Ancora repressione antioperaia: inaudite violenze della polizia a Prato contro gli operai Texprint in sciopero. Massima solidarietà dal srp

Questa mattina i reparti antisommossa sono intervenuti per tre volte per sgomberare i lavoratori in presidio permanente da ormai quasi 60 giorno davanti ai cancelli della Texprint. Le immagini testimoniano un utilizzo vergognoso della violenza contro lavoratori che protestano contro condizioni disumane di sfruttamento e richiedo di lavorare nel rispetto del contratto nazionale per otto ore e cinque giorni (contro le attuali 12 ore per 7 giorni la settimana).

Due operai sono stati trasportati in condizioni gravi al pronto soccorso. Uno dei lavoratori ha perso coscienza dopo aver ricevuto un pugno in testa da un agente. Sono molti i feriti più lievi per i colpi ricevuti dalla polizia e dopo essere stati trascinati sull’asfalto per metri.

Che questo intervento arrivi nel giorno in cui è diventata di pubblico dominio la notizia dell’interdizione per Mafia dell’azienda dagli appalti e bandi pubblici (dopo aver incassato 340mila euro nel 2020 per la produzione di mascherine) e a 24 ore di distanza dal tavolo con l’Unita di Crisi della Regione lascia senza parole.

Da quasi 60 giorni denunciamo l’intreccio tra Texprint e clan della ‘ndrangheta, e la figura di Zhang Yu Sang (detto Valerio), arrestato in luglio dalla FDA di Milano insieme a mebri del clan Greco con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale aggravata dal metodo mafioso e dalla disponibilità di armi, autoriciclaggio, intestazione fittizia di beni e bancarotta.

‌La politica e le istituzioni devono assolutamente condannare l’operato della Questura senza giri di parole. Contro lo sfruttamento e gli intrecci tra mafie e imprenditoria non ‌bastano le dichiarazioni di circostanza. Serve il coraggio politico di dire da che parte si sta e agire di conseguenza.

La vertenza TEXPRINT ha scoperchiato un vaso di Pandora. Il distretto tessile pratese è territorio di illegalità e sfruttamento da almeno due decenni. I lavoratori che denunciano si ritrovano trattati come pericolosi criminali.

Non è difficile immaginare che, dopo oggi, una azienda già sprezzante delle leggi e dei diritti (l’ispettorato ha rilevato uso di manodopera a nero anche durante il corso dello sciopero) si senta ancora più “tutelata” da chi, in teoria, dovrebbe contrastare sfruttamento e criminalità organizzata.

Oggi si è scritta una pagina buia i diritti e nella dignità del lavoro sul nostro territorio.

Lo sciopero continua insieme al presidio permanente ai cancelli.

In questi giorni invece inizieranno le iniziative sindacali di protesta ai negozi dei marchi della moda che in questi anni si sono servite della Texprint come terzista. Anche loro, che hanno goduto di tariffe “competitive” garantite dallo sfruttamento, sono responsabili di questa realtà. La campagna di denuncia inizierà dai punti vendita del marchio DIXIE.

da Si Cobas Prato e Firenze

Arafat e Carlo liberi subito, le lotte operaie non si arrestano!

E’ scattata alle 6 di questa mattina a Piacenza una operazione di polizia contro gli operai della TNT-FedEx e i responsabili del SI Cobas, colpevoli di avere respinto nelle scorse settimane un attacco della multinazionale ai loro posti di lavoro, come a quelli di altri magazzini in tutta Europa, con uno sciopero durato 13 giorni, conclusosi con un accordo favorevole agli operai.

Rapida la vendetta del governo Draghi con questa intimidazione di massa (le abitazioni dei 25 operai sono state perquisite), scattata non a caso dopo l’importante dimostrazione dell’8 marzo davanti ad Amazon. Al momento (ore 9.30) si sa che ad Arafat e a Carlo sono stati dati gli arresti domiciliari. L’accusa è di “resistenza aggravata” nei confronti dell’azione della polizia determinata, senza riuscirci, a spezzare il picchetto.

A Piacenza i compagni si stanno radunando sotto la questura – ma è evidente il significato nazionale di questa operazione repressiva. In osservanza ai decreti-Salvini, mai toccati realmente dal Conte-bis, si vuole mettere fuori legge, con il picchetto, la possibilità stessa di esercitare in concreto, con efficacia, il diritto di sciopero, a cui Cgil-Cisl-Uil hanno progressivamente abdicato. Ma è anche qualcosa di più: un segnale che, attraverso il governo, la FedEx e i padroni della logistica vogliono dare a tutti i lavoratori del comparto in Italia e in Europa: il comando padronale nei luoghi di lavoro deve essere assoluto e incondizionato.

Di qui l’importanza di una risposta la più immediata, larga e forte possibile che denunci l’accaduto e imponga l’immediata libertà di Arafat e Carlo.

ore 10.54 – “Il Piacenza” pubblica una velina della questura in cui si parla di 21 perquisizioni e 7 misure cautelari, di cui due arresti domiciliari e cinque divieti di dimora “nei confronti di esponenti del sindacato SI Cobas e del collettivo Controtendenza, ritenuti responsabili, a vario titolo, in concorso tra loro, dei reati di resistenza aggravata a pubblico ufficiale, lesione personale aggravata e violenza privata” (!). Si parla anche di un fantomatico “ferimento di tre agenti”, si dà notizia di una pesante, tutt’altro che fantomatica, multa da 13.200 euro per “violazione della normativa anti-covid”, e cosa ancora più pesante, di “cinque avvii di procedimento per altrettante revoche del permesso di soggiorno”. Sempre grazie alle norme varate da Lega e Cinquestelle (inclusi i presunti dissidenti “di sinistra”) ai tempi del Conte-1 e mantenute in piedi da Pd-Leu-SI e i soliti Cinquestelle ai tempi del Conte-2.