Carcere S. M. Capua Vetere: il ministero della Giustizia rivendica la spedizione punitiva mentre è in corso l’inchiesta penale per i pestaggi subiti dai detenuti

,la verità dei pestaggi e delle torture è ben documentata dai video.

non bastano certo denunce e invettive – soccorso rosso proletario invita i compagni e compagne a lavorare sodo per costruire le condizioni di una mobilitazione permanente e prolungata che possa ottenere dei risultati concreti contro governo e autorità carcerarie

auspichiamo che i prossimi convegni annunciati a napoli e milano per 7-8 novembre servano ad andare avanti su questa strada

 

Il sottosegretario alla Giustizia Ferraresi trasforma la spedizione punitiva del 6 aprile in un’azione legittima. Ma la ricostruzione ufficiale contraddice le testimonianze e le riprese video. Il ministro Bonafede tace

la “spedizione punitiva” seguiva le proteste per la gestione dell’emergenza Covid-19 scoppiate all’inizio di marzo 2020, contestualmente in numerosi istituti penitenziari in tutta Italia, e il 5 aprile 2020, alla notizia del primo detenuto positivo nel carcere campano, ha coinvolto circa 150 detenuti; il 6 aprile 2020 i detenuti ottengono un colloquio con il magistrato di sorveglianza Marco Puglia; il pomeriggio stesso, arriva un contingente di 300 agenti penitenziari provenienti dall’esterno per una “perquisizione straordinaria” che darà luogo agli episodi di violenza riportati sopra; molti degli agenti avevano il volto coperto dal casco, da foulard o mascherine, rendendone difficile l’identificazione dai video».

I video, agli atti dell’inchiesta, mostrano minuto per minuto l’azione fuori da ogni regola del battaglione di agenti.

Finalmente dopo il lungo silenzio, il governo ha dovuto prendere una posizione ed è stata chiarissima. Il sottosegretario Vittorio Ferraresi ha definito quella perquisizione «doverosa azione di ripristino di legalità e agibilità dell’intero reparto».

la nuova espansione della pandemia viene trasformato da stato e governo in nuovo strumento di repressione e divieti che colpiscono lotte e manifestazioni

soccorso rosso proletario fa appello alla massima opposizione a ogni divieto di manifestazioni e sciopero

soccorso rosso proletario è per l’unità delle lotte proletarie e delle lotte su carcere e repressione

come rafforzare e potenziare questa strada è al centro della discussione nell’incontro nazionale dell’8 novembre a milano

info, contatti adesioni

srpitalia@gmail.com

srp@inventati.org

 

Battisti nel carcere di Rossano – persecuzioni vessatorie inaccettabili

Uno Stato di diritto – quale la Repubblica italiana pretende di essere – si valuta per quel che accade nelle sue prigioni. Ossia in quei luoghi dove, al netto dei frequenti errori giudiziari, vengono privati della libertà coloro che hanno violato le leggi.

Uno Stato di diritto si distingue dalla “giustizia tribale” perché garantisce uniformità alle propri stesse leggi nel trattamento dei detenuti. Uno Stato che lascia i singoli detenuti all’arbitrio dei custodi, o peggio ancora indica loro in che modo ridurre a nulla i margini di vita dei detenuti, con misure “ad personam” che neanche il fascismo storico riuscì a escogitare con tale frequenza e ferocia, non è evidentemente uno Stato di diritto.

La Repubblica italiana non lo è. Decidete voi da quando, perché la storia è lunga…

*****

Si trova in regime di isolamento dove gli hanno tolto il pc che prima, al carcere sardo di Massama dove era recluso in alta sorveglianza, poteva utilizzare per motivi di studio e lavoro. Non solo. Gli hanno bloccato tutta la corrispondenza in entrata e in uscita, ad oggi i suoi cari non hanno avuto la possibilità di effettuare un colloquio visivo e, come


se non bastasse, sono stati trattenuti – quando in precedenza invece erano ammessi – diversi pacchi inviati dai familiari.

Parliamo di Cesare Battisti, trasferito dal carcere sardo a quello calabrese di Rossano Calabro da una ventina di giorni. A segnalare alle autorità competente i diritti, di fatto, violati è l’associazione Yairaiha Onlus.

