. Un fatto che s’aggiunge alla denuncia della figlia di un altro carcerato, che, già con diverse patologie gravi e affetto da Coronavirus, è stato curato solo con il paracetamolo nell’istituto penitenziario di Torino. Tale situazione risulta inaccettabile, soprattutto alla luce della circolare DAP del 21 marzo con la quale, per l’emergenza sanitaria, era stato richiesto ai direttori degli istituti di segnalare all’autorità giudiziaria, “per le eventuali determinazioni di competenza”, la situazione clinica di detenuti affetti da particolari patologie e di età superiore ai 70 anni, per evitare una tragica situazione analoga alla strage nelle RSA lombarde a inizio pandemia. Circolare, questa, sospesa subito dopo le numerose polemiche televisive e l’enorme risonanza mediatica che aveva suscitato, in vista delle ricadute che avrebbe avuto su alcuni condannati per reati di stampo mafioso. Proposte che, invece, determinerebbero un reale miglioramento dell’attuale scenario provengono anche dalla politica: Roberto Giachetti, su proposta di Nessuno Tocchi Caino, ha presentato un disegno di legge che propone una liberazione anticipata “speciale”, consistente nell’introduzione della possibilità di aumentare da 45 a 75 giorni la riduzione prevista, per ogni 6 mesi di pena scontata, per i detenuti che tengono una buona condotta in cella. La diminuzione della pena in questione comporterebbe la fuoriuscita dalle carceri di migliaia di detenuti. Di fatto, come sottolinea il deputato di Italia Viva, il Decreto “Ristori” non risulta sufficiente per diminuire le presenze in carcere, e oltre al pericolo di contagio è anche presente il rischio che scoppino rivolte come a marzo. L’attuazione di queste proposte non solo porterebbe a un generale miglioramento delle condizioni quantitative delle carceri del nostro Paese, permettendo di poter fronteggiare situazioni potenzialmente disastrose; andrebbe anche a incrementare la qualità della detenzione, che, come è ricordato dalla nostra Costituzione all’art. 27 co. 3, non può avere solo una finalità punitiva e non deve mai consistere in trattamenti contrari al senso di umanità, per poter tendere alla rieducazione del condannato.

Grazia Coppola

la persecuzione contro Vincenzo Vecchi G8 Genova non è finita – info

PRIMOCANALE TV GENOVA

G8 Genova, caso ex no global Vecchi: la Cassazione francese si riunirà il 15 dicembre

GENOVA – La Corte di Cassazione francese si riunirà il 15 dicembre per decidere le sorti di Vincenzo Vecchi, l’ex no global ricercato per i fatti del G8 di Genova del 2001 e che è stato arrestato in Francia nell’agosto del 2019 dopo una latitanza di 8 anni. La Cassazione, nel corso dell’udienza che si svolgerà a Parigi, esaminerà il ricorso presentato dal Procuratore di Angers in seguito alla decisione della Corte di Appello del 4 novembre che non aveva riconosciuto il reato di devastazione e saccheggio e rifiutato l’estradizione in Italia dell’ex no global e quello presentato da Vincenzo Vecchi.
Intanto nonostante le difficoltà legate al contesto attuale continua la mobilitazione del Comitato di Solidarietà a Vincenzo Vecchi. Dopo la decisione del Procuratore di Angers di ricorrere in Cassazione anche gli avvocati di Vecchi avevano presentato un ricorso in modo che venisse riesaminato l’insieme del dossier. Il Tribunale di Angers il 4 novembre la Corte di Appello di Angers non aveva riconosciuto il reato di devastazione e saccheggio ma aveva riconosciuto altre due condanne, per l’aggressione a un fotografo e il possesso di una molotov. In base a questa decisione del Tribunale Vecchi avrebbe dovuto scontare ancora un avanzo di pena di 1 anno, 2 mesi e 23 giorni, in Francia o in Italia, se la giustizia italiana avesse accettata la decisione della Corte di non procedere riguardo al reato più pesante per il quale Vecchi deve ancora scontare 10 anni.
E’ una lunga telenovela quella dell’ex no global. Vecchi era stato condannato, con sentenza resa definitiva dalla Corte di Cassazione italiana il 13 luglio 2012, alla pena di 11 anni e 6 mesi per le violenze verificatesi durante il G8 di Genova. Aveva inoltre riportato una condanna a 4 anni di reclusione per alcuni scontri che hanno avuto luogo in occasione di una manifestazione antifascista a Milano nel marzo del 2006. Per quanto riguarda la condanna per i fatti di Milano è stato ritenuto che la pena era stata già scontata e quindi è decaduto uno dei due mandati europei. Non è la prima volta che il Procuratore francese ricorre in Cassazione. Dopo la decisione del novembre del 2019 della Corte di Appello di Rennes che aveva deciso la scarcerazione di Vecchi il Procuratore di Rennes era ricorso in Cassazione. Il 18 dicembre 2019 la Corte francese aveva annullato la sentenza del tribunale di Rennes e rinviato il caso alla Corte di Appello di Angers.

