Soccorso Rosso Proletario

Soccorso Rosso Proletario

Un incontro a Roma con Silvia Baraldini e migranti in lotta utile alla conoscenza e al confronto – l’intervento di SRP

All’incontro in piazza c’erano circa 60 compagni/e, in gran parte di area anarchica, e con presenza di compagni migranti. E’ intervenuta Silvia Baraldini, con la quale pensiamo sia utile, per tutte le realtà di soccorso rosso proletario, organizzzare incontri su USA e repressione anche nel nostro paese.

Particolarmente interessante l’intervento di un migrante della tendopoli di S. Ferdinando, che ha parlato delle lotte portate avanti, della repressione, delle terribili condizioni che vivono nelle tendopoli e nei ghetti della Piana di Gioia Tauro e che sono state ulteriormente aggravate durante il lockdown, sia per i controlli e la militarizzazione per cui non potevano né entrare né uscire, sia per la mancanza di un medico che andasse a visitarli in caso di bisogno, sia per le condizioni igienico sanitarie, impossibili già prima del lockdown. Ha parlato criticamente della sanatoria, che non risolverà i problemi della maggior parte di loro, ma ha anche evidenziato che questa comunque non è scesa dall’alto, ma anche quel minimo è stato conquistato con la lotta. Molto critico nei confronti di sindacati e associazioni per il ruolo che hanno avuto nella mediazione, al ribasso, delle loro rivendicazioni : documenti, casa, lavoro per tutti. Ha denunciato come la polizia, lo stato hanno cercato di isolare i più combattivi, allontanandone una ventina, e anche con fogli di via e denunce ai solidali. Sull’intervento di Silvia e delle sue risposte alle domande che le sono state rivolte ne parleremo successivamente, risentendo la registrazione – Pubblichiamo poi l’intervento fatto dalla compagna di Soccorso Rosso Proletario

Ringrazio innanzitutto le compagne e compagni di rete evasioni e di campagne in lotta per l’invito e l’organizzazione di questo incontro con Silvia Baraldini, il cui il cui contributo sia in termini di analisi che di esperienza è senz’altro prezioso, soprattutto in questa fase. Sono qui per portare il sostegno di soccorso rosso proletario al movimento di rivolta popolare e proletaria che attraversa gli USA da diverse settimane, contro la brutalità poliziesca, il razzismo di Stato, l’imperialismo Usa, il capitalismo, che reprime e incarcera le masse popolari sul fronte della guerra interna, le bombarda e ne invade i territori all’esterno. La rivolta in corso negli Stati Uniti, per il peso che hanno gli USA nel mondo, è estremamente importante per tutto il mondo. Così anche la repressione che i compagni e le masse americane devono affrontare è un problema che interessa e coinvolge i compagni e le masse oppresse di tutto il mondo e noi esprimiamo loro il massimo sostegno e solidarietà. Trump ha attaccato direttamente gli antifa accusandoli di terrorismo, ogni forma di ribellione, che sia di difesa o di attacco, da parte delle masse americane, viene immediatamente ricondotta ad una forma di organizzazione armata latente. Questa visione fascio imperialista suprematista di Trump che vede dietro ogni forma di rivolta lo spettro dell’insurrezione, mostra in realtà il timore della borghesia di perdere il potere e l’estrema acutizzazione delle contraddizioni in seno alla classe dominante.

