La compagna turca Ayten arrestata e torturata dall’infame governo fascista di Erdogan


La compagna turca Ayten Öztürk, dopo essere stata VIGLIACCAMENTE, consegnata dal governo libanese alla polizia turca, è stata arrestata e TORTURATA !

“FARÒ IN MODO CHE IL MONDO SAPPIA !” (Ayten Öztürk).
E noi aiutiamola in QUEST’ALTRA BATTAGLIA,
NON lasciamola sola!

W La SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALISTA.
ABBASSO il REGIME CRIMINALE di ERDOGAN.

Tortura psicologica, la denuncia dei detenuti del carcere di Caltanissetta

la lettera alla corte di Strasburgo

  • Nei giorni scorsi decine di detenuti del carcere di Caltanissetta hanno firmato una lettera inviata alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, nella quale si descrive nel dettaglio una situazione di detenzione ritenuta contraria all’articolo 27 della Costituzione italiana, che stabilisce che la pena “non può consistere in trattamenti contrari al senso di umanità”.
  • Nella lettera raccontano di sovraffollamento e condizioni igieniche precarie anche per chi è sottoposto a quarantena fiduciaria anti Covid-19: “Senza lenzuola, federe e prodotti per la sanificazione della cella, costretto a dormire su lenzuola di carta”.

Giù le mani dai prigionieri palestinesi! Libertà per Zakaria e per tutti gli altri detenuti, ostaggi degli occupanti sionisti

La Palestina sotto occupazione sta lottando in questi giorni e in queste ore per difendere la vita e il diritto alla difesa dei suoi figli migliori rinchiusi nelle nere galere sioniste dove vengono torturati e a cui viene negato il diritto di difendersi.

Gaza è stata attaccata dagli aerei da guerra di occupazione israeliani per la terza notte consecutiva.

La fuga della scorsa settimana dalla prigione di Gilboa ha provocato un’ondata di sostegno eccezionale da parte dei palestinesi nei territori occupati e all’interno di Israele.

I prigionieri hanno contato sulle proprie forze per fuggire dal carcere, in assenza dell’azione delle organizzazioni storiche del movimento di liberazione palestinese che, come l’esperienza storica ha dimostrato, li avrebbero potuto liberare e riconsegnali alle loro famiglie. Ma quelle forze storiche oggi sono concilianti con l’occupante sionista sostenuto dall’imperialismo USA/UE, non hanno il consenso né nelle carceri né tra il popolo sotto occupazione. La gioventù resistente scrive una nuova pagina nella storia del movimento di liberazione nazionale palestinese. La nuova generazione di combattenti si è fatta beffe dei loro carcerieri e i 6 hanno scavato un tunnel in quella che sarebbe dovuta essere “la prigione più sicura” per Israele, utilizzando, secondo quanto afferma il movimento solidale, quello che avevano: un cucchiaio!

La reazione dei sionisti, al solito, è stata la punizione collettiva: nelle carceri nuove restrizioni (ai prigionieri politici negati cibo e ora d’aria, messe a soqquadro le loro celle), arresti di massa in Cisgiordania e rappresaglia, con arresti, verso i famigliari dei prigionieri evasi.

Da infopal: “Cisgiordania. Una madre e i suoi due figli, alcuni familiari dei due prigionieri palestinesi fuggiti dal carcere di Gilboa e ancora in libertà,

un attivista e un adolescente sono tra le 13 persone che le forze israeliane (IOF) hanno arrestato lunedì in varie parti della Cisgiordania occupata e di Gerusalemme Est, secondo quanto reso noto dalla Società dei prigionieri palestinesi (PPS).

Nel distretto di Betlemme, nel sud della Cisgiordania, la PPS ha affermato che i soldati hanno fatto irruzione nella cittadina di Abu Njeim e hanno arrestato una madre, Salwa Shoukeh, insieme a due dei suoi figli, Mohammad, 20 anni, e Mousa, 30.

