No Tav: ancora un infame accanimento repressivo della Procura di Torino contro una compagna che aveva denunciato le violenze e le molestie sessuali della polizia

Siamo con Cecca e dalla parte del movimento No Tav 

Massima solidarietà!

Cecca, attivista notav, insieme ad altre donne nel luglio 2013 decise di portare uno striscione di denuncia delle violenze della polizia. “Se toccano una toccano tutte”. Un gesto di solidarietà femminista, contro la violenza maschile in divisa nei confronti di una compagna. Denunciata, processata e condannata a 8 mesi di reclusione. Dieci anni dopo quell’estate, la giudice Elena Bonu decide di fare scontare a Cecca la pena in carcere.

Luglio 2013. Manifestazione notturna al cantiere Tav di Chiomonte. Marta, compagna pisana, viene fermata dalla polizia dopo una violenta carica. Pestata, insultata e molestata sessualmente dalle forze dell’ordine, viene pure denunciata.

Durante il primo interrogatorio di Marta, tenuto dagli ormai celebri pm con l’elemento Padalino e Rinaudo, il movimento No Tav organizza un presidio per non lasciare Marta da sola ad affrontare quel difficile momento. Un gruppo di compagne, donne, amiche decide di portare uno striscione che, oltre a solidarizzare con Marta, denuncia le violenze della polizia. “Se toccano una toccano tutte”. Un gesto di solidarietà femminista, contro la violenza maschile in divisa nei confronti di una compagna. Non fanno in tempo ad aprirlo per appenderlo fuori dal tribunale che la polizia carica, manganella e poi denuncia. In un processo farsa in cui le molestie subite da Marta vengono completamente rimosse così come le ragioni del presidio, le compagne vengono accusate di ogni sorta di reato. La Pm punta il dito sul “clima festoso” del presidio a indicare la pretestuosità della presenza del movimento. Per la Pm le donne presenti avrebbero dovuto vestirsi a lutto e piangere tutte le loro lacrime per dimostrare il loro dolore per la vittima? Una reazione determinata da parte di quelle donne è un fatto così inaccettabile e incomprensibile? Ancora, la Pm insiste con una testimone sul fatto che, non avendo subito lei stessa violenze sessuali, non avrebbe potuto capire e quindi solidarizzare con una donna che invece quelle violenze dice di averle subite. Queste sono solo alcune delle perle che si sono sentite durante il processo.

La sentenza? Condanna a 8 mesi per Cecca.

Dieci anni dopo quell’estate.

Veniamo a conoscenza della decisione del Tribunale di Sorveglianza di Torino: la giudice Elena Bonu decide di fare scontare la pena in carcere.

Purtroppo, per chi non ha la memoria corta, questa giudice la dobbiamo ricordare per essere la stessa ad aver scelto il carcere per Dana.

Nonostante il parere positivo della stessa Procura Generale di fronte alla richiesta di applicazione delle misure alternative al carcere il Tribunale di Sorveglianza decide, ancora una volta, di punire chi lotta.

Ci chiediamo poche cose, perché le risposte già le abbiamo.

La semplicità con cui la loro giustizia possa giocare con la vita delle persone, con chi fa parte del movimento No Tav, con chi lotta e con chi non ha posto in questo mondo è agghiacciante. Il fatto che possa farlo indisturbata, perché accettato in tutto e per tutto dall’apparato politico, istituzionale e giuridico è vergognoso.

Da parte del Tribunale, della Procura e della Questura di Torino viviamo un attacco senza precedenti e probabilmente senza eguali in questo Paese ma, come sempre, resisteremo un metro, un minuto più di loro. Perché sappiamo di avere ragione.

