NoTav: Giovanna prende parola sulle menzogne della questura di Torino

Pubblichiamo il video di Giovanna, colpita sabato sera da un lacrimogeno sparato ad altezza uomo, durante un’iniziativa di solidarietà ai No Tav che resistevano sul tetto dell’ex-autoporto di San Didero. Oggi Giovanna subirà un intervento maxxillo facciale alle Molinette.

Le siamo tutte e tutti vicini e non avremmo mai voluto vederla esporsi in queste condizioni, ma vista la macchina del fango messa in atto da Questura e da alcuni politicanti, questo video serve per fare chiarezza una volta per tutte visto che è stato addirittura messo in dubbio da che cosa è stata colpita.

È da tempo che denunciamo l’uso dei lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine, che vengono intesi come “un tiro al No Tav” del quale persino vantarsi (video dei CC).

Oltre a Giovanna, nel corso degli anni, ci sono stati altri No Tav feriti gravemente e scientemente da parte di chi, per difendere un’opera inutile, attua una vera e propria guerra nei nostri confronti, attentando alle nostre stesse vite.

Siamo contenti di sapere che le condizioni di Giovanna poco per volta migliorino e le inviamo un augurio speciale per l’intervento che subirà oggi e speriamo di riabbracciarla al più presto.

Forza Giova! La Valle ti aspetta!

da notav.info

Il Dap chiede la rimozione del medico che ha lanciato l’allarme sanitario per il carcere di Parma.

Carcere di Parma, il Dap chiede la rimozione del medico che ha lanciato l’allarme sanitario per 220 detenuti

La motivazione del Dap sarebbe che il dirigente dell’Ausl abbia messo a conoscenza delle autorità esterne il focolaio al 41 bis del carcere di Parma

Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha chiesto la rimozione di Choroma Faissal, il responsabile sanitario del carcere di Parma. La motivazione sarebbe da ritrovarsi nel fatto che abbia messo a conoscenza delle autorità esterne, dai garanti al tribunale di sorveglianza, il focolaio che ha coinvolto il 41 bis del carcere parmense. Ma soprattutto per aver messo in guardia delle possibili complicazioni per i detenuti che hanno gravi patologie pregresse. Se il motivo è questo, resta lo stupore di tale richiesta, soprattutto perché la sanità penitenziaria è gestita dal Sistema sanitario nazionale, in particolar modo dalle Asl che svolgono il loro lavoro in completa autonomia.Non risulta una normativa che vieti il responsabile sanitario del carcere di avvisare le autorità esterne, oltre che la direzione e il Dap, degli eventi critici dal punto di vista sanitario.

Gli avvocati dei detenuti al 41 bis non erano a conoscenza dei casi di Covid

Anche perché, ricordiamo, gli avvocati che hanno i loro assistiti al 41 bis, non erano venuti a conoscenza del focolaio in atto nel carcere di Parma. Infatti, la Camera penale di Parma ha stigmatizzato l’assenza di informazioni alla Avvocatura circa l’esistenza e l’entità del contagio, con missiva in data 24 marzo 2021 inoltrata alla Ausl Parma e alla direzione del carcere, oltre che, per conoscenza, ai soggetti deputati alla tutela della salute e della sicurezza non solo delle persone detenute, ma altresì di tutti coloro che accedono al carcere per motivi di lavoro.

La Camera penale di Parma ha chiesto che avvocati e parenti siano informati quotidianamente

Non a caso, la Camera penale ha invitato la Ausl di Parma e ai competenti uffici della Amministrazione penitenziaria affinché, al pari dei liberi cittadini che stanno vivendo gli effetti del contagio da Covid-19 e le conseguenti apprensioni, informino quotidianamente i familiari e gli avvocati dei detenuti contagiati sullo stato di salute dei congiunti ristretti e sulle misure che verranno adottate per la loro tutela e per la prevenzione futura. Questo è accaduto all’inizio del focolaio, dopo fortunatamente gli avvocati sono stati messi a conoscenza dello stato di salute dei loro assistiti.

