Migranti subsahariani in Tunisia caricati e gasati dalla polizia

Dal blog Proletari comunisti

il 12 aprile su richiesta del responsabile dell’UNHCR-Tunisia: il miserabile Vincent Cochetel.
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La novità di oggi è che gli arrestati sono saliti a 20
Migranti subsahariani in Tunisia caricati e gasati dalla polizia il 12 aprile su richiesta del responsabile dell’UNHCR-Tunisia: il miserabile Vincent Cochetel.
L’UNHCR, l’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite, davanti al limbo migratorio e legale a cui sono destinati i migranti subsahariani a cui non vengono forniti documenti e carte di soggiorno, costringendoli all’illegalità per anni (e quindi alla repressione delle stessa polizia tunisina) invece di farsene carico, chiama la polizia tramite il proprio capo in Tunisia Vincent Cochetel per sgomberare il sit-in di protesta davanti alla propria sede nel quartiere-vetrina di Lac 1.
Vincent Cochetel è lo stesso cane che pochi mesi fa aveva invocato la repressione contro le madri tunisine dei dispersi in mare che invocavano giustizia per i propri figli in manifestazioni a Zarzis e Medenine nel sud della Tunisia.
I migranti hanno reagito all’attacco a freddo della polizia tunisina nell’unico modo possibile: respingendo la carica con pietre e rispedendo i larimogeni al mittente, come segno di protesta è stato eseguito anche qualche danneggiamento nel quartiere più chic della capitale tunisina.
Mentre 20 subsahariani sono stati arrestati per un paio di automobili danneggiate, ancora nessun tunisino è stato arrestato tra quelli che ha preso parte alle innumerevoli “imprese” di fine febbraio fatte di aggressioni fisiche, stupri, incendi di abitazioni a danno di subsahariani.
La Federazione tunisina dei Diritti Economici e Sociali oggi in una conferenza stampa ha espresso piena solidarietà ai migranti subsahariani in Tunisia.
E anche noi comunisti marxisti-leninisti-italiani esprimiamo il nostro massimo sostegno a questi migranti.

Non sulla nostra pelle. Manifestazione dei migranti il 28 aprile a Roma

Non sulla nostra pelle. Manifestazione dei migranti il 28 aprile a Roma

Un affollatissima assemblea online con piu di 250 partecipanti in rappresentanza di decine e decine di associazioni, comitati, rappresentanti di Usb della logistica, del bracciantato e delle lavoratrici domestiche, interventi di sostegno dei CALP di Genova, di Potere al Popolo, di ong impegnate nel soccorso dei migranti in mare, hanno appoggiato con forza l’iniziativa lanciata da USB e Movimento rifugiati e migranti di Napoli, per contrastare e ribaltare la rappresentazione corrente della presenza di migranti in Italia come un problema e non come una risorsa.

NON SULLA NOSTRA PELLE, la parola d’ordine dei lavoratori migranti che ci porterà alla manifestazione nazionale del 28 aprile a Roma.
Con un protagonismo e una soggettività conflittuale gli interventi di lavoratori e attivisti migranti hanno evidenziato la impellente necessità di trovare forme di organizzazione dal basso, di costruzione di un tessuto connettivo tra tutte le comunità straniere in Italia.
Non servono meccanismi di mediazione tra le giuste e innegabili rivendicazioni dei migranti residenti in Italia e coloro che intendono rappresentare sotto il profilo umanitaristico e assistenziale istanze emancipative presso istituzioni e forze politiche.
Quelle stesse forze politiche di destra, di sinistra e di centro, che da vent’anni operano per costringere i lavoratori stranieri nella irregolarità, nella precarietà, nello sfruttamento lavorativo.
Dalla assemblea di oggi deve partire un percorso di costruzione dell’identità del lavoratore straniero, che deve saper ribaltare il concetto di soggetto beneficiario della benevolenza del padrone di turno, alla consapevolezza di essere il protagonista della ricchezza del made in Italy.

