Carcere di Terni: 55 positivi al covid 19 – Sciopero della fame e battitura al grido di “Libertà, libertà”

La “bomba” è esplosa: sono – al momento – 55 i detenuti positivi nel carcere ternano di vocabolo Sabbione. Al conto va aggiunto un agente di polizia penitenziaria e altri possibili contagi che potrebbero emergere da ulteriori tamponi.

Agli allarmi diffusi nei giorni scorsi tramite il tam tam di “radio carcere” si erano aggiunte le denunce del Sarap, il Sindacato autonomo ruolo agenti penitenziaria, che aveva definito la casa circondariale di vocabolo Sabbione come un “lazzaretto”.

Ed è proprio il Sarap che oggi torna a sottolineare la necessità di “una gestione diversa da quella attuale, in quanto l’attuale reggenza sta dimostrando l’incapacità di gestire una situazione che può sfociare nel peggio. Non e concepibile tenere un numero così elevato di contagiati da Covid19 – dice Roberto Esposito, segretario nazionale del Sarap – senza dare le dovute distanze di sicurezza sia alla popolazione detenuta, ma ancor di più a chi sta svolgendo un compito istituzionale all’interno di un istituto penitenziario e far vivere con la paura di contagiare l’intera famiglia quando si termina il servizio e si ritorna ai propri affetti familiari”.

Il Sarap “urla all’amministrazione penitenziaria tutela per tutto il personale che è costretto a lavorare in situazione disagiate senza ricevere le dovute tutela che spettano. Infatti, il personale è costretto a procurarsi personalmente i dispositivi di protezione individuale perché la direzione di Terni non ha previsto alcuna tutela per chi viene impiegato in sezioni dove si trovano ubicati tutti detenuti affetti da Covid19, non riesce a garantire alcun distanziamento nei locali in comune adibiti al personale di polizia penitenziaria come la mensa agenti, mancano le postazioni dove reperire liquido igienizzante”.

Il sindacato chiede dunque “il turn over del personale, impiegando anche le cariche fisse, nella sorveglianza dei reparti Covid” ma sollecita anche “una urgente ispezione da parte degli uffici dipartimentali per ristabilire il giusto equilibrio e una gestione ottimale del carcere di Terni”.

Da ternitoday

Covid nelle carceri, da Bologna a Napoli contagi quasi raddoppiati in tre giorni

Da il fatto quotidiano

Dal carcere di Genova a quello di Poggioreale (Napoli), fino a Bologna, dove due detenuti hanno dato fuoco alla loro cella perché non volevano essere trasferiti nella sezione che accoglie i sospetti casi di Covid-19. In tre giorni l’andamento del contagio tra i detenuti nei penitenziari italiani è quasi raddoppiato (da 75 a 145 positivi) e continua a salire anche fra gli operatori, passati da 117 a 199. A fornire l’ultimo dato nazionale, aggiornato a lunedì 26 ottobre (ma in continuo aumento), è stato Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria, secondo cui sebbene la situazione nelle carceri “sia ancora sotto controllo”, il trend dei contagi “inizia a farsi molto preoccupante”. Nelle ultime ore è stato confermato che a Poggioreale ci sono quattro detenuti positivi al Covid-19 e altri sei in isolamento, a cui vanno aggiunti gli agenti di Polizia penitenziaria. E ieri sera, i detenuti del carcere Cantiello e Gaeta di Alessandria hanno protestato, sbattendo oggetti contro le grate delle celle.

LA PAURA DEGLI SCONTRI E I CONTAGI CHE AUMENTANO – Non è un caso se la bozza del pacchetto giustizia inserita nel decreto Ristori, nella parte dedicata alle misure per alleggerire le carceri e contenere il contagio, prevede che chi debba scontare condanne fino a 18 mesi, potrà farlo fuori dal carcere, grazie all’utilizzo del braccialetto elettronico. La norma non si applica, dunque, ai condannati per reati gravi, a chi è sottoposto a un regime di sorveglianza particolare e a chi ha partecipato alle rivolte nelle carceri. In questo contesto, la preoccupazione di operatori e sindacati è proprio quella che si arrivi agli scontri già avvenuti nel corso della prima ondata, durante i quali alla conta dei danni si è aggiunta quella ancora più drammatica delle vittime. Che i numeri del contagio stiano salendo in fretta lo dimostrano i dati di Uilpa Polizia penitenziaria. Lunedì 19, in 34 diverse carceri si contavano 71 positivi tra i detenuti e 112 tra gli agenti, l’11 ottobre erano ancora 35 i detenuti positivi al tampone e 61 i poliziotti.