Il responabile sanitario invitava a trasferire i soggetti vulnerabili

Ma ritorniamo alla richiesta di dimissione del responsabile sanitario Faissal. Nella sua segnalazione inviata anche alle autorità esterne, con grande senso di responsabilità ha chiesto di valutare, ove possibile, il trasferimento dei soggetti vulnerabili lontano dal focolaio rilevato nell’istituto. Parliamo dello stesso dirigente che ultimamente ha segnalato la criticità che persiste al centro clinico del carcere di Parma, dove denuncia la difficoltà oggettiva nell’assistere h24 quei detenuti che richiedono tale assistenza.

I continui arrivi di detenuti da altre carceri mette in crisi il centro clinico

A causa dei continui arrivi di detenuti malati che provengono da diverse carceri, lo standard esistenziale di tale centro clinico (ora denominato Sai), è messo in seria difficoltà. Una criticità già denunciata dalla Ausl ai tempi della prima ondata della pandemia. Ribadiamo che le ragioni della richiesta di dimissioni da parte del Dap sembrano ritrovarsi sul fatto che il dirigente sanitario abbia segnalato la situazione del Covid al 41 bis e possibili complicazioni, alle autorità esterne. Forse esiste una legge che lo vieti? Nel caso il Dap ha avuto le sue buone ragioni. Altrimenti sembrerebbe emergere una incomprensibile linea dura. Oltre al fatto che stride con l’autonomia delle Aziende sanitarie che si occupano della sanità penitenziaria come prevede la riforma del 2008.

Damiano Aliprandi

da il dubbio

***

dal  Il dubbio 20 aprile

Bomba sanitaria al carcere di Parma. La Asl: “Non siamo in grado di assistere 220 detenuti gravi”

La pena, recita la nostra Costituzione, non può consistere in trattamenti contrari al senso di umanità. Vale per tutti, anche per chi si è macchiato di delitti mafiosi. In più aggiunge che non è ammessa la pena di morte. Eppure in questo momento è in atto un grave problema che rischia di disattendere tali principi, compreso il preservare la vita dei reclusi. Nel carcere di Parma, in particolar modo il centro clinico, non si è più in grado di dare assistenza ai detenuti che hanno gravi patologie fisiche. Lo scrive nero su bianco la Asl locale tramite una segnalazione alle autorità. Accade così cheVincenzino Iannazzo detenuto al 41 bis nel carcere di Parma, con gravi patologie fisiche e psichiche, necessiti di assistenza intensiva, ma l’autorità sanitaria scrive nero su bianco che «l’assidua assistenza nello svolgimento delle attività quotidiane (H24), così come la corretta assunzione sopraindicata (terapia e alimentazione, ndr), non sono garantite in questi istituti». Non solo. La Asl approfitta per segnalare un problema generale

Vale la pena riportare il passaggio del documento che Il Dubbio ha potuto visionare. «Si approfitta dell’occasione per segnalare che tali assegnazioni senza preavviso presso i nostri Istituti al fine di avvalersi del Sai per soggetti con patologie – si legge nella missiva – , necessitanti in ogni caso assistenza sanitaria intensiva, sta mettendo in seria difficoltà lo standard assistenziale di questa Unità Operativa: ad oggi si contano in Istituto circa n. 220 persone malate e con età avanzata, per la maggior parte allocate presso le Sezioni Ordinarie comprensibilmente inadeguate per la loro assistenza».

