Ma quali scuse, liberate Mumia Abu-Jamal!

La famiglia MOVE rifiuta le scuse di Filadelfia e chiede la liberazione di Mumia Abu-Jamal

Da Infoaut

Città del Messico / La famiglia dell’organizzazione MOVE negli Stati Uniti ha dichiarato che “non le interessa nessuna discolpa da parte di nessun pubblico ufficiale a Filadelfia” per il bombardamento contro di loro del 1985, e ha detto che “se i pubblici ufficiali della città fossero sinceri” metterebbero in libertà il prigioniero politico Mumia Abu Jamal, detenuto da 39 anni.

La famiglia MOVE rifiuta le scuse di Filadelfia e chiede la liberazione di Mumia Abu-Jamal

“Loro non possono restituirci i nostri 11 famigliari, che assassinarono nel 1985, ma possono restituirci il nostro fratello Mumia Abu Jamal, che fu imprigionato 39 anni fa per un crimine che non commise, e tutto il mondo lo sa”, ha dichiarato in un comunicato.

Di seguito il comunicato completo:

ON A MOVE/IN MOVIMENTO tutti!

Questa è una dichiarazione della famiglia MOVE per informare che alla famiglia MOVE non interessa nessuna discolpa da parte di nessun pubblico ufficiale a Filadelfia per il bombardamento della nostra famiglia nel 1985, che causò l’assassinio di 11 nostri famigliari (5 dei nostri bambini e 6 adulti). Se i pubblici ufficiali della città fossero sinceri nel rettificare il disastro del 1985, metterebbero in libertà il nostro fratello Mumia Abu Jamal, immediatamente!

Loro non possono restituirci i nostri 11 famigliari, che assassinarono nel 1985, ma possono restituirci il nostro fratello Mumia Abu Jamal, che fu imprigionato 39 anni fa per un crimine che non commise, e tutto il mondo lo sa, inclusa Maureen Faulkner, alla quale è sfuggita di bocca la difesa dell’Ufficio Federale delle Prigioni.

In MOVE diciamo che se i pubblici ufficiali di Filadelfia credono che offrire le scuse sia la risposta, allora dovrebbero discolparsi con le famiglie di Walter Wallace, Winston Hood, William Green… e con le famiglie delle innumerevoli vittime della brutalità poliziesca che sono state assassinate nella città del cosiddetto “amore fraterno”.

Stiamo dicendo che una discolpa senza azione non significa nulla! LIBERATE MUMIA ABU JAMAL! VIVA L’AFRICA PER SEMPRE!

La familia MOVE.

18 dicembre 2020

Desinformémonos

Traduzione a cura di Comitato Carlos Fonseca

Ancora omicidi polizieschi negli USA: Andre Maurice Hill era disarmato ed è stato ucciso nel garage di casa sua!

A Columbus un agente ha aperto il fuoco contro un cittadino disarmato – Ansa /CorriereTv

Scoppiano le proteste, a Columbus, per un secondo caso di omicidio commesso da poliziotti in poche settimane. Un afroamericano di 47 anni, Andre Maurice Hill, era nel garage di casa sua quando è stato colpito più volte dall’agente Adam Coy. La polizia aveva ricevuto una chiamata da un residente del quartiere per un incidente, quando viene notato l’uomo all’interno della macchina. Adam Coy spara a Maurice Hill disarmato e aspetta diversi minuti prima di prestare soccorso, l’uomo morirà poco dopo. Il poliziotto aveva già denunce a carico per uso eccessivo della forza, ora è stato sospeso. Il sindaco di Columbus, Andrew Ginther, chiede il suo immediato licenziamento. Hill è il secondo afroamericano ucciso dalla polizia in meno di tre settimane. Il primo è il 23enne Casey Goodson Jr, colpito a morte mentre comprava dei panini.

India – ancora un esempio per tutti – i prigionieri politici in sciopero della fame a sostegno del grande movimento di massa dei contadini

Political prisoners on hunger strike in Taloja jail in support of farmersʹ movement

Press Note

Activists-Intellectuals detained in the Elgar Parishad-Bhima Koregaon case, to join farmers in their struggle by observing day long symbolic hunger strike.

On the farmers day dated 23.12.2020, inmates of Taloja jail shall undertake a day-long hunger strike to express their solidarity with agitating farmers. Activists detained in the Elgar Parishad- Bhima Koregaon case while expressing their support to the demand of the farmers have conveyed the following message through Adv Nihalsing Rathod.

Revolutionary Zindabaad!

