Torino – Dana e Stefano Liberi Subito! la lotta non si arresta! manifesti e scritte in tutta italia – la proposta di soccorso rosso proletario

naturalmente se ne parla nella riunione preparatoria per una assemblea nazionale su carcere e represssione nazionale e internazionale

convocata da Srp aperta a tutti il 27 settembre – bologna ore 14

info srp@inventati.org

In Val Susa la vergogna dello Stato. Dana e Stefano liberi subito!

Sono venuti che era ancora notte e sono venuti in forze. Hanno la paura di chi sa di avere torto.Questa mattina alle 5, con un blitz in pieno stile, con blindati e celerini, le forze dell’ordine hanno applicato la paradossale sentenza nei confronti di Dana emessa dal Tribunale di sorveglianza di Torino nella persona della giudice Elena Bonu. Ma ad attenderli hanno trovato il popolo No Tav deciso a sostenere Dana in questo momento e a non far passare sotto silenzio questa vergognosa prepotenza contro una donna, una compagna e contro un intero territorio.Un intero quartiere di Bussoleno è stato militarizzato per ore, impediti gli accessi agli abitanti del paese che volevano testimoniare con un gesto d’affetto la loro vicinanza a Dana. Nonostante il dispiegamento di forze però i No Tav sono riusciti a raggiungere la casa e a gridare forte il dissenso verso questa ingiustizia. Una marcia della vergogna per chi è venuto a prelevare Dana, che ha reagito con spintoni a giovani e anziani, minacce e insulti. La Digos di Torino si è distinta come al solito nell’esercizio dell’arroganza verso chi lotta per difendere la propria valle.I volti di questi loschi individui con i distintivi erano pieni di paura e vergogna mentre Dana a testa alta ha salutato i solidali prima di venire condotta all’auto.Come se non bastasse, mentre questo enorme dispositivo di uomini e mezzi veniva messo in campo per tradurre Dana i carcere, tre volanti dei carabinieri notificavano a Stefano, compagno No Tav, i domiciliari per 5 mesi.Dopo che l’auto con a bordo Dana era già lontana dall’abitazione la celere ha caricato a freddo un gruppo di abitanti di Bussoleno la cui unica colpa è quella di aver voluto salutare una propria concittadina finita nelle mani dell’ingiustizia, ferendo alla testa un giovane No Tav.Questa mattinata ha sancito che la Val Susa è fuori dallo Stato di Diritto, è un territorio occupato come diciamo da anni, dove le forze dell’ordine possono fare il buono e il cattivo tempo al servizio dei potenti senza che nessuno dagli scranni istituzionali faccia domande. Un luogo dove Telt, l’azienda promotrice dell’opera, amministra direttamente la giustizia utilizzando tribunali e polizia come una milizia privata. Un luogo dove un reato sociale, una iniziativa durata dieci minuti, una lettura di un volantino al megafono può costare due anni di carcere.E che dire di questo governo supino allo strapotere delle lobbies del cemento e del mattone? Che dire di quella parte di maggioranza che per anni si è professata No Tav? Quelli che si professavano vicini alle esigenze dei cittadini adesso tacciono di fronte allo Stato d’eccezione che viene applicato in tutta la sua violenza in Val Susa.Quanto ci è costato questo abuso di potere che è andato in scena questa mattina? Quanto ci costano i pool di magistrati, quanto ci costano le decine di agenti della Digos che si occupano quasi esclusivamente dei No Tav?Mentre una pandemia sta sconvolgendo il pianeta le priorità che vengono portate avanti sono chiare, continuare a finanziare il sistema delle grandi opere inutili e perseguitare, arrestare, colpire chi vi si oppone.In valle però si continua a resistere da trent’anni con determinazione e senza paura, in questa valle abbiamo imparato a prenderci cura del territorio e del nostro prossimo, a non lasciare nessuno indietro, abbiamo imparato che il concetto di giustizia, quello vero, non coincide quasi mai con la violenza della legge. Abbiamo appreso che si è vivi, si è giusti solo se ci si ribella, e noi continueremo a farlo, perché sappiamo che questa grande opera è mortifera, sappiamo che non vogliamo un futuro di devastazione, inquinamento, tumori e desolazione sociale per il territorio in cui viviamo. Quindi non lasceremo sola Dana, non lasceremo solo Stefano e continueremo la loro, la nostra battaglia, come sempre pronti con il cellulare sul comodino e gli scarponi vicino al letto.Per questo motivo stasera, alle 20:30 ci troveremo a Bussoleno in Piazza Cavour per una fiaccolata in cui portare tutta la nostra solidarietà a Dana e a Stefano, gridare il nostro disgusto e la nostra determinazione. Resisteremo un metro, un giorno, un’ora più di loro!

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Ridotto il numero delle telefonate concesse. Scatta la protesta dei detenuti del carcere imperiese

Imperia. Protesta pacifica di buona parte dei detenuti del carcere cittadino. La causa sarebbe da ricercare in una riduzione delle telefonate così come previsto dall’ordinamento penitenziario.
Durante l’emergenza Covid erano state concesse in aggiunta a quelle di norma previste atte a favorire i colloqui sia telefonici che visivi a distanza, anche con l’utilizzo di Skype e whatsapp.
«Dalle 21.50 circa di ieri per circa un’ora, una rumorosissima protesta con la battitura delle stoviglie è cominciata nel carcere di Imperia. In Liguria tra gli istituti penitenziari di Imperia e Sanremo, rischiamo il default ed è arrivata la manifestazione a suon di decibel anche ad Imperia» –. «Sembra che i detenuti non abbiano digerito l’ordine del Direttore di ade guare le telefonate all’Ordinamento Penitenziario, ovvero 1 a settimana in un carcere che vanta un sovraffollamento “esagerato” di 100 detenuti presenti su una capienza di 69»
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