Libertà per Ismail Yilmaz e tutti i prigionieri in Turchia in gravi condizioni di salute

La Turchia è diventata una prigione a cielo aperto, dove quasi non c’è differenza tra dentro e fuori le carceri e si registra ancora il caso di un prigioniero in gravi condizioni di salute. Di recente, la coalizione di governo AKP-MHP ha approvato un’amnistia grazie alla quale sono stati rilasciati circa 100 mila assassini e mafiosi. Ma di fronte all’appello pubblico a liberare i prigionieri in gravi condizioni di salute si è comportata come le 3 scimmie. E la tradizione fascista si ripete ancora una volta: nessun prigioniero dell’opposizione, anche in punto di morte, è rilasciato. Quando si tratta di prigionieri rivoluzionari, il fascismo è irremovibile.
Ismail Yilmaz Non sarà rilasciato se non morto!
Il prigioniero Ismail Yilmaz, 66 anni, è attualmente nella prigione di tipo F di Kandira, dove il regime
fascista vuole lasciarlo morire. È in prigione da 16 anni. Contro Yilmaz è applicata la legge contro i nemici dello Stato, che lo ha condannato all’ergastolo aggravato per le sue idee politiche.
il 28 aprile Ismail Yilmaz ha avuto un’emorragia cerebrale ed è stato portato in ospedale dove l’hanno operato il giorno successivo collocandogli con un tubo di drenaggio nel cranio. Ismail soffre di condizioni mediche, principalmente croniche: patologie cardiache, della prostata, ipertensione, disturbi visivi e intorpidimento del braccio destro.
Nonostante il delicato intervento chirurgico a cui è stato sottoposto, İsmail Yılmaz è stato dimesso dall’ospedale e riportato in cella prima che il trattamento fosse completato. Tenere in prigione Ismail Yılmaz, che non è in grado di prendersi cura di sé e soddisfare i suoi bisogni, è contro le convenzioni internazionali sui diritti umani, è tortura.
Secondo il rapporto del ministero della giustizia, 2300 prigionieri hanno perso la vita negli ultimi 13 anni. Ad oggi dei 620 prigionieri con seri problemi di salute 200 sono in condizioni mediche gravi. Durante la pandemia, il numero di prigionieri malati è esploso e la minaccia alla vita di molti prigionieri aumenterà ancora se non vengono prese precauzioni.
I prigionieri con problemi di salute devono essere rilasciati!
Tra il 21 maggio e il 1 giugno, due prigionieri rivoluzionari con gravi problemi di salute hanno perso la vita. Sabri Kaya, che da 10 anni era nel carcere di tipo T di Osmaniye, e Vefa Kartal, da 26 anni nel carcere di tipo F di Edirne. Entrambi erano in gravi condizioni di salute ma, nonostante le innumerevoli richieste, gli è stata negata la scarcerazione con la motivazione che “Lo Stato sta provvedendo a ciò che è necessario”. Sabri Kaya è deceduto in terapia intensiva il 21 maggio e Vefa Kartal è deceduto in carcere il 1° giugno.
Per non dover ricevere notizie di altri decessi nelle carceri, come ATIK (Confederazione dei lavoratori turchi in Europa) esigiamo che tutti i prigionieri con gravi problemi di salute, in particolare il prigioniero İsmail Yılmaz, vengano rilasciati immediatamente affinché possano ricevere le cure necessarie. Chiediamo all’opposizione sociale internazionale e a tutte le forze democratiche di mostrarsi sensibili al problema e raccogliere questa rivendicazione!
Libertà per Ismail Yilmaz e tutti i prigionieri in gravi condizioni di salute!
Libertà per tutti i prigionieri politici!

