Mai più lager, NO CPR!
Scarsa trasparenza, assistenza sanitaria e diritti umani negati. La detenzione senza reato nei centri di permanenza per i rimpatri (cpr) è lo strumento normativo prediletto dal legislatore italiano per le persone straniere prive di documenti che riescono ad arrivare in Italia (almeno 600 persone sono morte attraversando il Mediterraneo nei primi tre mesi del 2022). Con esso si sono ampliati: la mappa dei lager per immigrati, la durata della misura restrittiva e i motivi per cui l’autorità di pubblica sicurezza può farvi ricorso. I luoghi di trattenimento o detenzione amministrativa dei migranti sono principalmente dei luoghi di attesa in cui i diritti fondamentali vengono trascurati o completamente negati.
Suicidi e tentativi di suicidio, materassi incendiati, atti di autolesionismo fino ad ingoiare lamette e candeggina solo per ricevere cure ed essere trattati come “persone”. Ma non c’è limite al peggio. Alle continue minacce di rimpatrio, alle condizioni di totale abbandono, alla mancanza di assistenza sanitaria, sociale, legale e psicologica, si aggiunge anche la beffa di dover pagare ai propri carcerieri quelle inumane condizioni di detenzione, come è successo pochi giorni fa ai migranti detenuti al CPR di Gradisca d’Isonzo, che hanno ricevuto uno scontrino a loro carico di 8.90 euro da parte della ditta, Edeco (ora Ekene) che gestisce la struttura e che dal marzo 2022 gestisce anche il CPR di Macomer in Sardegna.
I Cpr sono gestiti da enti privati e da vere e proprie multinazionali, che in tutta Europa gestiscono i Centri di trattenimento o i servizi di istituti penitenziari. E questa è una delle principali condizioni peggiorative per i migranti “trattenuti”, sia perché vi è un interesse basato sulla massimizzazione del profitto, sia perché, di conseguenza, l’attenzione ai bisogni delle persone detenute è inesistente e le condizioni all’interno di questi centri non rispettano gli standard dettati dal Comitato europeo per la Prevenzione della Tortura.
Né CPR né ghetti! Basta repressione, sfruttamento e omicidi di lavoratori immigrati. Basta razzismo, documenti, case e contratti per tutt*!
Ma non bastano i cpr a saziare le pance dei padroni! Per controllare i flussi migratori, e di conseguenza la forza lavoro a basso costo, oltre alle guerre, alle false sanatorie, ai vari decreti “sicurezza”, questo governo ha istituito l’alternanza accoglienza-lavoro.
Lo scorso 16 maggio è stato annunciato a mezzo stampa che il futuro modello di accoglienza introdurrà ulteriori strumenti di sfruttamento del lavoro migrante, compreso quello minorile. Questo è ciò che si evince dal Protocollo d’intesa che i ministri Orlando e Lamorgese – in accordo con i sindacati confederali e l’associazione padronale dell’edilizia – hanno siglato per reclutare almeno 3.000 giovani migranti nell’edilizia, in modo da conciliare l’accoglienza con le esigenze del mercato del lavoro.
Oltre a tenere i migranti in gabbia, quindi, questa accoglienza li spinge nelle mani dei padroni dell’edilizia, uno dei settori più inondato di soldi e sangue di vite operaie.
E nell’agricoltura?
Solo nelle ultime settimane, nelle campagne pugliesi, 5 braccianti sono morte/i e 5 sono rimaste/i ferite/i sul lavoro o in itinere, per condizioni lavorative di estremo sfruttamento o di trasporto disastrose. Lo scorso week end, a Foggia, almeno una decina di braccianti sono stati inseguiti, presi a sassate e pestati mentre in bicicletta si recavano a lavorare nei campi, e questo solo perché neri. Questo è lo sfruttamento che i lavoratori e le lavoratrici delle campagne vivono, denunciano e combattono da anni.
Per tutto questo e altro il soccorso rosso proletario esprime la massima solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici delle campagne della provincia di Foggia e il massimo sostegno alla manifestazione antirazzista che si terrà sabato mattina, 11 giugno, alle h. 10 al piazzale della stazione di Foggia.
BASTA CACCIA AL NERO! L’11 GIUGNO SCENDIAMO IN PIAZZA CONTRO LA VIOLENZA RAZZISTA
COMITATO LAVORATORI DELLE CAMPAGNE
Come già accaduto in anni passati, i braccianti africani tornano a denunciare molteplici aggressioni a evidente sfondo razzista, accadute lo scorso fine settimana, che hanno coinvolto almeno una decina di persone attaccate in diverse zone della città di Foggia, e altre a Borgo Mezzanone. Le aggressioni sono avvenute alle prime luci dell’alba: mentre i braccianti si recavano al lavoro a bordo delle loro biciclette sono stati avvicinati da auto o motorini, da cui sono partiti lanci di pietre, schiaffi e pugni. In altri casi chi si trovava sui veicoli ha deliberatamente cercato di fare cadere i lavoratori africani dalle loro biciclette per poi aggredirli una volta a terra. Tre di questi lavoratori sono rimasti feriti ma non tutti si sono recati in ospedale, per paura e con la consapevolezza che difficilmente avrebbero ricevuto le cure necessarie.
“E’ ora di dire basta a queste violenze, figlie della stessa cultura che discrimina gli immigrati attraverso leggi fatte per dividere e sfruttare, attraverso ostacoli burocratici, ghettizzazione e personale razzista negli ospedali, nelle questure e in altri uffici pubblici”. I lavoratori e le lavoratrici delle campagne della provincia di Foggia chiamano all’appello gli e le antirazziste in tutta Italia, affinché sostengano la loro battaglia contro tutte le forme di violenza razzista e per il riconoscimento di documenti, case e contratti che rendano loro la vita vivibile. Abbiamo sofferto abbastanza e siamo stanchi di parole al vento!
Appuntamento quindi per sabato mattina, 11 giugno, alle h. 10.00 al piazzale della stazione di Foggia. Da qui corteo per arrivare alla Prefettura, dove “chiediamo di incontrare le autorità per avere risposte immediate. Basta razzismo, documenti case e contratti per tutt!”.
Da Radio Onda d’Urto, la voce di un lavoratore immigrato della provincia di Foggia: