Razzisti in divisa a Vicenza strozzano un giovane e lo arrestano. L’accusa è resistenza a pubblico ufficiale, la colpa è essere nero

A Vicenza un agente di polizia ha chiesto a caso e violentemente i documenti a un giovane nero. Alla fine, la gente di passaggio ha dovuto calmare l’agente che stava praticamente soffocando il giovane. Il tutto è stato ripreso in un video che mostra realmente come siano andate le cose.

Il video, che mostra il poliziotto utilizzare la tecnica della “presa al collo” con un ragazzo di colore, è diventato virale. La clip, postata dal profilo Instagram di C.S., un giovane vicentino di origini colombiane, mostra un episodio avvenuto attorno alle 18 di lunedì 10 agosto 2020 in piazzale De Gasperi, nel centro storico della città berica, non lontano dalla stazione ferroviaria.

Nel video si vedono due agenti con la divisa della polizia parlare con insistenza a un ragazzo di colore, il quale si allontana camminando veloce. A un certo punto uno dei due agenti immobilizza il giovane portandogli il braccio destro attorno al collo, e cercando successivamente di spingerlo a terra. A quel punto si sentono gli amici del giovane reagire gridando al poliziotto di lasciarlo, e dopo pochi secondi l’agente molla la presa.

A quanto afferma C.S., che ha postato il video su Instagram, l’episodio sarebbe avvenuto qualche minuto dopo una rissa accaduta in quella zona tra due persone sconosciute a lui e al ragazzo immobilizzato. Alcuni amici di C.S. e del giovane immobilizzato sarebbero intervenuti per separare i due. A quel punto sarebbero arrivati gli agenti, che avrebbero chiesto i documenti al giovane e lo avrebbero strattonato. Il giovane si sarebbe rifiutato di esibirli. Successivamente si sarebbe svolta la scena documentata nella clip.

Il ragazzo immobilizzato – che avrebbe 21 anni – è stato portato in Questura e attualmente si troverebbe agli arresti domiciliari in attesa di processo per direttissima con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale. Abbiamo chiesto alla Questura di Vicenza la ricostruzione della dinamica dell’episodio.

«Aiutatemi a condividere questo atto di razzismo» scrive C.S. nella didascalia del video. Dopo il caso di George Floyd, la cui morte “raccontata” in diretta con un video negli Usa ha provocato proteste di massa contro il razzismo nelle forze dell’ordine, è forte la sensibilità anche in Italia verso questo tema.

Per il Tribunale del riesame di Torino non fu tortura, rilasciato lo sbirro responsabile di “trattamenti inumani e degradanti”

Chiudere un detenuto in uno stanzino costringendolo a stare in piedi faccia al muro per oltre mezzora e successivamente picchiarlo con calci e pugni non è tortura, ma solo “trattamento degradante”.

Con questa tesi è stato quindi rilasciato, dai domiciliari, l’agente di polizia penitenziaria che lavorava presso il carcere le vallette di Torino e che nell’ottobre scorso fu indagato, insieme ad altri 5 poliziotti, per gravi e plurimi episodi di violenza nei confronti di detenuti commessi nel carcere di Torino nel periodo compreso tra aprile 2017 e novembre 2018

Ma come le vogliamo chiamare le violenze perpetrate dalla polizia in celle dedicate alla punizione dei detenuti, dove i prigionieri venivano obbligati a spogliarsi e a gridare frasi come “Sono un pezzo di m…” mentre gli agenti li malmenavano con schiaffi e pugni, attrezzati di guanti per non lasciare i segni?

E quando i detenuti erano troppo malconci e dovevano farsi visitare li minacciavano dicendo loro che “dovevano dichiarare che era stato un altro detenuto a picchiarlo, altrimenti avrebbero usato nuovamente violenza su di lui, così costringendolo il giorno successivo alle violenze a rendere in infermeria questa falsa versione dei fatti”

Non è a questo stato che dobbiamo chiedere giustizia, la giustizia si prende e non si chiede, lo stato borghese si abbatte e non si cambia

In corso sgombero illegale del campo rom sull’Olimpica a Roma

Notizia ANSA – ROMA, 11 AGO – E’ in corso lo sgombero di un campo nomadi nei pressi dell’Olimpica a Roma. Sul posto la polizia locale con diverse pattuglie. Secondo quanto si è appreso, al momento all’interno dell’insediamento sono state trovate circa 15 persone che verranno identificate.

