Solidarietà ai compagni anarchici arrestati

C’è il verificarsi di numerosi atti penalmente rilevanti che presentano diverse analogie con le condotte riferibili agli odierni indagati…. se non assurgono a grave indizio tuttavia rafforzano la concretezza del pericolo”.

Sono le parole con le quali il gip Anna Maria Gavoni ammette in pratica l’assenza dei gravi indizi necessari per la carcerazione preventiva, ma procede ugualmente ad arrestare.

Così la mattina del 12 giugno a Roma i carabinieri dei ROS irrompono con violenza in uno spazio occupato (il Bencivenga), perquisiscono abitazioni private e arrestano, con l’accusa di terrorismo e istigazione a delinquere, 7 compagne e compagni anarchici (5 in carcere e 2 ai domiciliari) nella cosiddetta operazione “Bialystok” (dal nome del libro dedicato agli anarchici russi all’inizio del XX Secolo).

Alle compagne e compagni arrestati sono addebitate soprattutto azioni di solidarietà con i compagni prigionieri, come i presidi davanti alle carceri di La Spezia e Teramo e le azioni creative a La Spezia per denunciare i pestaggi, da parte delle guardie di quel carcere, contro Paska, un altro compagno detenuto.

Sotto accusa quindi è ancora una volta la solidarietà ai prigionieri politici e ai detenuti rivoltosi e il “programma per portare avanti una conflittualità viva e accesa per avviare la fase dell’insurrezione” attraverso scritte, volantini, manifestazioni non autorizzate.

Si parla anche dell’incendio di alcune autovetture ENJOY, del gruppo ENI, e di un attentato esplosivo ad un commissariato dei carabinieri avvenuto il 7 dicembre 2017 in seguito al quale è stata avviata l’inchiesta che oggi, con il tempismo che ricorda quello dell’operazione “Ritrovo”, ha portato alla custodia cautelare in carcere di Claudio, Roberto, Flavia, Nico e Francesca (Paska e Daniele sono ai domiciliari).

Da una prima lettura emergono clamorose lacune motivazionali in ordine alla sussistenza della finalità di terrorismo e l’incredibile distanza tra la gravita dei fatti contestati e la realtà” dice l’avvocato Eugenio Losco che assiste uno degli arrestati.

Mi pare che l’accusa di associazione terroristica sia del tutto sovradimensionata rispetto alla tipologia di condotte contestate e attribuite agli indagati” spiega l’altro difensore, Ettore Grenci. I difensori ricorreranno al Riesame.

Gli arresti romani arrivano pochi giorni dopo il flop registrato dalla procura di Bologna. Anche lì 7 anarchici arrestati ma scarcerati dopo tre settimane dal Riesame per mancanza di elementi utili a giustificare i provvedimenti restrittivi. La logica degli arresti, le accuse che li sottendono, basate soprattutto sull’istigazione a delinquere, sembra quindi la stessa utilizzata a Bologna e giustificata da una “strategia di tipo preventivo”, per governare un problema politico ed economico in vista dello scoppio del prossimo bubbone della crisi capitalistica.

Ma intanto ti sbatto il mostro in prima pagina e in galera, mentre i veri mostri, i veri eversivi dell’ordine democratico, i responsabili delle morti in carcere, dei pestaggi e delle torture a seguito delle rivolte carcerarie (ma anche prima), se ne fregano della “costituzione” e dello “stato di diritto”. Uno stato che continua a sostenere menzogne, come una presunta regia anarco-mafiosa delle rivolte, per coprire le vere associazioni a delinquere dei suoi servi in divisa non è uno stato di diritto; così come non può essere considerato uno stato democratico quello che si inginocchia sui più deboli davanti ai più forti, sugli oppressi davanti agli oppressori, sugli antifa davanti a fascisti e razzisti, che ben sono rappresentati, ancora una volta, dalle sue forze dell’ordine e dalla polizia penitenziaria.

Ai compagni e alle compagne anarchic* arrestat* va la nostra piena solidarietà.
Respingiamo ogni tentativo di criminalizzare le pratiche attive di lotta sociale e anticarceraria
Contro il terrorismo di stato e padroni rilanciamo la solidarietà proletaria!

