Palermo: la polizia carica chi protesta in piazza contro gli effetti dei decreti del governo

Non ha avuto nemmeno il tempo di partire il corteo che ieri sera a Palermo voleva dirigersi verso piazza Indipendenza, sede della Regione Siciliana, per protestare contro Musumeci e i decreti del governo, perché la polizia ha caricato i manifestanti a suon di manganello.

I decreti del governo Conte che dovrebbero arginare gli effetti della pandemia da coronavirus colpiscono nella sostanza soprattutto proletari e masse popolari, lavoratrici e lavoratori che perdono il lavoro e non hanno nemmeno la cassa integrazione, o quando ce l’hanno devono aspettare mesi e mesi… O colpisce ancora di più chi già era disoccupato, precario, e non riesce a pagare nemmeno l’affitto di casa…

La protesta di questa “piazza”, che rappresenta la rabbia, troppo spesso repressa, che si scatena rispetto alle condizioni attuali, è stata attaccata violentemente dalla polizia: dopo alcuni minuti di scontri, tra fumogeni e lancio di oggetti vari, i manifestanti hanno lasciato la piazza. Due manifestanti sono stati fermati dalla polizia.

È chiaro che quanto più la situazione si aggrava tanto più sarà necessario che i proletari, gli operai, i lavoratori e i precari di ogni settore, i senza casa e tutti coloro che ne subiscono gli effetti si prendano le piazze!

Una piazza che sia chiaramente ben distinta, perché distinti sono gli interessi di classe, dall’altra “piazza”, per esempio quella di ieri sera piena di un centinaio di commercianti e bottegai vari, sostenuti dai fascisti di Forza Nuova a Casapound che protestano perché non vogliono chiudere ristoranti, bar, palestre e vogliono “essere pagati”…

Comunicato del compagno Davide Delogu, in sciopero del vitto dal 26 ottobre

E’ un peccato non riuscire a leggere i vostri comunicati. Purtroppo, non potendo scrivere un contributo per la lotta, a causa del muro della censura che blocca, faccio uscire in questi pochi minuti le mie gioiose parole di complicità e tenacia tra noi prigionieri in lotta. Ritengo, infatti, importante la coesione come fattore di crescita della componente rivoluzionaria contro l’attacco del sistema penitenziario nella sua logica di seppellire, controllare e vessare

Una logica che porta avanti con metodi vessatori totalitari e attraverso una politica infame di aggressione con diverse forze autoritarie che agiscono come corpo unico per colpire più forte e per cercare di distruggerci.

Contro l’annullamento dell’umano e dei miei principi con la tipologia dell’isolamento nell’isolamento con il 14bis in cui mi trovo, la mia risposta è “guerra”. Io considero che se toccano a uno di noi toccano tutti e ritengo che il mutuo appoggio e la solidarietà combattiva, come sta avvenendo in questa battaglia, possa rafforzare anche noi come corpo che si unisce quando bisogna mettere a compimento l’attacco e contro-attacco al nemico che vorrebbe annientarci.

Da parte mia, nonostante tutto, è la conflittualità quotidiana che faccio esplodere contro le continue vessazioni e tutto ciò che esiste. Quindi nessuna pace. Oltre questo, continuo con il rifiuto di recarmi nel merdoso passeggio, lotta che dura già da mesi contro l’isolamento. Inizio lo sciopero del vitto dal 26 Ottobre, sciopero che lego allo sciopero del vitto dei compagni dell’As2 di Terni che hanno dato vita a questo percorso solidale di cui ne vado fiero, insieme a tutti gli altri compagni che partecipano nelle altre galere. Il mio sciopero dell’aria è illimitato mentre quello del vitto proseguirà oltre il 1 Novembre, che in 14bis è come se fosse un mezzo sciopero della fame, per esprimere il mio appoggio solidale allo sciopero della fame di Natascia contro la censura. Unisco i miei scontri contro l’isolamento in questo contesto di scioperi per esprimere quindi anche il mio appoggio solidale a Natascia. Il mio sciopero del vitto proseguirà oltre il 1 Novembre fino a quando Natascia non terminerà il suo sciopero della fame contro la censura.

