Archivi giornalieri: 19/09/2021
La solidarietà con le lotte dei detenuti e la difesa dei prigionieri politici è imprescindibile dalla lotta di classe
testo diffuso all’assemblea nazionale di bologna del 19 settembre
Le migliaia di provvedimenti giudiziari, montature, arresti, multe, condanne, fogli di via, cariche della polizia che colpiscono lavoratori e lavoratrici, protagonisti di lotte sindacali, sociali e del movimento antagonista, rendono la repressione e la prigionia politica un fenomeno potenzialmente di massa.
Oggi, nonostante il prolungato periodo di confusione e di stasi sociale che vive il nostro paese, le ragioni per ribellarsi al sistema capitalistico, per una società senza più classi, sfruttamento, discriminazioni, sono evidenti e tangibili, così come lo è l’obiettivo dei padroni, dello stato e dei governi al loro servizio, che toccano uno per toccare tutti, perché sanno che là dove c’è sfruttamento e oppressione c’è il germe della ribellione, della rivolta.
E dietro ogni rivolta c’è l’idra della rivoluzione, perché la rivoluzione è l’unica soluzione al sistema capitalista e imperialista che ancora oggi sparge il sangue dei nostri fratelli di classe, sia nei paesi oppressi, sia in fuga da essi, sia nelle cittadelle dell’imperialismo, dove si continua a morire sui luoghi di lavoro, in mare, negli ospedali, dove spesso non si riesce neanche ad entrare, nelle carceri.
E chiaramente il carcere é la pagina finale di questa violenza di stato.
La situazione delle carceri italiane durante l’emergenza covid-19 era esplosiva già prima dell’annuncio del lockdown, e le pessime condizioni oggettive di vita dei detenuti erano ben note: fatiscenza, sovraffollamento, carenza di presìdi sanitari degli istituti penitenziari. A ciò si sono aggiunti il pericolo del coronavirus, senza alcuna protezione per i detenuti, e il blocco dei colloqui con i familiari. E’ su queste infami condizioni di detenzione che sono scoppiate le rivolte della primavera 2020: chi ha deciso di ribellarsi ha avanzato richieste a difesa della propria e altrui salute, all’interno di un luogo già di per sé malsano e sovraffollato, svelando la drammatica situazione delle carceri di questo Paese, tornate ad essere, dopo il ciclo di lotte di 50 anni fà, il buco nero di questa società.
14 – 15 detenuti sono morti in seguito alla feroce repressione di quelle rivolte! Altri si sono ammalati e sono morti per la mancanza di adeguate misure deflattive da parte del governo. Molti hanno avuto il coraggio di denunciare le torture, i pestaggi, le vessazioni, le umiliazioni, sfidando la rappresaglia e i ricatti, anche verso i propri familiari, nel ventre della bestia, a rischio della loro vita. Alcuni di loro, giunti a fine pena, non sono stati scarcerati, ma trasferiti in altre carceri e sottoposti a rigida censura. Di loro, soprattutto gli immigrati, non si hanno più notizie.
Le varie procure, a cominciare da quella di Bologna, si sono affrettate ad archiviare le morti come conseguenza per overdose. Anche le denunce dei detenuti sono state insabbiate ed archiviate, ma i familiari e le associazioni in loro difesa non rinunceranno a fare battaglia per riaprire le indagini. Su questo c’è bisogno di una mobilitazione di massa in loro sostegno, perché i vasi di Pandora, come quello scoperchiato dai video della mattanza al carcere di S. Maria Capua Vetere, vengono immediatamente richiusi, mentre avanza rapidamente la macchina dell’ingiustizia borghese contro i detenuti ribelli,
In carcere si trovano prigioniere e prigionieri delle Brigate Rosse, sequestrati dallo stato borghese perché non hanno rinunciato alla loro identità politica e la loro storica battaglia contro lo stato del capitale! Tre di questi, tra cui Nadia Lioce, sono da 16 anni in 41 bis, un regime odioso di detenzione, che si dice nato per reprimere la mafia e la grande criminalità organizzata, ma viene utilizzato come vero e proprio strumento di tortura, di annientamento psicofisico, teso a piegare, cancellare, l’identità delle prigioniere e dei prigionieri rivoluzionari.
