L’11 marzo 2017 c’eravamo tutti! Massima solidarietà agli antirazzisti napoletani che hanno osato contestare Salvini

Giovedì 19 Novembre si terrà l’udienza del processo che vede 9 persone imputate per devastazione e saccheggio in seguito al corteo che l’11 marzo del 2017 si è opposto al comizio di Matteo #Salvini, venuto a #Napoli per diffondere i suoi discorsi razzisti, in cerca dei voti di quel Sud che solo pochi anni fa era invece il bersaglio preferito dei suoi discorsi di odio e delle sue narrazioni razziste.
Ricordiamo bene come sono andate quelle giornate. Il giorno precedente il comizio alcun* abitanti della città hanno occupato la Mostra d’Oltremare dove questo si doveva svolgere, nel tentativo di sabotare l’evento; un’azione a cui l’allora Ministro degli Interni Marco #Minniti reagì imponendo lo svolgimento del comizio nonostante la rescissione del contratto da parte del gestore della Mostra, una esplicita provocazione da parte del governo #Gentiloni a guida #PD. A questa imposizione la città rispose con un corteo di migliaia di persone: un pezzo ampio di società napoletana si mobilitò e scese in piazza per raggiungere la vastissima zona rossa che proteggeva il comizio razzista di Salvini e per consegnargli un “foglio di via” dalla città. Alle violente cariche della polizia sono seguite le dichiarazioni della Questura e le narrazioni mediatiche dei giorni successivi, che hanno descritto scene di guerriglia e devastazione, con il chiaro intento di ridurre quella mobilitazione cittadina a una semplice esplosione di violenza immotivata e di oscurarne le ragioni.
Questa falsificazione si è concretizzata nella scelta della Procura di colpire 9 persone, 9 antirazzisti napoletani, stigmatizzandole come “professionisti della violenza”, come nemici pubblici da dare in pasto alla repressione. L’imputazione è infatti quella di devastazione e saccheggio, articolo 419 del codice penale, una legge presente nel codice penale Rocco di epoca fascista. Vale la pena ribadire che si tratta di una legge pensata per reprimere situazioni assimilabili alla guerra civile e all’insurrezione armata, e che prevede pene durissime, dagli 8 ai 15 anni di reclusione; rimasta inutilizzata per anni, dalla fine degli anni ‘90 questa imputazione è stata utilizzata sempre di più per colpire manifestazioni di piazza, negli stadi, nei centri di detenzione per migranti. La scelta della Procura non ci sembra casuale: in primo luogo, si vogliono isolare 9 persone per colpirle meglio, definendoli come un pugno di “barbari” violenti separati dal resto della manifestazione; in secondo luogo, si è deciso di servirsi di un’imputazione tanto spietata quanto vaga, in cui la definizione della “devastazione” e del “saccheggio” sono volutamente indefinite e la loro applicazione è lasciata alla fantasia degli inquirenti, che possono renderle concrete con la narrazione di uno scenario apocalittico che intimidisca il resto della società e respinga qualsiasi possibile sentimento di solidarietà. Si isolano alcune persone, un pugno di “cattivi” da punire in maniera esemplare, dalle/dai “buon*”, facendo pesare la minaccia della repressione su chiunque non voglia finire nel registro delle/dei “cattiv*”. Crediamo sia dunque necessario contrastare questa narrazione falsificata, e rivendicare quel corteo come la mobilitazione ampia e determinata di un intero territorio contro le politiche economiche che saccheggiano i nostri territori e il discorso pubblico di politici come Salvini che devasta la società usando l’odio per dividere e isolare. Contro questi tentativi che mirano a limitare gli spazi di agibilità politica e di dissenso, servendosi della paura instillata da pene tanto pesanti, ribadiamo la necessità di rafforzare i legami di solidarietà di fronte a ogni repressione.
Oggi viviamo una società sempre più apertamente fascista, razzista e patriarcale.
Contro chi esclude pezzi sempre più ampi di società, si è mobilitata la società napoletana l’11 marzo 2017; contro questa idea di società, che reprime e mette ai margini, dobbiamo continuare a mobilitarci.
È necessario mettere in campo una solidarietà ampia e compatta che non lasci soli gli imputati di fronte alla repressione che mira a isolare, dividendo tra “buoni” e “cattivi”; non accettiamo il gioco strumentale di chi vuole depoliticizzare quella manifestazione criminalizzando 9 persone e rivendichiamo quella giornata di mobilitazione cittadina contro ogni fascismo, razzismo e sessismo.
L’11 MARZO IN QUELLA PIAZZA C’ERAVAMO TUTT*!
GIOVEDÌ 19 NOVEMBRE ORE 09:30 DAVANTI AL TRIBUNALE PRESIDIO IN SOLIDARIETÀ CON GLI IMPUTATI!
Laboratorio Politico ISKRA
Mensa Occupata
S.I. Cobas – Sindacato Intercategoriale
Mezzocannone Occupato
Laboratorio Insurgencia
Collettivo Autorganizzato Popolare 80010
Assemblea Anticarceraria Napoletana
Parenti e Amici dei detenuti a Poggioreale, Pozzuoli e Secondigliano
Collettivo Studenti Federico II
Studentato Autorganizzato Orso
Stella Rossa 2006
Asd Quartograd
L.O.SKA
C.S.O.A. Officina99
Sgarrupato
Campagna per il diritto all’abitare “magnammece o’ pesone!”
Collettivo antifà 80053
Giardino Liberato
Potere al Popolo
Ex Opg – Je so Pazzo
Collettivo Autorganizzato Universitario
Cobas Napoli
Rete dei Comunisti
Gruppo Anarchico “F. Mastrogiovanni” FAI-NA
Zero81 – Laboratorio di mutuo soccorso
Vesuviano Anticapitalista