Un abbraccio carico di forza di combattere a tutti i compagni e compagne che dentro stanno andando contro la brutalizzazione del sistema sbarrocratico fino ai suoi accanimenti prepotenti e con l’auspicio che anche fuori si pratichi la rabbia che esplode nella solidarietà diretta più libera di agire.

Presonerianarchicu Davide Delogu

Contrada Noce S. Nicola Agro’
95041 Caltagirone (CT)

Manifestare ai tempi del decreto Salvini 2bis

Conte e Zingaretti hanno dichiarato di aver abolito il decreto sicurezza di Salvini. Una menzogna, è rimasta intatta tutta la parte che reprime le proteste degli operai più sfruttati, dei poveri. I tribunali sono già al lavoro

da Operai Contro

…l’abolizione dei famigerati decreti Salvini, emanati dal 1° governo Conte, contro gli operai e contro gli immigrati, era stata sbandierata dal Pd nella formazione del governo Conte bis.
Alla prova dei fatti dopo più di un anno dal suo insediamento, il 5 ottobre 2020 il governo Conte bis ha varato un nuovo decreto sicurezza, confermando tutte le norme antioperaie dei decreti Salvini, con alcuni cambiamenti sull’immigrazione, un aspetto che in questo scritto non viene affrontato.
Zingaretti ha dichiarato: “I decreti propaganda/Salvini non ci sono più”. Per il segretario del Pd quelli di Salvini erano solo “propaganda”. Purtroppo ci sono e colpiscono brutalmente gli operai, come si vede qui sotto.
Falsità per coprire le responsabilità del Pd, che nei vari governi ha spianato la strada a Salvini, con misure repressive che portano il nome dei ministri Pd. Un barbaro attacco sia alla forza lavoro immigrata, sia alla forza lavoro del disagio abitativo, delle case occupate o di famiglie in cerca di alloggi, con tutti gli annessi. Un attacco sfrontato condotto rispettivamente con la legge Minniti-Orlando e con la legge Renzi-Lupi, quest’ultimo dell’UDC.
Inoltre Minniti, già fondatore e presidente della fondazione “Intelligence Culture and Strategic Analysis “ (Icsa), a partire dalla 13a legislatura, Minniti uomo “Security” ricopre ministeri e cariche, anche nei servizi segreti, in ben 7 governi: D’Alema 1° e 2°, Amato 2°, Prodi 2°, Letta, Renzi, Gentiloni. Mentre le forze dell’ordine caricano picchetti sui cancelli e sgomberano i presidi operai nelle fabbriche che resistono ai licenziamenti: Dielle, cantieri navali di Trapani, Eaton, Fiat Pomigliano, Adm, Esselunga di Pioltello e Basiano, Fincantieri, Ast, Innse, Ikea, Alcoa, ex Alfa Romeo, solo per fare alcuni nomi.
Intanto il sindacalismo della moderazione salariale, accantona sempre più l’arma dello sciopero, come se cedesse alla pressione per “regolamentare” lo sciopero, sospinta da quella parte della società che strumentalmente, incolpa gli operai per indicare “il responsabile”, del calo di profitti e affari di una parte degli strati borghesi.
Nel frattempo Jobs act e “licenziamenti economici” decisi dai soliti noti al governo, stroncano la giusta causa nei licenziamenti per le nuove e vecchie generazioni operaie.