Sempre a Betlemme, i soldati hanno arrestato due palestinesi, uno nel campo profughi di Aida, a nord della città, e un ex prigioniero di 45 anni del campo profughi di Dheisheh, a sud.

A Kafr Dan, a nord-ovest di Jenin, i soldati israeliani hanno arrestato Imad Kamamji, fratello di Ayham, uno dei sei prigionieri fuggiti dalla prigione di Gilboa la scorsa settimana e uno dei due ancora in fuga, e hanno sequestrato i suoi telefoni cellulari dopo aver perquisito la sua casa.

I soldati hanno fatto irruzione a Yamoun, a ovest di Jenin, dove hanno arrestato il cugino di Ayham, Qaisar.

La PPS ha affermato che un adolescente di 17 anni è stato arrestato nel distretto di Qalqilya.

 Nel distretto di Ramallah, le forze israeliane hanno fatto irruzione a Nilin, dove hanno detenuto Mohammed Amireh, un attivista locale contro gli insediamenti, gli hanno confiscato il telefono cellulare e hanno perquisito la sua casa.

Nei quartieri di Silwan e al-Tur, a Gerusalemme est, le forze israeliane hanno arrestato tre palestinesi dopo aver fatto irruzione nelle loro case.

Un altro palestinese è stato arrestato a Gerico”.

Purtroppo la polizia è riuscita a catturare in territorio israeliano prima Yacoub Qader e Mahmoud al Arda, nei pressi di Nazareth. E poi, nelle campagne del villaggio di Shibli, il più noto dei fuggitivi, Zakaria Al-Zubaidi, ex comandante a Jenin dei Martiri di Al Aqsa (Fatah), e Mohammed al Arda, Monadal Infiat e Iham Kamamji.

Gli avvocati denunciano che il ricorso è stato rigettato e a loro viene impedito di incontrare i quattro prigionieri: “L’intelligence sta nascondendo tutte le informazioni sui prigionieri che sono stati arrestati, mentre il tribunale ha imposto un ordine per impedire ai quattro prigionieri di incontrarsi con il loro collegio di difesa.”

“Mio caro che hai scritto la storia con lettere d’oro, sei la corona sulla testa di tutti gli arabi”, ha detto la madre di Mahmoud Arda.

Questi prigionieri sono diventati ostaggi e capri espiatori, mentre Israele “canta vittoria”. Ma appena sono circolate le foto con il volto tumefatto per le torture di Zakaria Al-Zubaidi, migliaia di giovani sono scesi ancora in strada per difenderli e il nuovo incendio delle proteste popolari dilaga in tutta la Palestina occupata. Ora Zakaria è stato trasferito d’urgenza in ospedale per l’aggravamento delle sue condizioni di salute.

Venerdì prossimo 1.380 prigionieri palestinesi di varie forze politiche inizieranno uno sciopero della fame contro il trattamento dei detenuti da parte delle autorità israeliane a seguito dell’evasione di sei prigionieri.

Dal comunicato del Il Movimento dei prigionieri palestinesi: “il movimento ha sviluppato un piano graduale per l’escalation durante il prossimo periodo, poiché ha deciso di sciogliere tutti gli organi organizzativi di tutte le fazioni in varie carceri e di inserire nuovi gruppi di prigionieri in questa battaglia il prossimo martedì 21 settembre. /2021, e 100 prigionieri dei leader delle organizzazioni sciopereranno.” Il venerdì successivo iniziò lo sciopero, tra cui due membri del Comitato centrale di Fatah, Karim Younis e Marwan Barghouti .

Secondo la dichiarazione, le richieste del movimento prigioniero attraverso questa battaglia saranno di fermare la politica di repressione, abusi e movimenti arbitrari , porre fine alle pene imposte a centinaia di prigionieri, rilasciare i prigionieri isolati ai dipartimenti regolari , restituire le condizioni di detenzione ai ciò che erano prima del 5 settembre e porre fine alla politica di detenzione amministrativa arbitraria La sospensione della politica di rinnovo per i detenuti amministrativi , il ritorno delle visite familiari attraverso lo Shabak , l’ attuazione delle visite da parte delle famiglie dei prigionieri di Gaza , l’installazione di un telefono pubblico fisso e permanente nelle carceri , la restituzione dei materiali della mensa com’erano prima della “Legge Shalit” e l’introduzione di scorte di cibo, verdura, carne e frutta , e il rientro dei vestiti Attraverso la famiglia visite .