La relazione della Asl dopo la richiesta del garante sulle condizioni di un recluso

Tale relazione sul carcere di Parma nasce su richiesta del Garante nazionale delle persone private della libertà, per accertare le problematiche segnalate dall’associazione Yairaiha Onlus in merito alla vicenda del recluso Vincenzino Iannazzo. Il responsabile sanitario infatti, dopo aver illustrato la modalità di trasferimento (senza preavviso e privo dei farmaci necessari, condizione questa già segnalata dal dirigente sanitario al direttore che a sua volta informava il Gip, il ministero, il provveditorato regionale e l’ufficio di sorveglianza e anche dall’associazione Yairaiha all’ufficio del Garante) riassume le patologie di cui è affetto Iannazzo: insufficienza renale cronica in paziente trapiantato di rene e fistola arterovenosa arto sup. sn.; demenza a corpi di Lewy con deterioramento cognitivo grave e Vasculopatia cerebrale cronica; cardiopatia ipertensiva; calcolosi della colecisti; sindrome ansioso-depressiva; spondiloartrosi diffusa.Una volta giunto al centro clinico, i medici hanno potuto accertare non solo tutte queste malattie, ma anche un aggravio. Soprattutto quello mentale. Iannazzo, che ricordiamo è al 41 bis, presenta allucinazioni visive e uditive. Si apprende che dal punto di vista cognitivo è presente un deterioramento cognitivo di grado grave caratterizzato da «una compromissione multidominio con gravi deficit di tutte le funzioni cognitive (memoria, funzioni esecutive, attenzione, prassi, ragionamento e linguaggio)». Viene da pensare perché sia al 41 bis, visto che tale regime nasce non per torturare o per estorcere confessioni, ma per evitare che un boss dia ordini al proprio gruppo mafioso di appartenenza. Nonostante tutte queste patologie, su richiesta dell’Ufficio di Sorveglianza di Reggio Emilia, è stata prodotta una relazione nedico legale nella quale il dottore si è espresso, nel complesso, per una situazione gestibile anche in ambiente carcerario, nonostante le criticità neurologiche, ma solo a patto «che al detenuto venga garantita un’assidua assistenza nello svolgimento delle attività quotidiane in merito alla corretta assunzione sia della terapia che dell’alimentazione».

Sandra Berardi, presidente dell’associazione Yairaiha: «Questa è la rieducazione?»

Ma, com’è detto, la Asl dice chiaramente che al carcere di Parma non sono in grado di poter garantire un’assidua assistenza sanitaria. Sandra Berardi, presidente dell’associazione Yairaiha, spiega a Il Dubbio che la prevalenza delle loro segnalazioni sono relative a gravi, se non gravissime, problematiche di salute che all’interno delle strutture penitenziarie non riescono ad essere affrontate e ciò vanno a “configurare quel trattamento inumano e degradante che la nostra Costituzione, e prima ancora la nostra umanità, vietano espressamente”. Berardi denuncia con forza: «Mi chiedo che senso abbia la detenzione per una persona come Iannazzo e per tutti quelli si trovano in condizioni simili. Qual è la funzione che esercita su di loro? Questa è la rieducazione? È così che si realizza la sicurezza dell’Italia? Qual è il pericolo che corre la società da questa persona tanto da dovergli continuare ad applicare il regime di 41 bis?». E conclude: «La scorsa estate, per Iannazzo è stato rinnovato il decreto applicativo del 41 bis ed è stata presentata opposizione dai suoi legali (ad oggi il ricorso risulta ancora pendente al Tribunale di Sorveglianza); un caso in cui mi sembra corra l’obbligo del differimento della pena, come da Costituzione e leggi attualmente in vigore».

Damiano Aliprandi

da il dubbio

giù le mani dall’antifascismo – processo di Carpi

Sabato scorso a Carpi (Mo) si è tenuto un presidio in solidarietà di 26 antifascisti/e sotto processo per aver cantato “Bella Ciao” in faccia ai militanti di Forza Nuova che nell’agosto del 2017 organizzarono una manifestazione di protesta contro la decisione dell’amministrazione comunale di ospitare alcuni richiedenti asilo.