Salvini con la sua carica razzista e antioperaia, ha trovato il terreno spianato. Le sue norme repressive e poliziesche varate con i 5 Stelle nel 1° governo Conte, prendono a schiaffi gli operai, prima che questi facciano un solo passo, criminalizzano scioperi e lotte, chi li organizza e chi vi partecipa. Un forte deterrente per tutti coloro che non abbassano la testa, ma lottano contro lo sfruttamento ed il suo sistema sociale.
Queste alcune norme dei decreti Salvini, ora confermati e blindati anche dal Pd col governo Conte bis.
Fino a 6 anni di galera per blocco stradale. Era stato depenalizzato negli anni “90, ora è stato reintrodotto come reato.
Fino a 6 anni di galera anche per i picchetti sui cancelli, considerati blocco stradale e quindi reati.
4mila euro di multa, per ostruzionismo nel blocco stradale. Già stati sanzionati gli operai della Superlativa di Prato.
Uso dei droni da parte delle forze dell’ordine, per monitorare lotte, manifestazioni e iniziative operaie.
Possibilità delle forze dell’ordine di sparare con pistole taser sui manifestanti.
Fino 12 mesi di galera per chi organizza un corteo, se qualcuno dovesse causare danni.
Fino 12 mesi di galera anche per chi partecipa ad un corteo non autorizzato.
Indossare il casco durante un corteo è diventato un “delitto” cioè reato punibile.
Fino 2 anni di galera per chi lancia razzi o petardi alle manifestazioni, anche questo è diventato reato punibile.
Forte aumento delle pene per chi occupa case, fabbriche o terreni.
Daspo urbani per allontanare con pretesti per lunghi periodi, gli operai più attivi nelle lotte.
Ripristinato il reato di “accattonaggio”, era stato depenalizzato nel 1999.
Andrà a giudizio per reato penale, chi pronuncia parole o frasi ritenute offensive dalle forze dell’ordine cui sono indirizzate. Non potrà più essere derubricato “non punibile per la lieve entità del fatto”, come avveniva prima.
Per alcune di queste norme saranno processati 67 operai di Italpizza di Modena, che diventano 300 con i processi delle vertenze Alcar Uno, Emilceramica, Bellentani, New Gel e altre aziende.
21 operai della tintoria industriale Superlativa di Prato, protestavano per le proibitive condizioni di lavoro e perché da 7 mesi non gli veniva pagato il salario. Scontratisi con la polizia hanno ricevuto multe di 4mila euro per blocco stradale. Sono solo 2 esempi di come colpiscono i decreti Pd, Lega, 5 Stelle.
Formalmente non è stato toccato il diritto di sciopero e di manifestazione, ma sono sostanzialmente stati snaturati.
E’ ciò che volevano i padroni che hanno ottenuto questo grazie ai governi con Pd, Lega, 5 Stelle. I padroni e il loro governo non vogliono scioperi o nel caso, gli operai se ne stiano in silenzio nei reparti o a casa loro. Lo stesso per le manifestazioni, purchè siano processioni disciplinate, ingabbiate in percorsi secondari predefiniti.
In questi mesi in molte aziende gli operai hanno lottato e lottano duramente, contro i licenziamenti e le condizioni di schiavitù del lavoro salariato. Non saranno le multe, i giudici, la galera a fermare la rabbia che si manifesta ogni giorno, anche se i mass media ne parlano quando vogliono e come vogliono. Continuerà a manifestarsi magari chissà, anche con nuovi mezzi e forme di lotta.
Saluti Oxervator.

