Sgomberato a Padova il il Bios Lab, presidio di mutualismo e solidarietà

Padova è stato sgomberato lo spazio autogestito Bios Lab che in questi anni  che aveva ridato vitalità ad una palazzina abbandonata dall’Inps.

In primo luogo la nostra solidarietà allo spazio sociale. Nel denunciare l’azione repressiva che colpisce uno spazio di solidarietà, mutualismo e autorganizzazione nella città di Padova, pubblichiamo il comunicato delle Camere del Lavoro Autonomo e Precario – CLAP Padova, che proprio all’interno degli spazi del Bios Lab aveva la sua sede, e il comunicato del Bios Lab dopo lo sgombero.

Questa mattina all’alba a Padova la Polizia ha sgomberato i locali del BiosLab, di proprietà dell’INPS, devastando in modo criminale le vetrate e gli impianti interni e murando gli accessi agli spazi.
Fin dal 2016, tra le numerose attività, trovavano spazio le Camere del Lavoro Autonomo e Precario, animando il civico 7 di via Brigata Padova e offrendo consulenza e assistenza legale a precari/e e lavoratori/trici in condizioni di forte vulnerabilità e sfruttamento.

Il lavoro di intervento sindacale è sempre stato accompagnato da un impegno orientato alla costruzione di spazi di auto-organizzazione del lavoro sfruttato, così da ritrovare elementi di unità e confronto tra lavoratori/trici capaci di rompere la trappola della ricattabilità del lavoro precario.

La gravità e l’irresponsabilità di questo sgombero è resa ancora più evidente da questa nuova fase di crisi economica e sociale, che sta colpendo in modo sempre più violento quanti e quante vivevano già situazioni di incertezza lavorativa e discontinuità di reddito.  Non ci faremo certo intimidire da questa operazione di polizia e daremo continuità alla nostra iniziativa di auto-organizzazione e tutela dei diritti, costruendo anticorpi che ci proteggano da abusi polizieschi e repressione, per rispondere agli effetti di una crisi economica e sociale senza precedenti.

Comunicato del Bios Lab:

Un risveglio amaro per la città, pregno di rabbia, amarezza e sconcerto.  Questa mattina all’alba il il Bioslab, uno spazio strappato dalle mani dell’INPS, occupato da corpi, idee e progetti e restituito alla città, è stato vigliaccamente sgomberato dalla Questura di Padova.

Non è questo il momento di spendere troppe parole, talvolta i fatti parlano da sé nella loro nuda e cruda violenza, una violenza che ci tocca nell’intimo, che ci sconvolge, che però, come sempre, ci vedrà ripartire senza tregua, perché non è con uno sgombero che si può estirpare la nostra ostinazione alla libertà e all’autodeterminazione.

Denunciamo questa infame decisione della Questura e dell’INPS, colpevoli di aver aggredito il quartiere e la città, di aver riportato abbandono e degrado laddove sorgevano ogni giorno vita e desideri. Ringraziando Coalizione Civica per la tempestiva solidarietà, speriamo che nei prossimi giorni tutte le realtà della città prendano una posizione chiara rispetto all’accaduto e che ribadiscano, se intendono farlo nei fatti concreti, di aderire ancora all’idea di Padova come città libera e solidale e non della violenza, della chiusura e della repressione.

Gli spazi del Bios rappresentano da molti anni una ricchezza per la città, un valore aggiunto culturale e politico, un patrimonio prezioso di esperienze autorganizzate, il “visàvis” lo sportello gratuito di supporto legale per richiedenti asilo è soltanto una delle molte esperienze di supporto e mutualismo attivate recentemente nei nostri spazi.

Questi erano laboratori di idee e contaminazioni, fucine sempre attive di produzione e riproduzione di lotte e rivendicazioni, riferimenti cittadini per molteplici battaglie contro sfruttamento, sessismo e razzismo. Erano snodi di elaborazione di ricerche e studi critici sui processi che hanno toccato e spesso stravolto le nostre città, erano baluardi contro ogni populismo, sovranismo e paternalismo razzista e sessista, luoghi e tempi di una socializzazione libera e ribelle, sguardi critici sul presente e proiezioni desideranti sul futuro da immaginare e costruire.

Abbracciamo e ringraziamo tutte le persone che hanno attraversato il Bioslab, che hanno contribuito alla sua vita politica, artistica e culturale, che lo hanno sostenuto e appoggiato, e lanciamo per settembre un grande appuntamento per ritrovarci, condividere vecchie e nuove idee e ricominciare a cospirare insieme in nuovi spazi e nuovi tempi di ribellione e costruzione di vita “comune”.

da DINAMOPress

In carcere con l’afa e senza acqua e doccia – Ad Augusta protesta dei detenuti

Augusta. Il 16 agosto una quarantina di detenuti del carcere della città in provincia di Siracusa, si è rifiutata di rientrare in cella. L’azione dimostrativa è stata organizzata per la continua mancanza di acqua all’interno della struttura.
Perché manca l’acqua

I detenuti sono costretti a vivere per la maggior parte delle ore in completa assenza di acqua.

L’emergenza idrica non è di certo una sorpresa per la direzione del Carcere. Da più di 20 anni esiste questo problema, ma nessuno sembra muoversi verso la ricerca di una soluzione. La carenza d’acqua è dovuta a una rete idrica comunale già problematica e alla mancanza di manutenzione dell’impianto del carcere. Il risultato è che la disponibilità di acqua è molto limitata – a volte solo 3 ore al giorno.

La storia si ripete

Non sarebbe la prima volta che i detenuti cercano di accendere i riflettori sulle problematiche che sono costretti a vivere all’interno della Casa di Reclusione di Augusta. La loro voce rimane, però, inascoltata. Già nell’agosto di cinque anni fa c’era stata una protesta pacifica e in quell’occasione il Sappe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) e la direzione del carcere promisero di trovare delle soluzioni. La direzione della Casa di Reclusione, in particolare, aveva promesso di lavorare in collaborazione con il Provveditorato regionale per la collocazione di serbatoi di riserva più ampi.

Dopo cinque anni il disagio resta lo stesso e la mancanza d’acqua si aggiunge alla già precaria situazione in cui si vive nelle strutture di detenzione: pessime condizioni igienico-sanitarie e sovraffolammento. Realtà disumane che le istituzioni competenti non hanno la minima intenzione di risolvere. Al contrario sono sempre pronte a condannare le rivolte che i detenuti organizzano per migliorare le loro condizioni di vita.