Processati e rinviati a giudizio precari e disoccupati del movimento di lotta “7 novembre”. Solidarietà da SRP

Movimento di Lotta – Disoccupati “7 Novembre”

Ieri il Tribunale di Napoli ha confermato il rinvio a giudizio per il 29 gennaio a 9 dei nostri per violenza, manifestazione non autorizzata, adunata sediziosa. Uno dei processi che vorrebbero frenare la nostra lotta.

Eravamo fuori al Teatro Sannazaro: mentre #Zingaretti presentava la campagna elettorale del #PD, noi chiedevamo con forza il tavolo interistituzionale con Regione, Comune e Governo.

La risposta la ricordiamo: dovemmo resistere alle cariche della polizia, ordinate da chi non voleva che si disturbasse la passerella dopo le provocazione dei vari portaborse e candidati.

Oggi siamo ancora in piazza. Repressione e botte non fermano la nostra lotta che rivendica lavoro, salario e formazione. La crisi economica e sanitaria potrà solo peggiorare le condizioni di vita e di lavoro e non lavoro.

Trasformare la richiesta dei proletari della città in problema di ordine pubblico, trasformare un movimento di lotta in sodalizio criminale è una pratica che conosciamo in questa città. Non ci fermeremo. Ci fate solo perder tempo.

#Napoli #7nov #Lavoro

Contro la crisi-pandemia, la solita ricetta della borghesia, aumentare la polizia!

Chiediamoci il perché, riprendiamo Engels!

“Lo Stato dunque non è affatto una potenza imposta alla società dall’esterno e nemmeno “la realtà dell’idea etica”, “l’immagine e la realtà della ragione”. Esso è piuttosto un prodotto della società giunta a un determinato stadio di sviluppo, è la confessione che questa società si è avvolta in una contraddizione insolubile con se stessa, che si è scissa in antagonismi inconciliabili che è impotente a eliminare. Ma perché questi antagonismi, queste classi con interessi economici in conflitto, non distruggano se stessi e la società in una sterile lotta, sorge la necessità di una potenza che sia in apparenza al di sopra della società, che attenui il conflitto, lo mantenga nei limiti dell'”ordine”; e questa potenza che emana dalla società, ma che si pone al di sopra di essa e che si estranea sempre più da essa, è lo Stato”

“…Nei confronti dell’antica organizzazione gentilizia [della tribù o del clan] –  il primo segno distintivo dello Stato è la divisione dei cittadini…”

2. Distaccamenti speciali di uomini armati, prigioni, ecc.

“…Il secondo punto è l’istituzione di una forza pubblica che non coincide più direttamente con la popolazione che organizza se stessa come potere armato. Questa forza pubblica particolare è necessaria perchè un’organizzazione armata autonoma della popolazione è divenuta impossibile dopo la divisione in classi… Questa forza pubblica esiste in ogni Stato e non consta semplicemente di uomini armati, ma anche di appendici reali, prigioni e istituti di pena di ogni genere, di cui nulla sapeva la società gentilizia… “

[ La forza pubblica] “…si rafforza nella misura in cui gli antagonismi di classe all’interno dello Stato si acuiscono…

La “manovra per ripartire” del M5S: Nuove assunzioni nelle forze dell’ordine

Da osservatorio repressione

Il Movimento 5 stelle, annuncia che nella “manovra per ripartire” ci sarà un rafforzamento degli organici delle nostre Forze dell’Ordine con 4535 nuove unità.