All’art. 103, comma 6 del Decreto Legge 17 marzo 2020 n. 18 e successive modificazioni (Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19) si legge: “L’esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili, anche
ad uso non abitativo, e’ sospesa fino al 30 giugno 2020.”
Evidentemente chi amministra la Capitale non sa o non vuole leggere ed approfitta dell’estate per riprendere la politica degli sgomberi e della gentrificazione. Nell’articolo Ansa si giustifica l’intervento con l’incendio scoppiato nei giorni scorsi in un autodemolitore vicino all’insediamento, che sollevò una nube di fumo che invase via del Foro Italico. Quindi invece di indagare sui motivi dell’incendio e sulla sicurezza sui luoghi di lavoro e di vita si sfolla il campo rom.

Di seguito il servizio di Radio Onda d’Urto

La sindaca Virginia Raggi annuncia che si ricandiderà, l’anno prossimo, alle elezioni amministrative. “Guardo a sinistra”, dice la Raggi, cercando una possibile intesa con il Pd, che però nicchia.

Per chiarire…cosa intenda la Raggi con “sinistra”, all’alba di oggi – martedì – la Polizia capitolina ha iniziato lo sgombero di un insediamento popolato da diverse famiglie, sopratutto rom, nella zona dell’Olimpica.

L’insediamento si trova nell’area dell’autodemolitore interessato nei giorni scorsi da un grosso incendio. Il Comune di Roma prova così a presentare quindi lo sgombero come un’operazione…ambientale. Le famiglie, le-i solidali e l’Associazione 21 Luglio raccontano tutta un’altra storia: “Con apposita deliberazione – spiega l’Associazione 21 luglio – il Comune di Roma ha annunciato lo sgombero dell’insediamento collocato da 30 anni in via del Foro Italico per la mattina di martedi 11 agosto alle ore 7,00. Sarà il primo di una lunga serie che metterà in strada, nei prossimi due mesi, più di 500 persone residenti nelle baraccopoli formali della Capitale. Queste azioni di sgombero sono illegali perchè nelle modalità risultano contrarie a quanto stabilitò dalla Convenzioni internazionali e dalla legislazione nazionale. Come accaduto in passato le autorità locali approfittano proprio del periodo agostano per promuovere tali azioni segnate dalla violenza e dalla violazione dei diritti umani.  Ma i diritti umani non vanno in ferie!

Martedi 11 agosto, dalle 6,30 del mattina, ci saremo anche noi, in maniera pacifica e civile, alle porte dell’insediamento. Faremo colazione insieme ai bambini delle famiglie rimaste ed aspetteremo le ruspe comunali. Agli operatori incaricati dello sgombero (funzionari comunali, forze di polizia, operatori sociali…) consegneremo copia del Decreto Legge n.18 del 17 marzo 2020 che, nelle successive modificazioni, ordina la moratoria degli sgomberi sul territorio nazionale fino al 31 dicembre 2020. Un’azione di resistenza per continuare a chiedere alle autorità locali la sospensione di ogni sgombero forzato che interessa le baraccopoli romane che non preveda una genuina consultazione e un’alterantiva alloggiativa adeguata per le vittime dello sgombero. Così come previsto dal diritto internazionale e dalla legge italiana”.

Dal campo di via del Foro Italico con noi una compagna di Radio Onda Rossa, storica emittente radiofonica militante dell’etere romano. Ascolta o scarica

Eddi e la sorveglianza speciale

Alcuni giorni fa Eddi, compagna torinese che ha combattuto a fianco delle Ypg / Ypj in Siria contro lo Stato Islamico, ha iniziato a raccontare l’esperienza che sta vivendo da quando il tribunale di Torino le ha applicato un decreto di Sorveglianza Speciale. Decreto assurdo e sproporzionato atto a intimidire ancora una volta chi partecipa ai movimenti sociali e alla solidarietà internazionale. Potete trovare i suoi scritti su Facebook o Instagram.

Ciao,
Mi chiamo Maria Edgarda Marcucci, detta Eddi.
Sono nata a Roma, abito a Torino.

Il 17 Marzo 2020 il tribunale di Torino ha emesso un decreto di
Sorveglianza Speciale
nei miei confronti, in quanto
“individuo portatore di pericolosità sociale”
(al maschile, rigorosamente)

Qui racconto cos’è e cosa comporta
ma soprattutto perchè sono arrivata ad averla.

