Soccorso Rosso Proletario

Soccorso Rosso Proletario

Soccorso Rosso proletario – andare oltre la lotta carceraria

soccorso rosso proletario ha ragione di esistere se unisce nella informazione, denuncia  la repressione antiproletaria che colpisce le lotte dei lavoratori, la brutalità poliziesca che spesso arriva ad uccidere  la lotta nelle carceri, la lotta contro la repressione politica propriamente detta contro organizzazioni comuniste e rivoluzionarie

essa serve a dare un quadro unitario dell’azione dello stato borghese e indica la strada di unire nella lotta contro lo stato borghese

quando diventa un bollettino carcerario copia e incolla è un inutile doppione parassitario

dobbiamo quindi impegnarci a fare il nostro con scritti nostri, iniziative nostre, forme di sostegno alle lotte

se non riusciamo a farlo – sarà bene chiudere

4 studenti di Unef – sindacato studentesco – processati a nanterre

 

Lundi 15 février 2021 quatre étudiants de l’université de Nanterre (Ayoub, Barth, Selim et Victor) passeront en procès au tribunal de grande instance de Nanterre pour leurs activités syndicales. Une manifestation de solidarité est organisée par leur comité de soutien lundi 15 février à 13H30 au départ de l’université de Nanterre.

L’événement Facebook

 

Violenze poliziesche anche negli istituti penali per minori – 6 agenti penitenziari indagati a Benevento

Botte a detenuto, indagati sei poliziotti penitenziari

Chiusa l’inchiesta del pm Tillo su vicenda del 2019 che sarebbe accaduta, nell’Istituto di Airola

Benevento.  

Una brutta storia che racconta presunte botte e violenze ad un detenuto. E’ finita al centro di una inchiesta del sostituto procuratore Assunta Tillo, che ora l’ha conclusa, chiamando in causa, a vario titolo, per le ipotesi di reato di violenza privata, falso e concussione, sei uomini e donne della polizia penitenziaria in servizio presso l’Istituto penale minorile di Airola.

La lente investigativa si è allungata su fatti che si sarebbero verificati a cavallo tra il 26 marzo ed il 1 aprile del 2019 all’interno della struttura, successivamente al rinvenimento ed al sequestro, da parte degli agenti, di due cellulari nella stanza di un ospite, napoletano.

Secondo gli inquirenti, durante l’interrogatorio al quale sarebbe stato sottoposto il 26 aprile, il giovane, che si era assunto la responsabilità del possesso dei due apparecchi, sarebbe stato costretto a rivelare i nomi di ulterori responsabili dell’introduzione dei telefonini nel carcere. Mentre era seduto, sarebbe stato colpito ripetutamente; poi, quando aveva tentato di fuggire, sarebbe stato inseguito lungo il corridoio, messo in un angolo, aggredito e picchiato.

Nel mirino, inoltre, quanto sarebbe avvenuto a distanza di qualche giorno: il 1 aprile, quando al recluso sarebbe stato intimato di non riferire ciò che gli sarebbe capitato, altrimenti avrebbe rischiato una denuncia per oltraggio a pubblico ufficiale.

Nella stessa circostanza – sostiene l’accusa- gli sarebbe stato detto che se li avesse un po’ aiutati, loro avrebbero fatto altrettanto: il tutto per costringerlo a presentare una dichiarazione orale di rinuncia al diritto di querela. Attenzione puntata, infine, su  due relazioni nelle quali era stato descritto l’episodio del 26 aprile, di cui sarebbe stata fornita, a detta del Pm, una falsa rappresentazione.

Difesi, tra gli altri, dagli avvocati Gianluca Grasso, Antonio Leone e Vittorio Fucci, gli indagati hanno adesso venti giorni a disposizione per chiedere di essere interrogati e produrre memorie; esaurita questa fase, il Pm procederà alle eventuali richiesta di rinvio a giudizio.