Cecca siamo e saremo sempre al tuo fianco!

da notav.info

Massacro israeliano in un campo profughi di Gerico, in Cisgiordania. 7 palestinesi uccisi

Ennesimo massacro compiuto dagli occupanti israeliani in Palestina. Almeno 7 persone sono state uccise durante un raid nel campo profughi di Aqbat Jabr, nei pressi di Gerico in Cisgiordania, da una settimana cinto d’assedio dalle truppe di isrealiane, impedendo l’ingresso e l’uscita di persone o veicoli di ogni sorta.

L’esercito di Tel Aviv sostiene di “avere liquidato una cellula di Hamas, responsabile di un tentato attacco” contro un ristorante di coloni ad Almog, proprio vicino a Gerico. Decine i palestinesi feriti negli scontri, al pari di 3 soldati di Israele, che hanno sequestrato i corpi delle vittime, rapendo inoltre dal campo un alto funzionario di Hamas, Shaker Amara.

Nel resto della Cisgiordania gli occupanti israeliani hanno arrestato almeno 24 persone.

La maxirepressione ordinata dal governo israeliano di ultradestra, che da inizio 2023 ha ucciso più di un palestinese al giorno, segue di poche ore la riunione, a Ramallah, delle forze di sicurezza dell’Anp.

Abu Mazen aveva chiuso il meeting spiegano che “il governo dell’occupazione israeliana ha la piena responsabilità per l’escalation in corso perché viola le risoluzioni di legittimità internazionale e adotta misure unilaterali che violano gli accordi firmati e tutti i riferimenti e le leggi internazionali”. Il presidente Anp, arrivato alla soglia del 88 anni, ha poi ribadito “la fine del coordinamento della sicurezza con Israele e la ricerca di azioni presso forum e tribunali internazionali per proteggere i diritti e gli interessi nazionali del popolo palestinese”.

L’intervista di Radio Onda d’Urto a Luisa Morgantini, già vicepresidentessa del Parlamento Europeo, oggi presidentessa di Assopace Palestina. Ascolta o scarica

PROTESTE E REPRESSIONE AL CPR DI TORINO. FUOCO, PROTESTE E FERITI ANCHE IN VIA CORELLI, A MILANO

Nella serata di sabato 4 febbraio è scoppiata una rivolta all’ interno del Cpr di corso Brunelleschi a Torino duramente sedata con celere e gas lacrimogeni. Sono state 3 le aree coinvolte e nelle mense è partito un incendio. La stessa scena si è ripetuta nella giornata di domenica 5 febbraio.

Gli attivisti dell’assemblea No Cpr scrivono in un comunicato che “la protesta è partita per via delle orrende condizioni di detenzione e delle forme di tortura che l’ente gestore ORS Italia, con il sostegno della questura, attuano giornalmente. Da dentro ci raccontano che il cibo è avariato e contiene psicofarmaci, le celle sono fredde, manca acqua calda e le sezioni sono piene di spazzatura. Ci raccontano di una stanza adibita ai pestaggi”.

I solidali che nella serata di sabato 4 e nella giornata di domenica 5 sono andati sotto le mura del cpr, hanno potuto sentire le urla delle persone in protesta, l’odore dei gas lacrimogeni sparati dalla celere dentro e il fumo dell’ incendio. Hanno potuto anche vedere 3 ambulanze allontanarsi su via Monginevro.

Per non lasciare solo chi è dentro, nel tardo pomeriggio di domenica 5 un gruppo di solidali si è trovato nel prato di Corso Brunelleschi dando vita a un presidio mobile in solidarietà con i reclusi e con i rivoltosi. Durante questo momento alcune persone sono salite sul tetto dell’area Bianca al grido di libertà. Le battiture si sono alternate alle urla di protesta. Numerosi fuochi sono stati accesi costringendo i vigili del fuoco ad entrare nella struttura.

“La richiesta che forte arriva da dentro – scrivono ancora i solidali-  è quella di rompere il muro di silenzio che circonda la detenzione amministrativa e fare sapere fuori da quella prigione le violenze a cui sono sottoposti quotidianamente. Muro di silenzio infranto in questi giorni grazie alla determinazione dei reclusi che hanno continuato a chiamare i solidali fuori nonostante l’evidente tentativo da parte della gestione del cpr di isolare i detenuti e recidere, con il blocco delle cabine, ogni chiamata all’estero”.

