Roma: Nuovo sgombero per Berta Cáceres

All’alba di martedi 5 luglio, i carabinieri hanno dato esecuzione a un nuovo decreto di sequestro preventivo dell’immobile di via della Caffarella a Roma

“In questo luglio rovente di siccità e incendi, con una crisi climatica ormai sotto gli occhi di tutt3, la priorità sembra essere sgomberare chi sta portando avanti questi temi per una lotta ecologista di e per tutt3, anche per i biechi paladini della proprietà e della finanziarizzazione dei beni comuni.

Conosciamo già cosa ne sarà di Via della Caffarella 13, è la sceneggiatura già scritta di tanti sgomberi: abbandono, aste inevase e privilegio dei privati.

Ma conosciamo bene anche quale sarà nostra risposta e ne vedrete delle belle: Appuntamento H 17.30 davanti alla Regione Lazio, saremo acqua che scorre in questi tempi di siccità.”

Così replicano allo sgombero l3 attivist3 della Laboratoria Ecologista Berta Cáceres che nel giro di pochi mesi si trovano a fronteggiare un nuovo sgombero dopo quello del 24 marzo.

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Berta in questi mesi ha favorito l’incontro e lo sviluppo delle lotte e dei conflitti nella città di Roma sui temi climatici, ambientali e transfemministi. Oggi per l’ennesima volta si trova di fronte la risposta delle istituzioni, tutta improntata sull’ordine pubblico per garantire la continuità della speculazione e del profitto sull’immobile di via della Caffarella.

Ma la Laboratoria non si arrende e promette di continuare a portare avanti le istanze di una necessaria rivoluzione ecologica.

https://www.facebook.com/reel/1294647021064382

Lanciato un appuntamento, per oggi 5 luglio alle ore 17.30, sotto la Regione Lazio.

La corrispondenza di Radio Onda d’Urto con Francesca, compagna della LEA Caceres, dall’interno dello stabile.Ascolta o scarica

Le autorità italiane hanno fornito alla polizia e agli apparati di sicurezza del Cairo mezzi, strumentazione e formazione

Da Osservatorio Repressione

La denuncia della rete di attivisti EgyptWide

Tra il 2010 e il 2020 l’Italia ha fornito gratuitamente all’Egitto elicotteri e altri equipaggiamenti per le forze di polizia, ha erogato corsi di formazione agli apparati di sicurezza, compreso il famigerato Servizio di sicurezza nazionale, organismo accusato anche dalle Agenzie Onu di violazioni dei diritti umani e della repressione del dissenso nel Paese. Una collaborazione che è diventata sempre più stretta con il passare del tempo e che è proseguita nonostante l’Egitto abbia conosciuto, proprio nel decennio preso in considerazione, la repressione più dura nella storia recente del Paese. L’accusa è contenuta nel report “Complici ufficiali. L’impatto della cooperazione di polizia Italia-Egitto sui diritti umani” curato da EgyptWide, iniziativa egiziana-italiana per i diritti umani e le libertà civili. “Riteniamo che l’Italia, il suo ministero dell’Interno e i vertici della Polizia di stato abbiano gravi, seppur indirette, responsabilità nel deterioramento dello stato dei diritti umani in Egitto”, si legge nella conclusione del documento.

Esemplificativa di questa collaborazione è la cessione -come detto a titolo gratuito- alla polizia egiziana di quattro elicotteri Augusta Bell da utilizzare “ai fini di contrasto dell’immigrazione clandestina”; velivoli che in Italia sono in dotazione alla polizia per l’ambito civile ma sono progettati anche per

opzioni di tipo militare. La consegna è avvenuta nel 2013, un anno cruciale nella storia recente dell’Egitto che ha visto i massacri di Rabaa al-Adweya e piazza Nahda con un bilancio di 904 vittime accertate: secondo la denuncia di Human Rights Watch in quelle occasioni l’operato delle forze di polizia egiziana -che hanno aperto il fuoco sparando sulla folla- può essere considerato un “crimine contro l’umanità”. Il 2013 ha segnato anche l’avvio di una violenta campagna di repressione del dissenso, anche pacifico, e di “operazioni antiterrorismo” volute dal presidente Abdel Fattah al-Sisi che hanno portato all’arresto e all’incarcerazione di decine di migliaia di persone.