Libertà per Georges Abdallah – manifestazione a Parigi sabato 20 giugno

ESIGIAMO IL RILASCIO IMMEDIATO DI GEORGES ABDALLAH!
Cari amici, cari compagni,
il 25 marzo 2020, Nicole Belloubet, ministro della Giustizia, ha annunciato che era stata presa una decisione con il governo, in vista della crisi sanitaria causata dalla pandemia, per rilasciare presto diverse migliaia di detenuti a fine pena.
Da allora, molte voci sono state sollevate per chiedere ancora una volta il rilascio di Georges Abdallah: non contiamo più le lettere indirizzate, in questo senso, al Guardia Sigilli, dai collettivi e dalle organizzazioni di supporto a livello nazionale e internazionale, ma anche gli appelli dei deputati e attori che sono sempre più attivi in ​​questa lotta.
Eppure, è chiaro che questa volta di nuovo, e nonostante questo contesto eccezionale della crescente minaccia e l’urgenza di agire, che la fine dell’inammissibilità è nuovamente espressa attraverso il silenzio assordante e criminale di questo potere politico e giudiziario pienamente responsabile e colpevole di esporre Georges Abdallah al rischio del coronavirus.

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La lotta rivoluzionaria non si processa – Solidarietà con gli arrestati nel ‘processo comunista’ di Monaco

A tutti i media democratici, alla stampa e al pubblico, a tutte le organizzazioni e persone progressiste e rivoluzionarie

Il 15 aprile 2015, lo stato tedesco lanciò un’operazione repressiva attacco contro dieci comunisti rivoluzionari Turchi, arrestati con l’accusa per di essere membri e “capi” del TKP / ML (“Partito Comunista di Turchia / Marxista-Leninista). Arresti effettuati grazie ad “accordi” e collaborazione tra gli stati turco e tedesco. I dieci comunisti sono sotto processo a Monaco dal giugno 2016, accusati ai sensi della sezione 129b (“Appoggio a organizzazione terrorista straniera”).

Il processo sta ora volgendo al termine. La Procura federale ha letto la sua requisitoria, chiedendo pene detentive che vanno dai tre anni e mezzo ai sei anni e nove mesi. Né con ‘inchiesta, durata oltre otto anni e né nel processo, che ha richiesto più di quattro anni, lo stato tedesco è stato in grado di fornire alcuna prova per classificare il TKP/ML come “organizzazione terroristica”. Le attività che la
procura federale ha classificato come “terrorismo” sono completamente legittime. Le azioni del TKP/ML in Turchia sono le uniche prove a carico degli imputati. Durante tutto il procedimento, i testimoni e un esperto nominato dalla corte hanno semplicemente confermati il contenuto politico e il carattere comunista delle attività del TKP/ML. Come era chiaro fin dall’inizio, sono le idee comuniste la militanza rivoluzionare ad essere sotto processo, non crimini.
Tutte le affermazioni della procura federale riflettono il pregiudizio anticomunista dello Stato.
Un presidio e conferenza stampa pubblico si terranno venerdì 19 giugno alle 18 in Jakobsplatz a Norimberga. Partecipano due imputati del processo TKP/ML Dr. Banu Büyükavci e Dr. Sinan Aydin e i loro avvocati, Manfred Hörner e Yunus Ziyal.
Lunedì 29 giugno, alle 12:00, si terrà anche una manifestazione davanti all’OLG di Monaco in solidarietà con i comunisti e i rivoluzionari contro il processo.
Chiediamo a tutte le forze progressiste, rivoluzionarie, democratiche e comuniste di protestare contro gli attacchi e la repressione dello stato tedesco e mobilitarsi in solidarietà con i rivoluzionari imputati del processo TKP/ML.

– Comitato di Solidarietà con gli imputati del “processo TKP/ML” Norimberga

info
sabato 13 giugno, alle 20:00, è stata realizzata una diretta streaming bilingue (tedesco e turco) circa 2 ore e 20 minuti sul processo  TKP / ML di Monaco.

Sono state analizzate nei diversi aspetti le ragioni dell’operazione effettuata dallo stato tedesco nell’aprile 2015 con l’arresto di attivisti e dirigenti all’estero del TKP / ML, il contenuto del caso presentato in tribunale a Monaco, le accuse e la difesa dei prigionieri.
Hanno partecipato Banu Büyükavcı., una degli imputati, e l’avvocato Roland Meister.
Chi può seguire il programma, in turco e tedesco può guardarlo al link:

Settimana di mobilitazione per la liberazione di Saibaba- Varava Rao e tutti i prigionieri politici in India

P Hemalatha: “Rilasciare subito Varavara Rao!”

