Archivio mensile:Giugno 2020
19 giugno iniziativa a Taranto
Contro la repressione non si tace – senza giustizia nessuna pace – Milano 20 giugno p.le Loreto ore 16 – SRP Milano/Bergamo partecipano nel quadro della giornata nazionale di mobilitazione 19/20 giugno
L’ennesimo attacco repressivo contro gli operai della TNT conferma la necessità di una azione comune contro la repressione
decine di lavoratori, attivisti sindacali e politici sono stati oggetto di intimidazioni, multe, denunce o aggressioni a Bologna, Modena, Taranto, Milano, Genova, Trieste e in molte altre città.
19 giugno: giù le mani dalle lotte dei lavoratori
Tortura nelle carceri, si moltiplicano i casi in Italia
da Radio città fujiko
L’ultimo caso balzato agli onori delle cronache riguarda Ferrara, dove tre agenti di polizia penitenziaria sono accusati del reato di tortura per aver fatto spogliare e picchiato in cella un detenuto. Il fatto risale al 30 settembre e ad essere imputata è anche un’infermiera per false attestazioni.
Le associazioni in difesa dei diritti dei detenuti, però, riportano di aver ricevuto diverse segnalazioni di violenze e torture in carcere nei giorni e nelle settimane successivi alle rivolte di inizio marzo.
Tortura, il caso ferrarese
La Procura ferrarese ha chiesto il rinvio a giudizio per tre agenti di polizia penitenziaria con l’accusa di tortura. L’udienza preliminare è fissata per il 9 luglio.
Secondo la ricostruzione della pm Isabella Cavallari, in occasione di una perquisizione, il detenuto è stato oggetto di “trattamento inumano e degradante per la dignità della persona”.
In particolare, il detenuto è stato fatto denudare e inginocchiare e in quella posizione percosso, anche con un oggetto di metallo, quindi lasciato lì fino a quando non l’ha notato il medico del carcere. La prognosi per l’uomo è stata di 15 giorni.
Nella vicenda, due agenti sono accusati anche di falso e calunnia, per i rapporti che hanno stilato. Dopo l’aggressione il detenuto è stato trasferito nel carcere di Reggio Emilia.
Carceri, le “rappresaglie” dopo le rivolte
Dopo le rivolte registrate in molti istituti penitenziari italiani ad inizio marzo, in seguito alle restrizioni e per la paura del contagio da coronavirus, l’associazione Antigone ha raccolto diverse segnalazioni di famigliari che hanno raccontato che i propri cari sono stati fatti oggetti di violenze e rappresaglie all’interno delle carceri.
“In alcuni casi si presentavano squadre di agenti di polizia penitenziaria – racconta ai nostri microfoni la presidente di Antigone, Susanna Marietti – che se la prendevano anche con detenuti che non avevano preso parte alle rivolte o malati e anziani”.
Uno dei primi casi riguarda il carcere milanese di Opera, dove gli agenti hanno usato i manganelli sulle braccia, sulle mascelle e su altre parti del corpo dei detenuti, immobilizzandone alcuni e percuotendoli, dando loro dei calci nei testicoli. Un agente avrebbe riferito a un avvocato che “era solo volato qualche ceffone”.
Il secondo esposto presentato da Antigone è relativo a violenze nel carcere di Melfi, dove alcuni detenuti sarebbero stati denudati e picchiati, insultati, messi in isolamento, trasferiti in altri istituti con lunghi spostamenti durante i quali era loro impedito di andare in bagno, costretti a firmare fogli nei quali dichiaravano di essere accidentalmente caduti.
Ad aprile, invece, al centro dell’attenzione finisce il carcere di Santa Maria Capua a Vetere. Dopo la battitura delle sbarre da parte dei detenuti in seguito alla notizia di un caso positivo al Covid-19, sarebbe avvenuta una ritorsione violenta da parte della polizia penitenziaria in assetto anti-sommossa. Circa 400 agenti avrebbero fatto ingresso con volto coperto e guanti alle mani.
“Ora ci sono 44 avvisi di garanzia alla polizia penitenziaria – osserva Marietti – sarà la magistratura a fare chiarezza”.
Il “giovane” reato di tortura
Alcuni dei processi a cui si approderà per le violenze all’interno delle carceri potranno essere celebrati per il reato di tortura, introdotto nel codice penale nel luglio 2017 dopo una lunga e travagliata battaglia.
L’Italia aveva ratificato la convenzione internazionale delle Nazioni Unite contro la tortura, ma per molti anni non ha introdotto il reato nel proprio ordinamento, principalmente a causa dell’opposizione delle forze dell’ordine.
Nel 2017, invece, la legge fu approvata, anche se tra le polemiche. “Non è la migliore legge del mondo – sottolinea la presidente di Antigone – Ha diverse mancanze e avremmo preferito che fossero utilizzate nel testo le stesse parole della convenzione internazionale, però oggi ci siamo resi conto che il meglio è nemico del bene e sicuramente il reato di tortura renderà molto più difficile far scivolare i processi nella prescrizione, come invece accadeva spesso quando le imputazioni erano per maltrattamenti”.
ASCOLTA L’INTERVISTA A SUSANNA MARIETTI:
Francia. Indignazione per la brutalità poliziesca e l’arresto di una infermiera in sciopero
Da Contropiano
Ieri sera Farida un’infermiera Val-de-Marnaise di 50 anni, che lavora da 17 anni all’ospedale Ap, madre di due bambini è stata bloccata con violenza inaudita dai poliziotti, tenuta a terra al punto da avere una costola rotta, sanguinante in faccia, tirata per i capelli come il peggiore criminale.
Il tutto è avvenuto durante una protesta degli infermieri nel quadro della mobilitazione generale di ieri in tutta Francia per la difesa della sanità pubblica.
Infermieri salutati dalla retorica come “eroi” durante la pandemia di Covid 19 ma diventati subito target della repressione appena protestano.
Farida ha subito riconosciuto di essere stata presa dalla rabbia alla fine di una manifestazione a causa delle cariche di polizia e dei lacrimogeni lanciati contro i manifestanti.
Il contesto non può essere eluso: dopo due mesi di lotta contro il Covid 19 dove le notti sono state senza soste, questa infermiera, Farida, non si è fermata nemmeno quando è stata contagiata dal virus Ma non ha sopportato più le violenze di polizia contro le manifestazioni, il disprezzo del governo verso il personale addetto all’assistenza.
L’Union Regionale della Cgt Ile-de-France e l’Union Dipartimentale Cgt della Val-de-Marne esigono il rilascio immediato di Farida senza alcuna accusa contro di lei. O il governo persegue la pace o persegue l’esacerbazione dei conflitti. La violenza sociale è nel campo del governo e del padronato.
Oggi pomeriggio a Parigi alle ore 16 è stata convocata una manifestazione di protesta e per chiedere l’immediata liberazione di Farida presso la stazione di polizia del 7° arrondissement (9 via Fabert, metro Invalid).
Tutto questo non avviene a Hong Kong o negli Stati Uniti di Trump, avviene nell’europea Francia del liberale Macron, e i mass media italiani guardano da un’altra parte.
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