
Ad Aversa, in carcere, si continua a morire…

Questa notte sette “compagni/e sono stati/e arrestati/e in esecuzione di un ordinanza del gip di Bologna per 270bis”, l’articolo del codice penale che prevede fino a dieci anni di reclusione per le associazioni con finalità di terrorismo o di eversione, e condotte/i nelle carceri di Piacenza, Alessandria, Ferrara e Vigevano. Ne dà notizia sul proprio profilo Facebook l’Associazione Bianca Guidetti Serra.
Si legge inoltre: “Sono state perquisite le abitazioni e il Tribolo”, lo Spazio di documentazione anarchico di via Donato Creti. Altri cinque “hanno ricevuto la misura dell’obbligo di dimora e firma a Bologna. Anche le loro abitazioni sono state perquisite”.
Giorni fa su Repubblica, il cui cambio di direttore si sta vedendo subito, diventando in maniera sfacciata megafono del governo, veniva scritto:
“…sul trasferimento agli arresti domiciliari, causa pandemia, di diversi condannati per mafia. Ma come si è arrivati a questa decisione? La sequenza temporale degli eventi è l’unica certezza da cui partire. Si tratta di una catena di episodi che conferma tutti gli interrogativi. Inizia nella prima settimana di marzo. Quando l’emergenza Coronavirus si trasforma in allarme sociale e istituzionale. In quel momento, in diverse case circondariali del Paese scattano delle vere e proprie rivolte. Da Salerno a Napoli, da Roma a Milano.
Il primo incidente risale al 7 marzo. La tensione resta altissima per quattro giorni. I morti sono 12…”
Quindi si dice che la responsabilità delle scarcerazioni facili di mafiosi, di boss sarebbe stata della rivolta di marzo. Una bastardata per infangare la legittima lotta dei detenuti.
Quelle rivolte furono fatte da tantissimi detenuti e detenute che vengono trattati in diverse carceri peggio delle bestie, che subiscono normalmente vessazioni, repressione, mancanza di cure, fino a torture e che erano e sono stati lasciati senza alcuna protezione per il coronavirus.
Proprio questi detenuti che si sono ribellati ad essere lasciati ad ammalarsi e anche a morire non hanno avuto certo scarcerazioni, ma solo trasferimenti, a volte massacri nelle celle, e nuove vessazioni, riduzione dei diritti, e nessun dei minimi benefici indicati nei Dpcm per l’emergenza coronavirus
Sono decine e decine le testimonianze dei detenuti, dei loro familiari che raccontano questa
verità -e che in questo blog sono state puntualmente riportate.
La scarcerazione dei mafiosi e dei loro boss dipende solo e soltanto dalla politica mafiosa di direttori delle carceri, di alcuni magistrati, e della grave responsabilità del Min. Bonafede, di M5S e del governo, che hanno utilizzato l’emergenza coronavirus per trovare finalmente il pretesto per liberare quella gente.
Siamo al legame mafia/Stato e Stato mafia che non è di oggi.
Siamo al “rispetto” e detenzioni d’oro per i boss mafiosi e al carcere-tortura per i detenuti comuni.
Dopo il clamore dei primi giorni, ciò che resterà sono i mafiosi fuori e i detenuti del popolo realmente malati, realmente a rischio dentro.
Dire: un decreto che riporti in carcere i boss mafiosi è cosa ridicola, questi non stanno certo aspettando pacificamente di avere nuove manette.
E non sono certo i fascisti Salvini, Meloni, ancora più amici della feccia mafiosa che possono ora denunciare le scarcerazioni, unicamente per rafforzare la loro guerra per andare loro al governo.
Noi, insieme ai detenuti e ai loro familiari, alle associazioni solidali, dobbiamo continuare la battaglia per la libertà dei detenuti, perchè lo Stato risponda alle richieste di amnistia/indulto.
Ma chiaramente fare questo osceno e inquinante legame tra scarcerazione dei mafiosi e rivolte dei detenuti vuole porre un pesante blocco a questa battaglia di libertà, di giustizia, di difesa della salute e della vita.
Per questo la manovra in corso va fortemente smascherata e respinta.
proletari comunisti
slai cobas per il sindacato di classe
12 maggio 2020
Al G7 di Taormina maggio 2017
Di fronte al clima di repressione generale, il Grup Yorum ha chiamato a partecipare politici del partito HDP, artisti e attivisti per denunciare quanto stesse accadendo e dar prova della solidarietà popolare nei confronti dei membri del gruppo, accusati di terrorismo dal regime fascista guidato dall’AKP di Erdogan.
Dichiarazione del “Comitato per la Difesae la Liberazione del Dr. GN Saibaba”
Liberare il Dr. G. N. Saibaba dalla Prigione Centrale di Nagpur, la sua vità è minacciata più che mai dalla pandemia COVID-19
Negli ultimi sei anni la salute del Dr. G. N. Saibaba, detenuto nella prigione centrale di Nagpur, è peggiorata in misuara allarmante. Il Prof. Saibaba è doecnte inglese presso l’Università di Delhi e attivista dei diritti umani.
