Sull’imbarazzante ipocrisia dei parlamentari italiani

Dal Movimento Migranti e Rifugiati Napoli
Quando moriamo senza lavoro e salario…
È accettabile…
Quando moriamo in Libia è accettabile.
Quando moriamo per l’acqua inquinata dall’ENI è accettabile.
Quando moriamo grazie alle armi fabbricate in Italia è accettabile.
Quando moriamo annegati senza poter respirare è accettabile.
Quando moriamo nei Cie pestati dalla polizia italiana è accettabile.
Quando moriamo nelle galere, senza alcuna possibilità delle pene alternative o dei domiciliari, è accettabile.
Quando moriamo per produrre la frutta e la verdura made in italy è accettabile.
Quando moriamo sul posto di lavoro e il padrone sposta il corpo per inscenare un incidente è accettabile.
Quando moriamo investiti mentre protestiamo per protestare contro il caporalato delle agenzie interinali è accettabile.
Quando un afroamericano muore per mano della polizia oltreoceano non è accettabile.
Ogni giorno il razzismo istituzionale ci impedisce di respirare quando non ci riconosce i diritti fondamentali, quando di condanna alla clandestinità, quando nasciamo o cresciamo in questo paese e veniamo condannati ad essere stranieri dallo stato stesso.
O il razzismo è inaccettabile ovunque si manifesta oppure quel ginocchio rappresenta il poliziotto che tolto il respiro a #GeorgeFloyd!

Pestaggi e torture nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, 44 agenti indagati

La procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) ha iscritto nel registro degli indagati 44 agenti della polizia penitenziaria in servizio nel carcere  in una inchiesta avviata dopo presunte violenze all’interno dell’istituto di pena durante le rivolte nel periodo del Covid 19.

Tra gli atti presentati dal garante in Procura c’è anche una telefonata tra un detenuto e un componente della sua famiglia. Nel corso del colloquio, la parente cerca di ottenere quante più informazioni possibili dall’uomo sui pestaggi. «Erano le quattro e mezza, cinque, quando vi hanno picchiato», dice lei. «Si» risponde il detenuto. «Vi hanno tagliato anche barba e capelli – insiste lei – perché c’è qualcuno che ha la testa rotta per le botte?». Ancora una volta l’uomo risponde affermativamente. «Hanno picchiato anche te?», insiste la donna. E di nuovo il detenuto: «Hanno picchiato tutti. E lo fanno tutti i giorni. Ci picchiano a turno. Ti acchiappano e ti incastrano in tre o quattro nella cella»… (da Osservatorio repressione)

Ascolta e leggi qui sotto “Dieci minuti: voci dal carcere ai tempi del Covid” del collettivo Lorem Ipsum

Dieci minuti. Tanto dura la telefonata settimanale concessa ad ogni detenuto d’Italia per chiamare i propri cari, amici, conoscenti. Dieci minuti in cui, come sentirete in questo podcast, molti carcerati stanno denunciando le precarie condizioni sanitarie delle prigioni italiane di fronte all’arrivo del Covid-19.

Tra sovraffollamento, mancanza di mascherine e scarsa assistenza da parte del personale sanitario, la violazione dell’articolo 32 della Costituzione, quello sul diritto alla salute, appare palese. E di giorno in giorno il rischio epidemia è sempre più alto. Come se non bastasse, in alcune carceri ci sarebbero stati anche violenti pestaggi in seguito alle rivolte scaturite dal panico per i primi contagi.

Una situazione esplosiva, per la quale persino la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, su ricorso presentato dagli avvocati di un detenuto, ha chiesto spiegazioni, ricevendo risposte “generiche” e vaghe da parte del governo.

Nel frattempo, i detenuti continuano a telefonare. Quelle che sentirete nel podcast Dieci minuti sono le loro voci. Autentiche quando i detenuti stessi hanno trovato il coraggio di denunciare pubblicamente la loro situazione. O distorte, quando il timore di ritorsioni ha avuto la meglio.

(Da Il Dubbio)

Sosteniamo e trasformiamo in iniziative la mozione del patto d’azione sulla repressione

No alla repressione alla repressione dei padroni e dello Stato! Per l’unità di classe!

Le associazioni padronali e i loro servi al governo nazionale e nelle giunte locali cercano di sfruttare la crisi sanitaria ed economica per regolare i conti con i lavoratori e le organizzazioni sindacali combattive all’interno delle aziende, e più in generale per colpire ogni forma di opposizione sociale e politica. Cercano di imporre uno stato di polizia perché la macchina del profitto deve andare avanti sempre e comunque, anche a costo della vita dei lavoratori!

Sono state vietate le riunioni sindacali, si è intimato ai lavoratori (compresi infermieri) di non rivelare all’esterno i casi di contagio, le carenze nella fornitura di DPI o il mancato rispetto delle restanti norme di sicurezza.

Abbiamo visto mandare l’esercito contro i lavoratori in lotta in TNT-Fedex, in BRT e in UPS, mentre decine di lavoratori, attivisti sindacali e politici sono stati oggetto di intimidazioni, multe, denunce o aggressioni a Bologna, Modena, Taranto, Milano, Genova, Trieste e in molte altre città.

