Cile: il governo di falsa sinistra Boric continua ad ignorare le richieste di libertà per i prigionieri politici della rivolta e a militarizzare il territorio mapuche

Mattias Berrocal Terrones, conosciuto tra la sua gente come Jordano, è uno dei tantissimi giovani incarcerati nel contesto dell’esplosione sociale iniziata in Cile nell’ottobre 2019. A soli 20 anni, Mattias viene detenuto nell’ottobre 2020 come risultato di un’indagine investigativa durata quasi due anni che lo vede implicato in diversi fatti.

Si trova ad oggi in carcere, da quasi due anni, scontando prigione preventiva.

Il pubblico ministero ha presentato, in qualità di accusa, pene complessive per un totale di 34 anni.

False promesse elettorali

La richiesta di libertà per i prigionieri politici della rivolta ha generato disagio per il governo Boric. Diversi media riferiscono conversazioni tra governo e parenti per una futura legge di amnistia. Tuttavia, questi incontri non stanno andando a buon fine

Il 21 marzo Gabriel Boric aveva annunciato la massima urgenza per il disegno di legge che chiede l’amnistia per i reati commessi tra il 7 ottobre 2019 e il 9 dicembre 2020. Questa legge sull’amnistia esclude gli atti più gravi, come il tentato omicidio o le aggressioni alla polizia. Pertanto, è una legge che classifica il carcere politico in base al reato e non rimuove le condanne. In ogni caso, ad oggi, il testo del disegno di legge è ancora sulla carta

Continuano le proteste

Anche venerdì scorso si sono verificati scontri durante le proteste per chiedere il rilascio dei prigionieri politici che hanno partecipato alle rivolte contro il governo arcireazionario di Sebastián Piñera. Nonostante ora governi la pseudo-sinistra di Gabriel Boric, la situazione giudiziaria e penitenziaria dei compagni incarcerati non è cambiata, così come la militarizzazione contro il territorio mapuche. Adesso in Cile intendono presentare l’idea che con questo governo fantoccio, fatto di burocrati e socialdemocratici “è stato tutto risolto”, che è una bugia. Le masse del popolo cileno e del popolo mapuche continueranno a resistere.

India: arrestato un quadro della guerriglia maoista. Contro la repressione e la guerra al popolo indiano, sviluppiamo nuove iniziative di solidarietà internazionalista!

Un ex comandante subzonale del PCI (maoista) è stato arrestato in una giungla nel distretto di Garhwa, nello Jharkhand. Una squadra speciale di polizia ha arrestato Bhanu Singh Kharwar e un’altra persona.

Contro la repressione e la guerra al popolo indiano, sviluppiamo nuove iniziative di solidarietà internazionalista!

Di seguito un appello della rivoluzione indiana, da Proletari Comunisti

Cari compagni e amici della rivoluzione indiana all’estero,

Saluto rosso!

Il nostro CC trasmette il suo saluto rivoluzionario a tutti voi in solidarietà militante con la nostra guerra popolare in India. Abbiamo superato l’operazione SAMADHAN scatenata dalle classi dominanti indiane grazie alla fiera resistenza del nostro eroico esercito popolare, il PLGA, e delle masse rivoluzionarie del nostro paese, in particolare quelle delle zone di lotta maoista in tutto il paese, grazie agli amici e tutti i partiti e forze di sinistra del paese, tra cui ci sono sostenitori della rivoluzione indiana. Abbiamo ricevuto un enorme sostegno e solidarietà internazionali dai partiti e dalle forze rivoluzionarie maoiste, dal loro grande zelo e determinazione. Gli amici della rivoluzione indiana all’estero non sono estranei a tutte queste attività. In particolare, esprimiamo i nostri sinceri saluti rivoluzionari all’ICSPWI.