Domenica 1 novembre presidio sotto il carcere di Piacenza e a seguire 2 settimane di mobilitazione per i/le compagn* anarchic* sotto processo, contro il carcere e per la liberazione di tutt* prigionier*

DOMENICA 1 NOVEMBRE ORE 15 presidio sotto il carcere di Piacenza in solidarietà con Natascia, compagna anarchica in sciopero della fame dal 24 ottobre contro la censura della corrispondenza imposta su sollecito del carcere di Piacenza per la seconda volta nel giro di poco più di un anno.
Alle guardie di quella galera, alla comandante e all’ispettore che ne dirigono l’andamento con la loro arroganza e violenza, facciamo arrivare chiaro che Natascia non è sola, nonostante l’isolamento in cui vorrebbero confinarla.
A FIANCO DI NATASCIA IN SCIOPERO DELLA FAME E DI TUTTE/I LE/I PRIGIONIERI/E
Con Juan, Beppe, Nico, Fra, Carla e Alfredo in sciopero del carrello

Coronavirus, è allarme nelle carceri: positivi 145 detenuti e 199 tra poliziotti e funzionari. Amnistia/indulto subito!

Netto aumento di casi di Coronavirus nelle carceri italiane. Gli ultimi dati forniti dall’Amministrazione Penitenziaria parlano di 145 detenuti/e e 173 tra poliziotti penitenziari, funzionari e operatori.

Particolarmente allarmante la situazione al carcere di Terni, dove, secondo il Sarap, il Sindacato autonomo ruolo agenti penitenziaria, i contagiati sarebbero 22 e  dove, dal 19 ottobre, è stato annunciato lo “sciopero del carrello” da parte dei compagni anarchici prigionieri.

Da ternitoday

Covid in carcere, “Sabbione è una bomba a orologeria”: decine di contagiati, c’è anche un agente della penitenziaria”

Il Sarap, Sindacato autonomo ruolo agenti penitenziaria, parla di “lazzaretto”. Claudio Cipollini Macrì, garante autonomo dei detenuti, invoca l’articolo 32 della Costituzione, quello che ribadisce come “fondamentale” il “diritto alla salute” dei cittadini.

Sullo sfondo ci sono le sbarre del carcere di vocabolo Sabbione di Terni, contaminate dal Covid19. Secondo il Sarap i contagiati nella casa circondariale sarebbero 22. “Radio carcere” rilancia stime ancora più alte: 40 positivi, piegati sotto la spada di Damocle che attende l’esito di circa duecento tamponi che potrebbero portare la situazione sull’orlo del baratro. “Una bomba ad orologeria”, dice il segretario nazionale del Sarap, Roberto Esposito.

“Il Sarap – aggiunge Esposito – ritiene che quella di Terni è una realtà che andrebbe gestita in maniera totalmente differente da come invece avviene oggi. Riteniamo necessario che le ubicazioni dei detenuti per motivi sanitari vanno ponderate ulteriormente dal responsabile della sicurezza dell’istituto di Sabbione, considerando che oggi all’interno il virus stia circolando pesantemente. Questo riverbera il discusso Modus operandi della dirigenza del carcere di Terni, compromettendo anche la salute del personale di polizia penitenziaria, costretto a lavorare all’interno di sezioni detentive dove sono assegnati solo detenuti affetti da Covid19”. E infatti, tra gli agenti si registra un caso di contagio. Che potrebbe non essere né l’ulimo né – tantomeno – l’unico.

Le voci che rimbalzano invece tra i famigliari dei detenuti – sottoposti ad un “isolamento” forzato dallo scorso mese di marzo, per cui non possono incontrare né parenti né legali – sono ancora più fosche. “È una situazione surreale – dice la moglie di un detenuto – per cui le persone non sono state neanche visitate e vengono tenute in isolamento in celle piene di umidità”.

Il Sarap chiede “agli organi competenti” di “prendere in gestione l’istituto ternano visto il numero elevato di infetti rilevati e di disporre tamponi a tutto il personale che quotidianamente entra in contatto con soggetti già risultati positivi, cercando di riportare il giusto equilibrio tra gestione dell’istituto e gestione del personale, cosa che oggi è compromessa. “In tali circostanze di emergenza non si deve dimostrare a tutti i costi, anche con la mancanza di giuste regole, di poter gestire una situazione così delicata senza chiedere l’aiuto di alcuna istituzione a discapito e negando la dovuta sicurezza al lavoratore, e mostrando l’assoluta assenza di attenzione nei confronti di chi ogni giorno è in prima linea”.

Cipollini Macrì pone invece l’accento sulla condizione dei detenuti, rilevando che non si tratta soltanto di un problema legato alla salute fisica di chi si trova dietro le sbarre. Un periodo così lungo di isolamento, dettato dalle norme anti COvid19, rischia infatti di innescare reazioni pericolose anche sulla “tenuta psicologica” dei detenuti. Tanto più che il focolaio Covid19 sta interessando la sezione ad alta sorveglianza di Sabbione, la stessa dove dal 19 ottobre è stato annunciato lo “sciopero del carrello” da parte di quei detenuti più vicini al movimento anarchico. Una dose doppia di benzina su una fiaccola che rischia di diventare un grosso incendio.  “

Roma, detenuta trascinata nuda e nell’acqua fredda: due agenti sospesi dal servizio a Rebibbia

Sono accusati di falso e abuso di autorità due agenti della polizia penitenziaria ai quali ieri è stata notificata un’ordinanza che li sospende per un anno dal servizio.