LE SITUAZIONI PIÙ MONITORATE – Nel carcere di Pontedecimo, a Genova, sono saliti a sei i detenuti positivi al Covid. E sono positivi anche 3 agenti della penitenziaria, mentre altri 5 sono in isolamento fiduciario. Tanto che il segretario regionale della Uil Polizia penitenziaria, Fabio Pagani, per evitare l’espansione del contagio ha chiesto di “tamponare tutti”, poliziotti e detenuti e dichiarare il “coprifuoco”, oltre che “evitare qualsiasi forma di colloqui di presenza”, anche con avvocati e familiari e “attivare tutte le procedure a distanza anche per udienze in Tribunale”. A Pontedecimo ci sono 149 detenuti (80 uomini e 69 donne) e circa cento poliziotti penitenziari. “Non riusciamo a capire – ha spiegato Pagani – come mai ad oggi l’amministrazione penitenziaria non ha provveduto a sollecitare con urgenza l’Asl di competenza ad un celere intervento”. Così il sindacato ha scritto al presidente della Regione Toti (che ha mantenuto la delega per la Sanità) perché “si adoperi anche su una serie di ulteriori misure che riteniamo indispensabili: soprattutto immediati tamponi per tutti”.

Nel carcere di Poggioreale, a Napoli, quattro detenuti sono risultati positivi al tampone, in tre casi al loro ingresso in carcere dopo la convalida dell’arresto, mentre sarebbero altri quindici i contagi accertati tra agenti penitenziari, infermieri e paramedici. Una situazione che rischia di esplodere nella struttura che, stando ai dati più recenti del ministero della Giustizia, ospita circa 550 detenuti in più rispetto a quanti dovrebbe, arrivando anche a dieci persone in una stessa cella. Di fatto, i familiari dei detenuti hanno già organizzato una fiaccolata per venerdì, 30 ottobre. Contagi si registrano anche nel carcere di Saluzzo (Cuneo) e in quello de L’Aquila, dove Francesco Marrelli, segretario generale della Camera del Lavoro Cgil L’Aquila e Giuseppe Merola della Fp Cgil Abruzzo Molise avevano già inviato nei giorni scorsi una diffida agli organi sanitari e istituzionali, affinché si intervenisse per tutelare la salute dei lavoratori: “È inaccettabile che debbano effettuare tamponi a pagamento presso centri convenzionati”.

LA TENSIONE SEMPRE PIÙ ALTA – Nel carcere bolognese della ‘Rocco D’Amato’, invece, ieri pomeriggio due detenuti hanno dato fuoco alla loro cella. L’intera sezione è stata evacuata, mentre un agente di polizia penitenziaria e un altro detenuto della stessa sezione sono stati portati in ospedale. “Si è sfiorata la tragedia” ha commentato Domenico Maldarizzi, segretario nazionale della Uil Pa della Polizia Penitenziaria. Che la tensione sia alta lo dimostra anche il caso dell’agente di polizia penitenziaria Clotilde Armellini, ricoverata in terapia intensiva ad Alessandria. Giorni fa aveva pubblicato sui social network un video girato dal letto di ospedale, ma è stata costretta a cancellarlo a causa degli insulti dei negazionisti. “Al grave problema sanitario si aggiunge il problema sicurezza” spiega il segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria, De Fazio, secondo cui “le tensioni, probabilmente anche strumentalizzate da frange eversive, che stanno interessando molte piazze del Paese presto potrebbero, anch’esse, ‘contagiare’ le carceri”.

IL CASO DI TERNI – Poi c’è Terni, dove da giorni il Sarap (Sindacato autonomo ruolo agenti penitenziaria) parla di “lazzaretto” con 22 detenuti contagiati accertati nel carcere di Vocabolo Sabbione, ma le stime sarebbero ancora più alte, senza contare che si attende l’esito di circa duecento tamponi e che avrebbe contratto il virus anche un agente. E non è tutto. Perché a Terni desta molta preoccupazione la condizione dei detenuti, in quanto i contagi sono stati riscontrati nella sezione ad alta sorveglianza, quella dove il 19 ottobre scorso i detenuti hanno attuato per due settimane uno sciopero della fame “in solidarietà con gli anarchici imprigionati”. Due nomi su tutti: il romano Nico Aurigemma che, nell’ambito dell’operazione Bialystok, è stato arrestato a giugno scorso insieme ad altri personaggi ritenuti parte di una cellula eversiva anarco-insurrezionalista, che aveva come base il centro sociale Bencivenga Occupato, a Batteria Nomentana e lo spagnolo Juan Antonio Sorroche Fernandez che, primula rossa dell’anarco-insurrezionalismo, per l’Antimafia Veneta è l’autore del fallito attentato alla sede della Lega di Villorba, nel Trevigiano, nell’agosto del 2018. Insomma, una bomba a orologeria.