L’operazione SAMADHAN è stata scatenata contro il nostro movimento rivoluzionario il 17 maggio 2017 con un piano della durata di cinque anni. Le classi dominanti indiane Hindutva dichiararono apertamente che entro quel termine avrebbero eliminato completamente il nostro movimento. Da ultimo, nell’aprile 2021, hanno iniziato gli attacchi con i droni. Che si sono intensificati nell’aprile 2022. Hanno utilizzato decine di droni che hanno lanciato ognuno decine di bombe a ogni attacco anche su obiettivi civili (villaggi tribali). In questi anni hanno incriminato e incarcerato in quanto “maoisti urbani” tanti democratici, artisti, attivisti culturali, scrittori, avvocati, intellettuali rivoluzionari, difensori delle popolazioni indigene, professori universitari e persino giornalisti. Feroci forze di sicurezza di ogni tipo, in particolare forze statali, hanno assassinato in falsi scontri decine di elementi delle masse rivoluzionarie. Hanno arrestato e incarcerato centinaia di persone in tutto il paese. Durante tutto questo tempo le donne tribali in particolare sono state vittime delle infami forze di sicurezza, che ne hanno violentato decine nelle zone del movimento di lotta. Gli attivisti per i diritti umani sono rimasti saldamente al fianco del popolo in lotta e lo hanno appoggiato nella lotta legale contro le atrocità subite. Il nemico ha fatto di tutto per cancellare il movimento popolare, ma hanno fallito nel suo nefasto compito. Gli ultimi cinquant’anni della lunga storia della rivoluzione indiana hanno ancora una volta ha dimostrato che fino a quando esisterà lo sfruttamento, niente può annientare il movimento popolare. In questo contesto, il nostro partito, sinceramente e con spirito militante augura quanto di meglio a tutti quanti hanno sostenuto il nostro movimento in questo periodo cruciale.
Per difendere e far avanzare il movimento, in questi anni abbiamo perso tanti dei nostri amati eroici compagni, tra cui membri del Comitato Centrale. Hanno tenuto alta la bandiera rossa e sacrificato le loro vite per il bene della nostra rivoluzione. Il nostro CC china umilmente i capo per rendere loro omaggio con l’impegno a realizzare le loro aspirazioni rivoluzionarie. In questi anni tanti guerriglieri rossi sono rimasti feriti sul campo di battaglia combattendo contro le sanguinarie forze di sicurezza. Il nostro CC rivolge loro il suo saluto, mentre ritornano ai loro doveri con maggiore determinazione. Il nostro CC condivide il dolore e la pena delle famiglie dei martiri che hanno dato la loro vita per amore della rivoluzione indiana.

Compagni,

Il 26 settembre dello scorso anno, il ministro dell’Interno indiano, il famigerato criminale fascista indù Amit Sha, ha ribadito l’intenzione di eliminare i maoisti entro un anno, grazie a un’offensiva militare speciale, la Prahaar-3. Essa prevede campi e stazioni di polizia rifornite di bombe e droni per rastrellare le foreste e i villaggi delle zone in lotta. Essa sta letteralmente terrorizzando migliaia e migliaia di persone, che si stanno mobilitando per difendere le loro vite. Perciò, in questo momento cruciale, vi invito a unirvi a loro e contrastare dai vostri paesi gli attacchi dei droni. Vi chiedo di fare appello a organizzare presidi e manifestazioni davanti alle ambasciate indiane dei vostri paesi. È il momento di salvare la rivoluzione indiana. Ci auguriamo e confidiamo che ci incoraggiate, come già fate, per far avanzare il nostro movimento.

Amrut,

Relazioni Internazionali,

PCI (maoista)

Iniziativa ieri del Movimento Disoccupati “7 Novembre” sotto il carcere di Poggioreale

L’appuntamento è stato lanciato da alcune familiari

Dal Movimento Disoccupati “7 Novembre”

Oggi siamo tornati/e sotto il carcere di Poggioreale per portare la nostra solidarietà alle persone detenute e alle loro famiglie.