NON SULLA NOSTRA PELLE, dovrete costruire la vostra ricchezza!
Rivendichiamo diritti di cittadinanza e diritti lavorativi !
Siamo noi i protagonisti del processo di cambiamento che deve dare in primo luogo:
– LA REGOLARIZZAZIONE DI TUTTE E TUTTI LE LAVORATRICI E I LAVORATORI STRANIERI
– LA CONCESSIONE DELLA RESIDENZA ANAGRAFICA, CON LA RICHIESTA DOVE NECESSARIO DELLA RESIDENZA FITTIZIA
– L’ACCESSO AL SERVIZIO SANITARIO PER TUTTI, REGOLARI E IRREGOLARI
– IL RISPETTO DELLE CONDIZIONI DI LAVORO, RICONOSCIMENTO DI TUTTE LE GIORNATE DI LAVORO E DI TUTTE LE ORE SVOLTE GIORNALMENTE,
– IL RISPETTO DELLE CONDIZIONI DI SICUREZZA SUL LAVORO
Su queste parole d’ordine andremo a costruire assemblee in tutta Italia, nelle campagne, nelle città!
Con i lavoratori nelle campagne e nei magazzini, insieme alle lavoratrici domestiche clandestine nelle case dei propri assistiti, con i lavoratori nei ristoranti e nei centri commerciali
NON ABBIAMO PIU’ TEMPO PER ASPETTARE !
Non sulla nostra pelle!!
Il 28 aprile tutti a Roma!

DOCUMENTI PER TUTTI, BASTA REPRESSIONE E MALTRATTAMENTI. ORGANIZZIAMO UNA MANIFESTAZIONE A TORINO

Comitato Lavoratori delle Campagne

Alle persone immigrate di tutte le comunità di Torino:

Siamo moltissimi con problemi di permesso di soggiorno, di casa e di lavoro. Chi è arrivato in Italia  dopo viaggi lunghi e pericolosi si trova costretto ad aspettare in centri di accoglienza che sono come prigioni o a dormire in strada. Arriviamo dal nord Africa, dal Mali, dal Senegal, dalla Nigeria, dalla Turchia, dall’Afghanistan, dal Pakistan, dal Bangladesh. Rinnovare il permesso è sempre più difficile, le pratiche rimangono bloccate in questura per troppo tempo. Chi nel 2020 ha fatto domanda di sanatoria è stato truffato o ancora aspetta una risposta dalla prefettura. Basta aspettare mesi o anni per un permesso di soggiorno! Basta file di ore fuori dall’ufficio immigrazione senza avere informazioni, basta razzismo e maltrattamenti della polizia! Senza i documenti tutto è difficile.

Uniamoci per costruire questa grande manifestazione, per cambiare le leggi sull’immigrazione, per chiudere i centri di espulsione, per dire basta al razzismo e allo sfruttamento nelle campagne e nelle città.

IL 16 APRILE ALLE 15:00 CI INCONTRIAMO AI GIARDINI CALCUTTA (Corso Vercelli, 10) PER UN’ASSEMBLEA APERTA.

Salvini si inventa nuove sanzioni per mandare in galera gli ambientalisti di Ultima Generazione

Davanti a vernice lavabile lanciato su un palazzo del potere, la destra risponde con quella che pare la loro risposta a tutto: repressione, punizioni e sanzioni.
Capita così che il padano Salvini, strenuo difensore delle auto inquinanti ed acerrimo nemico di chi chiede rispetto per l’ambiente, si vanti di aver imposto nuove multe che faciliteranno la repressione del diritto di critica degli ecologisti. E dopo le multe a chi salva vite umane, dopo la decisione di rendere orfani i figli dei gay, dopo le imitazioni al diritto di aggregazione con la scusa dei rave party, è per mettere in galera gli ecologisti che il governo Meloni ha introdotto l’ennesimo reato:

In realtà è Salvini a voler rendere criminale chiunque osteggi il suo potere. Salvare vite umane è reato. Salvare il pianeta è reato. Contestare il suo potere potrebbe costituire reato se ci si aggrega con altri.
Inoltre le leggi esistono già, motivo per cui le loro continue promesse di ulteriori punizioni paiono un pretesto per non parlare die fallimenti sul Pnrr o della loro intenzione di tagliare le pensioni. Infatti basterebbe leggere la norma per domandarsi in che modo il “gettare della vernice” lavabile possa rientrare in una delle definizioni elencate nei due commi del DDL:


Si tratta di due reati già previsti dagli gli art.733 e 734 del Codice Penale, rendendo prettamente populistica la loro norma. Quinci nel mondo del governo Meloni, chi evade può condonare, chi sporca un muro con vernice lavabile va in galera.

Il governo Meloni vara lo stato d’emergenza contro gli immigrati

Si tratta di una misura grave per rispondere col potenziamento della repressione al diritto alla vita dei migranti.

Saranno aumentati i famigerati Cpr (chiamati dal governo “soluzioni di accoglienza”), che, come descritto in un post pubblicato ieri, sono in realta’ dei lager in cui ai migranti viene applicata una “tortura bianca” con la somministrazione di psicofarmaci e la repressione poliziesca ad ogni minima manifestazione di protesta.

Saranno potenziate e accelerate le espulsioni dei migranti, che per molti vuol dire essere consegnati alle torture, violenze sessuali, morte in Libia o ai regimi dei paesi di provenienza.

Gli accordi economici con questi paesi, i profitti dell’imperialismo italiano, per cui il governo Meloni e i suoi ministri affaristi si danno un grande da fare in questi mesi, valgono bene centinaia e centinaia di vite distrutte.

L’aumento dell’arrivo dei migranti viene enormemente amplificato come problema, quando tutti i dati degli altri paesi europei dimostrano che l’Italia è sempre sotto la soglia della “normalita’, e quando la maggioranza dei migranti vede l’Italia solo come paese di transito verso altri in Europa, se soltanto non venissero rinchiusi per mesi, anni e avessero il permesso di circolazione.

Il governo stesso crea il problema e lo scarica su uomini, donne, bambini immigrati.

Non è difficile pensare cosa questo “stato d’emergenza” implichera’ per i soccorsi in mare, che ancora di più saranno ridotti e represse/ostacolate le Ong a farli, con decine e decine di naufragi e centinaia di morti.

No allo Stato di emergenza! Respingiamolo con la lotta unitaria di immigrati e solidali e antirazzisti del nostro paese.

Accoglienza, liberta’ di circolazione, documenti, diritti sul lavoro, case per i migranti

Da Repubblica

“Il governo ha deliberato lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale, su proposta del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci, per affrontare l’eccezionale aumento di sbarchi di migranti attraverso le rotte del Mediterraneo. Lo stato d’emergenza, sostenuto da un primo finanziamento di cinque milioni di euro, durerà sei mesi. “Abbiamo aderito volentieri alla richiesta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ben consapevoli – ha detto Musumeci – della gravità di un fenomeno che registra un aumento del 300 per cento”.

Con lo stato di emergenza – proseguono le fonti di Governo – si potranno realizzare procedure e azioni più veloci per offrire ai migranti soluzioni di accoglienza in tempi brevi con adeguati standard. Allo stesso tempo, si potranno aumentare e rafforzare le strutture finalizzate al rimpatrio dei non aventi diritto alla permanenza in Italia (Cpr), potenziando le attività di identificazione ed espulsione.

L’attacco del leader M5s Giuseppe Conte: “Quando era all’opposizione, con l’Italia in ginocchio per il Covid, Meloni si stracciava le vesti contro la proroga dello stato di emergenza”.