First of all, we pay our tributes to the martyred farmers, who laid their lives during this agitation. We are sure that their martyrdom will make this agitation more firm and resolute than it already is.
We inmates though cannot participate physically in the agitation are participating by observing a day-long symbolic hunger strike. The demands you have raised are absolutely right and just. Central Government has drawn a sinister plot to make farmers slave of the corporate giants, by passing such anti-people laws. The agenda is to grab land from the peasantry, with the aid of the law, and then make farmers serve Adani Ambani as their masters. This is the country where the farmer is revered for his contribution to society. The peopleʹs movement you all have started, foreseeing the plot, is not just historic, it is helping bring the rampant government to its senses. Present-day government, their handlers i.e. Rashtriya Swayamsevak Sangh has been against democracy since their inception. They despise unity, fraternity, equality, for it offends their casteist agenda. Those who remind them of constitutional and democratic ethos, make them feel terrified. The only way they see out is to discredit the preacher of democracy, so as to create confusion in the masses. It is out of this disgusting method, that they call people terrorists, traitors, agents, etc. they have successfully done it in the past 6-7 years, thereby impairing many activists, who dared to show them a mirror. However this time around, the agitating farmers did not let them succeed. We can feel them shivering with fear, fearing that they are losing.
In such an adversarial situation you all have raised such an inspirational movement, that it will prove to be a torchbearer for times to come. You have defeated intentions of Sangh, Modi Government, its Ministers, and their Godi Media; and exposed their plot in front of people. Fourth pillar of democracy and government both have been exposed doing service to capitalists. They have been discarding their accountability towards people. After attacking farmers with water in a chilling cold, a poor attempt was also made to divide them on the basis of religion; instead of having some discussion with them.
Public sector corporations which been build up with sweat and blood of countrymen are being gifted to capitalists. On one side, loans-penalties-taxes are being waived-off for capitalists and on the other side burden of taxes is being forced on common people. When the whole nation was suffering with Covid-19, these same rulers made workers walk thousand kilometers and were at the same time fiding opportunities in problems so they can make profits to their capitalists friends. They have been gifted packages worth lakhs and crores and its pay back is being forced on common people. This nation built up in 70 years with the relentless toiling by farmers and workers, is being brought to sell off by these scounderers. These are only the real anti nationals and terrorists.
In this symbolic day long hunger strike, we had to take decision of not involving Father Stan Swamy and Gautam Navlakha due to their health issues, against their desires. Not thinking of health, they were insisting to join in this protest; but it has been conveyed that respecting everyoneʹs opinion, they are standing morally firm with us.
There is no doubt that unity, spirit of struggle and firmness showed by farmers will be a source of inspiration to people of India. We are fully part of their struggle and we appeal all fellow citizens to join this struggle with all their means and make farmers voice louder.

On behalf of all: Mahesh Raut Sudhir Dhawale, Surendra Gadling, Anand Teltumbde, Rona Wilson, Hany Babu, Sagar Gorkhe,
Ramesh Gaichor, Mahesh Raut, Arun Ferreira, Varnon Ghonsalves,
Father Stan Swamy and Gautam Navlakha.

confermata la sorveglianza speciale per Eddi – confermiamo la solidarietà militante

Questa decisione arriva contro un’ampia mobilitazione civile, espressione pubblica di numerose opinioni anche giuridiche in dissenso, appelli di centinaia di giuristi e personalità della cultura, opere, libri e documentari dedicati a Eddi e alla sua vicenda.


Getta vergogna sull’istituzione, dimostrando che il suo personale non ha la caratura morale per formulare giudizi su vicende che comportano la morte o la sofferenza di milioni di persone.

Questo giudice, come quello precedente, cerca proprio per questo di lateralizzare la vicenda siriana di Eddi pretendendo che essa, che pure è conditio sine qua non dell’intera iniziativa giudiziaria, abbia ceduto il passo a ben più gravi attività politiche svolte in Italia. La procura aveva affermato il 12 novembre che l’attivismo politico di Eddi è inseparabile dalla sua partecipazione siriana. Questo è vero: non si ha una “Eddi” senza l’altra. L’ipocrisia istituzionale dell’Europa deve venire a patti con sé stessa. Eddi è un’internazionalista e una femminista e per questo è partita per la Siria, cosa che non hanno fatto altri. Ma proprio questo è ciò che il tribunale di Torino non può accettare.