Il nostro movimento di lotta è composto da tanti proletari e proletarie che rivendicano lavoro e salario per liberarsi dalla marginalità sociale che si vive nei quartieri popolari e dall’incubo del carcere.
Le istituzioni invece rispondono solo con la repressione, con false promesse e continui rinvii. Ritardi e chiacchiere che nascondono goffamente la volontà di non dare risposte concrete alle esigenze dei disoccupati e delle disoccupate.
Del resto viviamo in un mondo in cui pochissimi detengono quasi tutta la ricchezza mondiale e ci sarà sempre bisogno della disoccupazione, delle carceri piene, di strati popolari che vivono nella marginalità.
Da 8 anni proviamo a rompere questo infame meccanismo di classe e non ci fermeremo finché non avremo rovesciato il tavolo.
Diritti e tutele per le persone detenute.
Lavoro e garanzia di salario per i proletari e le proletarie.

India: un anno dopo è stata registrata una FIR contro le forze di sicurezza che hanno ucciso Brahmadev Singh

Traduzione non ufficiale da http://avaninews.com

Nel 2021, il 24enne Brahmadev Singh (tribù di Kharwar), residente nel villaggio di Piri sotto la stazione di polizia di Garu nel distretto di Latehar nel Jharkhand, è stato ucciso dalle forze di sicurezza in un’operazione di ricerca di Naxal. La moglie di Brahmadev Singh, Jiramani Devi, aveva presentato una domanda alla stazione di polizia di Garu per registrare un FIR contro le forze di sicurezza per aver ucciso suo marito il 29 giugno 2021, ma la polizia ha ignorato la questione. Jiramani Devi si è quindi avvicinato alla corte. Allo stesso tempo, c’erano continue preoccupazioni contro la polizia sulla questione. Diverse associazioni pubbliche insieme agli abitanti del villaggio hanno avviato un movimento contro questa negligenza della polizia. Circa un anno dopo che il movimento aveva presentato una denuncia in tribunale, una FIR è stata registrata contro le forze di sicurezza presso la stazione di polizia di Garu ai sensi del codice 156 (3) del codice di procedura penale.

Tra il personale di polizia iscritto alla FIR c’erano Cobra 203, Jharkhand Jaguar e agenti di polizia distrettuale. Tra loro ci sono il vice comandante Kiran Kumar del battaglione Cobra 203, il vice comandante della squadra n. 15 Rajpal Gurjar, il vice comandante del Jharkhand Jaguar AG-22 Rajiv Kumar, Arvind Kumar, il vice comandante Dharmendra Kumar Ram, Prakash Soi e SI Rupal Prasad. Il caso n. 11/2022 della stazione di polizia di Garu è stato registrato il 3 maggio 2022 ai sensi della sezione Bhadvi 302, 201/34 (A).

Il 12 giugno 2021, diversi uomini tribali, tra cui il 24enne Brahmadev Singh, che vive nel villaggio di Piri sotto la stazione di polizia di Garu nel distretto di Latehar nel Jharkhand, si sono recati nella foresta di Ganaikhad per dare la caccia al Sarhul (festa tribale). Le forze di sicurezza durante un’operazione di perquisizione dei maoisti hanno aperto il fuoco su di loro dal confine della foresta. Alzarono le mani e gridarono che non erano maoisti. Dinanath Singh è stata colpita alla mano e Brahmadev Singh è morto per le ferite da proiettile mentre le forze di sicurezza hanno continuato a sparare nonostante le loro richieste e le loro parole fossero state ignorate. L’aspetto più tragico e feroce dell’incidente è stato che le forze di sicurezza hanno confermato che Brahmadev Singh, morto dopo essere stato colpito dal primo proiettile, era stato colpito ancora una volta dopo essere stato portato a breve distanza. Continua a leggere

Alessandria, processo No Tav: chieste condanne per 33 imputati

06.06 ore 13:40. Al termine dell’udienza sul processo ai NoTav in Tribunale ad Alessandria, è stata chiesta la condanna per 33 imputati con pene variabili tra 6 mesi e un anno e 6 mesi.

Per gli altri 17 imputati è stata chiesta l’assoluzione. I fatti risalgono al 2014, quando gli attivisti No Tav parteciparono alle proteste contro i cantieri del Terzo Valico ad Arquata Scrivia e a Pozzolo Formigaro.