Tramite la polizia locale di Chikkadapalli abbiamo scoperto venerdì alle 20.30 che le condizioni di salute di Varavara Rao erano precarie e che è stato trasferito all’ospedale JJ di Mumbai dalla prigione di Taloja. Ci dissero che avevano ricevuto una breve informazione dalla polizia di Pune e non erano a conoscenza di ulteriori dettagli.

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IL GIORNO DELL’EROISMO. PERU’, 19 GIUGNO 1986 / 19 GIUGNO 2020

Il 19 giugno del 1986, nelle carceri peruviane del Fronton, Lurigancho e Callao, centinaia di prigionieri politici e di guerra del Partito Comunista del Perù in rivolta contro i piani di trasferimento e concentramento portati avanti dal regime peruviano furono massacrati dalle forze armate peruviane.
Truppe d’assalto di tutte e tre le armi con armamento e mezzi da guerra assaltarono le carceri, bombardarono dall’alto i padiglioni in cui si erano asserragliati i prigionieri in rivolta, falciarono con mitraglia e granate i prigionieri.
In 300 morirono dopo aver rifiutato ogni falsa proposta di accordo, consapevoli del costo che il nemico gli avrebbe fatto pagare per la loro fermezza. Scelsero di dare la vita per il loro popolo, il partito e la rivoluzione, resistendo e combattendo fino all’ultimo, come poterono, con le armi rudimentali che erno riusciti a costruirsi in cella.
Da allora il Partito Comunista del Perù ha chiamato il 19 giugno “Giorno dell’eroismo” e, a livello internazionale, si è andata affermando la tradizione di rivivere in questa giornata la memoria di quella battaglia e sacrificio eroici in unità coi prigionieri che lottano oggi per trasformare le galere dell’imperialismo in “luminose trincee di combattimento”.
E, cioè, non solo trincee di resistenza contro la toruta, l’isolamento e annientamento dei rivoluzionari ad opera degli aguzzini al servizio degli imperialisti, ma avamposti di lotta contro gli stati dell’imperialismo per la rivoluzione proletaria, parte della lotta di classe, fusa e non separata da esse.
Il “Giorno dell’ Eroismo” non è la denuncia di uno dei più efferati crimini contro i rivoluzionari prigionieri da rinnovare nella solidarietà con chi ancor oggi vive la prigionia politica, ma la memoria di una vittoria morale, politica e militare che i comunisti in Perù conquistarono sul campo, incarnando il principio per cui, quale che sia il costo da pagare, i comunisti non smettono di combattare e di colpire come possono il nemico.

Anche nelle carceri dei paesi imperialisti la borghesia coltiva lo stesso spirito e illusione di “soluzione finale” contro i prigionieri rivoluzionari che muove la mano genocida dei regimi servi dell’imperialismo nei paesi oppressi. L’inasprimento delle condizioni di detenzione dei prigionieri politici con l’applicazione del 41 bis in Italia, la dispersione dei prigionieri, l’allontanamento dalle loro famiglie sono parte delle tecniche di annientamento psicofisico, teso a piegare e cancellare l’identità rivoluzionaria dei detenuti.

Il 19 giugno è sempre stata anche una giornata di lotta contro la repressione politica e sociale. Le carceri dell’imperialismo annientano e uccidono tutti i giorni proletari e immigrati che riempiono penitenziari e CIE, dove sono realtà quotidiana condizioni di detenzione subumane, sovraffollamento inverosimile, abusi, suicidi.
Infine, le migliaia di procedimenti giudiziari, montature, arresti, multe e condanne che colpiscono i protagonisti di lotte sociali e oppositori politici rendono la repressione e la prigionia politica un fenomeno dalle dimensioni di massa.

Viva il 19 giugno, Giorno dell’ Eroismo!

Viva la lotta internazionale dei prigionieri politici e di guerra!

Libertà per tutti i compagni arrestati!