Cari amici e sostenitori dei prigionieri politici, 

Vorremmo condividere con voi questo importante appello.
Noi del Comitato Solidale Grup Yorum, abbiamo deciso di aderire all’appello dei volontari del Comitato per la Libertà di Ali Osman Köse, che hanno organizzato un giorno di sciopero della fame internazionale con la richiesta di rilascio immediato del prigioniero politico malato.
L’ultima richiesta di Ali Osman Köse alla Corte Costituzionale in Turchia di rilasciarlo per un trattamento adeguato è stata rifiutata come lo è stata per molte altre richieste legali a favore della sua salute e la sua vita.
La Corte, che è già nota per le sue decisioni politiche, ha commentato che, secondo loro, il malato di cancro potrebbe ricevere un trattamento adeguato in prigione.
Questo tribunale ha impiegato più di due mesi per rispondere alla domanda presentata il 1° aprile e ha deciso di farlo rimanere in carcere, solo dopo la difficile operazione chirurgica di Ali Osman Köse.
È ovvio che in tali condizioni di detenzione, che non gli hanno nemmeno permesso di ottenere un esame adeguato e che hanno fatto sì che la ciste cancerosa nel suo rene si sviluppasse fino ad uno stadio pericoloso per la vita, porterà piuttosto ad una morte lenta e dolorosa che alla sua guarigione.
Inoltre, il personale della prigione ha persino delegato il suo compagno di cella il compito di fargli la medicazione, affermando che non c’era un medico disponibile nell’infermeria.
Dovremmo quindi inviare un forte segnale di solidarietà alle autorità turche e alla Corte europea dei diritti dell’uomo, che dovrebbe probabilmente essere la prossima istanza per la richiesta di liberare il prigioniero gravemente malato.
Vi invitiamo e vi chiediamo quindi di unirvi al nostro sciopero della fame internazionale questo VENERDI’ 25 GIUGNO e di annunciare il vostro sostegno con un breve video di solidarietà, parlando o tenendo in mano un poster con delle scritte. Il testo può essere il seguente:
“Io/noi sosteniamo lo sciopero della fame di un giorno il 25 giugno per il prigioniero politico malato in Turchia, Ali Osman Köse e chiediamo il suo rilascio immediato per le cure”.
Probabilmente puoi trovare uno o più amici che si uniscano all’azione..
Dimostriamo che il Comitato per la Libertà di Ali Osman Köse è internazionale, potente e attivo!
L’azione dello sciopero della fame sarà sostenuta da molti volontari, come confermato da Regno Unito, Francia, Austria, Grecia, Italia, Germania, da sostenitori turchi/curdi così come da internazionalisti iraniani, siriaci, irlandesi, filippini e questi esempi possono sicuramente essere estesi.
Cerchiamo di essere centinaia di Voci di Libertà diffuse in tutto il mondo!
Inviateci i vostri video di solidarietà con il vostro annuncio di sostegno allo sciopero della fame, se possibile entro giovedì.
Anche un messaggio con la suddetta richiesta di libertà, se non potrete partecipare allo sciopero della fame per motivi personali, sarebbe fantastico.
Aspettiamo i vostri messaggi e video…
Che la nostra solidarietà abbia successo!

 

 

ADIL UCCISO DA UN SERVO DEL PADRONE – La nostra rabbia e solidarieta – Tutti a ROMA

NON E’ STATO UN INCIDENTE:
ADIL E’ STATO AMMAZZATO IN NOME DEL PROFITTO!