Da Torino il racconto di Olivia compagna solidale di Torino Ascolta o scarica

Da radiondadurto

FUOCO, PROTESTE E FERITI ANCHE IN VIA CORELLI
A distanza di poche ore da Torino, all’alba di questa mattina alcuni trattenuti di una sezione del CPR di Milano hanno dato inizio ad una protesta dando fuoco a diversi materassi. Altri si sarebbero uniti con disperati gesti di autolesionismo.
Alcune persone sono state portate in ospedale.
Monitoriamo la situazione.

Fine settimana di mobilitazioni per Alfredo Cospito. Tre fermi a Roma

Sabato di mobilitazione contro il 41 bis e per Alfredo Cospito, in sciopero della fame ormai da 109 giorni. I medici e il Tribunale di sorveglianza di Milano stanno cominciando a valutare l’eventuale trasferimento dal centro clinico del carcere milanese di Opera al reparto di medicina penitenziaria dell’ospedale San Paolo.

L’ipotesi di un ricovero ospedaliero, da quanto si è appreso, è realistica laddove Alfredo dovesse proseguire a rifiutare anche gli integratori. La loro prolungata interruzione potrebbe portare a una crisi cardiaca e alla necessità di trattamenti salva vita.

Milano (Opera)

Cospito è all’interno del carcere milanese di Opera. Fuori, sabato pomeriggio, sono arrivati almeno 400 solidali per un presidio. Appeso lo stesso striscione che già ieri, venerdì, aveva aperto il presidio-corteo partito dalla Stazione Centrale: scritto “Contro il 41 bis. Per un mondo senza galere. Libertà per tutti e tutte”. A margine del presidio, un gruppo di solidali si è avvicinato al muro esterno del carcere, con fumogeni e cori.

Roma

Grande giornata a Roma. Circa 2000 partecipanti, oltre anarchici, moltissimi liceali e universitari (che avevano già affollato l’assemblea a La Sapienza) e vari gruppi politici e sindacali di base. Il percorso si è snodato fra i quartieri popolari ed è stato comunicativo, tanta gente alle finestre e per strada, malgrado l’allarmismo preventivo che aveva imposto la chiusura di tutti i negozi sul percorso!
Le provocazioni costanti della polizia sono sfociate in due cariche sulla coda, disorganizzata, del corteo. 3 compagni sono stati portati in questura e denunciati per resistenza aggravata e lesioni. Poi si è andati sotto la questura ad attendere il loro rilascio, avvenuto verso la mezzanotte. Resta il risultato di una grande giornata.

Napoli

Taranto

Presidio autoconvocato al Tribunale di Taranto per Alfredo Cospito – presenti rappresentanze sindacali, forze politiche, comitati ed associazioni di citta vecchia, singoli lavoratori, donne.

Durante il presidio, dove naturalmente era presente massicciamente Digos, Polizia, Carabinieri, vari interventi al megafono hanno permesso di spiegare bene la questione Cospito, la sua battaglia, il movimento di solidarieta’ nazionale, le ragioni per cui è giusto e necessario togliere l’applicazione del 41bis per lui, così come mettere in discussione questo articolo come incostituzionale e una forma di tortura; ma anche di alzare il tiro della denuncia politica verso governo, Ministri, Stato. E la cosa è stata cosi’ chiara che ha provocato la reazione stizzita, e arrabbiata di alcuni avvocati di area meloniana e di personaggi notoriamente reazionari, persone subito zittite.

Buona interlocuzione con gli avvocati in generale che in decine sono venuti al banchetto a firmare l’appello: “Fuori Alfredo Cospito dal 41bis”; e una di loro si è messa a disposizione, per difese legali, gratuitamente.

