Questa mattina la Polizia si è presentata in Ortica per eseguire l’annunciato sgombero di Lock, Laboratorio Occupato Kasciavit, il nuovo spazio autogestito da un collettivo di studenti, lavoratori e precari in via Trentacoste 7. La Questura di Milano era parsa subito irremovibile sulle possibilità di sopravvivenza del nuovo spazio liberato. La motivazione ufficiale dello sgombero è quella dell’emergenza Covid anche se non vanno sottovalutate le pressioni della proprietà. La polizia si e’ così presentata davanti allo spazio del quartiere Ortica, sollevando di peso gli occupanti seduti per terra e restituendo lo stabile, una ex Mondadori abbandonata da anni, all’incuria e al degrado.

Ricordiamo che gli occupanti del Lock, durante la pandemia, avevano dato un importante contributo solidale con la Brigata Scighera, ma la gratitudine, si sa, in questa metropoli, non ha cittadinanza. Inizia quindi nel peggiore dei modi questo settembre milanese caratterizzato da un ampio attacco agli spazi sociali al quale si sta costruendo una risposta con l’assemblea di Torchiera di settimana scorsa e quella al Lambretta del 15 settembre.

Questo il comunicato del Laboratorio Occupato Kasciavit.

L.OC.K. E’ STATO SGOMBERATO!
Ebbene si, e’ arrivato “quel momento”che non avremmo mai voluto annunciare;
Il Laboratorio Occupato Kasciavit e’ stato sgomberato.
Proprio questa mattina la polizia si e’ presentata davanti allo spazio di via Trentacoste per restituirlo all’abbandono e al degrado.
Ha vinto quindi la politica di una città che si costruisce su deserto e pacificazione sociale togliendo il respiro, di fatto, alla spinta e alla voglia di cambiamento reale.
Il laboratorio che abbiamo provato a costruire in questi giorni era animato da passione, energia e soprattutto da volontà di costruire qualcosa di differente, qualcosa di energico, utile per la città ed alternativo. Uno spazio accessibile per tutte e tutti, dove le menti e i corpi fossero liberi di esprimersi nel modo migliore possibile. E invece, a tutto questo hanno deciso di mettere la parola fine.
Crediamo che gli spazi come L.OC.K. siano necessari all’interno di realta’ come Milano, e che troppo spesso si cerchi invece di soffocarli, di metterli in silenzio.
Ora più che in altri tempi, stiamo assistendo a una precisa progettualità politica, che utilizza, strumentalizzandola, l’emergenza Covid come ennesimo veicolo di ricatto.Abbiamo in pochi giorni dimostrato che è possibile migliorare il territorio in cui si vive; le attività di mutuo soccorso della Brigata Scighera ne sono un esempio virtuoso. Centinaia di famiglie sostenute durante l’emergenza Covid-19, decine di attivist* e volotar* in strada per mesi e tanto duro lavoro ci hanno permesso di mettere le basi per costruire un quartiere e una città migliore, scardinando dinamiche di guerra tra poveri e paura del diverso.
Nel Laboratorio, il coordinamento studentesco Azadî ha trovato posto per esprimersi, costruire percorsi e attività affini ai propri bisogni ed utili al progredire del proprio percorso; ne e’ un esempio l’aula studio, costruita ed igienizzata rispettando tutte le norme igienico-sanitarie in soli tre giorni nello spazio. Ma lo sono anche le varie assemblee tenute durante questi giorni, i momenti di aggregazione collettiva, gli scambi e le interazioni che si sono create durante questa breve permanenza.
Tutto questo e molto altro è e sarà L.OC.K., una spinta energica che si riversa sulla città e che non si fermerà davanti a niente e a nessuno, polizia o palazzinari vari che siano. Crediamo nel valore degli spazi sociali, crediamo che, ora più che mai, siano fondamentali per aprire squarci ed evidenziare contraddizioni in questa società piatta e desertificata.
La palla ora è in mano a noi e a chi vuole provare, passo per passo, a costruire una città solidale e resistente, mettendo in gioco il proprio corpo, la propria mente e i propri valori.
Non sarà uno sgombero a bLOCKarci ma, a differenza di quello che pensa qualcuno, ci vedremo nelle strade, nelle piazze, nei luoghi di lavoro e nelle scuole. Un altro mondo è possibile, ai nostri posti ci troverete!
Laboratorio Occupato Kasciavìt

