Colombia – il governo ritira la riforma fiscale – appello allo sciopero indefinito dei comunisti rivoluzionari

 

Au moins 17 personnes sont mortes (16 manifestants et un policier) et plus de 800 autres ont été blessées en Colombie lors de violences en cinq jours de manifestations contre un projet de réforme fiscale du gouvernement de droite. Le ministère de la Défense a fait état de 846 blessés et le 431 personnes interpellées. Des dégâts ont été causés à 313 établissements commerciaux, 94 banques, 69 stations de transports publics, 36 guichets bancaires automatiques et 14 péages routiers. Les manifestants sont descendus dans les rues à Bogota, Medellin (nord-ouest), Cali (sud-ouest), Barranquilla (nord) et Neiva (centre), ainsi que dans d’autres villes du pays. Sous la pression des manifestations, massives mercredi et qui se sont répétées les jours suivants, le président conservateur Ivan Duque a annoncé dimanche soir le retrait de son projet initial pour rédiger un nouveau texte, en supprimant les principaux points contestés : la hausse de la TVA sur les biens et services, ainsi que l’élargissement de la base de l’impôt sur le revenu.

COLOMBIA: ¡Responder a la Militarización Extendiendo el Paro General Indefinido!

 

Comité de Dirección – Unión Obrera Comunista (mlm)
Mayo 2 de 2021

 

Il massacro della polizia in Colombia contro le masse non ferma la lotta

Brutale repressione in questi giorni in Colombia contro i manifestanti e le manifestanti, in particolare giovani, che hanno aderito allo sciopero nazionale, iniziato il 28 aprile, contro la riforma fiscale, la riforma sanitaria, la riforma delle pensioni e altre politiche disastrose.

Ventisei manifestanti uccisi, 761 arresti arbitrari, 142 casi di maltrattamento, 65 di sparizioni e 10 di violenza sessuale. In un video, trasmesso sui social network, è possibile ascoltare membri dell’ESMAD – polizia antisommossa – che dicono di “fare quello che vogliono” alle detenute. Questi sono i dati drammatici, forniti dalle organizzazioni locali per i diritti umani e risalenti a 48 ore fa, della repressione delle proteste iniziate il 28 aprile in Colombia dopo che il presidente Iván Dunque aveva presentato una proposta di riforma del sistema fiscale.

Lo stesso presidente, il 1° maggio, aveva annunciato il dispiegamento dell’esercito e ammonito “coloro che, mediante violenza e atti di vandalismo e terrorismo, cercano di mettere paura alla società”.

Gli esperti in verifiche digitali di Amnesty International hanno convalidato e diffuso immagini sull’uso non necessario ed eccessivo della forza da parte delle forze di sicurezza incaricate di controllare lo svolgimento delle proteste: un modus operandi che, secondo l’organizzazione per i diritti umani, non è sporadico ma costante e che è causa di crimini di diritto internazionale.

Amnesty International è in grado di confermare che in diversi casi le forze di sicurezza hanno usato armi letali e hanno fatto ricorso indiscriminato ad armi non letali come gas lacrimogeni e cannoni ad acqua.

Le forze di sicurezza hanno usato fucili Galil Tavorn il 30 aprile a Cali e armi semi-automatiche il 2 maggio a Popayán. Il 1° maggio a Bogotá sono stati sparati proiettili veri da un blindato.

Corrispondenze dal carcere di Uta

Notizie sul carcere di Uta

Riportiamo, data la gravità dei fatti a cui si riferisce, uno stralcio da una lettera che ci è arrivata dal un detenuto, recentemente trasferito dal carcere di Uta a quello di Nuoro.