Palermo: la polizia carica chi protesta in piazza contro gli effetti dei decreti del governo

Non ha avuto nemmeno il tempo di partire il corteo che ieri sera a Palermo voleva dirigersi verso piazza Indipendenza, sede della Regione Siciliana, per protestare contro Musumeci e i decreti del governo, perché la polizia ha caricato i manifestanti a suon di manganello.

I decreti del governo Conte che dovrebbero arginare gli effetti della pandemia da coronavirus colpiscono nella sostanza soprattutto proletari e masse popolari, lavoratrici e lavoratori che perdono il lavoro e non hanno nemmeno la cassa integrazione, o quando ce l’hanno devono aspettare mesi e mesi… O colpisce ancora di più chi già era disoccupato, precario, e non riesce a pagare nemmeno l’affitto di casa…

La protesta di questa “piazza”, che rappresenta la rabbia, troppo spesso repressa, che si scatena rispetto alle condizioni attuali, è stata attaccata violentemente dalla polizia: dopo alcuni minuti di scontri, tra fumogeni e lancio di oggetti vari, i manifestanti hanno lasciato la piazza. Due manifestanti sono stati fermati dalla polizia.

È chiaro che quanto più la situazione si aggrava tanto più sarà necessario che i proletari, gli operai, i lavoratori e i precari di ogni settore, i senza casa e tutti coloro che ne subiscono gli effetti si prendano le piazze!

Una piazza che sia chiaramente ben distinta, perché distinti sono gli interessi di classe, dall’altra “piazza”, per esempio quella di ieri sera piena di un centinaio di commercianti e bottegai vari, sostenuti dai fascisti di Forza Nuova a Casapound che protestano perché non vogliono chiudere ristoranti, bar, palestre e vogliono “essere pagati”…

Comunicato del compagno Davide Delogu, in sciopero del vitto dal 26 ottobre

E’ un peccato non riuscire a leggere i vostri comunicati. Purtroppo, non potendo scrivere un contributo per la lotta, a causa del muro della censura che blocca, faccio uscire in questi pochi minuti le mie gioiose parole di complicità e tenacia tra noi prigionieri in lotta. Ritengo, infatti, importante la coesione come fattore di crescita della componente rivoluzionaria contro l’attacco del sistema penitenziario nella sua logica di seppellire, controllare e vessare

Una logica che porta avanti con metodi vessatori totalitari e attraverso una politica infame di aggressione con diverse forze autoritarie che agiscono come corpo unico per colpire più forte e per cercare di distruggerci.

Contro l’annullamento dell’umano e dei miei principi con la tipologia dell’isolamento nell’isolamento con il 14bis in cui mi trovo, la mia risposta è “guerra”. Io considero che se toccano a uno di noi toccano tutti e ritengo che il mutuo appoggio e la solidarietà combattiva, come sta avvenendo in questa battaglia, possa rafforzare anche noi come corpo che si unisce quando bisogna mettere a compimento l’attacco e contro-attacco al nemico che vorrebbe annientarci.

Da parte mia, nonostante tutto, è la conflittualità quotidiana che faccio esplodere contro le continue vessazioni e tutto ciò che esiste. Quindi nessuna pace. Oltre questo, continuo con il rifiuto di recarmi nel merdoso passeggio, lotta che dura già da mesi contro l’isolamento. Inizio lo sciopero del vitto dal 26 Ottobre, sciopero che lego allo sciopero del vitto dei compagni dell’As2 di Terni che hanno dato vita a questo percorso solidale di cui ne vado fiero, insieme a tutti gli altri compagni che partecipano nelle altre galere. Il mio sciopero dell’aria è illimitato mentre quello del vitto proseguirà oltre il 1 Novembre, che in 14bis è come se fosse un mezzo sciopero della fame, per esprimere il mio appoggio solidale allo sciopero della fame di Natascia contro la censura. Unisco i miei scontri contro l’isolamento in questo contesto di scioperi per esprimere quindi anche il mio appoggio solidale a Natascia. Il mio sciopero del vitto proseguirà oltre il 1 Novembre fino a quando Natascia non terminerà il suo sciopero della fame contro la censura.

Un abbraccio carico di forza di combattere a tutti i compagni e compagne che dentro stanno andando contro la brutalizzazione del sistema sbarrocratico fino ai suoi accanimenti prepotenti e con l’auspicio che anche fuori si pratichi la rabbia che esplode nella solidarietà diretta più libera di agire.

Presonerianarchicu Davide Delogu

Contrada Noce S. Nicola Agro’
95041 Caltagirone (CT)