Il rapporto analizza l’evoluzione delle relazioni di cooperazione di polizia e in materia di sicurezza tra i due Paesi (compreso il tema dell’immigrazione) tra il 2010 e il 2020: periodo in cui, nonostante il crescente numero di denunce sul deterioramento del rispetto dei diritti umani in Egitto, i rapporti tra i due Paesi in questi ambiti si sono fatti sempre più solidi. Una cooperazione disciplinata a livello regionale nel quadro della difesa comune europea e, a livello bilaterale, dalla legge 76/2003 cui nel corso degli anni si sono sommati una serie di memorandum di intesa tra i due governi.

L’analisi contenuta nel report si concentra sul decennio 2010-2020, una scelta dettata da un lato dalla forte concentrazione di iniziative di cooperazione, oltre che dalla difficoltà di reperire dati o informazioni attendibili al di fuori di quegli anni. Tra le fonti prese in esame, il rapporto cita la “Relazione sull’attività delle forze di polizia, sullo stato dell’ordine e della sicurezza pubblica” a partire dal 2013 e i dati pubblici forniti da ministeri, funzionari della polizia di stato e informazioni presenti sui siti internet ufficiali dell’Unione europea dedicati alle diverse iniziative di cooperazione regionale che hanno visto il coinvolgimento di Italia ed Egitto. Avere un quadro organico e completo delle attività di collaborazione svolte dai due Paesi e dei budget stanziati, tuttavia, è particolarmente complesso a causa del carattere frammentato di queste iniziative e dalla scarsa trasparenza da parte del ministero dell’Interno.

Dall’analisi di questi documenti emerge come nel corso di questi dieci anni, l’Italia si sia dimostrata un partner estremamente ben disposto nei confronti dell’Egitto, fornendo alle forze di polizia del Cairo equipaggiamento e mezzi, tecnologie di sorveglianza, decine di corsi di formazione, scambi di esperti e assistenza tecnico-operativa. “Questa intensa attività di cooperazione -scrivono gli autori del report– ha visto il National security service egiziano come interlocutore privilegiato del ministero dell’Interno e dei vertici della polizia di Stato italiani nonostante negli stessi anni si stessero moltiplicando le denunce di organismi delle Nazioni Unite che parlavano di gravissime e sistematiche violazioni dei diritti umani per mano degli apparati di sicurezza

La fornitura di equipaggiamenti per scopi militari, difensivi o di polizia rappresenta una delle costanti di questa collaborazione. Roma, ad esempio, ha fornito al Cairo due motovedette classe 500 e veicoli di terra per il controllo delle frontiere e il pattugliamento delle acque territoriali, fuoristrada, metal detector, computer e altra strumentazione informatica oltre ai già citati elicotteri Augusta Bell. Un flusso di forniture che “non ha subito battute d’arresto nemmeno a seguito della promulgazione dell’embargo sulle forniture di sistemi d’arma al nuovo governo egiziano voluto dal Consiglio europeo nel 2013 a seguito di massicce violazioni dei diritti umani per mano delle forze di sicurezza”, Continue reading

Il governo Draghi rafforza l’asse con la Turchia di Erdogan, con nuovi accordi di cooperazione, export di armi, per la guerra in Ucraina e in Libia, per i respingimenti dei migranti

Draghi: “Con i dittatori, chiamiamoli per quello che sono, di cui però si ha bisogno, bisogna essere franchi, ma cooperare”. L’interesse verso la Turchia fin dal suo discorso di insediamento, il 17 febbraio 2021: “Continueremo anche a operare affinché si avvii un dialogo più virtuoso tra l’Unione europea e la Turchia, partner e alleato Nato”.

Per questo governo imperialista, guerrafondaio, si tratterà anche di aiutare il fascio-islamico Erdogan nell’estradizione dei rifugiati curdi in Svezia, nella  repressione degli attivisti e politici curdi, nel supporto alle operazioni turche

Domani si terrà ad Ankara il terzo vertice intergovernativo italo-turco, il primo degli ultimi dieci anni: l’ultimo, infatti, si è svolto a Roma nel maggio 2012. L’incontro si inserisce nell’alveo di un complessivo rilancio della cooperazione bilaterale tra i due Paesi, peraltro già molto intensa su diversi fronti.

