Vertice a Madrid: la Nato si rafforza sul sacrificio dei curdi e l’oppressione militare ovunque. Il governo Draghi in prima fila nelle scelte NATO di guerra, repressione e miseria

Gli Usa invieranno in Italia una batteria di difesa antiaerea che si aggiungerà alle 113 basi militari già presenti. Draghi dal canto suo è pronto a mobilitare altri 8 mila militari (oltre ai duemila già previsti) per aumentare lo sforzo bellico, garantendo “sicurezza” a Svezia e Finlandia, che entreranno nella Nato e saranno di nuovo libere di rimpolpare l’arsenale militare di Erdogan in cambio dell’estradizione dei rifugiati curdi e dei dissidenti politici turchi.

Da Osservatorio repressione

La Turchia «ha avuto quello che chiedeva» ha fatto sapere Erdogan. Cosa voleva? L’estradizione dei ricercati curdi rifugiati in Finlandia e Svezia e la revoca delle restrizioni sulle armi imposte dopo l’incursione militare della Turchia nel 2019 nel nord-est della Siria.

In nome dell’antiterrorismo e con la benedizione di Biden e del G7, Finlandia, Svezia e Turchia hanno firmato un memorandum trilaterale che apre la strada all’ingresso nella Nato di Finlandia e Svezia. Ingresso fin qui ostacolato proprio da Ankara.

In testa all’elenco dei ricercati di Erdogan ci sono gli esponenti del Partito dei lavoratori del Kurdistan, (Pkk) e della sua estensione siriana (Ypg).

Ora la Svezia per entrare in una organizzazione crimanale mondiale, accetta il ricatto di Erdogan e molti dei quasi 85mila curdi presenti in Svezia (16mila nella vicina Finlandia), rischiano l’estradizione: il che significa, nel migliore dei casi, la galera a vita a regime carcerario duro. Nel peggiore torture e assassinio politico. Tanto per capirci: è come se negli anni ’70 i paesi europei avessero estradato i profughi cileni, argentini e delle dittature latinoamericane, consegnandoli ai campi di concentramento e ai plotoni d’esecuzione.

Ma è d’obbligo chiedersi che ne sarà dei giornalisti curdi e degli esponenti dell’opposizione rifugiati in Svezia e Finlandia. Quando glielo ha chiesto una giornalista, Stoltenberg ha risposto che lo leggeremo presto sul sito della Nato.

Garantiscono che l’estradizione avverrà esclusivamente su accuse provate e secondo quanto previsto dalla convenzione europea. Ci possiamo fidare? Bisognerebbe chiederlo alle migliaia di dissidenti, giornalisti, oppositori politici, attivisti LGBTQ incarcerati in questi ultimi anni.

Lo scorso 26 giugno, nel centro di Istanbul, centinaia di persone sono state arrestate (senza contare quelle picchiate e perquisite) per aver marciato con l’Istanbul Pride Parade nonostante il divieto delle autorità.

Fino al 2014 la Turchia è stata uno dei pochi paesi a maggioranza musulmana a consentire la Marcia dell’Orgoglio. Poi, con l’arrivo di Recep Tayyip Erdogan, le marce sono state bandite. E chi osa scendere in piazza deve affrontare violenze, lacrimogeni, proiettili di plastica e arresti.

L’associazione degli avvocati MLSA ha denunciato che tra i detenuti c’è anche Bülent Kilic, un fotografo di Agence France-Presse.

Ora per fare il lavoro sporco al posto nostro con i migranti, ora per trattare con Putin, ora per allargare il raggio atlantista, l’Occidente continua a riconoscere il regime osceno di Erdogan come se niente fosse.

Tiziana Barillà

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da Radio Onda d’Urto

Siglato intanto tra Svezia, Finlandia e Turchia un memorandum sull’ingresso nella NATO dei due paesi scandinavi che prevede la ripresa dell’ export di armi, l’estradizione dei rifugiati curdi in Svezia, repressione degli attivisti e politici curdi, supporto incondizionato alle operazioni turche in caso di “Minaccia alla sicurezza nazionale” , la formula che lo stato turco usa per giustificare ogni operazione militare, comprese le invasioni in Rojava e in nord Iraq, ma anche le operazioni contro l’opposizione interna.

Quale è il messaggio più forte che parte da Madrid? Cosa si intende per “Nuovo concetto strategico” della Nato?

