Domenica 18 a Bologna, assemblea nazionale sul carcere

Sono passati due anni e mezzo da quando le carceri italiane vennero attraversate da un’ondata di proteste e di rivolte, innescate dalla paura dei contagi di Covid-19 e dalle misure che per decreto appesantivano insopportabilmente le condizioni di prigionia.
Rivolte e proteste per cui è stato pagato un prezzo altissimo, con 13 detenuti morti fra l’8 e il 10 marzo 2020 a Bologna, a Rieti e al Sant’Anna di Modena. Tantissime le testimonianze sui pestaggi, non solo in quei giorni ma anche in differita, come a Santa Maria Capua Vetere che conta un’altra vita spezzata per rappresaglia.
Sono passati due anni e mezzo da quei giorni ma le ragioni delle rivolte sono ancora tutte lì, per 56.000 persone stipate in luoghi fatiscenti, che ogni giorno subiscono la negazione di diritti basilari e la violenza insita nell’istituzione carceraria.
Di carcere si muore non solo nell’eccezionalità di una rivolta, ma anche nella normale quotidianità penitenziaria, per l’assistenza sanitaria negata o – mai come quest’anno – per suicidi, indotti da un contesto capace di distruggere ogni prospettiva.
Di carcere si muore rimanendo formalmente in vita, nelle celle/tombe del 41bis.
Nel frattempo, i tribunali stendono il sudario delle archiviazioni sulla morte dei detenuti, e i governi dispensano più carcere duro e aggravano le norme sull’ostatività.
Contro tutto questo è possibile rompere il silenzio.
Lo dimostrano le numerose denunce che riescono ad attraversare i muri delle galere, lo dimostra la determinazione di Alfredo Cospito a mettere in gioco il suo corpo contro l’abominio del 41bis.
Per non dimenticare la strage del 2020, per sostenere chi ha il coraggio di denunciare, convochiamo un’assemblea nazionale.
Ex Centrale
Via di Corticella 129 Bologna
Programma:
h 10.30 – 13,30 tavoli tematici di lavoro
h 13.30 – 14,30 pranzo benefit
h 14.30 – 17,30 assemblea plenaria
Tavoli tematici della mattina:
– Carcere e salute
– Istituzioni totali e psichiatria
– Ergastolo, ostatività, 41 bis e regimi speciali di detenzione
– Reti di sostegno ai detenuti
Organizzano:
Comitato Verità e Giustizia per i morti del Sant’Anna
Associazione Bianca Guidetti Serra
Associazione Yairaiha
Ex Centrale

Per una giornata di mobilitazione in solidarietà con Alfredo Cospito

Appello del Soccorso Rosso Internazionale per una giornata di mobilitazione in solidarietà con Alfredo Cospito in sciopero della fame ad oltranza contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo

APPELLO AD UNA GIORNATA DI MOBILITAZIONE CON ALFREDO COSPITO

Il 20 ottobre, il prigioniero anarchico Alfredo Cospito ha iniziato uno sciopero della fame contro il regime carcerario del 41 bis, lotta che intende portare avanti fino alla fine. I prigionieri anarchici Ivan Alocco [il compagno ha terminato lo sciopero il 1° dicembre, ndt] e Anna Beniamino hanno aderito allo sciopero, così come Juan Sorroche che l’ha interrotto dopo un mese.

Il 41 bis è il regime di isolamento carcerario più duro d’Europa. Creato in principio per impedire ai membri (reali o presunti) della mafia di continuare le loro attività dal carcere, è stato presto esteso ai prigionieri rivoluzionari per impedire loro di interagire con il mondo esterno.

Tre prigionieri delle Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente (BR-PCC), Nadia Lioce, Roberto Morandi e Marco Mezzasalma, vi sono sottoposti da 17 anni. Il valore della loro resistenza deve essere misurato comprendendo che sarebbe sufficiente un atto di resa politica per uscire da questo regime.

Solo comprendendo questi regimi di isolamento come mezzi di pressione, come tortura, per estorcere il pentimento, possiamo dare un vero significato al suicidio della militante delle BR-PCC Diana Blefari nel 2009, dopo quattro anni di 41 bis. Diana non poteva più sopportare il 41 bis, ma rifiutava il tradimento.