Anche tante persone, donne, uomini hanno firmato, esprimendo solidarieta’ e appoggiando la giustezza dell’iniziativa.

Alla fine del presidio decise due nuove iniziative: presidio al carcere di Taranto martedì 7 alle 17 – presidio alla prefettura venerdì 10 alle ore 11. 

Per l’assemblea autoconvocata - slai cobas TA Wa 3519575628

L’Aquila

Al presidio a L’Aquila in una delle piazze più centrali hanno partecipato decine e decine di compagni. Vi è stata una buona risonanza mediatica (ne hanno parlato al tg regionale sia la sera prima che il giorno stesso).
Purtroppo il tempo, tirava un gran vento, non ci aiutato (abbiamo messo 20 minuti solo per attaccare lo striscione e una mezz’ora prima della fine il vento lo ha strappato). si sono susseguiti interventi dei presenti, di Soccorso rosso proletario (vedi il volantino sotto), poi è stata letta la dichiarazione di Cospito di sciopero della fame, e una poesia per lui.
VOLANTINO DEL SOCCORSO ROSSO PROLETARIO
 
Fuori Alfredo Cospito dal 41 bis, no all’ergastolo ostativo
Salvare la vita di Alfredo e la sua identità politica

Il prigioniero anarchico Alfredo Cospito è oggi al 108° giorno di sciopero della fame contro il regime di 41 bis e contro l’ergastolo ostativo.

Per i detenuti politici rivoluzionari il 41bis ha una duplice funzione, quella della vendetta verso coloro che non si pentono e rivendicano la propria militanza rivoluzionaria, e quella deterrente delle lotte verso l’esterno.

La premier Meloni lo ha ammesso candidamente: “Cospito finisce al 41 bis perché durante la detenzione mandava messaggi agli anarchici  che erano fuori dicendo “continuate la lotta, organizzatevi”.

Nel carcere dell’Aquila, dove c’è il più alto numero di detenuti in 41 bis ed è l’unico in Italia ad avere anche una sezione femminile, è detenuta in regime di carcere duro anche la prigioniera comunista rivoluzionaria Nadia Lioce. Ecco quel che si legge nei provvedimenti che ogni 2 anni vengono emanati per riconfermarle il 41 bis: “Vanno valutate con la massima prudenza le temporanee eclissi del fenomeno brigatista che suggeriscono di non escludere la possibilità di una ripresa della lotta armata nel medio/lungo periodo, anche in considerazione di un panorama complessivo di scontri sociali, di un sempre crescente divario di condizioni di vita e di scarse occasioni di lavoro”.

Lo Stato borghese, i governi, vogliono imporre dentro e fuori la loro “pace sociale”. E questo oggi è ancora più evidente nella fase di crisi e di partecipazione alla guerra inter-imperialista, con un governo Meloni moderno fascista che punta a stravolgere anche i diritti costituzionali, che fa stare nel proprio seno personaggi dichiaratamente fascisti, in aperto contrasto con le sue stesse leggi e che ora, con le prossime norme del Min. della giustizia (inserite nel decreto anti rave) vuole continuare a coprire i politici corrotti, i fascisti, la criminalita’ “legale”.

La stessa cattura di Messina Denaro viene usata per rafforzare e dare nuova legittimazione al regime del 41bis e dell’ergastolo ostativo, mettendo sempre sullo stesso piano mafia e terrorismo, intendendo chiaramente per “terrorismo” le organizzazioni, le lotte dei rivoluzionari, per rovesciare con tutte le armi necessarie questo sistema capitalista, il suo Stato, ai suoi governi.

La repressione che questo Stato sta portando avanti ed avanza sempre di più per colpire le lotte sociali e politiche, trova la sua punta di iceberg verso i prigionieri politici; verso chi, in varie maniere, pone di fatto la verità, la necessità della lotta rivoluzionaria contro uno Stato che attacca i diritti dei proletari, delle masse. Da quelli più elementari e quotidiani, il diritto al lavoro, al salario, alla sanità, alla scuola, a quelli più generali. Uno Stato che oggi ci trascina nella guerra.

