La polizia brasiliana ha compiuto un massacro di indigeni Guarani
La polizia militare brasiliana ha fatto irruzione nel territorio di Guapoy, nel sud dello Stato del Mato Grosso, aprendo il fuoco contro la popolazione, utilizzando proiettili veri, colpendo donne, uomini, bambini e anziani
di Valeria Casolaro
Giovedì 24 giugno la polizia militare brasiliana ha fatto irruzione nel territorio di Guapoy, nel sud dello Stato del Mato Grosso, al confine con il Paraguay, allo scopo di allontanare con la violenza la popolazione Guarani che aveva occupato la zona perché ritenuta parte dei propri territori ancestrali.
Dietro l’intervento della polizia non vi era alcun mandato o ordine del tribunale. Gli agenti, giunti a bordo di automobili e di un elicottero, hanno aperto il fuoco contro la popolazione, utilizzando proiettili veri, colpendo donne, uomini, bambini e anziani. Almeno due indigeni sono morti nel corso dell’attacco, anche se la comunità parla di 4 persone, e una quindicina sono stati ricoverati, molti per aver riportato ferite di arma da fuoco alla testa o ad organi vitali. Il CIMI (Consiglio Indigeno Missionario), nel timore che potesse ripetersi un massacro come quello avvenuto nel 2016, ha fatto appello agli organi federali e al Consiglio nazionale per i diritti umani (CNDH) perché siano condotte indagini sull’episodio.
Lo Stato del Mato Grosso e sede di continui massacri, simili a quelli avvenuti il 24 giugno e perpetrati nel silenzio della comunità internazionale. Nel 2016, nel Municipio di Caarapò, un violento attacco dei fazendeiros aveva causato la morte di un giovane indigeno di 23 anni e il ferimento grave di numerosi altri, tra i quali un bambino di 12 anni. In quell’occasione gli agricoltori avevano bruciato beni di proprietà degli indigeni, dopo averli costretti alla fuga. L’associazione Survival International già allora ricordava che «Negli ultimi decenni, i Guarani hanno subito violenza genocida, schiavitù e razzismo da parte di chi vuole derubarli di terre, risorse e forza lavoro». Le violenze non si sono mai interrotte, come mostra l’episodio avvenuto il 24 giugno scorso. «È necessario costruire campagna internazionale presso gli organismi per i diritti umani per denunciare e indagare sugli omicidi di popolazioni indigene» ha dichiarato il Movimento dei lavoratori rurali senza terra (MST), a proposito di quanto accaduto.
Almeno 2 giovani sono stati uccisi, 10 feriti (non ancora confermati) in un attacco di polizia/militari alla comunità Guarani di Guapo’y.
Il governo di Mato Grosso non ha spiegato perché l’operazione sia stata condotta senza ordini del tribunale e nemmeno perché la polizia militare avesse l’autorità di intervenire, dal momento che in Brasile è la polizia federale a intervenire in questioni che riguardano gli indigeni. Subito dopo il massacro, il segretario alla sicurezza brasiliano ha convocato una conferenza «piena di bugie e assurdità», secondo quanto dichiarato dall’associazione Guarani Aty Guasu, perché associa gli indigeni a problematiche quali la droga. «Può essere che il bambino colpito da un proiettile di gomma che appare in una delle immagini abbia a che fare col traffico di droga?» scrive l’associazione.
Un altro videoclip dal Brasile, inviato a Survival International: un giovane chiaramente ucciso in un attacco di polizia/militari alla comunità di Guapo’y. I Guarani avevano reclamato un minuscolo pezzo della loro terra dal proprietario terriero, che ha inviato polizia ed esercito per farli uscire con la forza.