Oltre al presidente del Consiglio, Mario Draghi – che ha incontrato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan a margine del G20 di Roma (30 ottobre 2021) e dei vertici Nato di Bruxelles (24 marzo 2022) – saranno presenti ad Ankara anche i ministri Luigi Di Maio (Esteri), Lorenzo Guerini (Difesa), Luciana Lamorgese (Interno), Giancarlo Giorgetti (Sviluppo economico) e Roberto Cingolani (Transizione ecologica).

accordi e protocolli d’intesa in ambiti che vanno dalla cooperazione in materia di affari esteri e difesa al sostegno alle micro, piccole e medie imprese, guerra  in Ucraina, Libia. Altro capitolo delle relazioni bilaterali riguarda la questione migratoria: nel 2021, i migranti irregolari giunti in Italia sulla rotta del Mediterraneo orientale in partenza dalla Turchia sono più che triplicati.

Paese membro dell’Alleanza Atlantica e candidato all’Unione europea, la Turchia è il primo partner per l’Italia in Medio Oriente e Nord Africa. Nel 2021, l’interscambio si è attestato a 19,4 miliardi di euro (+27,7 per cento rispetto all’anno precedente), con esportazioni italiane per 9,5 miliardi (+23,6 per cento). Le relazioni economico-commerciali non si limitano all’interscambio commerciale: gli investimenti diretti italiani in Turchia ammontano a circa 6 miliardi di dollari e, secondo i dati del Ministero del Commercio turco, le aziende con capitale proveniente dall’Italia in Turchia sono oltre 1.500. Il paese è anche un importante partner energetico per l’Italia: il gasdotto Tanap (Trans-Anatolian Pipeline), che lo attraversa da est a ovest per poi collegarsi con la Tap, rappresenta la terza rotta di approvvigionamento di gas per l’Italia dopo i flussi dall’Algeria e dalla Russia, con volumi in aumento del +62,5 per cento.

USA: un altro omicidio di un giovane lavoratore afroamericano per mano della polizia razzista.

Di quale “democrazia” pretende essere un “modello” l’imperialismo Usa?

Akron, Ohio, Jayland Walker, 25anni, afro americano, crivellato dalla polizia con 60 colpi di pistola dalla polizia dopo un inseguimento, prima in auto e poi a piedi, nonostante fosse disarmato e dopo essere uscito dalla macchina. I poliziotti razzisti gli hanno sparato anche in faccia, ha detto a BuzzFeed News Bobby DiCello, l’avvocato della famiglia, citando le informazioni che la famiglia ha ricevuto dal capo della polizia di Akron Steve Mylett. “Sappiamo che è stato ammanettato dopo essere stato colpito e ucciso, ed è stato trovato con le mani ammanettate sulla schiena quando è arrivato il personale medico”, ha aggiunto DiCello.

L’avvocato ha detto che la famiglia di Walker è “inorridita” dalla sua morte. “Non ho mai visto il tipo di dolore e il tipo di dolore che sto vedendo oggi”, ha detto, aggiungendo che la madre di Walker, Pamela, è particolarmente devastata dai dettagli della sparatoria. “L’idea che 90 proiettili siano stati sparati contro suo figlio è qualcosa che non riesce proprio a capire”.

“Otto agenti di polizia di Akron, per lo più bianchi, hanno brutalmente ucciso Jayland Walker, sparandogli 60 volte. Sparare 60 volte a un altro essere umano è inconcepibile, raccapricciante, ed è l’ennesimo esempio di violenza della polizia contro i neri nel nostro paese. Ammanettare questo giovane dopo averlo ucciso ingrandisce ulteriormente il palese disprezzo per la vita dei Neri. Questo è un ciclo infinito di traumi e violenza sanzionata dallo stato.” dichiara Black Lives Matter.

In centinaia sono scesi in piazza ad Akron sabato e domenica dopo la pubblicazione del video della bodycam di uno degli ufficiali coinvolti nell’omicidio. Le proteste sono continuate per tutta la notte. Fuori dall’edificio del dipartimento di polizia di Akron, quello che sembrava essere gas lacrimogeno è stato sparato sulla folla per disperdere i manifestanti dopo che alcuni avevano rovesciato le barricate che circondavano il dipartimento.

L’anno scorso la polizia ha ucciso 1.139 persone, uno degli anni peggiori mai registrati. Questo ennesimo omicidio poliziesco è avvenuto DOPO che la polizia ha affermato di aver “promulgato riforme” e “reinventato la sicurezza pubblica” in seguito all’omicidio di George Floyd.