Nonostante, una delle maggiori evidenze emerse durante la fase critica dell’epidemia da Covid-19 è stato il collasso del sistema sanitario, con i bilanci sanitari insufficienti ad affrontare la pandemia, con i vaccini antinfluenzali che mancano in molte regioni e in moltissime città; con gli ospedali e terapie intensive tornati in emergenza, per posti, strumenti e, soprattutto per mancanza di personale, con la medicina territoriale non potenziata, e resa più efficiente, per fare da reale filtro pre-ospedaliero; per i pentastellati la priorità risulta essere non è quello di assumere medici, infermieri e personale sociosanitario ma bensì quello di rafforzare il personale delle forze dell’ordine. Tutto questo, nonostante, negli ultimi dieci anni sono stati sottratti 37 miliardi di euro alla sanità[1], mentre le spese militari e per la sicurezza hanno segnato un aumento del 26% rispetto alle ultime tre legislature[2]

Ma sono davvero necessarie queste nuove assunzioni? Secondo il rapporto: “Osservatorio sui conti pubblici” dell’Università Cattolica di Milano in Italia abbiamo circa 306mila agenti (appartenenti alle varie forze dell’ordine) ossia 453 ogni 100mila abitanti, cifra che colloca il nostro Paese ben oltre la media continentale, ferma a 355 agenti ogni 100mila abitanti.

Il confronto con Paesi simili al nostro è molto eloquente: Regno Unito 211 agenti, Germania 297, Francia 320, Spagna 361. Un simile apparato comporta ovviamente una spesa notevole, 22,6 miliardi di euro, ossia l’1,3% del Pil, assai al di sopra della media europea dello 0,9%.

L’Osservatorio della Cattolica nel suo rapporto si preoccupa soprattutto dell’eccesso di spesa pubblica e non manca di sottolineare l’incomprensibile sovrapposizione (a volte addirittura concorrenza) fra le diverse forze dell’ordine.

Quindi l’Italia è il paese europeo che in proporzione spende di più per la sicurezza pubblica e privata. Moltissime risorse che si perdono negli sprechi dell’amministrazione della giustizia, e vanno a garantire i privilegi di pochi, a fronte di alcune carenze anche molto gravi, alimentando una speculazione sull’insicurezza che porta a situazioni drammaturgiche e a una sorta di neofascismo in cui si invoca solo la tolleranza zero e un regime di autorità. Mai in questi anni si è valutato la produttività e l’efficienza di alcuni dei mezzi più usati per “la sicurezza”, spesso costosissimi, come gli strumenti di videosorveglianza. Tecnologie che, andrebbero sostituite piuttosto con operatori sociali sul territorio. Secondo le statistiche, dal ’90 ad oggi il numero dei reati commessi in Italia è rimasto sostanzialmente lo stesso, mentre è aumentato il numero delle denunce, e a finire in carcere sono sempre di più i cittadini stranieri. Secondo la relazione della Corte dei conti, l’80 per cento dei soldi spesi per i migranti va alla repressione, e solo il 20 per cento alle politiche di sostegno.

Nel frattempo, nessuno sembra accorgersi che ben poco fanno le nostre polizie per contrastare il lavoro nero, le neo-schiavitù, l’insicurezza sul lavoro, i gravissimi attentati alla salute pubblica derivanti dall’inquinamento provocato dalle attività sommerse o semi-legali, le stesse ecomafie e le tanto citate evasione fiscale e corruzione. Un universo di reati – cioè di insicurezze – che restano ignorati perché, dalle polizie locali a quelle nazionali, la priorità assoluta è attribuita alla repressione.

Note:

[1] https://www.gimbe.org/pagine/1229/it/report-72019-il-definanziamento-20102019-del-ssn

[2] https://www.retedellapace.it/category/approfondimenti/disarmo/spese-militari-disarmo/

Francia – oggi tutti e tutte nelle strade contro la legge fascista e liberticida della’sicurezza globale!

 Tous le monde deteste la police!