«Abbiamo appreso – si legge nella missiva dell’associazione – dagli avvocati di Cesare Battisti (Maurizio Nucci, Davide Staccanella e Sollai) che da quando è arrivato nel carcere di Rossano, all’incirca 20 giorni fa, il detenuto è sottoposto ad una serie di misure che vanno a violare il divieto di regresso trattamentale costituzionalmente e convenzionalmente garantito».

Tali restrizioni sembrano dei veri e proprio accanimenti del tutto ingiustificati. Come mai? Eppure i magistrati di esecuzione, nel rigettare la richiesta dell’avvocato di concedere i 30 anni di reclusione, così come sottoscritto dall’Italia con il Brasile, hanno stabilito che Cesare Battisti non deve essere sottoposto a regimi speciali, ma a quello ordinario, perché i fatti risalgono al 1979.

Quindi gli stessi magistrati hanno stabilito che non debba essere sottoposto ad alcun regime differenziato rispetto ai detenuti comuni. Eppure il ministero ha deciso, a suo insindacabile giudizio, che Battisti va tenuto in regime di alta sorveglianza. Oppure, in alternativa – così come è poi accaduto con il trasferimento -, di mandarlo al carcere di Rossano, insieme ai terroristi islamici.

A che pro?

Come detto, l’associazione Yairaiha denuncia alle autorità nero su bianco che a Battisti «gli è stata revocata la possibilità di utilizzare il pc precedentemente autorizzato per motivi di studio e lavoro, inoltre gli è stata notificata la censura della posta ma, di fatto, gli è stata bloccata pressoché tutta la corrispondenza in entrata e in uscita e non tutta notificata. Dai pacchi inviati dai familiari sono stati trattenuti diversi generi, anche questi precedentemente ammessi».

Prosegue denunciando che «i familiari hanno già fatto ben 2 richieste per poter effettuare colloquio visivo, rispettivamente in data 2 e 9 ottobre ma, ad oggi, non hanno ricevuto alcuna risposta».

Anche la comunicazione con gli avvocati viene ostacolata, perché pare che la direzione non autorizzi le chiamate verso i cellulari degli avvocati. «Questo aspetto – sottolinea l’associazione – appare paradossale soprattutto in questo momento di limitazioni di movimento per tutta la popolazione e dal momento che, proprio in questi mesi, la comunicazione nelle carceri si è (finalmente) adeguata ai tempi».

Yairaiha ritiene che alcune violazioni della legge penitenziaria siano palesi e vanno a incidere negativamente sui diritti del detenuto.

«Si prega pertanto – si rivolge l’associazione al Dap e al ministero della Giustizia – di voler verificare quanto rappresentato, ognuno per le proprie competenze, al fine di garantire che i diritti del sig. Battisti siano garantiti a Rossano Calabro come a Oristano o in qualsiasi altro istituto penitenziario».

Da ricordare anche che Battisti, 65enne, è affetto da varie patologie, comprese quelle polmonari. Il covid 19, che ha fatto capolino anche al carcere calabrese, è letale per chi ha condizioni preesistenti di determinate malattie.

Resta sullo sfondo la ratio della necessità di tali misure restrittive che gli stessi magistrati non hanno indicato. C’è il rischio che riprenda la lotta armata quando il suo ultimo, seppur indicibile reato è stato commesso nel lontano 1979?

* da Il Dubbio

il convegno a Napoli sul carcere riceve il nostro massimo interesse e appoggio – avevamo già deciso da diversi giorni di tenere l’incontro nazionale promosso da soccorso rosso proletario per la data dell’8 novembre a Milano, all’interno di un convegno anni 70 che comportava la presenza di alcuni compagni di soccorso rosso proletario da diverse città a milano per il 7 e 8 novembre e sapevamo che il convegno di Napoli avrebbe avuto luogo nella settimana precedente 31/1 novembre – manderemo certamente un saluto e un intervento al convegno di napoli e chiediamo alle realtà organizzate presenti a napoli di valutare la possibilità di essere presenti anche all’incontro indetto a Milano – in ogni caso consideriamo questi due appuntamenti in sintonia con l’obiettivo unire nella lotta tutte le realtà che si occupano di carcere, prigionia politica e repressione