Ferragosto nel CPR di Ponte Galeria

Nell’ultimo mese le proteste all’interno del centro di detenzione sembrano essere numerose, con diversi tentativi di fuga e un incendio avvenuto il 17 luglio. Al momento nel CPR sono reclusi 43 uomini e 9 donne.

4 giorni fa , sei uomini reclusi nel CPR di Ponte Galeria hanno provato a riconquistare la libertà fuggendo dai condotti dell’aria condizionata per raggiungere il tetto e scalare le mura. Solo una persona è riuscita a scappare mentre le altre 5 sono state fermate.

Per evitare altre fughe e incendi, probabilmente le condotte dell’aria sono state chiuse e i materassi sono stati tolti dalle brande. Fatto sta che oggi ci arrivano queste videodenunce da parte dei reclusi, costretti a dormire all’aperto per terra o sui tavoli e le panchine dove normalmente mangiano. Ma diamo la parola alle immagini girate tra venerdì 14 agosto e sabato 15 agosto 2020, nel centro di permanenza per il rimpatrio di Ponte Galeria a Roma

Le videodenunce dei reclusi:

 

Per un’assemblea nazionale contro carcere e repressione – Appello/proposta del srp L’Aquila

A fronte della crisi economico/pandemica, frutto del modo di produzione capitalista nella fase imperialista, il governo sfrutta le lezioni dell’emergenza per imporre le leggi e gli interessi dei padroni ed affinare le armi della repressione a tutti i livelli.

La Fase 2 per padroni e stato si è svolta all’insegna di leggi e provvedimenti liberticidi. Ai vari decreti e pacchetti sicurezza si sono aggiunte misure emergenziali, sanzioni e controllo sociale sempre più capillare, per impedire le lotte sociali e indebolire i movimenti di opposizione politica anticapitalista, antifascista, antirazzista e antimperialista.

Il cuore della repressione padronale e di Stato è stato l’attacco preventivo al diritto di sciopero in occasione della giornata internazionale delle donne in un quadro in cui, cancellare ogni forma di libertà di espressione, di manifestazione sindacale e politica, è stato gioco facile anche attraverso la militarizzazione di ogni aspetto della vita sociale.

Il diritto alla salute è stato usato dal governo durante il lockdown per garantire la sicurezza dei padroni, perché primario deve essere solo “lavorare per produrre profitto”. Quel profitto al quale sacrificare la sicurezza e la salute delle popolazioni e dei territori; la libertà di chi lotta contro le devastazioni, a quella dei mercati.

Ogni manifestazione di dissenso viene punita, sia attraverso multe comminate a proletari, sia con divieti assurdi, denunce, aggressioni, misure “cautelari”, arresto e carcere per punire la solidarietà proletaria, la solidarietà con le lotte dei migranti, per una vita dignitosa, contro i CPR, con le lotte di detenuti e detenute.

E nelle carceri, dove dal 8 marzo è esploso il conflitto, la repressione di stato ha causato il massacro di almeno 14 persone, torture, pestaggi, riduzione alla fame, umiliazioni, trasferimenti punitivi e ulteriore aggravamento delle già tragiche condizioni sanitarie e di sovraffollamento, che hanno favorito il diffondersi dell’epidemia nel silenzio più totale.

Dal rapporto di Antigone emerge che fino al 7 luglio sono stati 287 i detenuti contagiati da coronavirus, 4 i detenuti morti per Covid19, 34 quelli suicidati dallo stato.

Invece di svuotare le carceri e ridurre i rischi di altri focolai, queste vengono ulteriormente blindate, così come anche l’impunità della polizia penitenziaria, il cui reparto mobile, il famigerato GOM, ha oggi acquisito completa autonomia nella gestione del 41 bis, dove, lo ricordiamo, sono ancora rinchiusi in totale isolamento 3 prigionieri rivoluzionari.

Nei centri di detenzione per migranti, al terrore di essere deportati si aggiunge il trattenimento coatto in condizioni igienico-sanitarie atroci. Il distanziamento sociale usato all’esterno per contenere la pandemia qui non esiste, le persone sono ammassate a decine tutto il giorno in gabbia. Il cibo scadente e le carenze igieniche strutturali causano problemi sanitari di varia natura e l’accesso alle cure mediche è praticamente impossibile, grazie ai vari pacchetti sicurezza. Qui, dove il razzismo istituzionale ha edificato i moderni lager, la gestione delle persone detenute è affidata a privati, consentendo a questi ultimi grandi profitti e infliggendo ai nostri fratelli e sorelle migranti gravissime perdite. Notizie di pestaggi, violenze, angherie, morti e continui atti di autolesionismo, ma anche di rivolte, trapelano spesso da quelle gabbie, ma senza il coraggio dei detenuti che a rischio della propria incolumità riescono a diffonderle all’esterno, non se ne sarebbe mai parlato.

Ma parlare non basta. Da tempo associazioni per i diritti umani e operatori legali denunciano l’inumanità di questi luoghi, ma la linea, anche di questo governo è di crearne di nuovi.

E’ chiaro che denunciare e lottare contro ogni violazione dei diritti umani, contro ogni violenza poliziesca, repressione, sopruso è necessario e basilare, così come è fondamentale smascherare la natura anti-insurrezionale, funzionale al capitale, di tutto l’apparato repressivo e del sistema detentivo.

Ma il vero vaccino alla pandemia di repressione, che attacca a 360° la libertà e dignità di tutte e tutti, lavoratrici e lavoratori, immigrat*, proletar*, detenut*, ribelli, è l’organizzazione solidale e internazionale di tutti i proletari e proletarie in lotta contro la repressione.

Occorre unire le forze e le energie, rafforzare e allargare la rete di informazione e solidarietà esistente, costruire un nuovo strumento unitario, organizzato e di massa, in grado di coordinare, sviluppare e amplificare le lotte per contrastare a 360° l’attacco repressivo dello stato.

A questo scopo proponiamo a tutte e tutti di costruire un’assemblea nazionale contro la repressione con presenza diretta, da preparare con una riunione il 26 settembre – luogo da destinarsi – che ne fissi il percorso di lotta e la data.

Vi chiediamo di esprimervi su questo circa la vostra disponibilità, motivando con pareri, informazioni e altre proposte la vostra risposta a questo appello, scrivendo a sommosprol@gmail.com / srp@inventati.org (3287223675 per messaggistica diretta)

In attesa esprimiamo solidarietà a chi è stato/a colpito/a dalla repressione e ci auguriamo di compiere insieme questo primo passo verso un fronte unito contro la repressione e il sistema carcerario.

19/08/2020

Soccorso rosso proletario – L’Aquila