no alla repressione dei giovani delle periferie torinesi

la criminalizzazione di stampa e procura è figlia di una gestione reazionaria della pandemia e dei ‘lockdown scaricata sui  37 giovani proletari e tra di loro numerosi migranti
TORINO. Devastazione e saccheggio. Ieri le prime udienze di fronte al gip Agostino Pasquariello per le convalide dei fermi disposti dalla Procura per i ventiquattro maggiorenni accusati di aver scatenato la guerriglia urbana nel centro città la sera del 26 ottobre, in occasione delle manifestazioni anti-lockdown. Nel frattempo anche nel Tribunale dei minori si stanno svolgendo gli interrogatori di garanzia per i tredici ragazzini fermati per gli stessi reati. Quella sera, nel centro città, hanno agito più bande allo scopo di saccheggiare i negozi del lusso. Ragazzi delle periferie di Torino, arrivati da Barriera di Milano, Mirafiori e dalla provincia.
Quaranta negozi colpiti
Le loro gesta predatorie le hanno celebrate sui social, con indosso i trofei delle razzie. Borse, zaini, pantaloni, scarpe da centinaia di euro prese infrangendo le vetrine di Gucci, Luis Vuitton, Geox e tanti altri. Una quarantina i negozi colpiti. «Erano alla ricerca del bene prezioso da portare a casa» spiega il Questore Giuseppe De Matteis. Che per questi ragazzi, tutti giovanissimi, tra i 15 e i 24 anni, perlopiù figli di migranti marocchini o egiziani, significa vestiti e borse griffate. Hanno colpito il centro, simbolo di una ricchezza negata.

Comunicato di solidarietà del SRP agli operai sotto attacco repressivo

Soccorso rosso proletario esprime la massima solidarietà agli operai della Fedex-TNT e ai coordinatori del Si Cobas di Piacenza per le perquisizioni e gli arresti subiti in queste ore.

L’attacco repressivo subito stamattina da decine di lavoratori è stato pesantissimo: 5 divieti di dimora nel comune di Piacenza, almeno 6 avvisi di revoca dei permessi di soggiorno, 21 indagati con possibili misure di sorveglianza speciale, sequestro dei PC, 13.200 euro complessivi di multa per presunta violazione delle misure di contenimento dai contagi (per lo stato gli assembramenti sul posto di lavoro vanno bene, fuori ai cancelli di un magazzino sono un crimine…), e soprattutto 2 compagni, Arafat e Carlo, agli arresti domiciliari.

Sono accusati di resistenza aggravata per avere respinto nelle scorse settimane un attacco della multinazionale ai loro posti di lavoro, con uno sciopero durato 13 giorni, conclusosi con un accordo favorevole agli operai.

La vendetta del governo Draghi è scattata, non a caso, dopo l’imponente manifestazione dell’8 marzo davanti ad Amazon ed è espressione di un attacco a 360° dello stato borghese non solo alle lotte di lavoratrici e lavoratori, ma a tutta l’opposizione proletaria e popolare, sia nella sua forma esistente, sia nella sua forma potenziale

Lo abbiamo visto lo scorso 18 febbraio, quando ai lavoratori è stata negata Piazza Montecitorio per manifestare contro il governo del capitale e dei banchieri; lo abbiamo visto l’8 marzo scorso, con il divieto di sciopero per tutto il settore scolastico, lo stiamo vedendo in queste ore a Prato, dove è in corso un attacco poliziesco di violenza inaudita contro i lavoratori della Texprint in sciopero contro turni di lavoro massacranti.

Questa repressione mette subito in chiaro la vera natura del nuovo governo Draghi: fermi, perquisizioni e arresti domiciliari per chi difende i lavoratori dai soprusi padronali, in continuità con i decreti-sicurezza dei governi precedenti; difesa manu militari verso chi sfrutta, licenzia, affama e utilizza la crisi pandemica come alibi per continuare a moltiplicare i profitti sulla pelle degli operai e della collettività

Un governo “tecnico” quanto uno specchietto per le allodole, in realtà governo politico di destra, da stato di polizia e moderno fascista, appoggiato da tutti i partiti in parlamento e dai sindacati confederali. E’ il governo della Confindustria e dell’alta finanza, dei poteri forti legati anche alla criminalità organizzata mafiosa e ndranghetista, che in nome dell’unità nazionale e dell’emergenza pandemica non ammette un’opposizione politica reale e reprime, anche in forma preventiva, la conflittualità sociale.

Contro questo stato di polizia, contro questo governo dell’unità dei padroni contro la classe proletaria dobbiamo rispondere con la solidarietà proletaria, pretendendo la scarcerazione immediata dei compagni e l’abolizione di tutti i decreti sicurezza.

Costruire un fronte unito di solidarietà proletaria!

Se toccano uno toccano tutti!

Arafat e Carlo liberi subito!