Ma da un lato questo Stato con la repressione si mostra forte, dall’altro, proprio per questo, mostra di avere paura anche del solo fatto che si alluda ad un cambiamento radicale di questa società.

In questo contesto va visto l’accanimento dello Stato contro Alfredo Cospito, che ha già scontato la condanna per aver ferito a Genova il dirigente dell’Ansaldo Nucleare e ora viene accusato, senza prove, di un attentato dimostrativo davanti alla scuola allievi dei carabinieri di Fossano che non ha causato né morti né feriti.  Ma questo viene considerato strage politica contro lo Stato e per questo lo si vuole segregare a vita. La sua colpa è aggravata dal fatto che continua a lottare con lo sciopero della fame e in questo senso è un’indicazione vivente a non piegarsi.

Il regime di 41bis è un regime di “tortura bianca”, è un isolamento a 360 gradi non solo verso l’esterno, ma anche all’interno, dove i gruppi di socialità sono stabiliti dal carcere, dove vige una rigorosa censura anche sui libri, dove è vietato persino il saluto, lo sguardo, la parola, ogni comunicazione tra detenuti che non appartengano allo stesso gruppo di socialità.

Questo è uccidere una persona. E giustamente Cospito, nella sua dichiarazione di sciopero della fame ha detto: “La vita non ha senso in questa tomba per vivi”.

Ma la ferocia di questo Stato borghese va di pari passo con la sua stupidità: mettendo a tacere un anarchico ha sollevato una pietra che gli sta ricadendo sui piedi. La vicenda di Alfredo, con il suo indomito sciopero della fame, è diventata di dominio pubblico e ha suscitato vasta solidarietà, riaprendo un dibattito ampio sul carcere tortura/assassino, su uno stato borghese che si auto assolve per le sue stragi (da quelle nelle piazze a quelle sul lavoro/alternanza scuola-lavoro, da quelle in mare degli immigrati, a quelle nelle carceri dei detenuti) e accusa di strage un anarchico che non ha ucciso nessuno.

Oggi questa mobilitazione va continuata, sviluppata ancora di più ed estesa, utilizzando vari mezzi e forme, investendo ogni realtà, da quelle già in lotta ai democratici sinceri, e portandola sempre di più tra le masse popolari, i lavoratori. Perchè questa repressione riguarda tutti coloro che si ribellano, che lottano contro lo stato esistente. Perché la repressione dello Stato borghese sui rivoluzionari è parte centrale della guerra di classe tra proletari, masse popolari e padroni, Stato, governi al servizio di questo sistema di sfruttamento, di mancanza di lavoro, di guerra, di miseria, di attacco ai diritti civili e alla stessa democrazia.

Tutte le solidarieta’ sono importanti, ma noi in questa battaglia vogliamo soprattutto la solidarieta’ che rispetti quello che ha scritto lo stesso Alfredo Cospito: “fino alla fine contro il 41bis e l’ergastolo ostativo”: “mi opporró con tutte le forze all’alimentazione forzata. Saranno costretti a legarmi nel letto… Alla loro spietatezza ed accanimento opporró la mia forza, tenacia e la volontá di un anarchico e rivoluzionario cosciente…”.

La nostra parola d’ordine è, quindi, “Fuori Alfredo Cospito dal 41 bis, no all’ergastolo ostativo; salvare la vita e la sua identità politica”.

Questo è oggi ciò che va conseguito in tutti i modi possibili.
Se vinciamo avremo fatto un passo in avanti per la lotta contro questo stato borghese assassino.