PER EBRU, PER AYTAC, PER LA DIFESA DEI DIRITTI UMANI IN TURCHIA VENERDI’ 11 SETTEMBRE A ROMA – Piazza Monte Citorio, ore 14,30

Ebru Timtik è morta in difesa della giustizia, del diritto alla difesa e della dignità della professione forense, dopo 238 giorni di sciopero della fame mentre era detenuta.
L’Avv. Aytac Unsal, come lei detenuto e condannato in appello in un processo svolto in violazione di ogni regola, dopo 213 giorni di sciopero della fame, dopo la morte di Ebru e dopo la mobilitazione internazionale dell’Avvocatura e dell’opinione pubblica, il 3 settembre è tornato in libertà, per decisione della Corte Suprema, che ha deciso la sua temporanea scarcerazione (e il divieto di lasciare il Paese) in attesa che le sue condizioni di salute migliorino, sulla base della perizia medico legale che già a fine luglio aveva definito le sue condizioni (come quelle di Ebru) incompatibili con la detenzione. Peraltro, la Corte Suprema non ha ancora sciolto la riserva nel merito per questo processo per il quale altri colleghi ad oggi continuano ad essere detenuti in carcere.
È davvero intollerabile, un affronto ai principi stessi dello stato di diritto, che molte avvocate ed avvocati siano ancora in carcere in Turchia, con accuse che si fondano sull’esercizio del diritto/dovere di difesa.
È, a maggior ragione, ancor più intollerabile che a detenuti in gravi condizioni fisiche perchè debilitati dallo sciopero della fame, come Aytac, e prima di lui Ebru Timtik, di 42 anni, İbrahim Gökçek, di 40 anni, Helin Bölek e Mustafa Koçak, di 28,per citare solo i morti del 2020, sia impedito l’accesso a cure mediche di fiducia e l’applicazione delle misure cautelari in una forma tale da garantire il loro diritto alla salute, al punto tale da determinarne la morte.
Il governo italiano, l’Unione europea ed il Consiglio d’Europa levino finalmente la voce per denunciare la responsabilità di Stato per queste morti, ed intraprendano ogni azione necessaria per garantire il diritto alla vita ed al giusto processo per Aytac e per tutti gli avvocati ed avvocate ancora ingiustamente detenute.
Venerdì 11 settembre alle ore 14,30 tutte e tutti a Roma, in Piazza Monte Citorio, gli avvocati e le avvocate in toga, per ricordare Ebru e chiedere la liberazione di Aytaç Unsal e di tutti i difensori, magistrati, parlamentari, giornalisti, accademici e docenti, detenuti ingiustamente nelle carceri turche.
Invitiamo tutti e tutte a partecipare agli eventi che verranno organizzati dalle associazioni e dagli Ordini Forensi mobilitati anche a livello europeo e proponiamo per lunedì 28 settembre, in occasione del trigesimo dell’assassinio di Ebru, una giornata di mobilitazione in tutte le sedi giudiziarie.
Promuovono la manifestazione: ASSOCIAZIONE NAZIONALE GIURISTI DEMOCRATICI insieme a : Unione Camere Penali Italiane-Osservatorio Avvocati Minacciati, Legal Team Italia, Associazione Italiana Giovani Avvocati (AIGA), Associazione Studi Giuridici sull’immigrazione (ASGI), MGA sindacato nazionale forense, Magistratura Democratica, Movimento Forense