Ognunx ha una storia da raccontare, questo è un pezzetto della mia.
Se sarò capace di raccontarvela capirete che va ben oltre me.
Non vedo l’ora di scoprire anche le vostre!

IN FOTO: Libretto Rosso
Ogni sorveglianza speciale comporta che la persona a cui è applicata vada in giro con questo libretto sul quale gli agenti di polizia annotano tutto quel che fai.
Comporta tante altre cose ancor più fastidiose, ma avremo modo di parlarne meglio…
A presto!

Da infoaut

Carceri, rapporto di Antigone: “Nel 2020 già 34 suicidi”

Da adnkronos

In carcere nel 2019 ci si è tolti la vita 13,5 volte di più che all’esterno. Nel 2019 sono stati 53 in totale i suicidi negli istituti penitenziari italiani per un tasso di 8,7 su 10.000 detenuti mediamente presenti, a fronte di un tasso nel Paese di 0,65 suicidi su 10.000 abitanti. Secondo il Garante nazionale sono 34 i suicidi (18 italiani e 12 stranieri, su quattro non ci sono dati) dall’inizio del 2020 fino al 1 agosto (l’anno scorso in questo periodo erano stati 26), riporta il rapporto di Antigone di metà anno ‘Il carcere alla prova della fase 2’. Il 20% di loro (6) aveva fra i 20 e i 29 anni (i due più giovani ne avevano solo 23), il 43% (13) ne aveva fra i 30 e i 39, per entrambe le fasce d’età 40-49 e 50-59 troviamo il 17% (5 e 5) dei suicidi, il detenuto più anziano aveva 60 anni.

Il 40% (12) dei suicidi è avvenuto in un istituto del nord Italia, il 36% (11) al sud e il 23% (7) al centro; in tre istituti sono avvenuti due suicidi: Como, Napoli Poggioreale e Santa Maria Capua Vetere. A gennaio, marzo e aprile sono avvenuti 9 suicidi (3 per ciascun mese), a febbraio e a luglio ne sono stati commessi 12 (6 per ciascun mese) mentre a maggio e a giugno ne sono avvenuti rispettivamente 4 e 5. Il metodo prevalente per togliersi la vita è rimasto quello dell’impiccamento (26 persone).

Ogni storia di suicidio è una storia di disperazione individuale. Ogni storia di suicidio non va risolta con il capro espiatorio, cioè prendersela con chi 10 minuti prima non ha fatto l’ultimo controllo: il poliziotto di sezione quasi sempre non ha nessuna responsabilità. Non ci dobbiamo accanire con chi non ha impedito il suicidio ma con chi non ha tolto la voglia di suicidarsi, che è ben altra cosa”, sottolinea Patrizio Gonnella, presidente dell’Associazione Antigone, durante la presentazione del rapporto citando poi il caso di Jhonny Cirillo, il 25enne rapper di Scafati che si è suicidato nel carcere di Furoni a Salerno. Il ragazzo era stato arrestato dopo una rapina in una farmacia. “Il giovane non era un pericolo per la sicurezza, nel suo caso il carcere è stata la risposta burocratica al disagio”, aggiunge Gonnella dedicando il rapporto a lui e la sua famiglia “nella speranza che in futuro si possano prendere in carico le storie, il disagio. Che il sistema si interroghi intorno alla sofferenza”.

SOVRAFFOLLAMENTO AL 106% – Stando a quanto emerge dal rapporto di Antigone anche a fine luglio è rimasto sostanzialmente stabile il numero dei detenuti presenti nelle carceri italiane che sono 53.619 (a fine aprile erano 53.904). Diminuisce, anche se di poco, sia in maniera assoluta che percentuale, la presenza degli stranieri che risultano essere il 32,6% del totale dei detenuti. Nonostante l’emergenza coronavirus abbia portato ad una riduzione del numero delle madri detenute con i loro figli con meno di tre anni, si trovano ancora reclusi 33 bambini con le loro 31 madri (15 straniere e 16 italiane). Otto bambini si trovano a Torino, 6 a Rebibbia femminile e 7 nell’Icam di Lauro, in Campania.