Il 23 aprile prossimo ci sarà la sentenza del tribunale per i compagni/e che rischiano 15 giorni di arresto commutabili in 1.125 euro di multa per aver cantato una canzone, ancora potente, contro i fascismi di ieri e di oggi.

Contro lo slogan dello “stop accoglienza business”, che per i forzanuovisti significava solo “stop all’accoglienza”, quella sera infatti diverse anime del movimento e delle associazioni antifasciste cittadine scesero in piazza per denunciare il presidio neo-fascista in città. In molti quella sera cantarono Bella Ciao, canzone simbolo della resistenza e delle origini della città stessa, ormai simbolo internazionale dell’antifascismo popolare.

Si crearono delle tensioni che portarono un agente di polizia in Pronto Soccorso, ma dopo un mese dopo Forza Nuova ritornò in piazza, trovando nuovamente gli antifascisti a difendere la città. Per i fatti dell’agosto 2017, significativamente, vennero indagati 26 compagni/e, in base ad una legge che era stata emanata durante il regime fascista ed è tutt’ora in vigore nell’ordinamento giuridico italiano (art. 18 Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza), in piena contraddizione con la libertà di riunione e di espressione sancite dalla Costituzione italiana (che, semmai, a termini di Costituzione, dovrebbe essere impedite proprio ai fascisti).

L’accusa sarebbe quella di aver cantato una canzone come Bella Ciao, “per esprimere il proprio dissenso nei confronti di una manifestazione di Forza Nuova, nella quale la violenza è venuta dagli stessi dimostranti di FN, regolarmente autorizzati”.

A pochi giorni dal 25 Aprile, occorre ricordare chi siamo e da dove veniamo:  antifascisti/e militanti/e sempre, contro ogni fascismo di ieri e di oggi.

*****

Di Flavio Novara –  Ass. Alkemia

E’ Fascista chi “Il fascismo è una questione tra nostalgici”

E’ Fascista chi “Non accogliere significa difendersi”

E’ Fascista chi “Se annegano, nessuno gli ha chiesto di partire”

E’ Fascista chi “La diversità culturale è solo un problema”

E’ Fascista chi “No allo ius soli” significa proteggere l’italianità

E’ Fascista chi “Ha come valore solo il profitto”

E’ Fascista chi “Il prezzo innanzitutto”

E’ Fascista chi “IO, poi IO e gli altri…chi sono?”

E’ Fascista chi “Non permette la redistribuzione della ricchezza”

E’ Fascista chi “Crede che Essere significa poter Produrre”

E’ Fascista chi “Non si batte per il collega precario”

E’ Fascista chi “Decide di processare lavoratori in lotta”

E’ Fascista chi “Guadagna sulla precarietà del lavoro”

E’ Fascista chi “Ti fa lavorare senza la tua sicurezza”

E’ Fascista chi “La donna deve stare ZITTA  un passo indietro”

E’ Fascista chi “La maternità non è un problema delle aziende”

E’ Fascista chi “L’aborto va impedito”

E’ Fascista chi “Il Mobbing è un modo per risolvere il problema”

E’ Fascista chi “Lo Stalking è un diritto”

E’ Fascista chi “Revenge Porn è una gratificazione”

E’ Fascista chi “Vado a  prostitute all’estero per aiutarli a mangiare”

E’ Fascista chi “L’amore tra uguali è da punire”

E’ Fascista chi “E’ un Orco”

E’ Fascista chi “Il diverso va perseguitato”

E’ Fascista chi “Vota NO a togliere i brevetti sui vaccini”

E’ Fascista chi “W i medici cubani e poi vota a favore delle sanzioni a Cuba”

E’ Fascista chi “Non interessa i morti nelle RSA perché anziani”

E’ Fascista chi “Dateci i vaccini ma solo quelli Americani”

E’ Fascista chi “In nome del debito permette la morte di una Nazione”

E’ Fascista chi “Usa il “patto di stabilita’ per ricattare una Nazione”

E’ Fascista chi “E’ solo Europa dei mercati”

