 Venerdì 22 gennaio, nel carcere dei Miogni di Varese, c’è stata una protesta dei detenuti, di cui sinora si sa solo quello che la polizia penitenziaria vuole e che la propaganda leghista asseconda.
Venerdì 22 gennaio, nel carcere dei Miogni di Varese, c’è stata una protesta dei detenuti, di cui sinora si sa solo quello che la polizia penitenziaria vuole e che la propaganda leghista asseconda.
Da questi assassini in doppio petto e in divisa però, diamo per buone le informazioni circa il dispiegamento di forze dell’ordine usate per spegnerla.
Si parla di reparti di carabinieri, polizia di stato e di rinforzi di agenti di polizia penitenziaria dalle carceri milanesi di Opera e San Vittore, con l’invio di un corposo contingente di pronto intervento, ossia il Gir. Per chi ancora non lo sapesse, il Gir, Gruppo di intervento rapido, è un nuovo reparto creato dopo le rivolte, costituito da squadroni di agenti penitenziari e si è distinto nei pestaggi di aprile sui detenuti di S. M. C. Vetere, operati da centinaia di agenti a volto coperto, arrivati come rinforzo da Secondigliano. Consigliamo quindi, prima di leggere le veline di Bonafede e Salvini, di rivedere Report per provare a immaginare cosa possa essere realmente accaduto nel carcere di Varese.
Dalla stampa di regime:
Suppellettili distrutte e caos nel pomeriggio nel carcere varesino, dove sono giunti rinforzi di polizia penitenziaria, carabinieri e polizia di Stato. La situazione è rientrata in serata
Ancora poche le informazioni a disposizione ma da quanto si apprende da fonti sindacali le forti proteste dei detenuti sono partite nel pomeriggio quando sono stati distrutti gli arredi di alcune celle.
Non si segnalano feriti fra le forze di polizia penitenziaria presenti in quel momento nell’istituto di pena, né tentativi di evasione.
Sul posto sono stati fatti confluire reparti di carabinieri che si sono occupati di sorvegliare l’area perimetrale della casa circondariale, e agenti della polizia di Stato.
Sono stati attivati rinforzi di agenti di polizia penitenziaria dalle carceri milanesi di Opera e San Vittore.
La situazione sembra essere rientrata in serata.
Gian Luigi Madonia, segretario regionale dell’Uspp (Unione Sindacati Polizia Penitenziaria) per la Lombardia spiega: «Sono stato raggiunto da molte telefonate, la mia prima preoccupazione è stata subito quella di rassicurarmi e rassicurare sulla salute dei miei colleghi. Ho notizia che nessuno per fortuna si è ferito gravemente e nessun detenuto è riuscito ad evadere. La struttura pare sia stata letteralmente compromessa e attualmente l’istituto è al buio».
Nulla si conosce dei motivi che hanno scatenato la rivolta. «Al momento sono ignote le ragioni che hanno innescato l’evento. La situazione rientrata e adesso è sotto controllo, grazie al personale della polizia penitenziaria di Varese ed all’importante supporto operativo, giunto velocemente da parte del Provveditorato regionale con l’invio di un corposo contingente di pronto intervento. Ancora una volta la professionalità della polizia penitenziaria ha avuto ragione sulla condotta indisciplinata ed irresponsabile di coloro che, anziché attenersi alle norme ed alle regole interne, hanno il solo scopo di sovvertire il sistema».
 
			 Firenze – Un nutrito presidio, oltre 200 persone, ha messo in atto una protesta sotto le mura del carcere di Sollicciano a Firenze contro la violenza in carcere, a poche settimane dall’indagine shock che ha coinvolto il carcere fiorentino: due pestaggi, nel 2018 e nel 2019, ai danni di un detenuto marocchino e un italiano. Tre agenti ai domiciliari e 6 indagati. Pugni, schiaffi e calci fino ad arrivare in infermeria con 20 giorni di prognosi per la frattura di due costole e l’uscita di un’ernia all’altezza dello stomaco per un giovane detenuto marocchino nel 2019, stesso trattamento per un detenuto italiano sottoposto a un pestaggio a dicembre 2018 che gli sarebbe costato la perforazione di un timpano. Senza dimenticare i precedenti fatti del carcere di San Gimignano, risalenti al 2018, che vedono a processo con rito abbreviato una decina di agenti, sempre per violenze sui detenuti. Altri 5 agenti, sempre per gli stessi fatti, andranno a giudizio il 18 maggio prossimo. Sarà la prima volta che verrà contestato il reato di tortura, introdotto nel 2017.
Firenze – Un nutrito presidio, oltre 200 persone, ha messo in atto una protesta sotto le mura del carcere di Sollicciano a Firenze contro la violenza in carcere, a poche settimane dall’indagine shock che ha coinvolto il carcere fiorentino: due pestaggi, nel 2018 e nel 2019, ai danni di un detenuto marocchino e un italiano. Tre agenti ai domiciliari e 6 indagati. Pugni, schiaffi e calci fino ad arrivare in infermeria con 20 giorni di prognosi per la frattura di due costole e l’uscita di un’ernia all’altezza dello stomaco per un giovane detenuto marocchino nel 2019, stesso trattamento per un detenuto italiano sottoposto a un pestaggio a dicembre 2018 che gli sarebbe costato la perforazione di un timpano. Senza dimenticare i precedenti fatti del carcere di San Gimignano, risalenti al 2018, che vedono a processo con rito abbreviato una decina di agenti, sempre per violenze sui detenuti. Altri 5 agenti, sempre per gli stessi fatti, andranno a giudizio il 18 maggio prossimo. Sarà la prima volta che verrà contestato il reato di tortura, introdotto nel 2017.