Ce samedi 28 novembre, une nouvelle journée de manifestations est prévue contre la loi de sécurité globale. Ce texte infâme prévoit en effet notamment d’interdire la diffusion d’images de policiers, mais également la généralisation de la surveillance par drones.

Voté en première lecture par l’assemblée nationale, le texte a déjà poussé des milliers de personnes à descendre dans la rue. En effet, cette nouvelle loi vise une fois de plus à renforcer la sécurité de l’État bourgeois, à permettre toujours plus de répression contre celles et ceux qui osent se révolter, en premier lieu contre les violences policières, qui sont aujourd’hui très largement documentées par des milliers de vidéos.

Face à cette loi, il faut donc une mobilisation massive des masses populaires, afin de faire reculer le gouvernement. Pour cela, nous devons être le plus nombreux possible samedi dans la rue !

Liste des rassemblements :

– FOIX, 28/11, 10h, Préfecture

– POUZAC, 28/11, 10h, rond point Intermarché

– PAU, 28/11, 10h (?), Place de Verdun


– FOUGERES, 28/11, 11h, Place Gambetta

– MONTIGNY LE BRETONNEUX, 28/11, 11h, Théâtre de Saint Quentin en Yvelines

– BRIVE LA GAILLARD, 28/11, 11h, Sous préfecture

– LILLE, 28/11, 11h, Place de la République

– CLERMONT FERRAND, 28/11, 11h, Préfecture

– LA REOLE, 28/11, 11h, Quais de Garonne

– LIMOGES, 28/11, 11h, Préfecture

– MONTPELLIER, 28/11, 11h, Place Georges Frèche

– RENNES, 28/11, 11h, Place de la République

– BERLIN, 28/11, 11h, Ambassade de France

– STRASBOURG, 28/11, 11h30, Place de la République

– NIORT, 28/11, 11h30, Parvis des Droits de l’Homme

– PARIS, 28/11, 14h, Place de la République

– LA HAYE, 14h, Ambassade de France

– AVIGNON, 28/11, 14h, Allé de l’Oulle

– MONTBELIARD, 28/11h, 14h, Rue des Febvres

– GAP, 28/11, 14h, Préfecture

– CHERBOURG-EN-COTENTIN, 28/11, 14h, Place du général de Gaulle

– VITRE, 28/11, 14h, Place Général de Gaulle

– ORLEANS, 28/11, 14h, Place de Gaulle

– LYON, 28/11, 14h, Place des Terreaux

– BORDEAUX, 28/11, 14h, Place de la Bourse

– METZ, 28/11, 14h, Place de la République

– NIMES, 28/11, 14h, Préfecture

– ANNECY, 28/11, 14h, au Paquier

– GRENOBLE, 28/11, 14h, Place de Verdun

– MARSEILLE, 28/11, 14h30, Vieux Port

– CHAMBERY, 28/11, 14h30, Place du palais de justice

– CARCASSONNE, 28/11, 14h30, Place des Jacobins

– VALENCE, 28/11, 14h30, Fontaine monumentale

– CAEN, 28/11, 14h30, Place de la République

– REIMS, 28/11, 14h30, Square Colbert

– NANCY, 28/11, 14h30, Place Maginot

– ANGERS, 28/11, 14h30, Place du ralliementf

– SAUMUR, 28/11, 14h30, Rue Franklin Roosevelt

– BEZIERS, 28/11, 14h30, Sous Préfecture

– DREUX, 28/11, 14h30, Square de la République

– SAINT-ETIENNE, 28/11, 15h, Place Jean Jaurès

– CHATEAUROUX, 28/11, 15h, Place de la République

– MORLAIX, 28/11, 15h, Place des Otages

– TOURS, 28/11, 15h, Place Jean Jaurès

– VICHY, 28/11, 15h, Place de la Poste

– VANNES, 28/11, 15h, Le port

– SAINT-MALO, 28/11, 15h00, Esplanade Saint-Vincent

– CHERBOURG, 28/11, 15h, Place de la République

– POITIERS, 28/11, 15h, Place Maréchal Leclerc

– LORIENT, 28/11, 15h, Grand Théâtre

– BREST, 28/11, 15h, Place de la Liberté

– BLOIS, 28/11, 15h, Préfecture

– ROUEN, 28/11, 15h30, Palais de Justice