Stamane, durante lo sciopero nazionale della Logistica Adil Belakhdim, nostro coordinatore della sede di Novara e membro del Coordinamento nazionale SI Cobas, è morto travolto da un Tir che ha forzato un picchetto davanti la LIDL di Biandrate (Novara).
Il presidio, composto da alcune decine di lavoratori, è stato investito da un autista criminale, che alla vista del presidio non ha esitato a premere l’acceleratore dell’automezzo travolgendo prima due lavoratori che a malapena sono riusciti a malapena a salvarsi e che ora sono ricoverati in ospedale, e poi schiacciando il nostro compagno, passandogli addosso e scappando.
Adil aveva 37 anni, era sposato e con due bambini piccoli, ed è stato per anni operaio della Tnt, quando aveva scelto di tornare al suo paese per avviare una attività. Le cose non andarono come erano state da lui programmate, e così era tornato da noi in Italia e si era attivato nel SI Cobas.
È lui che ha dato il suo impegno in quel di Novara per costruire quel coordinamento provinciale, lavorando quotidianamente per sviluppare il SI Cobas sul territorio novarese. I compagni di altre città hanno avuto la possibilità di sentirlo all’ultimo coordinamento nazionale svoltosi domenica scorsa a Bologna, dove ha incitato alla lotta e alla partecipazione alla manifestazione di domani a Roma. Due anni fa, quando il SI Cobas si è incontrato in Marocco con il maggior sindacato, lui era presente con la nostra delegazione e con generosità ci aveva ospitato a casa sua.
In queste ore caotiche e strazianti risuonano ancora nelle nostre orecchie il messaggio vocale che Adil nella tarda serata di ieri ha inviato ai suoi lavoratori di Novara, nelle quali spiegava le ragioni dello sciopero nazionale di oggi e li invitava al presidio fuori a quegli stessi cancelli in cui ha incontrato la morte.
Per quanto ancora increduli ed esterrefatti, non possiamo tacere la nostra rabbia per una tragedia che non è in alcun modo derubricabile come un semplice incidente (come alcuni organi di stampa avevano fatto passare in un primo momento), ne tantomeno come la semplice opera di un folle isolato!!!
L’omicidio di Adil avviene infatti all’apice di una escalation di violenza organizzata contro il Si Cobas, che si trascina da mesi ed è oramai senza limiti.
Le cariche alla FedEx TNT di Piacenza, gli arresti, i fogli di via e le multe contro gli scioperi, le aggressioni armate di body guard e crumiri a San Giuliano e Lodi, passando per i raid punitivi alla Texprint di due giorni fa, sono parte di un unico disegno che vede i padroni e la criminalità organizzata (che fa giganteschi affari nella logistica) agire in maniera unita e concentrica per schiacciare con la forza e la violenza gli scioperi dei lavoratori contro il supersfruttamento e in difesa delle conquiste strappate negli anni dal sindacalismo conflittuale, in primo luogo dal SI Cobas: una violenza che che è quasi sempre spalleggiata e alimentata dalla repressione spietata condotta dalle forze dell’ordine contro gli scioperi e le lotte operaie.

I PADRONI VOLEVANO IL MORTO E CI SONO RIUSCITI.

Da settimane i padroni e i loro complici stanno veicolando sui luoghi di lavoro, con ogni mezzo e con ogni tipo di provocazione, il messaggio che i picchetti si possono sfondare, che operai e sindacalisti possono essere liberamente pestati a sangue, che gli scioperi possono essere schiacciati e le lotte messe a tacere con metodi mafiosi, il tutto con la complicità o il silenzio-assenso dello Stato e della polizia.
Questa violenza esplicita e dispiegata è solo la punta dell’iceberg di una strategia politica tesa a silenziare le rivendicazioni dei lavoratori e a isolare il sindacalismo di classe, funzionale a spianare la strada alle prossime misure governative di attacco alle condizioni di vita e salariali di milioni di lavoratori, su tutte l’imminente sblocco dei licenziamenti.
In queste ore stiamo assistendo al solito balletto di dichiarazioni di sconcerto e di prese di posizione da parte dei vertici del governo, con in testa il premier Draghi che invita a “far luce” su quanto accaduto a Biandrate, e con Cgil-Cisl-Uil che, come di consueto, si decidono a proclamare lo sciopero solo quando il sangue operaio è già stato versato.
Una dinamica simile a quella che è avvenuta anni fa alla Gls di Piacenza, quando Abd El Salaam venne travolto da un tir durante uno sciopero indetto da Usb: dopo qualche ora di indignazione a reti unificate, tornò a regnare il silenzio totale sulla condizione dei facchini e delle migliaia di lavoratori della logistica quotidianamente sfruttati, sottopagati e soggetti a ogni forma di ricatto e di angheria.
LA MORTE DI ADIL RENDE ANCOR PIU’ EVIDENTE CIO’ CHE ERA GIA’ CHIARO ALLA LUCE DELLA CRESCITA ESPONENZIALE DELLE MORTI SUL LAVORO REGISTRATE IN QUESTI MESI DI CRISI PANDEMICA:
PER I PADRONI I PROFITTI VALGONO PIU’ DELLA VITA UMANA.

