dalle detenute del carcere di trieste -Parteciperò/parteciperemo attivamente l’8 marzo con tutta la nostra forza

Ciao carissime, sono detenuta da otto mesi per evasione forzata dalle violenze domestiche causate dal mio ex ragazzo, mi picchiava ogni giorno, mi rompeva tutte le mie (? Care? Cose?), mi spaccava il telefono e io ero ai domiciliari senza neanche un’ora libera al giorno, così sono scappata da casa e lui stesso mi ha chiamato gli sbirri…

È stata dura riprendermi, soprattutto in un contesto dove la psicologa viene ogni tre mesi se sei fortunata!

NON HO AVUTO NESSUN SUPPORTO, SOLO I MIEI ANSIOLITICI E ANTIDEPRESSIVI.

Ora vi racconto come va avanti qua:

La socialità e le lavatrici sono ripartite, anche se nella socialità abbiamo 1 ping pong, 2 cyclette rotte e uno stereo lettore CD…
Gli infermieri cambiano in continuazione, non abbiamo cure adeguate alle patologie che ognuna di noi


ha!
Io sono epilettica, da ottobre a ora mi sono prese 7 crisi e sto aspettando ancora la visita neurologica, non ho nessuna cura e quando mi viene una crisi una SIRINGA DI VALIUM e basta! ASSURDO
Per parlare con il comandante o un sovraintendente devo fare 1000 domandine e non ho mai ricevuto né risposte né invito.
Abbiamo avuto l’invito al vaccino, io non lo faccio/voglio, ma niente tamponi, solo alle nuove giunte.
Nessuna misura meno afflittiva del carcere, esce solo chi ha cancro/tumori all’ultimo stadio / o chi li rimane 3 mesi di pena. Penso di essere stata chiara…

Io voglio andare in comunità per non fare il carcere e aspetto da un mese una videochiamata dal Sert per cominciare l’iter burocratico, insomma un incubo.

Parteciperò/parteciperemo attivamente l’8 marzo con tutta la nostra forza

Siete un’ottima organizzazione con i “contro coglioni”

strage del Carcere di Modena un anno dopo. Un dossier

 

 

É di questi giorni la notizia della richiesta d’archiviazione, da parte della Procura di Modena, del filone d’indagine relativo a otto dei nove morti della strage del carcere di Sant’Anna.

Nonostante dunque la Procura si affretti ad archiviare quanto accaduto nel marzo scorso nella Casa Circondariale di Modena con la stessa formula che abbiamo sentito ripetere fin dalle prime ore –sono tutti morti per overdose – sono ancora molte le domande rimaste aperte su questo drammatico evento.

Domenica 7 marzo, davanti a quello stesso carcere, si terrà un presidio organizzato dal Comitato Verità e Giustizia per la strage del Sant’Anna e in quell’occasione verrà presentato anche il dossier preparato dal Comitato, un contributo in termini di controinformazione e controinchiesta dal basso su uno degli eventi più drammatici e sanguinosi mai avvenuti nella storia dei sistemi penitenziari europei.

Il dossier sarà scaricabile gratuitamente in PDF dal 7 marzo, dalla pagina FB del Consiglio Popolare.

Riportiamo qua la conclusione del corposo lavoro:

  1. É vero o non è vero che sono stati compiuti pestaggi deliberati ai danni dei detenuti, sia nel piazzale antistante il carcere di Sant’Anna, sia durante il loro trasferimento, sia al loro arrivo negli altri penitenziari sparsi per la penisola, come affermato ormai in diverse testimonianze?

  2. Perché la direttrice del carcere di Modena, Maria Martone in un’intervista1 aveva garantito che tutti i detenuti erano stati visitati presso il presidio sanitario allestito nel piazzale prima di essere trasferiti quando tutte le testimonianze raccolte affermano il contrario? Perché la stessa cosa è stata affermata anche dal sottosegretario all’istruzione Giuseppe De Cristoforo (Sinistra Italiana) – “Da quanto emerge dalla relazione del personale sanitario della casa circondariale di Modena i detenuti, prima del trasferimento, sono stati sottoposti a controllo medico da parte del personale sanitario del carcere o dei medici del 118”2 – mentre, nell’informativa girata il 23 marzo alla presidenza della Camera dall’ex capo del Dap, Francesco Basentini3“Le singole formazioni riuscivano a fiaccare la resistenza aggressiva e violenta dei ribelli, immobilizzare i più facinorosi, condurli all’esterno e a collocarli immediatamente sui mezzi di trasporto preventivamente predisposti” – di visite mediche e di controlli sanitari proprio non si parlava? Allora, se è vero ciò che hanno affermato Maria Martone e Giuseppe De Cristoforo, domandiamo: quante persone componevano il presidio sanitario in quei giorni? Chi ha visitato chi? Con quali esiti documentati?