Ora noi sosteniamo il movimento di massa, ma riteniamo che senza la lotta armata, senza la creazione di un vero partito della rivoluzione che raccolga criticamente, aggiornandola, l’esperienza storica del black panther party, il movimento di massa e le rivolte possano servire solo al ricambio del presidente di turno.
Nel nostro paese la repressione di Stato colpisce lotte proletarie, in particolare quelle dei migranti della logistica e dei campi di braccianti, movimenti rivoluzionari, anarchici e avanguardie comuniste. Colpisce i prigionieri protagonisti delle rivolte nelle carceri che hanno pagato con il sangue per una giusta lotta.
Alcuni di loro già sono accusati di reati gravissimi, come quello di devastazione e saccheggio, per aver partecipato alle rivolte. Per loro, i loro famigliari e solidali è stato addirittura invocato il 41 bis. Adesso quel minimo sindacale che hanno ottenuto mettendo il gioco i loro corpi vogliono strapparglielo, come ad esempio le videochiamate.
Pensiamo sia necessario un nuovo organismo nazionale unitario di solidarietà. Questa è la proposta che il Soccorso rosso proletario ha rilanciato, il 19 giugno di quest’anno, nelle iniziative per la giornata internazionale dei prigionieri comunisti e rivoluzionari nelle carceri dell’imperialismo. In queste iniziative abbiamo portato, oltre alle campagne di solidarietà internazionale e internazionalista per la liberazione di George Ibrahim Abdallah e di tutti i prigionieri politici nel mondo, dalla Turchia all’India, la volontà di costruire un’assemblea nazionale contro il carcere e la repressione anti proletaria. Proponiamo il 26 settembre a Milano per questa data e rivolgiamo ai presenti questo invito / proposta.

Riceviamo e condividiamo: La Vampa non si sgombera

10/07/20 Napoli

LA VAMPA NON SI SGOMBERA: A(R)MIAMOCI!
Domenica h19.30 a piazza San Domenico chiamata alla solidarietà contro ogni sgombero e la repressione!

Il momento è perfetto: mercurio è retrogrado, il lockdown è stato dichiarato finito, almeno fino a quando non dovrà ricominciare, ed ecco che si affrettano ricchi e nordici proprietari e i vili personaggetti in divisa a bussare alla nostra porta, per indicarci la via d’uscita: sia mai che ci trovassimo ancora a cospirare contro capitalismo, stato e patriarcato all’alba di una nuova pandemia.
Le persone sembrano affette da un’amnesia collettiva, la movida nelle strade, i ristoranti pieni, gli annunci sulle spiagge migliori in cui trascorrere le vacanze, insomma il grande ritorno alla “normalità” va in scena! A noi questo spettacolo fa schifo, non ci abbagliano le luci di scena e non ci dimentichiamo delle città militarizzate, dello stato di polizia nel quale abbiamo vissuto e ancora viviamo, delle morti annunciate nelle fabbriche, nelle carceri, nei cpr, nei ghetti e nelle rsa, non ci dimentichiamo di quel becero nazionalismo e paternalismo del “andrà tutto bene” dietro il quale si è tentato di nascondere l’esplicitarsi di un sistema al collasso di cui sempre le stesse e gli stessi pagano il prezzo e soprattutto non ci dimentichiamo delle rivolte e delle lotte che non si sono piegate, né spente nonostante la morsa della repressione.
Noi non ci siamo fermate, abbiamo caparbiamente perseverato nella nostra vita libera insieme, abbiamo ballato e cantato alla faccia di questa imposta depressione, abbiamo continuato a costruire relazioni, a prenderci cura le une delle altre, a immaginarci altri scenari possibili, a coltivare melanzane, pomodori rabbie e amori!
È a partire da questa forza che risuona dentro e fuori di noi, questa forza e bellezza che si espande oltre le quattro mura di uno spazio fisico, che ci prepariamo con una grande presa bene ad un’estate bollente…insomma, perché aspettare un autunno caldo?
Vediamo chiaramente la connessione tra l’ennesima ondata repressiva che si sta abbattendo sulle vite di tante compagne e compagnx e il tentativo di sgomberare gli spazi dove noi viviamo e resistiamo. Mentre la lotta e la solidarietà vengono incarcerate e denunciate, ancor più abbiamo bisogno di spazi femministi come questo dove ci si organizza tra compagne e compagnx per contrattaccare.
La Vampa non si sgombera, perché il femminismo non si sgombera. Quello che sentiamo minacciato non è solo questo spazio che per noi è casa, ma tutte le esistenze non conformi, dissidenti e resistenti. Sotto attacco sono il desiderio e il bisogno vitale di autodeterminarsi e lottare contro questo stato di cose che non ci contempla, contro l’eteropatriarcato, il capitalismo e lo stato. Lotta e resistenza che vanno ben oltre noi e queste quattro mura.
Lo avevamo detto, lo ribadiamo: noi da qui non ce ne andiamo, questo è solo l’inizio.
Resilienti come le blatte, infestanti come i rovi, proliferanti come le zoccole in città!

