Strage nelle carceri in Campania, due suicidi in sole 48 ore

Già sei casi nel 2020 nella Regione, 29 in tutta Italia

Due suicidi in 48 ore nelle carceri campane. E dall’inizio dell’anno la conta nella regione arriva a sei morti. L’ultimo nel carcere di Poggioreale a Napoli. Di ieri invece la notizia di un altro uomo che si è tolto la vita a Santa Maria Capua Vetere, il carcere nel casertano già teatro di numerose proteste e di un altro suicidio lo scorso maggio. A confermarlo i Garanti dei detenuti della Regione e della città di Napoli Samuele Ciambriello e Pietro Ioia.

Sono 29 i detenuti che in tutto il territorio nazionale si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno. Negli istituti di pena si continua a muorire per suicidio 13,5 volte di più che all’esterno del carcere. Il numero di detenuti nelle carceri italiane è sceso del 13,9%, arginare il problema del sovraffollamento dunque non basta a contrastare il malessere della vita in carcere. Alfonso Fresca si è tolto la vita nel carcere napoletano a 39 anni. Luigi Rossetti detto “Ginetto” aveva 40 anni. È stato trovato impiccato nella sua cella del carcere di Santa Maria Capua Vetere. Lo scorso cinque maggio nello stesso istituto si era tolto la vita Lamine H., algerino, nato nel giugno del 1992.

Per il Garante Regionale Samuele Ciambriello e quello Metropolitano di Napoli Pietro Ioia “anche se i suicidi sono ascrivibili a diverse motivazioni, il carcere continua ad uccidere. Pertanto chiediamo al Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria e al responsabile dell’Osservatorio Regionale della Sanità Penitenziaria un incontro urgente tra più soggetti coinvolti nel mondo penitenziario per evitare che in questo periodo la solitudine e il vuoto trattamentale uccidano più di una pandemia. Il congelamento delle attività di risocializzazione, di volontariato, e di reinserimento, la diminuzione dei contatti con i propri affetti ha prodotto un evidente senso di abbandono e arrendevolezza”.

Da Il riformista

Per Manu, per Juan, per un’autodifesa collettiva

Riceviamo e pubblichiamo questo appello di anarchiche e anarchici per un presidio di solidarietà:

*Mercoledì 22 luglio, alle ore 13,00, presso il tribunale di Brescia, si
terrà il processo di appello contro Manu*. Arrestato nel maggio del 2019,
detenuto in carcere fino al marzo del 2020 e tutt’ora agli arresti
domiciliari, il 22 novembre scorso Manu è stato condannato a 3 anni e 2
mesi con l’accusa di aver aiutato Juan durante la sua latitanza. Con un
precedente tanto strampalato quanto grave, il tribunale di Brescia non gli
ha contestato solo “procurata sottrazione alla pena”, ma anche
“favoreggiamento” con l’aggravante di “terrorismo” perché Juan, uccel di
bosco per una serie di definitivi legati soprattutto alla lotta contro il
TAV in Valsusa, è stato arrestato dopo più di due anni di latitanza con
l’accusa di aver attaccato la sede della Lega di Treviso, procedimento di
cui nessuno – né Juan né tanto meno Manu – poteva essere a conoscenza. Se
in anni recenti ben di rado è successo che chi offriva ospitalità o aiuto a
un latitante venisse arrestato, è la prima volta, ci sembra, che al
“favoreggiamento” si aggiunge l’aggravante di “terrorismo”, in questo caso
con un salto logico assai ardito. Si tratta di un attacco ben preciso alla
solidarietà, di un monito a chiunque in futuro decidesse di dare una mano
ai ricercati, ai fuggiaschi, ai clandestini, contrapponendo alla legge la
pratica del mutuo appoggio, le regole – antiche quanto il mondo – di una
comunità che si apre senza chiedere i documenti, lo slancio generoso che
unisce chi sfida l’autorità e le sue ingiustizie. Visto che in tante e
tanti potrebbero trovarsi nella situazione di Juan – come già milioni di
esseri umani, per motivi diversi, vivono e si spostano braccati dalla
polizia perché non hanno in tasca un determinato pezzo di carta –, ribadire
forte e chiaro che la solidarietà è cosa buona e giusta non è solo un gesto
di vicinanza a Manu (e a Juan), ma un elemento di autodifesa collettiva.
Quel *mondo sotterraneo* in cui leggi e polizia non riescono ad entrare è
proprio il tessuto etico che ha scritto le pagine più belle dell’umanità
ribelle, che ha permesso – e ancora permette ai quattro angoli del Pianeta
– ai movimenti rivoluzionari di tenere duro. In quella *storia* *bandita* è
ancora inscritto il nostro futuro.

*Per queste ragioni, e altre ancora, invitiamo compagne e compagni, amici e
solidali, a una presenza di appoggio fuori del tribunale di Brescia,
mercoledì 22 luglio, dalle ore 12,30. *

*anarchiche e anarchici *