Il tasso di affollamento ufficiale, spiega Antigone, si ferma per ora al 106,1% (era del 119,4% un anno fa) ma in ben 24 istituti supera ancora il 140% ed in 3 si supera il 170% (Taranto con il 177,8%, Larino con il 178,9%, Latina con il 197,4%). Il reale tasso di affollamento nazionale è inoltre superiore a quello ufficiale in quanto alcune migliaia di posti letto non sono attualmente disponibili a causa della chiusura dei relativi reparti. In un anno le presenze sono calate in media dell’11,7% ma il dato a livello regionale è molto disomogeneo: -19,8% in Emilia-Romagna, -15,2% in Campania, -13,9% in Lombardia, -11,0% in Piemonte, -7,4% in Sicilia, -7,3% in Veneto. Le Marche sono l’unica regione in Italia in cui la popolazione detenuta è nell’ultimo anno aumentata, con una crescita dell’1,1%.

Il calo del numero dei detenuti, in virtù delle misure atte a contenere i numeri della popolazione detenuta a contrasto della diffusione del coronavirus in carcere, ha inciso in maniera superiore alla media per donne e stranieri. Le donne detenute sono oggi 2.248, il 4,2% dei presenti. Un anno fa erano il 4,4%: il calo di questi mesi ha inciso su di loro in misura superiore alla media dei detenuti. Il 75% è allocato in sezioni femminili all’interno di carceri maschili, “cosa che limita lo svolgimento di attività”. Le straniere sono 793, il 35% del totale delle donne detenute.

Complessivamente la popolazione carceraria straniera è pari oggi a 17.448 unità, il 32,5% dei presenti. Un anno fa gli stranieri erano il 33,3%. Nonostante essi notoriamente incontrino maggiore difficoltà ad accedere alle misure alternative e per loro sia più frequente il ricorso alla custodia cautelare, del calo di presenze di questi mesi, che ha riguardato essenzialmente i reati meno gravi, essi hanno beneficiato in proporzione più degli italiani.

EVENTI CRITICI – Trainati dalle rivolte del mese di marzo crescono i numeri degli eventi critici. I dati al 30 aprile 2020 indicano un forte aumento – causato dagli eventi dei primi mesi del 2020 – delle rivolte, che passano dalle 2 degli anni scorsi alle 37 di quest’anno. Per lo stesso motivo gli isolamenti sanitari (1.567) sono addirittura quasi quattro volte il numero degli isolamenti sanitari messi in atto nel corso di tutto l’anno precedente (425). Lo stesso è valido per le manifestazioni di protesta collettiva (859) che sono i tre quarti di tutte le manifestazioni di protesta collettiva dell’anno scorso (1.188).

DETENZIONE DOMICILIARE E BRACCIALETTI ELETTRONICI – Al 20 maggio le persone andate in detenzione domiciliare durante l’emergenza sanitaria erano 3.379. Di queste, a 975 era stato applicato il braccialetto elettronico. “I braccialetti elettronici diventati operativi negli ultimi mesi sono molti meno di quelli promessi nell’accordo tra ministeri dell’Interno e della Giustizia (300 a settimana), a conferma che si tratti di una misura costosa e di difficile applicazione”, osserva Antigone. I semiliberi a cui è stata estesa la licenza sono stati 561.

Il rapporto di Antigone mette inoltre in evidenza che in carcere ci sono ancora oltre 13.000 persone con un residuo pena per cui potrebbero accedere ad una misura alternativa: “Salta all’occhio il numero di persone detenute che per preclusioni di varia natura permangono in carcere nonostante un residuo pena basso. Al 20 maggio in 962 avevano una condanna inferiore a un anno. Al 30 aprile 12.519 persone detenute dovevano scontare una pena o un residuo pena inferiore ai 3 anni”.

COVID – Dal rapporto emerge che i casi totali di contagio da coronavirus nelle carceri italiane fino al 7 luglio (dato disponibile più recente) sono stati 287 con un picco massimo nella stessa giornata di 161. Un numero contenuto, ma da non sottovalutare: in rapporto al totale della popolazione detenuta è infatti superiore, sebbene di poco, al tasso di contagio nel resto del Paese.

Focolai si sono riscontrati a Saluzzo, Torino, Lodi (poi trasferiti a Milano), Voghera, Piacenza, Bologna e Verona. Lunghi alcuni decorsi della malattia, che hanno raggiunto anche i tre mesi. Per il coronavirus hanno perso la vita in tutto 4 detenuti, 2 agenti di polizia e due medici penitenziari.

“Nel mese di maggio – sottolinea Patrizio Gonnella – avevamo raccontato l’impatto che la pandemia di Covid-19 aveva avuto sul nostro sistema carcerario. Con questo rapporto di metà anno vogliamo invece illustrare cosa sta accadendo e se la fase 2 è entrata negli istituti di pena e in che modo”.