Carcere e daspo urbano per gli ecoattivisti

Nel corso della seduta del 5 aprile u.s. è stato annunciato al Senato il disegno di Legge numero 645 contro gli ecoattivisti di Ultima Generazione da parte dei senatori Marco Lisei, Alberto Balboni e Andrea De Priamo.

di Riccardo Radi

La proposta titolata “Misure di prevenzione da atti di vandalismo” è stata depositata senza contenuti (ora si usa così, prima si annuncia poi si scrive) e prevede (o meglio, dovrebbe prevedere) secondo le parole del suo primo firmatario, il senatore Marco Lisei, carcere fino a tre anni per chi “deturpa o imbratta edifici pubblici o di culto ed edifici sottoposti a tutela come beni culturali“.

Lisei sottolinea che la pena sarebbe prevista anche se si tratta di proteste svolte con vernici lavabili, e anche se chi imbratta lo fa per protestare contro la crisi climatica.

Il senatore Lisei ha spiegato che la proposta è “ancora in bozza“, in effetti noi di Terzultima Fermata abbiamo consultato il sito del Senato ove risulta la presentazione del disegno di legge ma il relativo pdf è sconsolatamente vuoto di contenuti.

Provare per credere: Fai clic per accedere a 56923.pdf

Continua la politica degli annunci e siamo arrivati al paradosso che il proponente illustra alla stampa qualcosa che ancora non è stato redatto.

Comunque, stante le parole del senatore proponente il disegno di legge numero 645 dovrebbe muoversi “in due direzioni“: da una parte la reclusione in carcere, dall’altra una sorta di “Daspo urbano“.

Quindi il binomio più carcere e misura di prevenzione sembra un leit-motiv particolarmente caro all’attuale maggioranza di Governo.

Infatti, in primo luogo si vorrebbe “estendere il reato previsto dall’articolo 635 del codice penale sul danneggiamento, che ora è difficilmente applicabile a chi deturpa o imbratta un bene nel caso in cui il danno non sia in linea teorica permanente“.
Per quanto riguarda il Daspo urbano, invece, si tratterebbe del divieto per un certo periodo di tempo – da sei mesi a un anno – di avvicinarsi agli edifici tutelati ad una distanza di meno di dieci metri.

Non è ancora certo se questo si applicherebbe a chi viene condannato, o anche a chi viene solamente denunciato.

Chi non rispetta l’obbligo di stare ad almeno dieci metri da edifici sottoposti a tutela come beni culturali, per punizione avrebbe una multa da 500 a 1.000 euro.
Lisei ha spiegato che “il diritto di scegliere di compiere azioni di disobbedienza civile” non va “assolutamente confuso con il non-diritto a compiere azioni vandaliche per porre all’attenzione delle persone questo o quel problema o esigenza”.

Quindi la parola d’ordine è: “disobbedite ma non imbrattate”.

Mentre era in pubblicazione il contributo si apprende che il Governo oggi alle 16,00 ha inserito all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri, il Disegno di legge: “Disposizioni sanzionatorie in materia di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici” su proposta del Ministro della Cultura.

In serata conosceremo nei dettagli il contenuto almeno di uno dei due disegni di legge.

https://www.governo.it/it/articolo/convocazione-del-consiglio-dei-ministri-n28/22317

Parlamento Italiano – Disegno di legge S. 645 – 19ª Legislatura (senato.it)

da Terzultima fermata

aggiornamento

Il Consiglio dei ministri ha approvato il ddl sugli “eco-vandali”. Lo ha comunicato al termine del Cdm di oggi, martedì 11 aprile, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Uno nuovo reato, l’ennesimo, in questo caso pensato per contrastare le azioni simboliche dei movimenti che si battono per la giustizia climatica contro monumenti e opere d’arte: multe da 20 a 60mila euro, più le sanzioni penali, per quanti distruggano, disperdano, deteriorino o rendano “in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali”. Sanzioni amministrative da 10 a 40mila euro per chi anche solo “deturpa o imbratta” questi beni o destina “ad un uso pregiudizievole per la loro conservazione” o “incompatibile con il loro carattere storico o artistico”.