TUTTE E TUTTI LIBERI

Soccorso Rosso Proletario

14/06/2020

Per scrivere ai compagni in galera:

Nico Aurigemma
cc di Rieti viale maestri del lavoro 2
02100, Rieti (RI)

Francesca Cerrone
C.P.de Almeria-El Acebuche CTRA. cuevas-ubeda km2,5
04030, Almèria

Claudio Zaccone
CC di Siracusa, strada monasteri 20
96014, cavadonna, (SR)

Flavia Digiannantonio
C.C di Roma Rebibbia
via Bartolo Longo 72
00156, Roma

Roberto Cropo
Num ecrou : 1010197
Centre pénitentiaire
1 allée des thuyas
94261 Fresnes CEDEX
FRANCIA

Il carcere tortura di Santa Maria Capua Vetere va chiuso

Le guardie carcerarie, vili picchiatori e torturatori, vanno sospesi e allontanati
Il sindacato SAP è una vera associazione a delinquere fuori dallo stato di diritto e dalla costituzione, va sciolto
Il Ministro della giustizia Bonafede è responsabile oggettivo politicamente di quello che è successo a Santa Maria Capua Vetere e nelle altre carceri

Soccorso rosso proletario ha indetto una giornata di informazione il 19 giugno
invita al fronte unito tutte le forze che si occupano di carcere e repressione e chiede a tutti i compagni singoli o organizzati a dare una mano per far avanzare queste proposte e queste azioni

info srpitalia@gmail.com

Da Contropiano

Scoppia il bubbone di Santa Maria Capua Vetere, carcere da tortura

Da alcuni giorni il penitenziario di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) è al centro delle cronache per un susseguirsi di eventi che richiamano non solo la gestione autoritaria ed antisociale del sistema penale italiano ma, anche, uno “scontro” tra apparati dello Stato attorno a snodi significativi (la questione Giustizia) dell’agenda politica del nostro paese.

Ricapitoliamo, brevemente, i fatti:

nelle prime settimane dell’emergenza/Covid in molte carceri italiane ci sono state proteste e rivolte le quali sono state soffocate nel sangue e con un numero enorme di morti e di feriti. Come è tradizione della storia giudiziaria dell’Italia, ad una legittima preoccupazione da parte dei detenuti verso un pericolo di contagio sanitario di cui nulla si conosceva, e nei confronti di una diffusa collera per l’improvvisa abolizione di colloqui e contatti con le famiglie, lo Stato ha ritenuto di risolvere questa “complicazione” con l’uso massiccio della forza. A manganellate, insomma.

In quasi tutti gli istituti di pena italiani le proteste sono state risolte manu militari, con il placet del Ministero di Grazia e Giustizia e dell’intero governo, mentre gli strateghi della comunicazione hanno coperto immediatamente la mattanza, prima opacizzando e mistificando sulle ragioni di queste proteste e, subito dopo, rimuovendo totalmente dalle cronache quotidiane il grande numero di morti causato da tali modalità di intervento.

A Santa Maria Capua Vetere, il 6 aprile scorso, nell’ambito delle operazioni di “ripristino dell’ordine nel locale carceregli squadroni della Polizia Penitenziaria si sono scatenati nell’uso della repressione ed hanno prodotto un intervento violentissimo a base di teste fracassate, umiliazioni fisiche e psichiche di ogni tipo ed accertati episodi di vera e propria tortura verso la stragrande maggioranza dei detenuti.

Questo massacro è stato denunciato dai familiari dei detenuti e da alcune associazioni indipendenti, le quali hanno consegnato alla Procura della Repubblica video, registrazioni di telefonate ed altri seri elementi di prova che hanno configurato una mole di materiale accusatorio verso la gratuita e vigliacca violenza da parte della Polizia Penitenziaria.

Evidentemente tale raccolta di prove e testimonianze è stata talmente precisa e particolareggiata che la Procura ha dovuto aprire una inchiesta con 57 indagati.

Tre giorni fa 44 di questi “avvisi di garanzia” sono stati notificati dai Carabinieri agli agenti della Polizia Penitenziaria impegnati nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Continua a leggere

Contro la repressione delle lotte dei lavoratori una forte risposta

DAGLI OPERAI, DAI LAVORATORI DELLA SANITÀ, NELLA PIAZZA IN LOTTA CONTRO PADRONI E REGIONE LOMBARDIA, LA DENUNCIA E L’APPELLO ALLA LOTTA CONTRO LA REPRESSIONE – QUELLA BRUTALE DELLA POLIZIA DI STATO ALLA TNT, QUELLA DEI PADRONI DELLA SANITÀ CHE IMPONGONO CENSURE E DIVIETO DI PAROLE AI LAVORATORI

Diffuso in piazza un nuovo appello del PATTO D’AZIONE FRONTE UNITO ANTICAPITALISTA, ‘…per organizzare insieme nuove risposte di solidarietà ai lavoratori TNT e di lotta alla repressione, con la proposta di una giornata unitaria per il 19 giugno 2020.