“Per evitare che il Covid-19 trasformi le carceri in Rsa, dobbiamo assolutamente evitare che a settembre siano i nuovi focolai. Per questo è importante non fermarsi nelle politiche dirette a ridurre la popolazione detenuta – sottolinea – Anche i maggiori esperti di politica criminale e penitenziaria sanno che investire nelle prospettive di reinserimento sociale e misure alternative è un grande antidoto anche per la sicurezza. E quindi auspico che da settembre si ragioni in modo costruttivo su come ridurre la popolazione detenuta affinché il distanziamento fisico sia assicurato”.

“STATO SI COSTITUISCA PARTE CIVILE IN PROCEDIMENTI PER CASI DI TORTURA” – “La tortura è un crimine contro l’umanità. Ma purtroppo abbiamo visto alcune dinamiche di abusi, violenza e tortura presenti un po’ a raffica ultimamente in alcuni istituti penitenziari. Quello che chiediamo alle istituzioni è di essere totalmente complici con una idea di legalità. Proibire e prevenire la tortura significa essere coerenti con la legge interna e internazionale. E’ importante che quando un procedimento va avanti, lo Stato nelle sue forme e con i suoi organismi si costituisca parte civile, perché in questo modo si dà un segnale forte” sottolinea il presidente Gonnella. “Per ridurre il tasso di sofferenza – prosegue – ci vuole uno Stato forte che rompa, che non si autoassolva, che per interrompere la retorica delle mele marce dia un segnale forte in termini di distanziamento”. Sono otto i procedimenti penali in corso per episodi di tortura che vedono implicati agenti della polizia penitenziaria.

Da Milano, Nessuna multa deve essere pagata! Unità e solidarietà contro lo stato di emergenza e la criminalizzazione delle lotte!

Nessuna multa deve essere pagata!
Unità e solidarietà contro lo stato di emergenza e la criminalizzazione delle lotte!

Dai primi di luglio la Questura di Milano sta proseguendo la campagna repressiva con cui durante la quarantena ha terrorizzato, criminalizzato, limitato le libertà individuali e collettive multando in modo indiscriminato comuni cittadini che uscivano di casa durante la quarantena e comminando multe a decine di attivisti e militanti che hanno organizzato e preso parte a presidi, flashmob, manifestazioni durante la quarantena e nei mesi di maggio, giugno e luglio.
Le multe che stiamo ricevendo a pioggia per le mobilitazioni con cui abbiamo rivendicato l’attuazione di efficaci misure in campo sanitario, economico e sociale e con cui ci siamo voluti distaccare dalla retorica dell’unità nazionale e dell’andrà tutto bene si aggiungono alle aggressioni e alle multe contro chi a Milano ha portato omaggio alle targhe partigiane durante il 25 aprile, alle multe contro chi ha promosso la solidarietà verso i carcerati, quelle ai lavoratori dipendenti o autonomi che hanno manifestato per interventi seri ed efficaci per il lavoro.​
La cronistoria di come la Regione Lombardia ha gestito l’emergenza sanitaria mette in evidenza gravi responsabilità nel processo di privatizzazione della sanità pubblica e di distruzione delle infrastrutture territoriali di prevenzione e cura.
A inizio marzo la giunta Fontana-Gallera ha emanato un’ordinanza con cui venivano mandati i pazienti Covid nelle RSA, causando la morte di migliaia di anziani e, pur avendo i poteri per farlo, su mandato di Confindustria, non ha istituito la Zona Rossa a Nembro e ad Alzano Lombardo e ha lasciato che le aziende non indispensabili nell’emergenza rimanessero attive e produttive causando così il dilagare del virus soprattutto nelle province di Bergamo e Brescia.
Il PD in Lombardia è rimasto silente e si è reso complice della strage, addirittura Sala si è dichiarato solidale con Fontana e in altre regioni invece il PD ha compiuto gli stessi crimini della Lega in Lombardia (per esempio in Emilia Romagna con Bonaccini). A dimostrazione che non è una questione di politici di turno ma di asservimento ai profitti dei padroni e alla mercificazione della salute.
I mandanti e i colpevoli della strage non sono quanti sono scesi in piazza e si sono attivati negli interessi delle masse popolari, ma autorità, istituzioni e padroni.
A fronte di tutto ciò abbiamo deciso che non pagheremo queste multe perché sono illegittime. Questa operazione è infatti un vero e proprio attacco politico: non dobbiamo sottostare a queste e altre intimidazioni finalizzate a indebolire chi oggi si organizza e promuove forme di resistenza anticapitaliste per affermare gli interessi dei lavoratori.
Facciamo appello a tutti gli organismi, collettivi e singoli che stanno ricevendo queste misure a non pagare le multe, a denunciarle pubblicamente, a organizzarsi con altri anche dal punto di vista giuridico, a istituire una raccolta fondi per le spese legali, a mettersi in contatto con noi, a unirsi per sviluppare un’azione comune e allargare il fronte di chi lotta contro la repressione.
Esprimiamo la nostra solidarietà a chi è stato colpito dalla repressione e da queste multe illegittime e invitiamo tutte le organizzazioni sindacali, i comitati di lotta, i collettivi, gli esponenti politici ed eletti nei consigli comunali e regionali, i parlamentari, gli avvocati e i giuristi a prendere una posizione pubblica su questi temi e a sostenere questa battaglia.
Ci troviamo di fronte a una accelerazione dei processi di riorganizzazione economica, politica e sociale su scala mondiale. Lo scenario che abbiamo di fronte è sempre più caratterizzato da uno “stato di emergenza” permanente che si concretizza in uno “stato d’eccezione” operante in tutti gli ambiti della vita sociale (lavoro, istruzione, sanità e servizi, diritti umani e giuridici). Non è la nostalgia per lo “stato di diritto” ad animare queste riflessioni ma la coscienza che solo la lotta collettiva e organizzata può rappresentare un ostacolo ai processi di disgregazione sociale in atto e una speranza concreta per il futuro.