Raccogliamo l’appello e organizziamo 10-100-1000 iniziative a sostegno dei prigionieri politici palestinesi

continua in francia la campagna per Georges Ibrahim Abdallah -info

a fête de l’Huma aux couleurs de Georges Abdallah !

Chers camarades et amis,

impossible cette année encore de ne pas voir ni entendre durant ces 3 jours de la fête de l’Huma l’exigence de la libération de notre camarade Georges Abdallah, portée par les camarades de la Campagne Unitaire !

Les affiches appelant à sa libération ont été visibles, durant tout le week-end, dans toutes les allées de la fête et dans la majorité des stands.

Plus de 2000 tracts ont été distribués ainsi que tout le matériel de la table tenue durant ces 3 jours ; des bons de soutiens pour le car de Lannemezan ont été collectés ; sans parler des cartes de nos camarades du collectif Georges Abdallah 65, envoyées au président, unanimement et massivement signées.

Cette année aussi, une manifestation a été organisée samedi, à 15h, pour scander dans toutes les allées l’exigence de la libération de Georges Abdallah, alors que la fête battait son plein. Des milliers de personnes présentes ont ainsi été informées du combat de notre camarade et ont repris avec nous nos slogans :

“Il est de nos luttes, nous sommes de son combat ! Libérez Georges Abdallah !”

“Palestine vivra, Palestine vaincra ! Libérez Georges Abdallah !”

“37 ans de prison, toute une vie de combat ! Liberté pour Abdallah!

“Justice pour Adama, Liberté pour Abdallah !”

“Abdallah, Abdallah, tes camarades sont là !”

Des élus ont aussi été interpellés et ont affirmé soutenir notre camarade : certains ont accepté de le montrer symboliquement en se faisant photographier avec l’affiche pour sa libération.

Enfin, la mobilisation s’est poursuivie tard dans la nuit pour que lors des concerts, là encore, le public rassemblé soit interpellé par la situation de notre camarade ; la chanteuse engagée franco-chilienne – Ana Tijoux – ainsi que les camarades du groupe Yorum ont brandi l’affiche pour la libération de Georges Abdallah et ont appelé à la libération de notre camarade durant leur concert, devant à chaque fois, la salle pleine de l’Agora qui a repris en chœur le mot d’ordre “Liberté pour Abdallah !”.

Rendez-vous est désormais pris pour les prochaines échéances et notamment pour le mois international d’actions qui débutera le 24 septembre, à 18h30, avec la présentation du livre “L’Affaire Georges Abdallah” par Saïd Bouamama et la projection du film Fedayin à l’UL CGT 18e et qui après un mois d’initiatives (programme à venir) aboutira à la manifestation de Lannemezan le samedi 23 octobre.

Poursuivons inlassablement le combat pour intensifier toujours davantage la mobilisation et coordonner nos forces afin d’arracher notre camarade des geôles de l’Etat français pour la victoire ou la victoire !

Voilà le lien facebook avec une sélection de photos illustrant les temps forts de ces actions :

https://www.facebook.com/detouteurgence

Il presidente Gonzalo è morto dopo 29 anni di isolamento nel carcere di massima sicurezza di Callao, in Perù. Era malato da tempo e la sua è stata una morte annunciata, voluta dallo stato peruviano e dall’ imperialismo.

