Manifestare non è reato! Abolire i decreti Salvini, solidarietà ai pastori sardi sotto processo!

Pubblichiamo l’appello dell’associazione Libertade per una mobilitazione solidale davanti al tribunale di Nuoro il 17 giugno
MANIFESTARE NON È REATO!
L’8 febbraio 2019 a Siniscola ci fu una manifestazione di protesta dei pastori.
Poi di nuovo il 13 febbraio migliaia di persone manifestarono sul ponte della strada 131 dcn nei pressi di Lula, fra cui moltissimi cittadini solidali, le scolaresche e i sindaci dei paesi del circondario.
Furono solo due delle tante manifestazioni spontanee attraverso cui i pastori chiesero una remunerazione equa per il loro lavoro, durante una delle più importanti mobilitazioni che negli ultimi anni abbiano attraversato la Sardegna per i diritti dei lavoratori.
Ora alcuni pastori si trovano sotto processo, unicamente per aver preso parte a quelle due manifestazioni, imputati per il reato di blocco stradale.
Si tratta di un capo di imputazione estremamente grave, ripenalizzato dal Decreto Salvini nel 2018, che è punibile con una pena fino a 12 anni di carcere.
Sono decine i procedimenti aperti dalle procure di tutta la Sardegna, con centinaia di pastori coinvolti per gli stessi reati.
In alcuni casi le Procure hanno proceduto con i decreti penali di condanna (quindi applicando delle multe in sostituzione alla detenzione) mentre in altri casi hanno chiedesto il rinvio a giudizio davanti al Tribunale collegiale.
Questa ultima opzione è stata scelta proprio nei confronti di alcuni imputati per le manifestazioni di Siniscola e Lula, conosciuti per il loro impegno sociale e la loro passione politica, che proprio per questo motivo sono stati scelti come bersagli con lo scopo di intimidire tutti gli altri.
Il 16 e 17 giugno si terranno al Tribunale di Nuoro due udienze dei processi relativi alle manifestazioni di Siniscola e Lula.
In tutto lo Stato italiano non esistono altri precedenti di processi per blocco stradale dal momento in cui è stato reintrodotto tale reato.
Non possiamo restare in silenzio mentre dei lavoratori vengono processati solo per aver rivendicato i propri diritti.
Vogliamo la fine di tutte le ritorsioni giudiziarie per le manifestazioni del 2019.
Vogliamo la depenalizzazione del reato di blocco stradale, che come in questa vicenda può essere usato per negare ai lavoratori il diritto di esprimere pacificamente la propria protesta.
Per questi motivi giovedì 17 giugno 2021 davanti al Tribunale di Nuoro, l’associazione Libertade invita i pastori, le forze politiche, i sindacati e tutta la popolazione a manifestare contro il reato di blocco stradale e in solidarietà verso i pastori processati per le proteste del 2019 per il prezzo del latte.

Botte ai palestinesi in carcere, lo rivela un video diffuso ieri dal quotidiano Haaretz.

Nel filmato che risale a due anni fa, si vedono le guardie carcerarie trascinare, tra manganellate e calci, i prigionieri palestinesi. Quindici detenuti rimasero feriti. Solo una guardia è stata indagata, non è stato eseguito alcun arresto e il caso è stato chiuso.

Nel marzo 2019, nel carcere israeliano di Ketziot, nel Negev, dopo che due guardie erano state accoltellate e ferite da un prigioniero palestinese, 55 detenuti in maggioranza di Hamas furono brutalmente picchiati con manganelli e presi a calci da almeno dieci agenti e lasciati per ore ammanettati e sul pavimento uno sopra l’altro. A rivelarlo è un filmato delle telecamere di sorveglianza diffuso ieri dal quotidiano Haaretz. In un articolo firmato da Josh Breiner, il quotidiano ricorda che le autorità avevano parlato di sommossa che invece le immagini non mostrano. Piuttosto si vedono le guardie carcerarie trascinare, tra manganellate e calci, uno alla volta i prigionieri palestinesi. Quindici detenuti rimasero feriti, due in modo grave. Malgrado ciò solo una guardia carceraria è stata indagata, non è stato eseguito alcun arresto e il caso è stato chiuso. «Questo è uno dei video più scioccanti che abbia mai visto. Dozzine di detenuti sono stati sbattuti a terra dalle guardie e picchiati con manganelli e calci mentre erano indifesi. 15 sono rimasti feriti, due gravemente. E la polizia? Ha chiuso il caso perché i responsabili del crimine sono sconosciuti», ha commentato Josh Breiner su Twitter.