Fulvio Scaglione Lettere da Mosca Ascolta o scarica

Antonio Mazzeo giornalista e attivista contro la guerra Ascolta o scarica
Achille Lodovisi analista esperto di strategie e politica internazionale Ascolta o scarica

La Francia respinge la richiesta di estradizione degli esuli politici italiani

Si chiude nel migliore dei modi possibili l’ennesimo tentativo, tanto vergognoso quanto infame, da parte dello Stato italiano di soddisfare la sua sete di vendetta, accanendosi contro dieci esuli politici italiani che da 40 anni vivono e lavorano in Francia.

La Chambre de l’Instruction della Corte d’Appello di Parigi ha pronunciato ieri un “avis défavorable” in merito alla domanda di estradizione richiesta dall’Italia nei loro confronti.

Quella che era stata battezzata come l’operazione “Ombre Rosse” si chiude quindi con un fallimento totale per lo Stato italiano, nonostante il clamore mediatico e gli ignobili articoli della stampa mainstream assetata di vendetta, a seguito dell’arresto un anno fa di alcuni di questi esuli condotto dalla Direzione anti-terrorismo francese (SDAT) in collaborazione con l’Antiterrorismo della Polizia italiana e Servizio di cooperazione internazionale della Criminalpol.

All’udienza di ieri erano presenti Enzo Calvitti, Narciso Manenti, Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli, Marina Petrella, Sergio Tornaghi, Maurizio di Marzio, Raffaele Ventura e Luigi Bergamin. L’unico assente era Giorgio Pietrostefani, le cui gravi condizioni di salute non gli avevano già consentito di essere presente alle precedenti udienze che lo riguardavano.

Al Tribunale erano anche presenti alcuni provocatori che, guidati dal deputato della Lega Daniele Belottihanno gridato assassini” durante la lettura della decisione. Speravano in un esito diverso, ovvero di veder condannati questi esuli (in gran parte settantenni) a pene detentive dalle condizioni psico-fisiche disumane.

Dal PD si esprime “delusione” per questa sentenza, giudicandola una “decisione grave” invocando “la sofferenza dei familiari e la memoria delle vittime”, dimenticandosi delle migliaia di giovani, militanti e non, uccisi dalla violenza dello stragismo fascista e di Stato o torturati nei commissariati e nelle carceri speciali.

Considerazioni squallide da parte di due partiti che si trovano uniti sotto il governo Draghi, battezzato proprio dall’arresto degli esuli in Francia che aveva accresciuto l’aura di legittimazione costruita dai media mainstream asserviti intorno a “Super Mario” come salvatore della patria.

Dall’altro lato, invece, quest’anno è stato affrontato con uno stato d’animo ed emotivo sofferto, con la paura di vedere distrutta un’intera vita ricostruita con sacrifici e difficoltà nel corso di questi 40 anni in Francia: relazioni familiari, amicizie, impegni in ambito sociale, accanto ad un comportamento irreprensibile sempre sotto occhiuta sorveglianza.

Una paura che aveva cominciato a farsi sentire quando, dopo l’arresto di Cesare Battisti in Bolivia e la sua estradizione in Italia accolta in gran pompa mediatica da Salvini e Di Maio, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si augurava che “tutti i latitanti fuggiti all’estero” fossero “consegnati alla giustizia italiana per scontare la pena per i gravi crimini di cui si sono macchiati”.

Se qualcuno sperava in una “estradizione rapida”, in realtà l’operazione aveva cominciato a sgonfiarsi già nelle sue prime settimane. Nel corso di quest’anno ha avuto luogo una lunga serie di udienze, spesso rinviate per consentire l’invio dall’Italia del “complemento di informazioni” relativo alle condanne pronunciate in molti casi oltre 30 anni fa, oltre agli elementi riguardanti la prescrizione dei reati e la condanna in contumacia.

La giustizia francese ha respinto la domanda di estradizione, nonostante i tentativi politici di influenzarne la decisione: dalla presenza dell’avvocato William Julié in qualità di rappresentante dello Stato italiano alle dichiarazioni dell’ex ministro della Giustizia francese Eric Dupond-Moretti, il quale aveva paragonato gli “ex terroristi italiani” arrestati in Francia ai jihadisti del massacro del Bataclan: “Avremmo mai accettato che uno dei terroristi del Bataclan, ad esempio, se ne fosse andato a vivere 40 anni, tranquillamente, in Italia?”.

Si è scongiurato il rischio che i corpi e la memoria di questi esuli, che in Francia hanno trovato una forma de facto di “asilo” grazie ai principi della comunemente nota “dottrina Mitterand”, diventassero merce di scambio tra il governo francese e quello italiano per rafforzare la loro intesa reciproca.

Da un articolo di Contropiano

Di seguito il commento a Radio Onda d’Urto di Frank Cimini, cronista giudiziario, si occupa di carcere e giustizia dai tempi di Soccorso Rosso. Ascolta o Scarica