Di qui la criminalizzazione indecente di attività nobili e pacifiche svolte in Italia, che denuncia un’ostilità ideologica preoccupante da parte di un Tribunale, la cui politicizzazione in seguito vicenda del Tav è ormai tema di dibattito sulla stampa nazionale e nello stesso parlamento italiano.

Le manifestazioni universitarie, ambientaliste, per i diritti sul lavoro e contro l’invasione turco-jihadista del Rojava sono definite «pericolose» e «gravissime». Sono sfide «all’autorità» poste in essere in luoghi pubblico, e tanto basta. Nessuna sentenza definitiva ha mai addossato a Eddi alcunché di illecito e non potendo fare leva su sentenze, il tribunale si fonda su «segnalazioni» di singoli poliziotti. Il collegio ha rivendica nel decreto nero su bianco la potestà della sezione preventiva del tribunale di utilizzare notizie di polizia non entrate in processi penali, elementi desunti da processi ancora in corso e persino da procedimenti che si siano conclusi con un’assoluzione. Avoca in sostanza a sé il diritto di giudicare al di fuori delle garanzie previste per uno stato di diritto e secondo criteri di assoluta eccezionalità; quindi, nei fatti, con piena arbitrarietà.

La denuncia della difesa della mortificazione del contraddittorio in primo grado, con l’espunzione di testimoni e il rifiuto del primo giudice di permettere l’interrogatorio dei poliziotti, è stata liquidata con toni sprezzanti nei confronti della difesa. Il decreto parla di “reati” sebbene non ve ne siano e, ammette in modo inquietante, Eddi è soltanto “formalmente” incensurata, Che cosa significa? Forse per il tribunale di Torino il cittadino non è presunto innocente se non “formalmente”? I principi costituzionali o del diritto internazionale umanitario non valgono a Torino nella sostanza? Affermazioni scandalose discendono da questa concezione poliziesca della giustizia, e devono essere denunciate all’opinione pubblica.

«Non si vede come possa rilevare», scrive il collegio, che un agente Digos intervenuto a impedire a una serie di ragazze di assistere a un’assemblea accademica nel 2016 «abbia minacciato in una fase ancora concitata una delle presenti, diversa dalla Marcucci, di reagire con schiaffi» (p. 15). Le testimonianze oculari di cariche effettuate a freddo e senza ragione alla manifestazione del primo maggio (dove pure Eddi non ha usato alcuna violenza) sono come tali «inverosimili» poiché «non si può supporre» nelle forze dell’ordine schierate in piazza una «ingiustificata aggressività» (pp. 19-20). Se la carica parte, la carica è motivata.

Pur di far passare Eddi come una squilibrata il giudice si spinge ad affermare che il divieto di avvicinarsi a bar e locali pubblici tra le 18 e le 21 ogni giorno, prima di rientrare obbligatoriamente a casa, è dovuta alle probabili aggressioni che metterebbe in atto contro avventori «non in sintonia con i suoi orientamenti» (p. 23). Questa illazione non è suffragata da nulla se non dal decreto stesso, né da segnalazioni di polizia. Come indizio dell’attitudine intrinsecamente violenta di Eddi si cita la sua opposizione, nel 2016, a una manifestazione neo-fascista all’università. Essa avrebbe dimostrato la sua incapacità a tollerare «il libero confronto delle idee». Un nesso ispirato forse dalle fatiche letterarie di Bruno Vespa.

La proibizione più grave, e maggiormente contraria ai diritti umani e costituzionali – quella di manifestare e anche parlare in pubblico – viene giustificata in base a questi «paradigmi di pericolosità soggettiva». Eddi potrebbe, in altre parole, esercitare violenza anche in quelle circostanze. Stiamo parlando dell’uditorio di una sua conferenza. Chiunque può farsi da sé un’opinione di simili affermazioni e della loro natura. Se qualcuno ancora avesse dubbi su cosa è oggi il tribunale di Torino, si consideri la provocazione conclusiva del decreto. Eddi ha chiesto che le venga restituita almeno in parte la somma di 1.000 euro che ha dovuto versare allo stato come “cauzione” per essere sorvegliata, facendo presente che, per una lavoratrice della ristorazione, questo non è un periodo facile; e che chi è sottoposto a sorveglianza speciale perde automaticamente il diritto a qualsiasi sussidio corrisposto dallo stato. Il collegio risponde a p. 24: «Tra il 2018 e il 2019 la proposta ha affrontato le spese di un lungo viaggio in zona di belligeranza, per poi rientrare per via aerea, così palesando capacità reddituale non minimale».

Comitati torinesi in sostegno all’Amministrazione autonoma della Siria del nord-est