Archivi giornalieri: 25/08/2020
7 colpi di pistola alla schiena davanti ai suoi figli. Si riaccende la rabbia popolare contro la violenza razzista della polizia
Jacob Blake è stato colpito da diversi colpi di armi da fuoco da due agenti della polizia mentre tentava di salire a bordo della sua auto, dove c’erano i suoi tre figli che hanno assistito alla sparatoria. I poliziotti sono ora in congedo ma la rabbia a Kenosha non si placa. Ancora non si sa se la paralisi sarà permanente
KENOSHA – “Otto buchi” nella schiena hanno paralizzato Jacob Blake dalla vita in giù. Lo ha detto il padre del ragazzo al Chicago Sun-Times, sottolineando che suo figlio ha “otto buchi” sul corpo e i medici non sanno al momento se la paralisi sarà permanente. E intanto si è scatenata la rabbia della piazza. Seconda notte di proteste a Kenosha, in Wisconsin, la città dove domenica pomeriggio la polizia ha ferito a colpi d’arma da fuoco alle spalle l’afroamericano ventinovenne. Le forze dell’ordine hanno lanciato gas lacrimogeni contro le centinaia di persone che non hanno rispettato il coprifuoco e hanno invece iniziato a scagliare bottiglie e fuochi d’artificio contro gli agenti dispiegati al tribunale.
La città è diventata l’ultimo scenario delle proteste legate al movimento Black Lives Matter, contro il razzismo sistemico e la brutalità della polizia, dopo che sono stati diffusi online video in cui si vede la polizia sparare in pieno giorno per sette volte a Blake, mentre questi era di spalle, apparentemente piegato per entrare nell’auto dove si trovavano i suoi tre figli. Il 29enne è in ospedale in gravi condizioni; secondo l’avvocato della famiglia era intervenuto per placare una lite familiare.
Nel 2017 le autorità della città avevano fatto passare l’ordinanza che prevedeva l’obbligo della body camera per i poliziotti come strumento per migliorare la credibilità delle forze dell’ordine e come misura di prevenzione per assalti brutali e ingiustificati. Non l’hanno mai indossata. Gli eventi di domenica infatti sono stati ripresi da un cellulare di un passante e non dagli agenti.
La città è blindata e pattugliata dalla guardia nazionale. Ieri sera cittadini armati hanno presidiato negozi e altri locali commerciali. Vestiti in mimetica, con mascherina ed elemetti. I dimostranti scandivano slogan come ‘No justice, no peace’ (niente giustizia, niente pace). La tensione si è alzata quando una conferenza stampa del sindaco John Antarmian, che si sarebbe dovuta svolgere in un parco, è stata spostata in un edificio pubblico. Centinaia di persone hanno tentato di entrare, forzando una porta, e la polizia ha sparato spray urticanti contro di loro. Mentre la polizia non ha fornito informazioni sulla sparatoria e sull’eventuale possesso di armi da parte di Blake, le indagini sul caso sono condotte dal dipartimento di Giustizia statale. I poliziotti sono stati sospesi, secondo la politica standard della polizia, e su di loro non sono state fornite informazioni.
Proteste violente si sono scatenate anche a Portland in Oregon. Dove almeno duecento manifestanti hanno messo a fuoco la città urlando il nome di Jacob Blake. A Portland le proteste non si sono mai fermate dalla morte di George Floyd, raggiungendo ora quasi cento giorni.
Da oggi battitura delle sbarre per 10 giorni. Sosteniamo il più possibile le lotte dei detenuti – SRP
Belgio – donne in lotta contro le violenze poliziesche razziste e sessiste
Saint-Gilles : 250 manifestanti contro la violenza della polizia e per lo scioglimento dell’UNEUS
250 persone hanno manifestato ieri (22 agosto) a Saint-Gilles, contro la violenza della polizia e in particolare quella verso 3 donne sul Parvis Saint-Gilles (sabato 15 agosto), e per lo scioglimento della brigata Uneus, già nota per i suoi interventi brutali e razzisti, a cui si sono aggiunti violenze e insulti sessisti durante l’intervento del 15 agosto.
