la persecuzione giudiziaria e poliziesca contro Abbà continua .. mentre il movimento ha ripreso la lotta

Niente domiciliari o servizi sociali per il No Tav che rimase folgorato sul traliccio del cantiere

La Cassazione conferma per Abbà solo la semilibertà

La Cassazione ha bocciato la richiesta di Luca Abbà, uno degli storici leader del Movimento No Tav, di poter accedere all’affidamento in prova ai servizi sociali o agli arresti domiciliari. La prima sezione della Suprema Corte ha respinto il ricorso del difensore di Abbà, l’avvocato Claudio Novaro, confermando la decisione presa lo scorso settembre dal Tribunale di Torino, in relazione all’esecuzione della pena di un anno per il reato di resistenza a pubblico ufficiale avvenuto nel 2009, concedendo al militante No Tav solo la semilibertà.
Abbà, 45 anni, militante anarchico, nel 2012 era caduto da un traliccio a Chiomonte, su cui era salito per protestare contro l’apertura del cantiere, restando folgorato dalla corrente. Rimase per alcuni giorni tra la vita e la morte, poi si riprese.

Continua la protesta No Tav, roghi alla cancellata del cantiere di Chiomonte

Continua la protesta contro la Tav in Valle di Susa. La notte scorsa, tra domenica 19 e lunedì 20 luglio, una ventina di antagonisti ha organizzato un blitz al cantiere di Chiomonte. «Continuano in grande stile i festeggiamenti per il primo mese del Presidio permanente dei Mulini. Battitura e falò sui cancelli dell’allargamento» si legge sulla pagina Facebook del movimento No Tav. Prima la consueta battitura contro le reti. Poi i roghi appiccati alla cancellata perimetrale. Gli agenti della Digos hanno individuato e denunciato per incendio doloso e violazione di un provvedimento dell’autorità cinque esponenti del centro sociale Askatasuna, che verranno anche sanzionati per violazione delle leggi regionali sui fuochi appiccati in aree boschive. L’azione al termine di un weekend di protesta. È di sabato la marcia contro l’allargamento del cantiere che si è conclusa con un assalto, durato oltre due ore, con lanci di pietre e bombe carta contro le forze dell’ordine. Diciassette le persone denunciate: molti sono esponenti di Askatasuna.

Sulla proposta di riforma in corso negli USA, un intervento di Mumia Abu Jamal

I pericoli della riforma – di Mumia Abu Jamal

Per anni, in realtà decenni, abbiamo visto il miraggio delle riforme presentate dai dirigenti neoliberali e dai loro burattini nei media, le quali risvegliano solo i macabri incubi di sogni distrutti e speranze tradite.

La riforma è il tradimento, un patto con il diavolo che promete giorni migliori ma porta solo giorni peggiori.

Oggigiorno la nazione è costernata dalla barbarie dell’esecuzione sul bordo di un marciapiede di George Floyd, vista dal mondo intero.

Appena cinque anni fa, i politici che si definiscono progressisti vendettero, come soluzione, l’illusione di telecamere personali per la polizia. George Floyd, e dopo Rayshard Brooks, hanno messo i chiodi a questa bara, perché queste non significavano nulla quando si trattava di cambiare il comportamento poliziesco.

I riformisti di oggi nel Congresso promettono molto, ma non avranno la volontà o l’abilità di offrire qualcosa eccetto che nuove illusioni.

Le riforme sono solo riformulazioni di vecchie promesse, di vino vecchio in bottiglie nuove, di un futuro che mai giunge. Rappresentano la natura della società capitalista, con nuovi articoli in vendita che finiranno con il creare nuovi problemi.

I nuovi tempi richiedono nuovi modi di pensare. Richiedono creatività. Richiedono un cambiamento profondo che trasformi realmente le relazioni e non solo le discussioni.

Chi oserà dire che questo miserabile presente è pieno di aperta oppressione? Non fa difetto la menzogna di “servizio” quando stiamo vivendo la repressione, l’eliminazione e l’oppressione. I nuovi sistemi oppressivi possono solo portare al massimo lo stesso.

Per citare il Dr. Huey P. Newton, fondatore del Partito Pantera Nera, “Vogliamo libertà, non semplicemente un’altra riforma”.

Dalla nazione incarcerata sono Mumia Abu-Jamal.

—(c)’20maj

29 giugno 2020

Audio registrato da Noelle Hanrahan, www.prisonradio.orgwww.prisonradio.org

Fatto circolare da Fatirah Aziz, Litestar01@aol.com

Traduzione in spagnolo di Amig@s de Mumia en México

02/07/2020

La Haine

Da Comitato Carlos Fonseca

https://www.facebook.com/biagio.mastrorilli.79/videos/298384528185447

Los Angeles, durante una protesta Black lives matter

G8 Genova: degli sbirri assassini/torturatori/massacratori di Genova G8 2001 nessuno ha pagato, anzi, qualche “condannato” ha fatto carriera

di Luca Galantucci per dinamopress
Genova G8 2001: repressione poliziesca.
PAGHERETE CARO, PAGHERETE TUTTO!
Carlo è vivo e i morti siete voi!