Dal blog proletari comunisti:

Muore in carcere dopo 29 anni di isolamento il Presidente Gonzalo, leader della rivoluzione peruviana – grande marxista-leninista-maoista – Onore e gloria al Presidente! – la sua opera è immortale e ne fa un faro ideologico del movimento comunista internazionale I comunisti marxisti-leninisti-maoisti italiani si uniscono al dolore e rabbia dei comunisti marxisti-leninisti-maoisti di tutto il mondo. Nei prossimi giorni torneremo con forza e ampiezza sulla storia del PCP e sulla figura e l’opera teorica, ideologica e politica del Presidente Gonzalo, Il 25 settembre una giornata nazionale pubblica avrà luogo nelle forme che saranno possibili, invitiamo i compagni comunisti marxisti-leninisti-maoisti e antimperialisti a parteciparvi info pcro.red@gmail.com

proletari comunisti/PCm Italia

11 settembre 2021

La notizia dalla stampa peruviana fa fatica a celare che è stata una morte ‘voluta’ dallo Stato peruviano e dall’imperialismo

AbimaelGuzmán, falleció este sábado 11 de setiembre, a un día de cumplirse los 29 años de su captura, realizada el 12 de setiembre de 1992. Falleció a los 86 años alrededor de las 6.40 a.“El Comité Técnico del Cerec informa lo siguiente: el sábado 11 de setiembre aproximadamente a las 6.40 a. m. en el Centro de Reclusión de Máxima Seguridad de la Base Naval del Callao ha fallecido el interno Abimael Guzmán Reynoso, debido a complicaciones en su estado de salud”, informó el INPE (Instituto Nacional Penitenciario del Perú). La última información que se conoció era que había sido traslado a un hospital cercano al Cerec el 20 de julio. Y le habían dado de alta el 5 de agosto.

Israele scatena la repressione nelle carceri dopo la fuga dei sei prigionieri

Il Club dei prigionieri palestinesi ha confermato mercoledi sera che quanto che sta accadendo all’interno delle carceri israeliane è una vera guerra condotta dall’amministrazione penitenziaria dell’occupazione contro i prigionieri palestinesi indifesi.

Secondo le informazioni, in nostro possesso, le forze di repressione e le unità speciali dell’esercito di occupazione, armate fino ai denti, hanno effettuato incursioni e scatenato la repressione su larga scala in diverse carceri, le più importanti sono nelle carceri di Negev e di Raymond.

Il Prisoners’ Club ha spiegato che i prigionieri hanno iniziato a confrontarsi con l’amministrazione penitenziaria e le sue forze con vari passaggi, il più importante dei quali è stato l’incendio da parte dei prigionieri di alcune stanze nella sezione 6 della prigione “Negev”, e secondo il ultime informazioni ricevute, l’amministrazione penitenziaria ha iniziato a trasferire tutti i prigionieri della Sezione 6 destinazione sconosciuta finora, il circolo delle intrusioni si è esteso a diverse altre sezioni.

I prigionieri di tutte le organizzazioni hanno annunciato il loro rifiuto delle minacce a cui sono stati esposti, in particolare per quanto riguarda il tentativo dell’amministrazione penitenziaria di trasferire e distribuire i prigionieri della Jihad islamica, nel tentativo di colpire le strutture organizzative dei prigionieri all’interno delle carceri, che i detenuti considerano la più pericolosa.

C’è stata una massiccia incursione compiuta ieri dalle forze di repressione nel carcere di Raymond, durante la quale sono state chiamate le unità speciali dell’esercito di occupazione, oltre alle unità speciali che solitamente effettuano operazioni di repressione e di intrusione nelle carceri.

Nella prigione di Gilboa, che ha vissuto lo scontro più violento due giorni fa, l’amministrazione penitenziaria ha soppresso e trasferito i prigionieri della Sezione 3 dopo che il prigioniero Malik Hamed ha affrontato un carceriere, versandogli acqua calda addosso in risposta alle procedure dell’amministrazione penitenziaria, poiché i prigionieri sono stati trasferiti alla prigione di Shata. In precedenza, l’amministrazione penitenziaria ha trasferito i prigionieri della Sezione 2 dalla prigione di Gilboa in diverse prigioni.