E’ Fascista chi “I politici sono tutti ladri e non si parla  di Politica”

E’ Fascista chi “Confonde l’Autorevolezza con l’Autorità”

E’ Fascista chi “Meglio UNO che comanda cosi’ sappiamo chi incolpare”

E’ Fascista chi “Le minoranze sono una scocciatura”

E’ Fascista chi “Le nazionalizzazioni è da comunista ma se lo fa Draghi protegge la Nazione”

E’ Fascista chi “Il privato è più efficiente”

E’ Fascista chi “Le tasse sono un furto ma lo stato deve tutelarli”

E’ Fascista chi “Prima le aziende, poi la Scuola, poi i Musei e i Teatri”

E’ Fascista chi “Il Sapere e la Scuola è una cosa per ricchi”

E’ Fascista chi “L’intelligenza è sempre del più forte”

E’ Fascista chi “Accetta di essere comandato”

E’ Fascista chi “Dominato decide di Dominare”

E’ Fascista chi “Il forte è giusto che domini sul più debole”

E’ Fascista chi “Libertà significa fare quello che si vuole”

E’ Fascista chi “La mia necessità è un mio diritto”

E’ Fascista chi “Si definisce di Sinistra e non si riconosce nello specchio”

E’ Fascista chi “Crede che la guerra sia il miglior dialogo”

E’ Fascista chi “I diritti vanno difesi SOLO fuori dai nostri confini”

E’ Fascista chi “Chiama dittatore a Erdogan ma poi gli vende le armi”

E’ Fascista chi “Incarcera i combattenti italiani in Kurdistan e resta in silenzio se muore in carcere di fame e di ingiustizia un militante Kurdo”

E’ Fascista chi “La questione Regeni è una questione tra Spie”

E’ Fascista chi “La questione Zaki è una questione egiziana”

E’ Fascista chi “Il Medio Oriente non sono affari nostri”

E’ Fascista chi “Israele è un esempio anche se non vaccina i palestinesi”

E’ Fascista chi “Il Progresso innanzitutto”

E’ Fascista chi “Difendere il pianeta è un problema economico”

E’ Fascista chi “Costruire significa profitto”

E’ Fascista chi “Il diritto alla casa è solo di chi se la può permettere”

E’ Fascista chi “La loro Religione è un valore assoluto”

E’ Fascista chi “Usa le religioni per il proprio dominio”

E’ Fascista chi “E’ ateo ma non rispetta i religiosi”

E’ Fascista chi “E’ mafioso”

E’ Fascista chi “I le periferie non sono un problema politico ed economico”

E’ Fascista chi “Si definisce Democratico e non gli importano le morti nelle carceri”

E’ Fascista chi “In nome di una divisa non riconosce più chi gliel’ha donata”

E’ Fascista chi “Da solo sta al comando”

E’ Fascista chi “Votare significa Democrazia”

E’ Fascista chi “Italiani brava gente nella nostre colonie”

E’ Fascista chi “L’errore del Duce è stato allearsi con Hitler”

E’ Fascista chi “Lo Stato Sociale lo ha inventato il fascismo”

E’ Fascista chi “Dice che non esiste più il fascismo”

E’ Fascista chi “Decide di processare gli antifascisti con leggi fasciste”

Gli altri

tutti gli altri

siamo noi

e non dobbiamo mai dimenticarlo

Turchia. Rompere la gabbia del silenzio

Il 24 aprile mobilitazione per Ali Osman Kose: appello del Comitato Solidale Grup Yorum. A seguire testi e video sugli avvocati di OGF (Organismo Congressuale Forense) e MGA (Sindacato Nazionale Forense)

Repressione in Turchia: il prigioniero politico Ali Osman Köse deve essere rilasciato

Ali Osman Köse è un prigioniero politico che ha combattuto tutta la vita per la libertà del popolo turco e della sua terra. È stato arrestato durante la lotta per un paese indipendente, democratico e socialista e ha trascorso 37 anni dei suoi 65 anni di vita in carcere.