Gravi intimidazioni in carcere a Mattia dopo l’esposto in procura sulle violenze a Modena e Ascoli Piceno

Da Radio Onda Rossa

Data di trasmissione domenica 14 Febbraio 2021 – 10:00


Nella prima corrispondenza riepiloghiamo quanto accaduto a marzo 2020 nelle carceri del paese, arrivando all’esposto di 5 detenuti riguardo le violenze nel carcere di Modena e Ascoli Piceno e ai prossimi appuntamenti di lotta. La repressione durante e dopo la rivolta nel carcere di Modena ha portato alla morte di 9 detenuti.

La seconda corrispondenza è con la sorella di Mattia, uno dei 5 prigionieri che hanno raccontato le violenze e la morte di Sasà Piscitelli, ora detenuto nel carcere di Ancona in seguito al trasferimento.
Mattia sta ricevendo delle gravi intimidazioni che mettono a repentaglio anche la sua salute.
Lo scopo di tali rappresaglie è impedirgli di raccontare quanto ha visto nelle ultime ore di vita di Sasà Piscitelli, suo compagno di cella, e delle violenze in carcere.

Scriviamo in carcere a Mattia e gli altri:

Claudio Cipriani
C.C. Parma, Strada Burla 57, 43122 Parma

Ferruccio Bianco
C.C. Reggio Emilia, Via Luigi Settembrini 8, 42123 Reggio Emilia

Francesco D’angelo
C.C. Ferrara, Via Arginone 327, 44122 Ferrara

Mattia Palloni
C.C. Ancona Montacuto, Via Montecavallo 73, 60100 Ancona

Belmonte Cavazza
C.C. Piacenza, Strada delle Novate 65, 29122 Piacenza.

Rigettata l’istanza per limitare e controllare la posta di Dana

Da Repubblica

La portavoce No Tav vince il braccio di ferro sulla posta in carcere

La direttrice voleva limitare e controllare la corrispondenza, il giudice le dà torto

di: Cristina Palazzo

12 Febbraio, 2021

Rigettata l’istanza per limitare e controllare la posta per Dana Lauriola. A comunicarlo dal carcere è la stessa attivista NoTav: la richiesta di provvedimento, che di solito si chiede per esigenze di indagini o per ragioni di sicurezza per l’istituto, è stata presentata, come racconta in una lettera inviata dal carcere Lorusso e Cutugno, il giorno successivo all’inizio dello sciopero della fame dalla direttrice della struttura penitenziaria al magistrato di sorveglianza che l’ha rigettata “per mancanza di fatti aderenti”.

L’episodio risale a fine gennaio. Il 21 del mese Dana ha iniziato lo sciopero della fame per porre l’attenzione su una serie di criticità lamentate nella vita in carcere, dove si trova da settembre, e, racconta “i risultati si sono dimostrati da subito concreti e tutte noi stiamo finalmente godendo dei nostri pieni diritti per quanto riguarda i contatti con i nostri familiari”. Solo successivamente ha scoperto che il 22 gennaio, quindi il giorno dopo, era stata avanzata la richiesta del provvedimento, parrebbe, secondo il movimento, per il rischio di propaganda in carcere.

“Mentre sui giornali la Direttrice del carcere, di fatto, riconosceva le nostre ragioni lavorando rapidamente per ripristinare i diritti negati, parallelamente richiedeva al mio magistrato di sorveglianza l’emissione di un provvedimento restrittivo, tipico dell’alta sorveglianza, la cosiddetta “censura””. Ora il timore è che “dopo questo tentativo, dal chiaro intento punitivo da parte della direzione carceraria, mi chiedo se sia finita qui oppure siano vere le voci che circolano circa un mio futuro trasferimento. Vedremo”.

“Si è trattato di un vano ma preoccupante tentativo di comprimere diritti costituzionalmente garantiti in capo a soggetti già ampiamente deprivati – spiega uno dei due legali di Dana, l’avvocata Valentina Colletta – , ma ai quali non può né deve essere negato anche il diritto alla libera manifestazione del pensiero e ad una quantomeno minima agibilità politica”.

Di tentativo punitivo parla anche il movimento NoTav “a cui non siamo disposti ad assistere”, spiegano. La nostra attenzione resta alta e continueremo a monitorare l’andamento di questa ingiusta detenzione perché non si manifestino altri atti simili”.