Nadia Lioce è ancora in 41 bis, mentre pluriomicidi mafiosi come Brusca, che hanno sulla coscienza centinaia di morti e bambini sciolti nell’acido sono liberi, protetti e pagati dallo Stato, un’ingiustizia assoluta!
La criminalità mafiosa è un aspetto del capitalismo, è la sua faccia illegale, il suo braccio illegale che sempre più spesso i padroni usano per schiacciare e intimidire i lavoratori.
Ma allora è la ragion di Stato che condanna Nadia Lioce ad un isolamento totale e perenne, dove è vietato leggere, scrivere, parlare, persino ascoltare! E’ la tendenza alla rivoluzione e la solidarietà di classe che Stato e padroni vogliono colpire, attraverso questi compagni e queste compagne! E’ il passato che li tormenta e il futuro che li attende lo scopo dell’applicazione del 41bis sui prigionieri politici!
Cancellare la storia e chiudere ogni prospettiva rivoluzionaria alla lotta di classe, alle lotte sociali, per spegnerle, per allontanare i fantasmi, quelle “ombre rosse” che tanto li hanno fatti tremare….questo è ciò che emerge chiaramente dall’ennesimo decreto ministeriale di proroga del 41bis a Nadia Lioce.
Ecco perché pensiamo che la lotta contro il carcere/assassino e il carcere/tortura sia una lotta che è parte della repressione antiproletaria e riguardi tutti i proletari e le masse popolari e che la difesa delle condizioni di vita dei prigionieri politici debba essere sostenuta e assunta dai lavoratori in lotta.
Soccorso rosso proletario
settembre 2021
Solidarietà agli antifascisti di Cesena!
Una condanna da Stato di polizia a difesa dei neofascisti!
Ai compagni antifascisti di Cesena, colpiti da una pesante condanna dal Tribunale di questo Stato, i compagni di proletari comunisti di Ravenna esprimono la loro solidarietà e sostengono la continuità delle mobilitazioni perché non passi l’azione repressiva dello Stato.
La sentenza di primo grado del Tribunale di Forlì per la manifestazione contro l’apertura della sede dei neofascisti di Casapound nel 2018 a Cesena ha comminato a 3 antifascisti multe di 800€ per diffamazione e 7 mesi di carcere (pena sospesa) per tentata violenza privata per un altro compagno (con l’accusa di avere tentato verbalmente di convincere i proprietari a non affittare il loro negozio) e, tra spese legali e processuali, pure 9 mila € per “danno all’immagine” dei proprietari dell’immobile adibito a fogna neofascista (che hanno ricevuto telefonate di persone indignate per la loro scelta opportunista oppure di “affinità” ideologica), che si sono costituiti parte civile al processo. Un processo-montatura basato sulle dichiarazioni dei poliziotti!
Una condanna che non solo colpisce i compagni in maniera diretta ma è un attacco repressivo più generale che mira a colpire tutte le lotte dell’opposizione politica e sociale. Una condanna che non è isolata ma è all’interno di quel “clima politico” che è l’attacco dello Stato con arresti, denunce, manganelli contro le lotte antifasciste, antirazziste, dei lavoratori, dei movimenti, mentre è lo stesso Stato che protegge i fascisti così come attacca il diritto di sciopero e difende i mazzieri contro i lavoratori in lotta davanti ai magazzini e gli aguzzini in divisa nelle carceri e nei lager antimmigrati.
Questo è il clima che porta miserabili giudici a sentirsi onnipotenti, ad emettere condanne a difesa della sacralità borghese della proprietà privata, così come proteggere i servi fidati dell’ordine capitalista.
Condanne su condanne il moderno fascismo avanza, nessun compagno deve rimanere da solo a fronteggiare la vendetta di questo Stato. Ma non di certo aiuta la lotta generale la mobilitazione solo quando vengono colpiti i propri compagni. Abbiamo bisogno di una risposta unitaria e organizzata su questo fronte di lotta. Continuiamo nelle mobilitazioni/assedio dei Tribunali, perché “tocca uno/tocca tutti”!
Proletari comunisti-Ravenna