“[…] Vi scrivo dal kampo di Baddh’e Karros dove mi trovo dal 13 aprile, sono stato trasferito con una motivazione di urgenza, e penso che sia dovuto al sequestro di tre missive a me indirizzate, perché secondo il magistrato di sorveglianza ‘… il contenuto è tale da poter pregiudicare l’ordine e la sicurezza dell’istituto…’ […]”.
“[…] Ora invece vi parlo del carcere di Uta e degli ultimi sviluppi prima dello sballamento… tempo addietro vi avevo parlato di un prigioniero che era stato angheriato da una guardia, e che poi aveva minacciato di denunciarla (cosa che, che io sappia, non ha fatto): ebbene il tipo, Osvaldo Olla, è morto ‘suicida’ nella notte tra il 10 e l’11 aprile (forse il 12, adesso non ricordo), si è ‘sgozzato’ in cella di notte mentre tutti dormivano, con una lametta.
C’è da dire che già dalla mattina successiva al tragico gesto, più di un prigioniero che lo conosceva benissimo (stiamo parlando anche di ergastolani) era molto dubbioso sul suicidio… e le cose si sono complicate quando mi sono giunte delle voci (spero attendibili… però sono più di una) che complicano la vicenda.
Infatti un 10/15 giorni prima del ‘suicidio’, nella cella di Osvaldo erano entrate 2/3 guardie mascherate, e pochi giorni prima del dì fatale Osvaldo era stato chiamato per un colloquio con il suo avvocato, ed al rientro in cella era nervoso, preoccupato, irascibile… e non aveva voluto parlare con nessuno di quello che gli era stato detto.
Ora, una serie di domande sorgono:
A) Perché delle guardie sono entrate nella sua cella mascherate?
B) Chi ha visto Osvaldo il giorno che doveva fare il colloquio?
C) Siamo sicuri che ha visto il suo avvocato?
D) Se non ha visto il suo avvocato, chi ha visto Osvaldo?
E) Ultimo quesito… perché Osvaldo è stato rispedito nello stesso piano (non sezione) dove aveva subito quei soprusi (tenendo conto che la guardia in questione aveva cambiato di piano), quando lui il giorno che gli dissero di spostarsi non era per niente convinto?
Osvaldo stava nella cella a fianco alla mia fino a quando non è stato spostato di piano, ed ogni giorno scambiavamo sempre quattro chiacchiere… inoltre Osvaldo non doveva scontare così tanto, che io ricordi il suo fine pena era per il 2022.
Un’ultima cosa: nella cella dove Osvaldo si ‘sarebbe’ tolto la vita, c’erano altri due prigionieri che non si sono accorti di nulla stante il carico di psicofarmaci e intingoli vari che prendevano, prendono, prenderanno… cose che anche Osvaldo prendeva tutti i giorni, tant’è vero che io di tanto in tanto gli facevo delle battutacce sull’essere vivi in galera… lì Osvaldo abbozzava un sorriso un po’ amaro […]”.

Per contestualizzare, riportiamo anche l’estratto da una lettera dello scrivente dello scorso 11 gennaio in cui ci raccontava la vicenda di cui era stato vittima Osvaldo Olla.

“[…] Ora una storiella (di qua dentro) di cui io non avrei dovuto venire a conoscenza… ma invece: da una ventina di giorni è ‘entrato’ un prigioniero con notevoli problemi di tossicodipendenza da cocaina, mentre faceva la sua quarantena in una sezione apposita, ha subito minacce e angherie da un secondino (principalmente) con l’aiuto di un altro. Lui quando è entrato qui dentro era (ed è ancora) claudicante, a causa di una frattura scomposta a tibia e perone, pertanto ha chiesto che gli dessero una sedia a rotelle, cosa accolta dal medico… però la sedia a rotelle gli è stata sottratta, perché secondo la guardia in questione non consentita.
Allora il tipo, dopo aver fatto un’altra visita medica si è visto assegnare le stampelle, ed anche in questa occasione la solita guardia gliele ha sottratte perché non consentite… al che il prigioniero si è lamentato e ha fatto l’errore di dire al secondino suddetto che lui aveva bisogno delle stampelle perché appena operato (ha delle viti nella frattura), e che se non gliele davano qualcuno avrebbe avuto problemi, compreso il secondino in questione… mai questo verme in divisa avesse sentito tutto questo! Per prima cosa gli ha detto BRUTTA CAROGNA (al prigioniero) e nei giorni successivi ha continuato con minacce verbali al citofono (gli urlava BRUTTA CAROGNA), successivamente ha raccontato agli altri prigionieri della sezione che ‘il tossico era un tipo da scartare perché una brutta carogna’, tant’è che gli altri ‘coinquilini’ della sezione volevano pestarlo, non lo hanno toccato perché visibilmente zoppo.
Il secondino in questione non si è fermato a questo, un giorno che il prigioniero era fuori dalla cella (non ricordo dove), il verme in divisa con un suo socio sono entrati nella sua cella, hanno distrutto il tavolo e hanno accusato il tipo di danneggiamento, facendo un rapporto disciplinare chiaramente falso.
La storia deve essere arrivata alle orecchie di qualcuno, tanto che un brigadiere ha parlato con il prigioniero, che molto spaventato ha raccontato e scritto un resoconto di tutto quello che aveva subito. Il prigioniero è stato spostato di sezione, è finito in CDT (un cronicario) e dopo è stato sentito dal direttore, ufficiali, un medico, psicologo e penso anche dal suo educatore, che gli hanno detto di non fare parola con nessuno delle sue peripezie, perché tanto la cosa si sarebbe risolta per lui (il prigioniero) senza problemi.
Purtroppo per loro, sabato scorso il tipo mi ha raccontato tutto […]”.