Razzista e fascista è lo stato di Israele, non chi si batte per la libertà del popolo palestinese. Solidarietà agli antisionisti rinviati a giudizio

Mercoledì 11 novembre si è svolta presso il Tribunale di Milano la seconda e ultima trance dell’Udienza Preliminare per decidere il rinvio a giudizio degli indagati per la contestazione della presenza delle bandiere dello Stato di Israele alla manifestazione del 25 aprile 2018 a Milano.
L’udienza si è conclusa con la decisione del Giudice di rinviare a giudizio, con l’accusa di minacce, lancio pericoloso di oggetti e resistenza a Pubblico Ufficiale aggravate da incitamento all’odio razziale, quattro compagni che da indagati sono così diventati imputati.
Anche questa è stata un’ulteriore dimostrazione della volontà di perseguire nella provocatoria equiparazione dell’antisionismo all’antisemitismo. Opporsi alla presenza delle bandiere di uno Stato fascista e terrorista che opprime il popolo palestinese alla manifestazione per la liberazione dal nazifascismo per questa magistratura va considerato un atto da perseguire penalmente confermando l’aggravante odiosa di incitamento all’odio razziale. Questo a supporto della politica prosionista dello Stato italiano che non perde occasioni per promuovere progetti di collaborazione con Israele in campo civile e militare.
Da parte nostra ribadiamo che questo non è un episodio isolato, ma fa parte di una campagna internazionale tesa a legittimare lo Stato sionista nel momento in cui si annette l’intero territorio della Palestina, trasferisce la capitale a Gerusalemme e proietta le sue mire offensive su tutto il Medioriente a suon di bombardamenti e omicidi mirati contro la resistenza palestinese e degli altri popoli arabi. Una campagna che ha visto processi simili al nostro in Francia e Germania dove sono anche state promulgate leggi che considerano l’antisionismo come antisemitismo.
Noi naturalmente rigettiamo in blocco questo piano accusatorio promosso anche con il nostro processo dai sionisti di casa nostra, rivendichiamo tutte le forme di solidarietà alla causa palestinese e invitiamo tutti i solidali e sensibili alle ragioni del popolo palestinese a trovare il modo di mobilitarsi o comunque di esprimersi anche in questa situazione caratterizzata dal lockdown.
Per quanto ci riguarda in quanto imputati intendiamo proseguire nella linea di trasformare il processo contro gli antisionisti in processo al sionismo.
Per ora informiamo tutti che la prima udienza del processo si terrà lunedì 11 gennaio alle ore 9 presso il Tribunale di Milano.
Tutti gli imputati