  3. E’ dunque vero che i detenuti di Modena non sono stati preventivamente visitati – come d’obbligo4 – prima di essere trasferiti e se sì, sono stati visitati almeno nelle strutture d’arrivo? Perché, se sono morti tutti per overdose di metadone come affermano le istituzioni, non è stato loro somministrato il naloxone per salvargli la vita, dovrebbe essere un farmaco in dotazione a tutte le ambulanze e in tutte le carceri? Ricordiamo solo che sono 4 i detenuti morti durante o subito dopo il trasferimento: Ghazi Hadidi, Ouarrad Abdellah, Artur Iuzu e Salvatore Cuono Piscitelli.

  4. Perché il garante dei detenuti delle Marche, Andrea Nobili, commentando la morte di Piscitelli ha dichiarato che “il decesso era stato constatato prima dell’ingresso in istituto, all’esterno”5 mentre chi aveva viaggiato con lui, a bordo dello stesso pullman da Modena ad Ascoli, testimonia tutt’altro, che all’arrivo nel carcere di Ascoli “lui non riusciva a camminare… Era nella cella 52, nessuno lo ha aiutato..”6?

  5. E’ vero che a Modena sono stati esplosi colpi di armi da fuoco all’interno del penitenziario come affermano diverse testimonianze7? E se sì, quanti colpi sarebbero stati sparati? In aria a scopo intimidatorio o ad altezza uomo? Non dovrebbe esserci traccia dei proiettili sparati all’interno del penitenziario o tra le carte di rendicontazione del materiale utlizzato dagli agenti?

  6. Chi era a conoscenza dell’esistenza di un “Gruppo di intervento rapido – Gir” costituito subito dopo le rivolte di marzo che operava a volto coperto all’interno delle carceri – di cui ha rivelato l’esistenza Antonio Fullone, provveditore dell’amministrazione penitenziaria della Campania, nel corso della trasmissione Report8? Era un gruppo destinato ad azioni punitive? Il Parlamento ed il Governo era stato informato della sua esistenza? Quali sono le “regole d’ingaggio” di questo corpo speciale? Di quali margini in più gode, rispetto al normale corpo di polizia penitenziaria? Ricordiamo solo che l’Art. 41 delle Norme sull’ordinamento penitenziario (L.26 luglio 1975, n. 354) recita questo: “1. Non è consentito l’impiego della forza fisica nei confronti dei detenuti e degli internati se non sia indispensabile per prevenire o impedire atti di violenza, per impedire tentativi di evasione o per vincere la resistenza, anche passiva, all’esecuzione degli ordini impartiti. 2. Il personale che, per qualsiasi motivo, abbia fatto uso della forza fisica nei confronti dei detenuti o degli internati, deve immediatamente riferirne al direttore dell’istituto il quale dispone, senza indugio, accertamenti sanitari e procede alle altre indagini del caso. 3. Non può essere usato alcun mezzo di coercizione fisica che non sia espressamente previsto dal regolamento e, comunque, non vi si può far ricorso a fini disciplinari ma solo al fine di evitare danni a persone o cose o di garantire la incolumità dello stesso soggetto. 4. L’uso deve essere limitato al tempo strettamente necessario e deve essere costantemente controllato dal sanitario. 5. Gli agenti in servizio nell’interno degli istituti non possono portare armi se non nei casi eccezionali in cui ciò venga ordinato dal direttore.”

  7. Perché i detenuti trasferiti da Modena, in tutte le destinazioni d’arrivo, venivano bollati come i rivoltosie subivano un “trattamento speciale” come l’essere lasciati senza scarpe, senza potersi cambiare i vestiti e senza la possibilità di farsi una doccia per tre mesi, come affermano già numerose testimonianze alcune riprese anche da Report8? E tutto ciò, questo tipo di trattamenti, come potrebbero mai essere in linea con l’articolo 27 della Costituzione italiana che tutela la dignità umana e che afferma letteralmente che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.”?