Il premier Draghi piuttosto che versare lacrime di coccodrillo dovrebbe spiegare per quale motivo da oltre 3 mesi il SI Cobas sta chiedendo al governo un tavolo di crisi al MISE per risolvere la vertenza alla Fedex di Piacenza con 280 lavoratori buttati per strada solo a causa della loro appartenenza al nostro sindacato, senza ricevere mai risposta e, anzi, ricevendo in cambio cariche e manganellate della polizia quando lo scorso 21 maggio ci siamo recati in presidio sotto a Palazzo Chigi; dovrebbe spiegare come mai da oltre un anno il SI Cobas si batte per ottenere dal governo (prima Conte, ora l’attuale) il varo di protocolli vincolanti sulla salute e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro senza mai aver ricevuto alcuna risposta; dovrebbe spiegarci come mai il governo stia sponsorizzando piani di ristrutturazione che prevedono migliaia di licenziamenti e una generale precarizzazione dei contratti (oggi in Fedex, domani dappertutto) senza che le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative nella logistica siano convocate ai tavoli di trattativa.
I vertici di Cgil-Cisl-Uil dovrebbero spiegarci come si concilia il giusto sciopero per la morte di Adil con l’opera sistematica di demonizzazione e criminalizzazione condotta dai confederali contro il SI Cobas (solo per restare agli eventi più recenti, gli inviti alla polizia ad intervenire contro le lavoratrici e i lavoratori in sciopero alla Ceva di Stradella) e, più in generale, contro il sindacalismo combattivo.
Per questo denunciamo con forza che questa morte non è stata provocata dalla follia di un singolo, bensì è il frutto di una guerra a tutto campo contro la classe lavoratrice, alimentata dell’omertà delle istituzioni e dal collaborazionismo dei vertici confederali.
Domani Adil sarebbe stato con noi a Roma per manifestare contro lo sblocco dei licenziamenti, contro il rinnovo-farsa del CCNL Trasporto merci e logistica, e a sostegno della lotta dei lavoratori Fedex di Piacenza.
Il dolore per la perdita del nostro dirigente nazionale ad opera di un vigliacco criminale è indescrivibile, ma non appanna, anzi rafforza le ragioni della manifestazione di domani a Roma: perchè si tratta delle stesse ragioni e della stessa causa per cui Adil si batteva da anni e che sono alla base della tragedia di stamattina: la lotta per l’emancipazione dei proletari dalla barbarie capitalistica.
Saremo alle 14 a Piazza della Repubblica per portare la nostra rabbia e le nostre lotte fin nel cuore del capitale, e invitiamo tutti i lavoratori e i solidali alla massima partecipazione.
Al contempo, sosteniamo fin d’ora ogni iniziativa tesa a denunciare e smascherare le responsabilità oggettive del gruppo LIDL per il barbaro assassinio di Adil.

ADIL VIVE NELLE NOSTRE LOTTE!
IL SUO SANGUE NON SARA’ VERSATO INVANO!
ONORE A TE, COMPAGNO!

18.06.2021

Si Cobas nazionale

* nelle prossime ore avvieremo una raccolta-fondi pubblica per sostenere i familiari di Adil

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