E’ una storia di omissioni, falsi e violenza quella che si è consumata a luglio dello scorso anno nella casa circondariale femminile di Rebibbia. Due agenti, una sovrintendente e un assistente capo coordinatore in servizio nell’istituto, sono accusati di falso ideologico e di abuso di autorità contro arrestati o detenuti. Secondo l’accusa i due, come documentato anche dal sistema delle telecamere per la sorveglianza interna, hanno fatto uso della forza nei confronti di una detenuta, E poi, per coprire l’accaduto hanno fatto una relazione di servizio in cui attestavano che la detenuta aveva aggredita la poliziotta, cosa che, però, non è mai avvenuta.

Non risulta che la detenuta stesse tenendo un comportamento aggressivo che abbia reso necessario l’intervento di un agente di sesso maschile, né dai filmati risultano situazioni che rendessero necessario l’uso della forza per lo spostamento della detenuta, come sostenuto dagli indagati nell’interrogatorio” si legge nell’ordinanza firmata dal gip Mara Mattioli.

La donna, con problemi psichici, è stata “trascinata di peso a terra con la forza in un’altra cella” dove tra l’altro non era in funzione la telecamera. “Il trascinamento di peso della detenuta, nuda e sull’acqua fredda, non è stato posto in essere per salvaguardare l’incolumità della stessa (avendo la detenuta già da un pò cessato le intemperanze) apparendo invece chiaramente motivato da stizza e rabbia per i danni causati dalla donna” si legge ancora.

La detenuta, secondo quanto ricostruito, aveva danneggiato un termosifone in seguito al diniego di una sigaretta. “Nella relazione di servizio risulta omesso quanto accaduto” sottolinea però il gip: l’agente di sesso maschile, alla presenza di altre 5 agenti donne, “entra nella stanza n.3 e ne esce tenendo ferma la nuca della detenuta che in quel momento appare collaborativa ed è completamente nuda, la accompagna all’interno della stanza n.1 resa nuovamente agibile.

Circostanza questa che doverosamente doveva essere riportata nell’atto trattandosi di un eccezionale intervento di personale di sesso maschile non autorizzato, peraltro su detenuta completamente nuda e che, come si vede dai filmati, mostra particolare soggezione e tenta di coprire le parti intime”.

“Inoltre la telecamera esterna alle ore 2.01 del 22/7/2020 riprende nuovamente l’agente entrare nella stanza n.1 ove è rimasta la detenuta ed uscirne circa 24 secondi dopo. Di questo accesso non vi è traccia nei verbali né – dai filmati – si capisce sulla base di quale necessità un agente di sesso maschile sia intervenuto da solo presso la cella della detenuta (peraltro ancora completamente nuda)”. Su questo, la vittima ha riferito che l’agente della penitenziaria le “avrebbe intimato il silenzio su quanto avvenuto, consegnandole una sigaretta e minacciandola che qualora avesse parlato le violenze si sarebbero ripetute”.

Tutti gli elementi in mano agli inquirenti, dichiarazioni degli indagati, della detenuta e i video di sorveglianza, per il gip “appaiono indicativi circa il fatto che gli indagati abbiano agito concordemente per il medesimo fine, ossia per coprire gli abusi compiuti quella notte attraverso l’intervento del tutto ingiustificato dell’agente sulla detenuta”.

Scritto di Natascia, dal carcere di Piacenza, in sciopero della fame dal 24 ottobre

Un anno, due mesi e 24 giorni.

