Contro l’estradizione di Vincenzo Vecchi, mobilitazione davanti al tribunale di Angers (Francia)

Dimostrazione di sostegno a Vincenzo Vecchi davanti alla Corte di Appello di Angers, venerdì. Foto Théophile Trossat for Liberation

Francia. Vincenzo Vecchi di nuovo in Tribunale contro la sua estradizione. La sentenza della Corte di Appello di Angers è attesa per il 4 novembre.

Da Contropiano

Vincenzo Vecchi, militante anticapitalista e antifascista, torna oggi (venerdì 2 ottobre) in Tribunale, ad Angers. Accusato di “devastazione e saccheggio” durante le manifestazioni di Genova del 2001 e di partecipazione ad una manifestazione anti-fascista non autorizzata a Milano nel 2006, Vincenzo Vecchi è stato arrestato l’8 agosto 2019 in Bretagna e imprigionato per tre mesi nei pressi di Rennes.

Rilasciato nel novembre 2019 sulla base dell’irregolarità di uno dei due mandati d’arresto europei (MAE) che aveva portato al suo arresto, è stato poi rinviato in appello lo scorso dicembre dalla Cassazione che di fatto ha annullato la sentenza di rilascio della Corte di Rennes.

La Cassazione di Parigi ha confermato la condanna di Vincenzo Vecchi a 12 anni e mezzo di carcere e l’Italia vuole la sua estradizione, confermando quella che è una vera e propria logica di vendetta e ritorsione contro chi ha osato sfidare il sistema.

Una condanna che il Comité de soutien à Vincenzo ritiene del tutto ingiustificata e sproporzionata: “Il reato per cui è stato condannato – devastazione e saccheggio – deriva dal Codice Rocco promulgato dal regime fascista”.

Quanto alla nozione di “concorso morale”, su cui si basa anche la giustizia italiana per condannare Vincenzo, essa implica che la sola presenza a una manifestazione permette di esprimere una condanna senza altre prove materiali: “In altre parole, Vincenzo è stato condannato solo per aver manifestato ed espresso le sue idee”.

Il 2 ottobre ad Angers, dove l’udienza è stata trasferita dalla Cassazione, il sistema giudiziario francese deve pronunciarsi sulla legalità dei mandati d’arresto europei che hanno portato all’arresto di Vincenzo Vecchi e quindi sulla sua estradizione in Italia.

La palese ingiustizia subita da Vincenzo ha provocato una forte reazione nel paese dove viveva e lavorava, Rochefort-en-Terre, ma anche in numerose altre città: Parigi, Nantes, Rennes, Marsiglia, Brest, ecc. Di recente, è nato anche un comitato molto attivo ad Angers, in vista della prossima sentenza.

A vent’anni dai fatti del G8 di Genova, la giustizia italiana continua a perseguitare Vincenzo, mentre tace sui crimini commessi dalle forze dell’ordine (centinaia di feriti, arresti arbitrari, torture nelle caserme, l’uccisione di Carlo Giuliani) e sulle responsabilità politiche di quelle violenze.

Nessuno dei responsabili di quella che è stata la “mattanza cilena” che ha avuto luogo nella scuola Diaz o nella caserma Bolzaneto ha pagato nulla in termini giudiziari, anzi alcuni hanno avuto brillanti carriere, come l’allora capo della polizia Gianni De Gennaro.

Il 22 settembre alcuni parlamentari hanno inviato una lettera al Ministro della Giustizia, Eric Dupont-Moretti, esprimendo la loro preoccupazione e denunciando “un sistema di giustizia penale eccezionale” e il fatto che i mandati d’arresto europei “si stanno sviluppando contro un numero sempre maggiore di attivisti politici”.

Ribadiamo il nostro sostegno militante a Vicenzo Vecchi, per la sua liberazione incondizionale ed immediata contro la procedura di estradizione verso l’Italia, continuando la nostra battaglia per l’amnistia sociale in opposizione alle persecuzioni giudiziarie e alle repressioni liberticide.