Casa Femminista Occupata La Vampa

P.S.: e che sia chiaro: “la nostra passione per l’astrologia è molto più forte di ogni polizia”

la magistratura conferma le condanne agli attivisti notav – denuncia e solidarietà di srp

Tav, la Cassazione: «Gli attacchi al cantiere non hanno valore sociale»

Così la sentenza che ha confermato la condanna di sette attivisti e simpatizzanti No Tav per episodi avvenuti la sera del 17 luglio 2011 nel corso di una manifestazione

I reati commessi durante un attacco al cantiere del Tav in Valle di Susa non meritano attenuanti legate ai «motivi di particolare valore morale» o «sociale». È quanto si ricava da una sentenza con cui la Cassazione ha confermato la condanna di sette attivisti e simpatizzanti No Tav per episodi avvenuti la sera del 17 luglio 2011 nel corso di una manifestazione: alcuni partecipanti danneggiarono dei betafence che erano stati sistemati per proteggere l’accesso al perimetro del futuro cantiere della Torino-Lione nella zona della centrale elettrica di Chiomonte.
Motivi sociali
«I fatti oggetto del processo – ha spiegato la Corte – che sono espressione della volontà di opporsi alle forze dell’ordine, alla esecuzione di un’opera pubblica, ovvero di riprendere il controllo di una parte del territorio dello Stato, non possono considerarsi direttamente funzionali all’affermazione di motivi sociali genericamente condivisi quali il diritto all’ambiente o il diritto alla salute».
Reato prescritto per figlio ex magistrato
Un ottavo imputato, figlio di un magistrato torinese ora in pensione, era accusato di resistenza a pubblico ufficiale per avere rivolto un puntatore laser verso gli occhi di un poliziotto: per lui il reato è stato dichiarato prescritto.

soccorso rosso proletario all’incontro di oggi a roma con silvia baraldini

siamo per sostenere tutti i compagni colpiti dalla repressione accusati di ‘antifascismo ‘ nel quadro della della visione fascioimperialista e suprematista di Trump che vede dietro ogni ribellione, lo spettro dell’insurrezione
noi sosteniamo il movimento di massa, ma riteniamo che senza la lotta armata , senza la creazione di un vero partito della rivoluzione, che raccolga criticamente aggiornandola l’esperienza storica del Black Panther party , il movimento di massa e le rivolte serva solo al ricambio del presidente di turno
nel nostro paese la repressione di stato colpisce lotte proletarie in particolare quelle dei migranti della logistica e dei campi dei braccianti, movimenti rivoluzionari, avanguardie comuniste
serve un nuovo organismo nazionale unitario di solidarietà , questa è la proposta di Soccorso Rosso Proletario rilanciata il 19 giugno di quest’anno nel corso delle iniziative per la giornata internazionale dei prigionieri comunisti e rivoluzionari nelle carceri dell’imperialismo
vogliamo realizzare – data proposta 26 settembre 2020 Milano – una assemblea nazionale di tutti coloro che si occupano di carcere e repressione antiproletaria

Irlanda – manifestazione contro l’estradizione di Liam Campbell

06/07/2020

 si è tenuta sabato la manifestazione a dublino contro la sua estradizione

Samedi 4 juillet, une manifestation s’est tenue devant l’ambassade de Lituanie à Dublin pour protester contre extradition programmée de Liam Campbell vers la Lituanie. Liam Campbell est un ancien membre du conseil de l’IRA Véritable. Il a été emprisonné pendant 8 huit ans pour appartenance à cette organisation. En mai 2009, il a été arrêté à la suite de l’émission d’un mandat d’arrêt européen à la demande des autorités lituaniennes, où il était recherché dans le cadre d’une enquête sur du trafic d’armes. Notons qu’il n’a jamais mis les pied dans ce pays.