Senza nascondere le proprie intenzioni il ddl inasprirà le pene per quelle iniziative portate avanti dalle realtà di Ultima Generazione che spesso prendono di mira, con vernice lavabile, simboli artistici e culturali per attirare l’attenzione sulla crisi climatica. Nuova pena sanzionatoria che si aggiunge a quelle già varate dal Governo Meloni in pochi mesi, come è successo per il decreto anti-rave: questo ddl restringerà ancora di più gli spazi dell’attivismo o ne può stimolare la fantasia per trovare nuove forme di protesta? Rispondono a Radio Onda d’Urto Michele e Simone di Ultima Generazione. Ascolta o Scarica.

Chiusi in gabbia e storditi con gli psicofarmaci: l’inferno dei migranti nei Centri per il rimpatrio. Chiudere i CPR, NO ai rimpatri

E il governo Meloni pianifica l’aumento dei Cpr e l’allungamento dei tempi di detenzione, per avere più tempo per l’espulsione dei migranti, rinchiusi come se avessero commesso reati.
E i migranti passano dai lager della tortura aperta dei regimi ai lager della “tortura bianca” della “civilta’” imperialista.
Chiudere i Cpr con la rivolta dentro e fuori questi lager
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L’inchiesta di Altraeconomia: dai dati sulla spesa sanitaria si evince l’uso abnorme di antiepilettici, antipsicotici e antidepressivi.
Rinchiusi in gabbie come allo zoo e sedati tanto da sembrare zombie. È l’immagine dei migranti che passano nei nove Centri per il rimpatrio d’Italia, vere carceri super sorvegliate dove l’abuso di psicofarmaci emerge da un’inchiesta del mensile Altreconomia. Il dato shock arriva da Milano. Nel Cpr di via Corelli l’acquisto di psicofarmaci è pari al 64 per cento della spesa sanitaria totale. I dati sono riferiti al periodo tra ottobre del 2021 e febbraio 2022 ma si fatica molto a pensare che l’andamento sia cambiato nel tempo… qualche settimana fa il ministro dell’Interno aveva descritto i Cpr come “luoghi poco gradevoli”.
I Cpr per i quali è stato possibile avere i dati riferiti alla spesa sanitaria sono stati cinque su nove: Milano, Torino, Roma, Nuoro, Caltanissetta. E nella classifica delle pasticche facili al secondo posto c’è Roma. Nella capitale gli psicofarmaci incidono del 51 per cento sulla spesa totale sanitaria (a Torino del 44 per cento). Tra il 2019 e il 2021 sono state acquistate 3.480 compresse di Tavor, 270 flaconi di Tranquirit e 185 fiale di Valium per una popolazione di 2.812 migranti.
A Macomer, in Sardegna, l’acquisto di psicofarmaci incide del 16 per cento. Al sud la percentuale scende, a Caltanissetta la spesa di psicofarmaci incide del 10 per cento. Ma colpisce che le compresse di Rivotril acquistate tra il 2021 e 2022 sono state 57.040 a fronte di 574 trattenuti. Cioè 37 pasticche a testa. Al Cpr di Torino sono stati spesi, tra il 2017 e il 2019, 3.348 euro in Rivotril: circa il 15 per cento della spesa sanitaria totale.
Nel 2021 sono state circa 6mila le persone transitate nei Cpr, per un periodo compreso tra 15 giorni a oltre due mesi. Il rimpatrio è avvenuto in meno del 50 per cento dei casi. Per questo, spiegano gli autori del’inchiesta Luca Rondi e Lorenzo Figoni: “Il ricorso agli psicofarmaci è il modo per stordire i detenuti e evitare che rivendichino i loro diritti. Oltretutto, l’assistenza sanitaria non è affidata a figure specialistiche della Asl ma a personale assunto dagli enti gestori