E’ il tempo che è trascorso dal mio arrivo a Piacenza, tempo pieno di vuoto, tempo speso ad addomesticare tutti i propri sensi, nella sperimentazione di un’autodisciplina che permetta di trasformare alchemicamente lo spreco di una vita in esperienza formativa. Non ho mai cercato il conflitto, nonostante la quotidianità, qui, sia la riproposizione costante di occasioni di scontro; ove abbia opposto le mie ragioni a questo sistema di neutralizzazione dell’individuo, ho cercato di farlo con “educazione”, nel forzato rispetto dei ruoli, tentando di fare mie, o se non altro mie armi, quelle stesse illogiche dinamiche che i carcerieri issano a propria bandiera: regole, diritti, doveri, protocolli. E non lo dico certo per farmene un vanto, tutt’altro: ma l’esperienza umana, in galera, è talmente distante da un qualsivoglia buon senso, senso comune, o semplicemente senso qualsiasi, che bisogna giocare la partita anche sapendo bene che è truccata. E ciò nonostante è stato inevitabile, con il solo riaffermare e preservare la mia dignità, il crearsi di un rapporto di manifesta inimicizia con alcuni graduati e dirigenti di questa prigione, senza stupore e senza sforzo, per gli stessi ruoli assegnatici dalla natura e i posti a sedere assegnatici dalla vita e dalle scelte personali. E dunque la solerzia di alcune guardie particolarmente comprese nel proprio ruolo, calorosamente spalleggiate dalla comandante dell’istituto, ha fatto sì che i contenuti della mia corrispondenza privata, anche scaduto il primo provvedimento di censura nel dicembre 2019, privati non fossero mai, in barba a ciò che dice il codice penale. Particolare dispetto suscitavano immagini iconiche e A cerchiate, a riprova della profondità d’analisi che caratterizza il loro operato sempre, per non parlare delle esplicite manifestazioni di solidarietà. Ben fragili e miseri devono essere “l’ordine e la sicurezza dell’istituto” (questa la motivazione in calce ai trattenimenti) se una cartolina o la foto di una scritta su un muro li possono mettere in pericolo. E’ stato dunque su sollecito del carcere di Piacenza, se non dietro sua esplicita richiesta (questo non lo posso sapere) che il 16/09/2020 mi viene notificato un secondo provvedimento di censura della durata di sei mesi firmato dal GIP. Ho scelto di ricorrervi tramite avvocato, ed ancora una volta fare buon viso a cattivo gioco, e attendere pazientemente che fissino una data per il ricorso, e tutta la trafila. Nel frattempo però, ai miei carcerieri sembra passata la voglia di fare il loro lavoro, e così l’ufficio comando, che si occupa della mia posta, se si fa vedere lo fa una volta a settimana, o anche più raramente. La posta in uscita non esce, quella in entrata si accumula sulle loro scrivanie. Perfettamente in linea con lo spirito da statali pressapochisti con cui dirigono l’intero carcere, e ad ulteriore conferma (se mai ce ne fosse bisogno) del carattere punitivo e ritorsivo del provvedimento, visto che quello che scrivo/ricevo in fondo non interessa neanche. Ben altro ci vuole per fiaccare il mio morale, ma è particolarmente irritante il fatto che nel non-luogo teoricamente deputato ad insegnarci a viva forza il rispetto della legge, i loro codici valgano quanto la carta straccia, ed è a mio avviso sbagliato tacere l’arbitrarietà ignorante con cui fanno il loro brutto mestiere.

Per questo motivo, e visto che le circostanze non lasciano intravedere un cambiamento di rotta, ho deciso che inizierò uno sciopero della fame a partire da sabato 24 ottobre e per il tempo che mi sembrerà opportuno. E’ una battaglia personale, che forse lascerà il tempo che trova, che forse denoterà una mancanza di fantasia da parte mia, ma che mi sembra doverosa. Chi ha voglia, nel frattempo, di continuare a intasare l’ufficio comando di comunicazioni più o meno futili, basta che mi scriva, è il benvenuto, che non si dica che non si guadagnano il loro stipendio zuppo di sangue.

Mi mancate tutti.

Salud y anarquìa,

Nat

Per scriverle:

Natascia Savio
C.C. “Le Novate”
Strada delle Novate n. 65
29122 Piacenza