3 palestinesi uccisi e 429 feriti dallo stato sionista di Israele dall’inizio dell’anno

Gruppi di coloni ebrei hanno intensificato gli attacchi contro i palestinesi e le loro proprietà durante la prima metà del 2022, sotto la protezione militare e della sicurezza.

In un nuovo rapporto, il Centro informazioni palestinese “Maaty” ha documentato 1.062 attacchi di coloni dall’inizio dell’anno, che hanno provocato l’uccisione di tre palestinesi e il ferimento di altri 429.

I morti includono l’anziano Suleiman al-Hathlin, 75 anni, che ha riportato gravi ferite e fratture al cranio, dopo essere stato investito dal veicolo di un colono. È deceduto a causa delle ferite, il 17 giugno.

Mustafa Salma, 25 anni, è stato ucciso dopo che un colono lo ha investito al posto di blocco di Beit Sira, ad ovest di Ramallah.

Ali Hassan Harb, 27 anni, è stato accoltellato a morte mentre affrontava un attacco di coloni nella cittadina di Skaka, a Salfit, la scorsa settimana.

Il rapporto ha documentato 18 attacchi con veicoli, 138 con lancio di pietre, 70 percosse, 18 attacchi con gas al peperoncino e 25 con armi da fuoco.

Sono state effettuate 191 incursioni di coloni in tutta la Cisgiordania occupata durante il periodo riportato, mentre le strade sono state bloccate in 18 casi.

Sono stati effettuati 155 attacchi di coloni contro luoghi sacri, tra cui le moschee di Ibrahimi e di al-Aqsa.

Più di 700 mila coloni ebrei nella Cisgiordania occupata rendono la vita difficile ai palestinesi che vivono sotto l’occupazione.

Secondo il diritto internazionale, tutte le colonie nei Territori palestinesi occupati sono considerate illegali.

Da InfoPal

L’importante intervento di proletari comunisti/PCm Italia sui prigionieri politici nella giornata del 19 giugno

Questa giornata ricorda la giornata dell’eroismo, il massacro nelle prigioni peruviane dei compagni del Partito Comunista del Perù, dei guerriglieri e combattenti della guerra popolare in Perù, che mostrarono col loro sacrificio e la loro lotta eroica, da un lato il volto barbaro del regime fascista e genocida in Perù, ma nello stesso tempo la forza ideologica, politica e militare della resistenza dei prigionieri politici come avamposto della guerra popolare che si svolgeva in forma impetuosa in quel paese nel 1986. La resistenza eroica dei prigionieri politici e di guerra, caduti il 19 giugno, era nutrita dall’ideologia del proletariato, il marxismo-leninismo-maoismo ,nell’applicazione del pensiero guida del Partito Comunista del Perù, espresso dal presidente Gonzalo.

Il 19 giugno è divenuta quindi una giornata storica, non solo dei prigionieri politici e di guerra in tutte le carceri dell’imperialismo, ma della lotta rivoluzionaria dei proletari e dei popoli del mondo. E’ divenuto proprio per questo un punto di riferimento, una giornata internazionale della lotta e della resistenza dei prigionieri politici comunisti rivoluzionari, antimperialisti, in tutto il mondo. La lotta e dalla resistenza irriducibile che avvenne nelle carceri peruviane e fece delle carceri una luminosa trincea di combattimento della lotta di classe, rappresentano l’intera lotta del proletariato e dei popoli oppressi, e fu ed è parte integrante di essa.

Ripristinare e riprendere questa pagina è quindi indispensabile per le forze rivoluzionarie di tutto il mondo. Naturalmente questo significa innanzitutto non solo rendere omaggio ai prigionieri politici e di guerra, ma anche farla vivere. Farla vivere significa incarnarla nei compiti dell’oggi, non come icone, ma come guida per l’azione. Guida per l’azione significa sempre analisi concreta della situazione concreta.

In che contesto quindi celebriamo oggi la giornata del 19 giugno?

L’imperialismo è guerra, repressione, miseria e oppressione dei proletari e dei popoli. Dove c’è oppressione c’è ribellione, dove c’è ribellione c’è lotta rivoluzionaria. La lotta rivoluzionaria di massa e armata, a volte camminano insieme, si intrecciano, sono complementari, a volte, ed è quello che noi auspichiamo, è guerra di classe, guerra rivoluzionaria, guerra popolare di lunga durata per la conquista del potere politico del proletariato e delle masse popolari, e per il rovesciamento dell’imperialismo in ogni sua cittadella, nei paesi imperialisti come nei paesi oppressi dall’imperialismo, in ogni sua postazione nel mondo. L’imperialismo, il capitalismo, ha governi e stati prodotti e strumenti di questo sistema, che si pongono a sua difesa, sia nelle forme della democrazia parlamentare, che è una forma mascherata della dittatura della borghesia, sia in forma di dittatura aperta, che in alcune fasi della storia, e in particolare nelle fasi in cui l’imperialismo si trasforma in guerra, assume le forme del fascismo, storico e moderno. Questa dittatura della borghesia si trasforma in violenza reazionaria, in violenza di stato, in repressione d’avanguardia e di massa. Questo si traduce in prigioni, prigionia politica. I prigionieri politici quindi sono la doppia faccia del sistema, delle due colline, la collina della controrivoluzione e quella della rivoluzione. Continua a leggere