Nonostante questo muro di gomma e il cosiddetto spirito di corpo delle forze dell’ordine (degno delle peggiori dittature, poi ci si meraviglia se qualcuno ci paragona all’Egitto…) responsabile di ostacoli alle indagini piu’ volte denunciati dallo stesso Zucca e il sopraggiungere della prescrizione (grazie all’assenza, all’epoca, del reato di tortura nell’ordinamento giudiziario), nel 2012 e nel 2013, grazie alle pressioni di movimenti, opinione pubblica e media (soprattutto stranieri), sono arrivate alcune, poche, condanne per le violenze della Diaz e di Bolzaneto. Fra i condannati ci sono elementi di spicco della Polizia italiana: Giovanni Luperi, Francesco Gratteri, Gilberto Caldarozzi,
Spartaco Mortola, Pietro Troiani. L’allora capo della Polizia, Gianni De Gennaro, venne invece assolto in Cassazione dall’accusa di istigazione alla falsa testimonianza (subito raggiunto da una telefonata di felicitazioni di Marco Minniti), nonostante l’ex questore di Genova Francesco Colucci venne invece condannato a due anni e otto mesi per falsa testimonianza proprio in favore di De Gennaro (altro che misteri della fede).

Alla faccia delle accuse infamanti, riportiamo qui sotto le carriere folgoranti di questi cosiddetti superpoliziotti della Diaz. Per non dimenticare chi con Genova ci ha costruito tutta una carriera.
Gilberto Caldarozzi, condannato per falso riguardo alla fabbricazione di prove fasulle per accusare ingiustamente le persone picchiate all’interno della Diaz e per non avere impedito le violenze. All’epoca vice direttore dello SCO (Servizio Centrale Operativo). Dopo Genova viene promosso a direttore dello SCO (carica che ricopre fino alla sentenza definitiva). Dopo la sentenza del 2012, interviene la sospensione, vista l’interdizione dai pubblici uffici. In questi 5 anni di sospensione viene assunto in Finmeccanica dall’allora capo della Polizia De Gennaro (vedi sotto). Terminati i 5 anni di interdizione viene reintegrato in Polizia con una promozione non da poco: vice direttore della Direzione Investigativa Antimafia…

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Un saluto rosso a Walter Ferrarato

Con tristezza e incredulità apprendiamo della morte del compagno Walter Ferrarato – militante comunista rivoluzionario – e ci stringiamo al dolore della sua compagna e dei suoi cari.
Operaio antirevisionista iscritto alla CGIL ne fu espulso nel 2003 per aver onorato la memoria di Mario Galesi, militante delle BR-PCC ucciso dallo stato borghese, ed aver espresso solidarietà a Nadia Lioce, prigioniera rivoluzionaria tuttora reclusa in regime di 41 bis.

Dall’attivismo nell’Associazione Solidarietà Proletaria, fino alla militanza nel Soccorso Rosso Internazionale, il suo impegno nella lotta contro la repressione, in sostegno dei prigionieri politici e nella solidarietà proletaria e internazionalista non sono mai mancati, anche quando messi a dura prova dalla tragica scomparsa di sua figlia e dalle condizioni di salute non buone.

Vogliamo ricordarlo ora per la forza e l’accoglienza, la gentilezza della sua persona, la generosità e lo slancio con cui ha sempre condotto le tante battaglie contro la repressione, in solidarietà ai prigionieri politici e per la solidarietà internazionalista.

Ciao Walter, chi ama non muore mai

che la terra ti sia lieve

Soccorso Rosso Proletario

19 luglio 2020

NOTAV: la polizia usa lacrimogeni e idranti contro la popolazione che combatte e resiste!

Si apre la tre giorni del movimento notav con la passeggiata e le “forze dell’ordine” si danno subito da fare per fermare chi lotta contro lo scempio ambientale e sociale. Ma la repressione non ferma, anzi alimenta la ribellione!

Il comunicato Notav

Grande giornata di lotta quella di oggi sui sentieri di Giaglione. Tantissimi giovani, di cui molti per la prima volta in Val di Susa, sono arrivati questa mattina al campeggio di Venaus per partecipare a questi tre giorni di lotta organizzati dal movimento No Tav.

In centinaia si è partiti dal campo sportivo e ad aprire il corteo uno striscione che recitava “La vostra ripartenza uccide! No Tav: reddito, salute e servizi”. Ad accompagnarlo diversi cartelli raffiguranti i responsabili dell’attuale crisi economica che stiamo vivendo in conseguenza all’emergenza Covid-19, che ha messo in luce le grandi problematiche che da anni attraversano il Paese: ingenti tagli alla sanità, distruzione dei diritti sul
lavoro e sfruttamento dei territori. Conte, Cirio, De Micheli e Bonomi sono solo alcuni dei nomi di coloro che oggi, nonostante tutto, continuano a voler investire nelle grandi opere inutili a discapito di politiche e servizi a tutela di tutta la popolazione.