Campbell est resté en prison pendant quatre ans et a été libéré en 2013 à la suite de la décision du Belfast Recorders Court de refuser l’extradition. Un troisième mandat d’extradition a été émis par l’État lituanien également en août 2013 et gardé en réserve pendant 3 ans, avant d’être envoyé à Dublin. En décembre 2016, Liam Campbell a été arrêté pour la troisième fois. L’extradition. Celle-ci devrait avoir lieu sur ordonnance de la Haute Cour de Dublin le lundi 13 juillet 2020.
Manifestation contre l'extradition de Liam Campbell
Manifestation contre l’extradition de Liam Campbell

SCIOPERO DELLA FAME, AUTOLESIONISMO E TENTATE RIVOLTE NEL CPR DI GRADISCA

Loro mi hanno cambiato la vita e la testa. Ti fanno andare fuori di testa. Rovinano la gente, ti fanno cose brutte […]. Vedo alla telecamera mia madre e piange, la mia compagna e piange, tutti stanno male per me. […] Vedo solo brutto ormai, faccio una cosa brutta, sono stufo, non ce l’ho più la forza”.

A parlare è un giovane ragazzo, chiuso nel CPR di Gradisca, ci racconta di essere papà di una figlia di 4 mesi che non è mai riuscito a vedere e che non è nemmeno mai riuscito ad avere colloqui di persona con la compagna. Ci dice che da 3 giorni è in sciopero della fame con altre persone nel CPR di Gradisca, chiedono la loro liberazione immediata, perché non c’è nessuna ragione per cui siano tenuti lì dentro. “Non voglio più mangiare, voglio morire, mi hanno fatto male per niente“, dice un altro. Le voci dei reclusi ripetono di stare male, di non avere indumenti per cambiarsi di essere trattati come ratti e raccontano dei continui autolesionismi e accessi in pronto soccorso. Raccontano di stare chiusi in gabbia, al caldo, ci dicono che alcune volte ci sono dei piccoli incendi, come l’altro ieri sera, e che questi vengono presto bloccati.

Dopo mesi di Covid i rimpatri sono fortunatamente ancora bloccati, ma posti atroci come il CPR di Gradisca continuano esistere. Dentro ci finisce chiunque capiti sotto tiro nel momento sbagliato, purché migrante e con problemi con i documenti. Tra le persone con cui abbiamo parlato c’è chi ci ha detto di esserci capitato dopo essere andato in questura a sollecitare la residenza, chi perché ha ricevuto un controllo per strada, chi perché uscendo dopo un mese in prigione si trova una camionetta ad aspettarlo per prolungare la sua detenzione.

Storie il cui senso può essere visto solo nella macchina del ricatto usata per lo sfruttamento della mano d’opera migrante e di cui il CPR ne è un ingranaggio punta. Perché nel piccolo e nel personale di ognuna di queste storie, un senso logico non c’è. Benché si cerchi di dipingere i reclusi come criminali si tratta di persone che per puro caso o sfortuna vengono inviate ad impazzire nel CPR, un posto inaccettabile, inattaccabile, ignifugo, senza socialità, dove le persone vengono chiuse in gabbie e dove spesso non gli rimane che tagliarsi letteralmente il corpo dal dolore. Se poi vengono anche davvero deportate nel paese d’origine, allora per molte, che ormai hanno una vita in Italia, nel migliore dei casi è come se un mondo intero gli crollasse addosso.

Che crollino le mura del CPR di Gradisca!

La foto è recente e ci è stata inviata dall’interno dicendoci che è il braccio di uno dei detenuti nel CPR di Gradisca, una delle tante braccia tagliate lì dentro.

Da nofrontierefvg.noblogs.org