La sua prima reclusione risale al 1984 dopo che il 12 settembre 1980 la giunta militare prese il potere in Turchia, sostenuta dagli USA.

Ali Osman Köse ha vissuto molte operazioni repressive nelle prigioni turche, la più significativa delle quali è stata l’Operazione Ritorno alla Vita. Dal 19 al 22 dicembre 2000, l’esercito e la polizia hanno preso d’assalto 20 prigioni turche in cui erano reclusi prigionieri politici. Da due mesi infatti più di 1000 prigionieri politici di sinistra erano impegnati in una protesta portata avanti con lo sciopero della fame a tempo indeterminato per impedire l’introduzione delle prigioni di isolamento di tipo F. Durante questa operazione militare sono state usate armi chimiche, sono morti 28 detenuti e ci sono stati più di 300 feriti.

Ali Osman Köse è in cella di isolamento di tipo F dal 2000. Questo regime di prigionia ha compromesso ulteriormente il suo stato di salute ed è arrivato al punto di non poter più essere lasciato solo. Il parere di un medico indipendente conferma che non può alzarsi senza appoggiarsi da qualche parte o essere aiutato da qualcuno. Ha difficoltà motorie e di coordinazione, non può camminare da solo, lavarsi i vestiti, farsi la doccia, né può mangiare adeguatamente. Ha problemi di udito, di vista e di pressione alta. Ha seri danni alla memoria dovuti ai prolungati scioperi della fame, che gli impediscono di ricordare (tra l’altro) quando prendere le sue medicine. Ultimamente gli è stato diagnosticato un tumore di 9 centimetri al rene e gli è stato deliberatamente impedito un trattamento chirurgico urgente.

Anche se la sua salute è peggiorata in condizioni di isolamento e non è in grado di camminare, l’Istituto di medicina legale – asservita al governo – ha riferito che le sue condizioni gli permettono di rimanere in prigione.

Perché?

Ali Osman Köse è un indefesso rivoluzionario e il governo ha paura di questa sua forza interiore, di questa sua dedizione alla lotta per questo, sebbene ci sia una legge che prevede la liberazione dei prigionieri malati, non rilascia i prigionieri politici, preferendo che muoiano in carcere. Ma gli ideali non si possono inscatolare. Li puoi chiudere tra quattro pareti, mettere sotto chiave, ma essi riusciranno comunque ad evadere, anche senza spezzare le catene né forzare le porte: scapperanno, semplicemente, sulle ali di una rivolta che lega i prigionieri politici con il tessuto esterno. Questa evasione può diventare un urlo all’unisono di solidarietà internazionalista.

I prigionieri politici sono in carcere e sono temuti anche lì dai governi perché hanno lottato e continuano a farlo con la loro integerrima dignità per difendere i diritti di tutti noi. Ora tocca a noi prenderci cura di loro per difendere lo stato di diritto.

Per questo oggi facciamo appello a tutte le forze democratiche, a tutti gli attivisti per i diritti umani, per chiedere il rilascio del prigioniero politico Ali Osman Köse

Valentina Vallesi del Comitato Solidale Grup Yorum

Scriviamo email con il seguente testo a:

Ali Osman Köse serbest bırakılsın!

Hasta tutsaklara özgürlük!

[traduzione italiana] Ali Osman Köse dovrebbe essere rilasciato!

Libertà ai prigionieri malati!