  8. Perché, ad oggi, tra i detenuti presenti l’8 marzo, sono stati ascoltati soltanto i cinque che hanno presentato un esposto? Perché nel frattempo non sono stati ascoltati dalla Procura anche altri testimoni, tra le decine disponibili, visto che, come dichiarato dal procuratore aggiunto Giuseppe Di Giorgio il 10 marzo, l’intenzione della Procura era di fare immediatamente luce sui decessi9? E perché si ha l’impressione che siano arrivate prima le inchieste della stampa, rispetto al lavoro della magistratura?

  9. Com’è possibile che il giorno stesso della rivolta, ad accompagnare la notizia della morte del primo detenuto, sul sito della testata televisiva locale TRC, si potesse già leggere la causa del decesso: l’overdose10? Come si poteva avere questa certezza senza autopsie e nello stato di caos totale in cui versava la struttura? E’ credibile che siano morti tutti e 9 di overdose da metadone,visto che solo la metà di loro erano tossicodipendenti – come afferma un testimone detenuto a Sant’Anna, intervistato da Report8?

  1. Perché anche i detenuti trasferiti dal carcere di Foggia11 dopo la rivolta hanno denunciato gli stessi soprusi e gli stessi pestaggi dichiarati da quelli trasferiti da Modena? Non si tratta forse di azioni ordinate, organizzate e applicate con tecniche specifiche dato che sono varie le carceri di destinazione nelle quali si sarebbero registrati questo tipo di mal-trattamenti? Perché non ci sono immagini a documentare quanto avvenuto e soprattutto perché, dove queste sono state visionate dalla Procura, si sono poi indagati gli agenti di polizia penitenziaria come avvenuto per il carcere di Santa Maria Capua Vetere12?

  1. Perché il Garante nazionale dei detenuti, Mauro Palma, per seguire da vicino le indagini, ha nominato come medico legale Cristina Cattaneo? Certo, si tratta di una professionista dal curriculum impeccabile ma che è anche la stessa del caso Cucchi, nonché «il medico legale che firmò la prima perizia d’ufficio sul corpo di Stefano, quella in cui non c’era alcuna traccia delle vertebre fratturate di recente»13.

  2. E infine, tanto per concludere questi dodici mesi con altrettante domande, proviamo a formulare le più semplici e le più terribili: che razza di inferno era diventata in questi anni la Casa Circondariale di Sant’Anna, per covare al suo interno una simile carica di rabbia e violenza? Quante umiliazioni hanno subito nel tempo, quei detenuti che nel marzo 2020 scelsero di ribellarsi, alcuni in prossimità del fine pena, mettendo a rischio la loro vita e il loro futuro? Possibile che nessuno – i garanti, la magistratura di sorveglianza, gli operatori socio sanitari, le istituzioni locali – proprio nessuno, avesse percepito la drammatica condizione della popolazione carceraria reclusa a Modena? Possibile che tutti abbiano girato lo sguardo dall’altra parte, così come continuano a fare oggi, davanti alle domande inevase di verità e giustizia che giungono dalle carceri italiane?

1 http://www.giustiziami.it/gm/salvatore-era-troppo-debole-ecco-come-morto/

2 Camera dei deputati, resoconto stenografico dell’Assemblea Seduta n. 325 di giovedì 9 aprile 2020.

https://www.camera.it/leg18/410?idSeduta=0325&tipo=stenografico

3 http://www.giustiziami.it/gm/salvatore-era-troppo-debole-ecco-come-morto/

4 DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 30 giugno 2000, n. 230, Articolo 83 2. Il detenuto o l’internato, prima di essere trasferito, è sottoposto a perquisizione personale ed è visitato dal medico, che ne certifica lo stato psico-fisico, con particolare riguardo alle condizioni che rendano possibile sopportare il viaggio o che non lo consentano. In quest’ultimo caso, la direzione ne informa immediatamente l’autorità che ha disposto il trasferimento.