Soccorso rosso proletario

L’Aquila, 04/02/23

 

Palermo

Cosenza

Cile: Leader mapuche inizia sciopero della fame e sete. Prigionieri in solidarietà con Alfredo Cospito

Da Osservatorio repressione

No all’estradizione in Cile del leader mapuche Facundo Jones Huala! Il 31 gennaio è iniziato lo sciopero della fame e della sete! Prigionieri anarchici e sovversivi hanno iniziato digiuno in solidarietà con Alfredo Cospito.

Comunicato pubblico – Puelmapu (la parte orientale del Wallmapu, il territorio ancestrale mapuche, in parte dell’ Argentina), 31 gennaio 2023

Al nostro popolo-nazione mapuche e all’opinione pubblica in generale.

Il MAP Movimento autonomo mapuche del Puelmapu (Movimiento autónomo mapuche de Puelmapu) / RAM Resistenza ancestrale mapuche (Resistencia ancestral mapuche) e le UAL Unità ancestrali di liberazione territoriale (Unidad ancestral de liberación territorial) dichiarano:

Kiñe (primo): denunciamo pubblicamente gli Stati argentino e cileno per la persecuzione politica e giudiziaria di cui dal 2011 è fatto oggetto il lonko (autorità politica ancestrale) Facundo Jones Huala in connessione al processo per il caso del fondo Pisu Pisué (Cile). Il lonko, condannato nel 2019 a nove anni di reclusione presso il penitenziario (CCP Centro de cumplimiento penitencial) di Temuco (Cile), il 21 gennaio 2022, alla scadenza prevista, riceve il beneficio della libertà condizionale, ma l’11 febbraio 2022 la misura è revocata dalla Corte suprema del Cile, dietro la pressione esercitata da uno Stato anti-mapuche: matura così la decisione della sua latitanza piena di dignità; il 30 gennaio scorso viene arrestato a El Bolsón (Puelmapu).

Epu (secondo): il 31 gennaio 2023, a Bariloche (Puelmapu), il lonko Facundo Jones Huala ha iniziato lo sciopero della fame e della sete, adottando tale forma di lotta fino alle estreme conseguenze;

LE SUE RICHIESTE:

trasferimento immediato all’unità penitenziaria n°14 di Esquel Chubut (Puelmapu),

NO all’estradizione in Cile, cessazione della persecuzione politica, liberazione immediata.

Kula (terzo): ci appelliamo alle persone di coscienza, ai/alle pu weichafe (guerrieri/guerriere), alle varie espressioni della resistenza, ai movimenti autonomi dai due lati della Cordigliera, affinché diano partecipazione e solidarietà allo sviluppo di questa mobilitazione nei confronti dei governi oppressori, razzisti e usurpatori (dei diritti) del nostro popolo.

Meli (quarto): non accetteremo mai alcun tradimento né alcuna concessione rispetto alla linea politica perseguita dalla nostra organizzazione MAP/RAM per ottenere territorio e autonomia per la nostra nazione, come via maestra verso la liberazione nazionale mapuche.

Libertà per tutti i prigionieri e le prigioniere politici mapuche

Onoriamo la memoria della nostra gente assassinata dagli Stati argentino e cileno

Sul sangue versato non si scende a patti

Smilitarizzazione dell’intero Wallmapu

We waiñ com pu che (Vinceremo tutti)

Marichiweu marichiweu (Dove un@ cade, a mille ne sorgeranno)

FONTE: Radio “Kurruf”, www.facebook.com/radiokurruf/

– versione italiana e note fra parentesi a cura di EcoMapuche, ecomapuche@gmail.com

BERGAMO: DOPO IL PRESIDIO AL CARCERE DI VIA GLENO, IL 5 FEBBRAIO IN PIAZZA PER ALFREDO FUORI DAL 41 BIS

L’assemblea delle compagne e dei compagni, dopo il partecipato presidio al carcere di via Gleno a Bergamo, lancia un nuovo appuntamento solidale per domenica alle ore 15.00, Bergamo, piazzale FS, per Alfredo fuori dal 41 bis, contro l’accanimento giudiziario, una tortura per l’abiura; contro l’ergastolo ostativo.