La diffusione del video del pestaggio è coincisa con una nuova giornata di tensione a Gerusalemme Est. Al mattino la polizia ha caricato un raduno di palestinesi in via Salah Eddin a sostegno delle famiglie dei quartieri di Silwan e Sheikh Jarrah minacciate di espulsione dalle case dove vivono da decenni. Al loro posto andranno coloni israeliani, che affermano di essere proprietari delle abitazioni e dei terreni dove sono state costruite. Nel pomeriggio la tensione è risalita quando il deputato di estrema destra Itamar Ben Gvir, sfidando il rinvio della «Marcia delle bandiere» alla prossima settimana, si è recato alla Porta di Damasco, assieme a un manipolo di seguaci, per sventolare la bandiera di Israele nell’anniversario dell’occupazione militare della zona araba di Gerusalemme nel 1967.

Le proteste palestinesi sono state immediate, così come l’intervento della polizia che usato il pugno di ferro contro i dimostranti. Le stesse scene si sono viste anche a Sheikh Jarrah mentre da Gaza Abu Odeida, il portavoce delle Brigate Al Qassam, ha fatto sapere che l’ala militare di Hamas segue con attenzione cosa accade a Gerusalemme ed è pronto ad intervenire di nuovo. Lo scorso 10 maggio, dopo l’ingresso massiccio di forze di polizia sulla Spianata della moschea Al Aqsa, Hamas sparò decine di razzi verso Israele e Gerusalemme. Il governo Netanyahu reagì lanciando l’offensiva aerea «Guardiano delle Mura» che ha ucciso circa 260 palestinesi a Gaza e causato gravi distruzioni. I razzi di Hamas e i suoi alleati hanno ucciso nove israeliani e tre lavoratori stranieri.

Ieri due agenti dell’intelligence militare palestinese e un presunto membro del Jihad sono stati uccisi a Jenin in Cisgiordania da uomini di una unità speciale israeliana entrata nella città di Jenin.

GUARDA IL VIDEO PUBBLICATO DA HAARETZ

Michele Giorgio

da il manifesto

Aggressione armata alla Fedex- Zampieri di Tavazzano (Lodi): un lavoratore è in fin di vita mentre la polizia sta a guardare. Massima solidarietà da SRP ai lavoratori aggrediti

Questa notte alla Zampieri di Tavazzano il presidio dei lavoratori Fedex di Piacenza è stato aggredito a colpi di bastoni. frammenti di bancali, sassi e bottiglie da una cinquantina di bodyguard assoldati dai padroni.
La squadraccia guidata dai capiclan di Zampieri, mimentizzatasi tra i lavoratori e col sostegno di qualche crumiro ha attaccato il presidio, composto da circa 40 lavoratori del SI Cobas a mani nude, e per circa 10 minuti è stato lasciato agire indisturbato dalla polizia che era a pochi passi e non ha mosso un dito.
Il risultato è un lavoratore di Piacenza con la testa fracassata, e attualmente ricoverato in fin di vita!!!
E’ oramai evidente la reale identità di Zampieri: un’organizzazione mafiosa che agisce col sostegno di Fedex e col beneplacito delle forze dell’ordine.
Come accaduto due settimane fa a San Giuliano Milanese, questi criminali hanno teso un agguato in maniera infame e vigliacca, approfittando della presenza meno numerosa del presidio rispetto ad altre sere a causa dell’impegno dei lavoratori su altri fronti di lotta.
La lotta eroica dei lavoratori di Piacenza, oltre ad imprimere pesanti perdite economiche al colosso americano e ai suoi scagnozzi di Zampieri, sta contribuendo a svelare una volta per tutte la reale identità di Fedex: un’associazione a delinquere che si serve della criminalità organizzata per reprimere col sangue le proteste dei lavoratori.
Lo abbiamo promesso tre mesi fa e stiamo mantenendo l’impegno: Fedex e Zampieri non avranno tregua finchè non sarà restituito il posto di lavoro ai facchini di Piacenza!
Le loro aggressioni non fanno altro che rafforzare la lotta dei lavoratori e indebolire e screditare il fronte padronale!
Continueremo a rispondere colpo su colpo alla loro violenza con la forza organizzata dei lavoratori di tutta la filiera e dell’intero settore della logistica.
Denunceremo in tutte le sedi che i complici del tentato omicidio di stasera sono il governo Draghi, il ministro Giorgetti e le forze di polizia che attaccano gli scioperi e assistono inermi alle aggressioni di bande armate contro i lavoratori!
Per questo il 18 giugno invitiamo tutti i lavoratori ad aderire allo sciopero nazionale del Trasporto merci e Logistica, e invitiamo tutti i proletari, i solidali e i movimenti che intendono opporsi alla brutalità di padroni e mazzieri a manifestare sabato 19 giugno a Roma.
Il SI Cobas si stringe al fianco del lavoratore colpito, augurandosi che tutto vada per il meglio, e chiama tutti i propri aderenti alla mobilitazione per far si che questa infame aggressione non resti impunita.
Qui il video integrale dell’aggressione