5 http://www.giustiziami.it/gm/sasa-lamico-fragile-dei-teatranti-morto-nelle-rivolte-in-carcere-senza-un-perche/

6 http://www.giustiziami.it/gm/salvatore-era-troppo-debole-ecco-come-morto/

7 https://gazzettadimodena.gelocal.it/modena/cronaca/2020/11/08/news/modena-consiglio-popolare-accende-i-riflettori-sulla-vita-in-carcere-e-i-morti-della-rivolta-1.39515243

8 https://www.rai.it/programmi/report/inchieste/Carceri-un-mondo-a-parte-1aa13693-0b99-4112-9e1d-2b0f9b2f1df5.html

8 ibidem

9 https://gazzettadimodena.gelocal.it/modena/cronaca/2020/03/10/news/s-indaga-per-omicidio-autopsia-sui-tre-corpi-nessun-segno-violento-1.38577059

10 https://www.modenaindiretta.it/modena-rivolta-carcere-santanna-coronavirus-video-agenti-feriti-cinque-detenuti-morti-uno-fin-vitaoverdose/

8 ibidem

11 https://www.ildubbio.news/2020/03/28/foggia-mio-figlio-e-gli-altri-detenuti-picchiati-e-trasferiti-dopo-la-rivolta/

12 https://www.ildubbio.news/2020/10/03/riflettori-su-santa-maria-capua-vetere-silenzio-sugli-abusi-foggia/

13 https://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2019/03/29/news/e-stefano-era-morto-di-fame-1.333092

 

Mumia Abu-Jamal lasciato senza cure

 

Après 30 ans dans le couloir de la mort, et après avoir échappé par deux fois à la peine capitale grâce à la mobilisation internationale, l’ancien militant des Panthères Noires Mumia Abu-Jamal est aujourd’hui détenu à perpétuité sans possibilité de libération conditionnelle au centre pénitencier de Mahanoy en Pennsylvanie. Il souffre de difficultés respiratoires et de douleurs dans la poitrine. Le centre où Mumia Abu-Jamal est incarcéré depuis des décennies refuse catégoriquement de considérer ses symptômes comme une potentielle infection covid-19 et va jusqu’à refuser de le soumettre à un dépistage. Voir notre dossier sur l’affaire Mumia

Mumia Abu-Jamal

 

 

Grèce/International: 6 marzo Journée internationale d’action pour Dimitris Koufontinas

 

Dimitris Koufontinas, hospitalisé depuis 18 jours au sein de l’unité de soin intensif, a présenté une insuffisance rénale aiguë. Le personnel médical, face au refus persistant de Dimitris de manger ou boire, et malgré son refus clair et net de toute intervention médicale, en exécution d’une ordonnance du procureur, a pris les mesures pour soutenir ses fonctions vitales. En outre, les médecins choisis par Dimitris Koufontinas sont toujours dans l’impossibilité de revenir l’assister.

Communiqué du Secours Rouge International:

Les barricades n’ont que deux côtés :
Tous et toutes avec Dimitris Koufontinas !

Samedi 6 mars aura lieu la deuxième journée internationale de soutien à Dimitris Koufontinas.
L’ampleur du mouvement de soutien avec Dimitris n’est pas seulement une démarche solidaire envers un prisonnier politique. C’est un événement politique d’une signification profonde.
La résistance héroïque de Dimitris Koufontinas, en continuité de son engagement révolutionnaire avant, pendant et après son engagement dans l’Organisation Révolutionnaire 17 Novembre, est devenue en Grèce le point de cristallisation de l’antagonisme social.
Car il est des moments et des situations où l’on voit bien « qui est qui », qui est dans le camp de qui, des moments et des situations où apparait clairement que les barricades n’ont que deux côtés.
D’un côté l’oligarchie, durement et longtemps frappée au coeur par l’Organisation Révolutionnaire 17 Novembre, qui veut en exorciser le spectre par une vengeance sordide et homicide. Et non seulement l’oligarchie mais toute la faune mercenaire à son service : politiciens, policiers et autre journalistes… Et derrière l’oligarchie les puissances impérialistes, les USA et la Grande-Bretagne, qui n’ont pas oublié non plus les coups portés par 17N.
De l’autre côté les masses populaires saignées par cette oligarchie, dominées par ces puissances. En défilant derrière le slogan « Nous sommes nés le 17 novembre », elles ne se prononcent pas sur les choix particuliers de 17N, mais elles affirment avec force et fierté : Oui, ce sont les nôtres, ils ont lutté pour notre cause, ils sont part de notre histoire, ils sont un maillon entre les partisans antifascistes et nous, et nous ne les abandonneront pas à la vengeance de nos ennemis.
Ce message, la solidarité internationale doit en comprendre la force et l’importance.
Elle doit l’appuyer, le valoriser, le renforcer de toutes les manières.

Secrétariat du Secours Rouge International,
5 mars 2021

 

05/03/2021