Ministero della Giustizia

E-Mail: info@Adalet.Gov.Tr

Prigione di Tekirdag

E-Mail: abbtekirdag.2fcik@adalet.gov.tr

Istituto di Medicina Legale

Email: atk@adalet.gov.tr

IL 24 APRILE SI TERRA’ UNA GIORNATA INTERNAZIONALE DI SOLIDARIETA’ PER ALI OSMAN KÖSE

SONO PREVISTE MANIFESTAZIONI, LO SCIOPERO DELLA FAME DI UN GIORNO E L’AZIONE SUI SOCIAL CON L’HASHTAG #AliOsmanKöseSerbestBırakılsın (h.19 ITALIA)

INOLTRE SI POSSONO INVIARE VIDEO DI SOLIDARIETA’ CHE VERRANNO PUBBLICATI SULLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK E SUI SOCIAL DEGLI AVVOCATI DEL POPOLO CHE STANNO SEGUENDO IL CASO.

Per maggiori informazioni seguire la pagina Facebook Comitato Solidale Grup Yorum o scrivere a comitatosolidaelgrupyorum@gmail.com

 * da www.osservatoriorepressione.info

Armi chimiche sui No Tav – Appello dei legali sul ferimento di Giovanna

APPELLO DEI LEGALI NO TAV SUL FERIMENTO DI GIOVANNA
Indipendentemente da quello che sarà l’esito delle indagini relative al ferimento di Giovanna Saraceno, gli scriventi di questo appello, tutti avvocati che hanno avuto modo di seguire alcuni processi relativi a scontri in Val di Susa tra manifestanti NoTav e le Forze dell’Ordine, non possono non evidenziare quanto segue.
Non è la prima volta che si verifica un simile drammatico episodio in Valle Susa: più volte dei manifestanti hanno lamentato di essere stati attinti dalle cartucce dei lacrimogeni, con lesioni anche gravi tanto da imporre in alcuni casi un immediato ricovero in ospedale per lesioni al capo o al ventre.
Le cronache infine ricordano che soltanto per stare al nostro Paese, un tifoso perse un occhio nel 1998, uno nel 1999; tre manifestanti persero la vita nel 1970, 1972, 1989. I lacrimogeni sono armi chimiche, contenuti in granate, generalmente sparate con fucili lanciagranate a grande velocità; purtroppo, oltre agli effetti chimici noti, sono anche possibili effetti meccanici, a volte anche letali. I candelotti che contengono il gas pesano 100 grammi, hanno un diametro di 4 cm ed escono ad una velocità di sparo di 280 km/h.
I lacrimogeni sono considerati, anche dal diritto, armi chimiche.
Il loro uso è vietato negli scenari bellici dalla Convenzione di Parigi del 1995 sulle armi chimiche. Qualora utilizzati in particolari contesti, devono essere sparati con modalità di lancio a parabola, e non con lancio teso verso chi si intenda contrastare, proprio per impedire o ridurre il pericolo di danni dovuti al lancio di una granata a forte energia cinetica.
In altre parole, non possono essere utilizzati come proiettili destinati a colpire gli avversari (o i nemici).
Le immagini che ormai costantemente fanno parte del materiale documentale di questi processi, molto spesso hanno mostrato proprio il contrario: personale delle Forze dell’Ordine nell’atto di sparare i lacrimogeni, con lancio teso contro i manifestanti, a volte mirando chi si intenda colpire. A volte l’audio dei video prodotti ha registrato nei dialoghi degli operatori un invito a colpire in modo diretto il manifestante.
Anche in relazione a quanto accaduto a San Didero nei giorni scorsi, sono state diffuse immagini che sembrano dimostrare un uso improprio, pericoloso, indiscriminato e criminoso, dei lacrimogeni.
Più e più volte abbiamo tentato di denunciare l’illegittimità e l’arbitrarietà di un siffatto uso – sia quando ad essere processati fossero dei manifestanti, sia quando a chiedere l’accertamenti dei fatti fossero le vittime di questi lanci – chiedendo che si indagasse sull’uso di tali oggetti alla stregua di armi da fuoco, ma purtroppo senza successo. Le modalità con le quali le Forze dell’Ordine gestiscono l’ordine pubblico, sia per quanto riguarda il cospicuo numero di candelotti utilizzati, che le modalità di lancio, non sono mai state ritenute fondamentali ai fini dell’accertamento della verità.
Speriamo fortemente che in questa occasione non sia così.
Confidiamo siano condotte approfondite indagini, affidate a soggetti non appartenenti ai corpi di polizia impiegati sul campo e che quanto accaduto sia accertato in modo approfondito onde verificare se e chi sia responsabile delle lesioni inferte a Giovanna, compresa l’individuazione della catena di comando eventualmente responsabile; come pure se nei giorni precedenti vi sia stato un utilizzo dei gas lacrimogeni improprio, indiscriminato, pericoloso o lesivo dei legittimi diritti a manifestare il proprio pensiero.
Danilo Ghia
Cristina Patrito
Alessio Ariotto
Federico Milano
Roberto Lamacchia
Gianluca Vitale
Massimo Bongiovanni
Enzo Pellegrin
Stefano Bertone
Claudio Novaro
Marco Melano
Emanuele D’Amico