La battaglia contro le multe è un piccolo passo in questa prospettiva.
Multati organizzati – Milano multati.organizzati@gmail.com

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Come comportarsi di fronte a queste multe?
1. a seconda della natura del provvedimento, bisogna fare ricorso o al Prefetto per violazione dei DPCM o al governatore della vostra Regione per violazione di ordinanze regionali, preparando una memoria difensiva in cui si indicano come si sono realmente svolti i fatti, con eventuali testimonianze come foto, video o altro
2. nella memoria difensiva si deve chiedere l’annullamento del verbale e l’archiviazione della sanzione pecuniaria. Si può inoltre richiedere anche un’audizione al Prefetto o al governatore per discutere del caso, se venisse accettato può essere occasione per organizzare dei presidi di solidarietà e denuncia. La memoria difensiva va poi inoltrata all’istanza competente tramite raccomandata con ricevuta di ritorno, allegando carta d’identità e copia del verbale.
3. ogni ricorso contro queste multe è individuale, ma è buona pratica promuovere azioni e ricorsi collettivi,
4. se il Prefetto o il governatore non annullano la sanzione, serve fare poi ricorso a un giudice di pace.
A questo link trovate un esempio di memoria difensiva da modificare in relazione al contesto e ai fatti accaduti

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Giudice di pace annulla multa emessa durante il lockdown: “Stato di emergenza illegittimo”
[Huffington Post] A Frosinone un giudice di pace ha annullato le multe per motivi legati al covid, emesse durante il lockdown perché “lo stato di emergenza è illegittimo”. La sentenza è stata pronunciata da Emilio Manganiello, secondo cui “lo stato di emergenza può essere dichiarato al verificarsi o nell’imminenza di calamità naturali o eventi connessi all’attività dell’uomo in Italia. Calamità naturali o eventi connessi all’attività dell’uomo in Italia nulla hanno a che vedere con una pandemia mondiale e soprattutto con le emergenze di tipo sanitario”.[Leggi tutto]
[IlSole24Ore] Dai giudici primi stop alle sanzioni per chi ha violato il lockdown abbandonando la propria abitazione. Arriva dal giudice di Pace di Frosinone una delle prime bocciature allo stato di emergenza del Governo Conte e l’illegittimità dei Dpcm emanati tra marzo e aprile per imporre ai cittadini il divieto di entrata e uscita dai territori salvo che per gli spostamenti motivati. Con la sentenza n. 516 del 15 luglio scorso depositata il 29 luglio, il giudice di Pace di Frosinone ha accolto il ricorso di una cittadina contro la sanzione amministrativa comminatele dalla polizia stradale per aver violato il divieto di spostamento.[Leggi tutto]