Anche questa scelta è stata una forma di resistenza e ha un precedente, quello di Luis Rodríguez Martínez, dei Grupos de Resistencia Antifascista Primero de Octubre (GRAPO), che si è suicidato nel 1983 dopo tre anni di isolamento totale in carcere.

Solo comprendendo questi regimi di isolamento come mezzo di pressione, come tortura, per estorcere il pentimento, possiamo capire il carattere politico degli scioperi della fame fino alla morte attuati dai rivoluzionari.

Quando si rifiuta l’ipotesi della resa e della collaborazione, quando si rifiuta di essere sepolti vivi, lo sciopero della fame si presenta come l’unico mezzo di lotta. È in questi scioperi che Holger Meins della Rote Armee Fraktion (RAF) ha sacrificato la sua vita nel 1974, Kepa Crespo Galende del Partido Comunista de España (reconstituido) nel 1981, Sigurd Debus in uno sciopero della fame della RAF nel 1981 e José Manuel Sevillano Martín dei GRAPO nel 1990.

Questo solo per citare l’Europa occidentale, perché in Turchia e in Kurdistan decine di prigionieri hanno dato la vita in lunghi scioperi contro l’installazione di carceri di isolamento sul modello italo-tedesco.

L’applicazione del 41 bis ad Alfredo Cospito arriva dopo ben dieci anni di carcere in alta sicurezza, in seguito alla sua condanna per la gambizzazione dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare. Il trasferimento al 41 bis è legato alla riqualificazione (dettata dalla Corte di Cassazione) di due ordigni esplosi di notte, senza fare danni a nessuno, davanti a una caserma dei carabinieri, come “strage contro la sicurezza dello Stato” o ancora “strage politica”.

Il cinismo di questa riqualificazione (che lo espone a una condanna all’ergastolo ostativo) è tanto più violento se si considera che proprio nel cuore dello Stato italiano si trovano mandanti e organizzatori delle stragi che hanno insanguinato l’Italia, come quella alla stazione di Bologna, e che nessuno di questi mandanti e organizzatori è stato perseguito.

Questa condanna e l’isolamento in 41 bis fanno parte di una vasta tendenza alla repressione in Europa. L’isolamento dei prigionieri rivoluzionari assume lo stesso carattere delle mutilazioni inflitte dalla polizia ai manifestanti antagonisti in Francia. Non si tratta più solo di reprimere, ma di dissuadere, terrorizzare, imporre rinunce e capitolazioni.

Il ricatto alla resa, alla collaborazione, è diventato la norma. In Italia, 16 militanti delle BR sono detenuti in alta sicurezza da 40 anni perché rifiutano di arrendersi. In Francia, Georges Abdallah affronta questo ricatto da 38 anni. La resistenza di questi/e prigionieri/e è grande, generosa.

Pagano un prezzo estremamente alto per sostenere la possibilità e la necessità della rivoluzione. A qualsiasi tendenza politica appartengano, sono una parte preziosa del movimento di liberazione.

Non si tratta di solidarietà con la loro lotta.

Si tratta di capire che la loro lotta è la nostra lotta.

Da due mesi è in corso un’intensa mobilitazione a sostegno dello sciopero della fame, in Italia ma anche in altri paesi. Sono soprattutto gli anarchici a portare il peso di questa lotta, ma in buona intesa e solidarietà con altre forze che hanno capito qual è la posta in gioco in questa battaglia: far arretrare il potere nella sua politica di terrorismo preventivo.

Mentre partecipa a diverse iniziative a sostegno di Alfredo Cospito, il Soccorso Rosso Internazionale chiama le sue sezioni e i gruppi amici a fare di sabato 17 dicembre una giornata internazionale di sostegno allo sciopero della fame di Alfredo Cospito, Ivan Alocco e Anna Beniamino.

Per un fronte di classe unito contro la repressione!

Chiusura delle sezioni 41 bis per tutti/e!

Soccorso Rosso Internazionale

8 dicembre 2022