Notav – lacrimogeni ad altezza d’uomo. Diretta oggi sulle violenze di stato in Valle Susa

19 aprile diretta sulle violenze di stato in Valle Susa:

https://www.facebook.com/100008988816453/videos/2559972744312328/?notif_id=1618846380650911&notif_t=live_video&ref=notif

NON MANCATE! Anche contrastare le menzogne del regime è lotta. Ora e sempre NOTAV

Carabiniere si vanta di aver sparato lacrimogeni in faccia ai No Tav (video)

Da questo spezzone di video, recuperato dalle dirette della manifestazione di martedì 13 aprile a seguito del tentativo di sgombero del presidio di San Didero della notte precedente, si vedono due carabinieri dotati di lancialacrimogeni conversare. Uno di loro dice: “ne ho trovati due” e l’altro si vanta: “Sì, gliene ho tirati due in faccia sulla strada”.

Sono tutti elementi che confermano la licenza di mutilare data alle Forze dell’ordine in Val Susa. Il ferimento di Giovanna non è una fatalità ma una tragedia annunciata. Non era questione di se era questione di quando.

Nel video che pubblichiamo di seguito ripreso durante la notte dello sgombero si vedono chiaramente gli agenti di polizia sparare lacrimogeni ad altezza uomo.
Nella serata di sabato dove é rimasta seriamente ferita da un candelotto l’attivista No Tav Giovanna, erano presenti sul posto numerosi reparti della polizia e un drappello della guardia di finanza.
La questura si sta inventando fantasiose ricostruzioni su fantomatici oggetti contundenti pur di allontanare le proprie evidenti ed innegabili responsabilità.
Lo sparare ad altezza uomo é un modus operandi usuale specialmente nelle ore notturne da parte di tutte le forze dell’ordine.

Da notav.info

Fabiola al movimento No Tav: “con amore e rabbia”

Seguo su Radio Blackout e sui TG che ne parlano, ogni momento di questa nuova fase dei lavori al cantiere TAV. Sono sul tetto assieme a chi resiste a San Didero. Urlo slogan di lotta in corteo, ereggo barricate per non far passare i servi del potere e mi scontro con loro perché la violenza non la voglio solo subire.
Possono incarcerati, incatenati e cercare di fermarmi con ogni mezzo, ma non mi domeranno MAI, il mio spirito ribelle, la mia energia e la mia forza sarà sempre con cui lotta contro ogni tipo di repressione, contro lo stato, contro il potere.
Non respiro i solo riferì elargiti attraverso i media, l’inutile tecnologia, i finti “necessari” beni del consumismo, la mia è un’aria fresca, pulita, quella di una coscienza attenta, attiva, quella che c’è sui sentieri di montagna.

SONO CON VOI COMPAGNE, COMPAGNI, all’urko della VALSUSA PAURA NON NE HA
LA LOTTA NON SI ARRESTA

CON AMORE E RABBIA
Fabiola dal carcere delle Vallette