La repressione non ha risparmiato chi ha portato avanti azioni di solidarietà e assistenza, come a Quarto, Torino o a Napoli dove la polizia si è presentata a casa di alcuni disoccupati per identificarli: tutti compagni “colpevoli” di aver chiesto risposte su bonus spesa, garanzia del salario diretto e indiretto, sospensione di bollette e affitti, tutela reale ed effettiva della salute e della vita dei proletari nei luoghi di lavoro, in primo luogo in quelle attività rimaste aperte durante tutto il periodo della pandemia.

Abbiamo assistito a una strage nelle carceri, ma dodici compagni anarchici sono stati arrestati o denunciati a Bologna per “reato di solidarietà” verso i detenuti e le rivolte nei CPR. La Procura di Milano minaccia un procedimento per terrorismo per una scritta su un muro che non dice altro che la verità sulla gestione criminale dell’emergenza da parte dello Stato dei padroni. Il tribunale di Messina rimanda a giudizio quarantuno altri compagni; a Foggia continua la persecuzione giudiziaria nei confronti delle attiviste/i e dei lavoratori in lotta contro lo sfruttamento del bracciantato agricolo.

Le realtà aderenti all’Assemblea per il patto d’azione esprimono la propria incondizionata solidarietà a chi oggi lotta per gli interessi di classe. Risponderemo ad ogni attacco rafforzando l’unità di classe! Faremo di ogni attacco repressivo un’occasione per unire le lotte sui luoghi di lavoro e sui territori, a livello nazionale e internazionale.

La crisi la paghino i padroni!

Non siamo carne da macello!

Indietro non si torna!

Assemblea per il Patto d’azione

L’Antirazzismo e la solidarietà non sono reati da perseguire ma esempi da seguire. Massima solidarietà dal SRP

Repressione in alta Val Susa: 18 misure cautelari e rischio sgombero per il rifugio “Chez Jesus”.

Divieto di dimora per 18 compagni di “Briser les frontiers”, tra i quali 3 francesi, per l’occupazione nel 2018 della chiesa di Claviere e della casa cantoniera di Oulx, in Alta Valle di Susa. Sono accusati di invasione di edifici e violazione di domicilio.

La chiesa di Claviere venne occupata tra il 22 e il 23 marzo 2018 e trasformata nel rifugio autogestito ‘Chez Jesus’, mentre la casa cantoniera il 9 dicembre dello stesso anno: entrambe erano state trasformate in spazi autogestiti per supportare i migranti che volevano passare il confine con la Francia.

Alla base delle misure cautelari, secondo gli attivisti, i diversi interessi economici che attraversano l’Alta Val Susa: dal turismo, che dopo mesi di lockdown e con l’affacciarsi della stagione estiva non tollera la presenza di migranti e solidali, al Tav, visto tra i Comuni compresi nel divieto di dimora c’è Salbertrand, lontano dal confine ma interessato invece dai lavori dell’Alta Velocità

Ne abbiamo parlato con Caterina compagna del collettivo Briser Les Frontieres Ascolta o scarica

da Radio Onda d’Urto

Solidarietà operaia e proletaria insieme

Lo Slai Cobas per il sindacato di classe – coordinamento nazionale invita alla massima solidarietà con gli operai TNT di Peschiera Borromeo

La selvaggia repressione poliziesca non ferma la lotta dei lavoratori ma dimostra che come sindacalismo classista e combattivo dobbiamo potenziare l’azione nazionale contro la repressione di stato.
Serve a nostro giudizio una giornata unitaria di risposta dei lavoratori.
Noi proponiamo che il 19 giugno ci muoviamo insieme laddove è possibile con scioperi di solidarietà anche di 1 ora, laddove non siamo in grado con mozioni solidali approvate dai lavoratori e presidi alle prefutture

19 giugno – giornata solidale con gli operai TNT caricati dalla polizia – la repressione non passerà