La manifestazione è passata per il Parvis e la stazione di polizia della brigata Uneus, prima di salire verso il Comune, il carcere di Saint-Gilles e l’abitazione del sindaco Charles Piqué. Tra gli slogan: “Uneus au feu, Piqué au milieu”, “Police fasciste, commune complice”, “Fortes, fières, féministes, radicales et en colère”, “Police fédérale, milice patriarcale”, “Tout le monde déteste la police”, “Piqué nous fait la guerre et sa police aussi, mais on reste déter’ pour bloquer le Parvis”. Per maggiori informazioni su Uneus, vedere il dossier “Uneus and the Midi Zone”.
Colombia – Continuano gli assassini degli attivisti ambientalisti
spagnolo facilmente leggibile
El pasado martes 18 de agosto en el corregimiento de Villacarmelo, zona rural de Cali, fue asesinado Jaime Monge Hamman, líder del proyecto medioambiental la “Pacha-mama” que promovía el turismo ecológico; fundador de la organización Asocampesina, que funciona cerca al Parque Nacional Farallones de Cali. En mayo de este año, fue asesinado el también líder ambiental Jorge Enrique Oramas, que se oponía, igual que Jaime, a la explotación minera en los farallones.
El asesinato de los dirigentes ambientales confirma que la guerra contra el pueblo continúa y que esta se exacerbó con el régimen criminal de Uri-Duque. La firma del acuerdo de paz entre los jefes de las Farc y el gobierno de Santos, fue la puerta para que los monopolios entraran de lleno en el campo con sus proyectos mineros y agroindustriales, lo cual no significó la paz para el pueblo pues siguen las masacres, el desplazamiento y la venta forzada de sus tierras por unas cuantas monedas; unos trabajadores, continúan vendiendo su fuerza de trabajo a la mafia como cultivadores de coca, marihuana o amapola, pues la tal restitución de cultivos ilícitos y los proyectos productivos fueron un engaño deliberado por el Estado de los ricos, que se alimenta de las entradas que le deja el narcotráfico; otros, se ven obligados a trabajar en la minería, ya no artesanal, sino también para las mafias que se lucran de la extracción de oro o esmeraldas, por ejemplo.
La explotación de la naturaleza a gran o mediana escala de forma legal e ilegal, produce la depredación de la misma, y es por ello que diferentes ambientalistas que se oponen a esto, movilizan a las comunidades y se vuelven blanco de los monopolios y la mafia que alimentan la guerra contra el pueblo por la renta extraordinaria de la tierra, todo con la complicidad y participación del Estado de los ricos.
Las clases dominantes cometen crímenes contra el pueblo si este se interpone en su cada vez más voraz apetito de ganancia, y en donde no le importa destruir las únicas dos fuentes de riqueza de la sociedad, los humanos y la naturaleza. Por ejemplo, en este caso, asesina a los primeros y depreda a la segunda.
El pueblo colombiano se resiste a los planes depredadores de los capitalistas y de su seno destaca líderes populares que denuncian los atropellos de los capitalistas y la mafia. La indignación por el asesinato sistemático de los defensores de la naturaleza, se ve reflejado en diferentes manifestaciones de repudio contra el terrorismo de Estado.
Todo esto conduce a afirmar con más fuerza el camino del Paro General Indefinido para detener el exterminio de los dirigentes del pueblo y los planes con los que pretenden destruir ecosistemas y fuentes hídricas que son vitales en la supervivencia de los pueblos. Pero también, estos asesinatos selectivos deben servir para abonar el camino de la revolución proletaria, única capaz de instaurar un nuevo tipo de Estado socialista bajo el cual los obreros y campesinos armados garanticen la vida de las masas y sus dirigentes, y aprueben los planes económicos que satisfagan las necesidades del pueblo, sin depredar la naturaleza y los recursos que ella provee.