Anche il carcere di Ofer ha visto uno scontro è in uno stato di estrema tensione, dopo le minacce di svuotare quattro stanze della sezione 22 in cui sono detenuti i prigionieri della Jihad islamica, e di distribuirle al resto delle stanze del carcere, inoltre l’amministrazione penitenziaria ha messo in isolamento 34 prigionieri che sono stati poi trasferiti dal carcere Gilboa, alla sezione 18 del carcere di Ofer.

Oltre a ciò, è interessante notare che l’amministrazione penitenziaria, dopo che 6 prigionieri si sono liberati dalla prigione di Gilboa, ha imposto una serie di misure, tra cui operazioni di repressione, trasferimento e ispezione, specialmente nella prigione di Gilboa, chiudendo tutte le sezioni dei detenuti nelle carceri, e riducendo l’ora d’area, chiudendo i lavandini, privandole della “cantina”, e annunciando le minacce di imporre ulteriori misure.

Il Prisoner’s Club ha invitato la comunità internazionale ad intervenire con urgenza e immediatezza, per porre fine a questa ennesima e pericolosa escalation contro i prigionieri palestinesi, sottolineando che il proseguimento di questa escalation porterà a ciò che è più pericoloso. Il Prisoner’s Club ha ritenuto l’occupazione israeliana, pienamente responsabile della incolumità e della vita dei prigionieri.

Un appello del «Comitato Solidale Grup Yorum»

Un appello del «Comitato Solidale Grup Yorum»

 

Abbiamo la possibilità nell’ultima settimana di settembre 2021 di far venire in Italia da Parigi dieci membri del Grup Yorum per una settimana durante la quale pensiamo di organizzare uno o più concerti oltre a riunioni, dibattiti e conferenze stampa.

Per realizzarlo nel miglior modo possibile abbiamo bisogno del tuo aiuto.

Grup Yorum è un gruppo musicale sulla scena da decenni e si è sempre schierato con i lavoratori ed il popolo turco. Per questo motivo fin dalla sua nascita è sempre stato preso di mira dal governo e combattuto con ogni mezzo possibile: arresti, torture, uccisioni. (*)

Il Comitato italiano di Solidarietà con Grup Yorum ha seguito le vicende del gruppo cercando in tutti i modi possibili di farlo conoscere, di far crescere la solidarietà in Italia, denunciando la repressione nei loro confronti da parte del governo Erdogan.

Oggi è aperta la possibilità che diversi componenti del Grup Yorum possano arrivare in Italia ed in particolare in alcune città, come Roma e Lecce e Cagliari



.

Questo evento – nonostante il fatto che i membri del Gruppo non chiedano soldi – ha comunque delle spese a partire dal trasferimento in Italia dei dieci membri, dall’ospitalità, dall’organizzare concerti (amplificazione e trasferte), pubblicizzare le diverse iniziative che vorremmo venissero svolte.

Crediamo che valga la pena investire in questo progetto, che potrà realizzarsi meglio con la vostra attiva solidarietà. Per questo motivo chiediamo adesioni di gruppo o individuali, chiediamo altresì contributi economici, sostegno alla raccolta fondi tra amici, compagni, gruppi con cui siete in contatto. Vorremmo che questa proposta diventasse collettiva, un patrimonio politico ed umano che possa arricchire il panorama della solidarietà in tutto il Paese.

Comprendiamo il complesso e difficile momento che stiamo vivendo per la questione del Covid e tutto quel che gira attorno, ma proprio per questo crediamo valga la pena spenderci in questo progetto e valga la pena che in tanti si mettano in gioco al nostro fianco, al fianco delle compagne e compagni del Grup Yorum.

Questo sforzo lo facciamo e chiediamo solidarietà nel nome dei martiri che hanno messo in gioco la loro vita per una Turchia diversa, lo facciamo nel nome dei prigionieri e delle prigioniere che ancora si trovano nelle prigioni di Erdogan.

Qualora non riuscissimo, per qualsiasi motivo, ad organizzare gli eventi e a far venire in Italia i membri di Grup Yorum tutti i contributi raccolti verranno versati direttamente a loro.

Non lasciamoli soli, non restiamo soli.

Comitato Solidale Grup Yorum

Continua a leggere