Comunicato ai media del Sicobas e del Csa Vittoria sull’ aggressione poliziesca ai lavoratori in sciopero.
Come trasformare una vertenza sindacale in una notte di violenza antioperaia !
In questo momento avremmo solo voglia di gridare la nostra rabbia e il nostro dolore per i nostri compagni lavoratori feriti e svenuti per i calci e i pugni e le manganellate di polizia e carabinieri ma siamo e rimarremo sempre lucidi per denunciare come una “normale” vertenza sindacale si sia trasformata in una notte di violenza e repressione inaudita.
L’antefatto quindi è il licenziamento politico di una ottantina di lavoratori impiegati all’importante hub  Fedex tnt di Peschiera Borromeo.
Ottanta lavoratori con le loro famiglie buttati in mezzo ad una strada da un giorno all’altro nonostante un preaccordo sindacale prevedesse la continuazione del rapporto di lavoro.
La motivazione non ufficiale è che hanno coscientemente aderito allo sciopero del 1° maggio, quella che ironicamente ed ipocritamente viene dichiarata la festa dei lavoratori, in difesa delle loro condizioni di salute di vita e di lavoro.
Perchè loro come tutti i lavoratori della logistica e del comparto sanitario non hanno mai smesso di lavorare durante il periodo di quarantena, mettendo a rischio la loro salute e la loro vita per portare a casa  degli acquirenti beni di consumo assolutamente non necessari.
Ma loro,questi lavoratori, i famosi …. eroi erano sacrificati al profitto accumulato proprio durante la quarantena dei grandi proprietari della logistica e in particolare ora carne da macello per la Fedex statunitense che di diritti e di sindacato non vuole sentire parlare.
Dopo giorni di sciopero (ma non era un diritto acquisito ?) per portare al tavolo della trattativa la controparte, il sicobas ha indetto uno sciopero nazionale di tutta la filiera lanciando per Milano una mobilitazione davanti ai magazzini di Peschiera Borromeo.
Già dopo cena è incominciato il concentramento di un centinaio lavoratori e di solidali che riempiva  il piazzale antistante ai cancelli ma verso le 23 sono arrivati 7 blindati di polizia e carabinieri accompagnati da diverse volanti e agenti della Digos. I delegati del sicobas hanno con loro incominciato una trattativa  che produceva il risultato positivo di una richiesta di un incontro in prefettura per verificare con la controparte le condizioni di un possibile e auspicato accordo.
Poteva sembrare finalmente uno sbocco positivo a questa vertenza sindacale ma mentre aspettavamo il risultato delle interlocuzioni in prefettura la polizia ha improvvisamente incominciato ad avanzare e per non offrire il pretesto a pericolose cariche in corsa tutto il folto gruppo di manifestanti  si è seduto per terra.
Abbiamo Immediatamente abbiamo capito che l’indicazione era quella di far male e di lasciare il segno perchè sono incominciati i calci i pugni e le manganellate distribuite con rabbia gratuita sulla faccia sulla testa, sulle braccia, schiene dei lavoratori che per scelta non hanno mai opposto alcuna resistenza se non quella di tenersi stretti l’uno all’altro per resistere ai colpi.
Quando polizia e carabinieri sono riusciti a dividere in due gruppi i lavoratori in sciopero, uno stretto contro i cancelli e l’altro verso il piazzale è immediatamente partita una carica immotivata e violentissima contro chi si avvicinava ai compagni caduti per soccorrerli . E stiamo parlando di diverse persone cadute a terra che mentre cercavano di rialzarsi venivano vigliaccamente e gratuitamente colpite alla testa con i manganelli.
La carica è poi continuata spostando ancora di qualche metro il gruppo di compagni e lavoratori che arretrava verso l’esterno rivolgendo poi la loro cortese e violentissima attenzione verso il folto gruppo di lavoratori che non potevano più muoversi schiacciati tra i cancelli e i cordoni di polizia e carabinieri.
L’ intervento di 5 ambulanze e un’auto di due medici del pronto intervento che ringraziamo per la loro gentilezza e solidarietà fermava la violenza mattanza soccorrendo molti lavoratori svenuti per i colpi ricevuti e dei quali non abbiamo ancora il conto preciso. Dita fratturate, ematomi alla testa, ematomi alla schiena per i calci ricevuti a terra, lacerazioni varie e l’elenco sarebbe incredibilmente molto lungo perchè in molti hanno deciso di non ricorrere alle cure mediche, ma vogliamo segnalare il caso un lavoratore svenuto e poi portato via in autoambulanza per il quale abbiamo temuto il peggio.
Non ci dimenticheremo di un lavoratore tenuto per braccia e gambe e scaraventato dall’alto a terra con una tale violenza da fargli sbattere la testa e farlo rimanere svenuto per poi manganellare con odio chi si avvicinava per soccorrerlo e sottrarlo ad altri colpi, un delegato sicobas gettato a terra e colpito con forza sulla testa per lasciarlo tramortito.
Siamo da anni abituati alla repressione e alla violenza di stato ed è per questo che possiamo certamente dire che stanotte siamo stati l’obiettivo di un livello di violenza molto più alto e scientifico nel suo intento di seminare paura nei lavoratori e per tentare di colpire e mettere un bavaglio al loro sindacato Sicobas.
Ma hanno sbagliato i loro conti. Questa schifosa violenza ha fatto ancor più comprendere ai lavoratori che questa è lotta di classe e la lotta di classe fa paura ai padroni perchè mette in discussione il loro lurido potere e il loro schifoso profitto.
Questa miserabile notte ha fatto solo crescere nei lavoratori l’orgoglio di non sentirsi schiavi o animali da spremere ed essere finalmente protagonisti del loro destino, di esserse ripresi la loro dignità, l’uno a fianco dell’altro senza più essere divisi, come piacerebbe ai padroni, dalla  differenza del colore della pelle, religione o genere, per difendere le loro vite, il loro salario e la sopravvivenza delle loro famiglie.
L’assemblea che abbiamo fatto davanti ai cancelli ha infatti rilanciato la lotta
con la promessa di tornare davanti a quei cancelli perchè abbiamo imparato ormai da anni che la solidarietà e l’arma più forte dei lavoratori e chi tocca uno tocca tutti.
Lo sciopero continua !
Sicobas – Csa Vittoria