La passeggiata di oggi aveva l’obiettivo di raggiungere il Presidio Permanente dei Mulini e, come sempre, sul sentiero principale il cancello a sbarrare la strada a chiunque volesse passare.

Cori e battitura al jersey hanno accompagnato l’arrivo del corteo fino a che le forze dell’ordine, a protezione del cantiere, hanno deciso di provare a respingere i manifestanti con un fitto lancio di lacrimogeni. La determinazione dei No Tav ha fatto sì che di fronte al fumo urticante si decidesse comunque di andare avanti e resistere. Ad ogni lancio di lacrimogeno si è risposto con fuochi d’artificio, alcuni flessibili hanno tagliato parte dell’inferriata, mentre due funi, attaccate al cancello con dei rampini, sono state tirate con il tentativo di ribaltarlo. Ma l’impianto di sicurezza organizzato dalla Questura – questa volta – ha resistito. Sono però state ore di grande lotta gioiosa, dove tutti e tutte, con grande generosità, hanno contribuito alla riuscita della giornata.

Nel frattempo i No Tav che presidiano il territorio dei Mulini, sono scesi alle recinzioni del cantiere dove, tra cori e battiture, hanno tenuto occupate le forze dell’ordine, che hanno cercato di dissuadere i resistenti utilizzando l’idrante, ma questo non li ha fatti minimamente desistere.

Una grande giornata che ha riconfermato la risolutezza del movimento No Tav, la sua rabbia contro chi occupa e usurpa il territorio, difendendo chi porta avanti il sistema Tav deturpando l’ambiente e sprecando ingenti risorse economiche che oggi più che mai andrebbero direzionate verso i reali bisogni della popolazione.

A partire da queste importanti motivazioni, invitiamo tutte e tutti a partecipare all’assemblea No Tav che si terrà domani (domenica 19 luglio) alle ore 14.30 al Presidio di Venaus, dal titolo “Prospettive tra ecologia, difesa dei territori e lotte globali”.

La serata poi ha visto la proiezione, con la presenza di una delle due registe, di “Soggetti pericolosi”, documentario indipentente sugli internazionalisti perseguitati dalla procura torinese, “colpevoli” di aver combattuto l’Isis e sostenuto l’esperienza rivoluzionaria nel Rojava. Un documentario interessante per comprendere l’esperienza di chi ha visto con i propri occhi e sostenuto la rivoluzione confederale e sulla strumentalità con cui questa esperienza viene usata nei tribunali nostrani per reprimere il dissenso, come nel caso di Eddi a cui è stata applicata la misura di sorveglianza speciale. Infine la giornata si è conclusa con una serata danzante.

https://www.notav.info/post/tre-giorni-di-lotta-no-tav-diario-del-sabato-passeggiata-in-clarea/attachment/109585282_3553477664686871_229753072553219527_n/

Il poeta rivoluzionario Varavara Rao positivo al CoViD19, un tentativo di assassinio in carcere annunciato!

Il poeta rivoluzionario militante Varavara Rao, incarcerato per i fatto di Elgar Parishad, è risultato positiva a test Covid-19.
Rao e altri otto attivisti sono stati arrestati perchè presunti responsabili degli incidenti di collegamento Elgar Parishad, inizialmente indagato dalla polizia di Pune e successivamente trasferito alla National Investigation Agency. L’accusa è che i discorsi incendiari fatti al raduno di massa di Elgar Parishad tenutosi a Pune il 31 dicembre 2017, secondo la polizia, hanno scatenato le violenze del giorno successivo preso il mausoleo di guerra di Koregaon-Bhima alla periferia occidentale della città di Maharashtra.
Solo lunedì scorso Rao, 81 anni, era comparso davanto all’Alta corte di Bombay richiedendo la libertà su cauzione per l’aggravamento delle condizioni di salute e i rischi derivanti dalla pandemia COVID-19, ma la richiesta è stata rigettata.
Lo stesso 13 luglio Rao è stato portato in ospedale dal carcere centrale di Taloja e ricoverato nel dipartimento di neurologia dopo aver lamentato di vertigini.
Il 14 il sovrintendente del JJ Dr. Sanjay Surase ha affermato che dovevano essere condotti alcuni test e indagini, senza rivelare ulteriori dettagli.
I familiari avevano lanciato l’allarme l’11 luglio, dopo l’ultima telefonata ricevuta, riferendo che Rao era stato incoerente e delirante, raccontando dei funerale dei suoi genitori, tenutisi, rispettivamente 40 e 60 anni fa.
Il ricorso di Rao contro il rifiuto della libertà su cauzione per ragioni di salute avrebbe dovuto tenersi oggi.