A causa della paralisi da poliomelite degli arti inferiori, è disabile al novanta per cento e costretto su sedia a rotelle. Dopo la carcerazione, ha sviluppato ulteriori gravi patologie che hanno provocato danni irreparabili alla sua salute. Il 9 maggio 2014 è stato prelevato dalla sua casa di Delhi dalla polizia del Maharashtra e accusato di diverse imputazioni ai sensi della legislazione per la prevenzione delle attività illegali (UAPA). Nessuno dei materiali elettronici che si presume essere stati sequestrati nell’abitazione di G.N. Saibaba è mai stato prodotto in tribunale né verificati da qualsiasi perito né esperiti in dibttiento. Questi documenti elettronici sono stati direttamente assunti ai sensi dell’articolo 313, e non prodotti nel dibattimento probatorio. Il giudice ha respinto tutte le sentenze della Corte suprema in merito, contrarie all’esclusione di questi documenti dal dibattimenti probatorio ex art. 313. Questi documenti non hanno mai fatto parte del processo.
Il 7 marzo 2017 le sezioni riunite del Tribunali di Gadchiroli ha condannato alll’ergastolo il Dr. GN Saibaba insieme ad altri cinque. Dopo il suo arresto, tranne un breve periodo nel 2016, è stato tenuto nella cella solitaria, una cella “anda” della prigione centrale di Nagpur. Dato il sofraffolamento e le carenze di strutture mediche anche di base delle prigioni indiane e col dilagare della pandemia COVID-19 in tutto il paese, che colpisce in particolare gli anziani e quelli con gravi patologie preesistenti, il futuro del Dr. G. N. Saibaba appare estremamente desolante.
Per tutta la sua vita politica, il Dr. G. N. Saibaba è stato una voce a difesa dei diritti di Adivasi, Dalit, Musulmani e altre comunità oppresse. Ha parlato contro l’attacco portato dallo Stato ai popoli dell’India centrale nota come “Operazione Green Hunt”. Stava dalla parte dei suoi studenti e ha sostenuto i principi democratici e la giustizia sociale dentro l’Università. Non ha mai nascosto le sue opinioni e le ha praticate lavorando instancabilmente per sostenere lo spirito della democrazia. Nonostante gli ospedali e la stessa direzione del carcere di Nagpur e abbiano ammesso di non disporre delle strutture necessarie a prendersi cura di una persona con disabilità e disturbi così gravi, il Dr. G. N. Saibaba resta in carcere, senza terapie e gli è engata la libertà su cauzione. Ma mantiene il suo spirito di lotta, anche se la mancanza di strutture mediche lo disumanizzano e negano il diritto fondamentale a una vita dignitosa.
Il Dr. G. N. Saibaba soffre di forti dolori causati dalla degenerazione dei muscoli delle mani. È afflitto da pancreatite, ipertensione, cardiomiopatia, mal di schiena cronico, immobilità e insonnia. Il clima di Nagpur, accentuato dalla situazione delle celle anda, singole e senza finestre, hanno ulteriormente minato la funzionalità del cuore. Di conseguenza, i disturbi peggiorano e, in assenza di qualsiasi sollievo dal dolore e trascurati in di strutture mediche inadeguate, debilitano ulteriormente la sua già fragile salute. Nonostante gli interventi
della Commissione nazionale per i diritti umani e dalle organizzazioni internazionali per i diritti umani, i tribunali hanno ripetutamente negato il rilascio su cauzione.
La Corte Suprema dell’India ha riconosciuto il diritto alla vita dei prigionieri e disposto che “il trattamento di un essere umano che offenda la sua dignità umana, gli imponga torture evitabili e riduce l’uomo al il livello di una bestia è senza meno arbitrario e può essere messo in discussione ai sensi dell’articolo 14″. L’India è anche firmataria del Patto Internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR), che riconosce la dignità degli esseri umani e l’ideale che gli esseri umani liberi godano della libertà civili e politiche. Inoltre, il 1° ottobre 2007 l’India ha ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (CRPD). L’India ha anche adottato la risoluzione delle Nazioni Unite 70/175 sulle norme minime standard per il trattamento dei detenuti (anche noto come Nelson Mandela Rules). Questi trattati, convenzioni e le risoluzioni garantiscono la vita e la dignità a tutte le persone, i prigionieri e le persone con disabilità e dispongono i parametri essenziali necessari per la loro attuazione. Il National Crime Records Bureau sostiene che le prigioni di tutto il paese sono riempite al 117% della loro capacità. In Maharashtra la media supera il 149%, l’impatto della diffusione del COVID-19 in un tali spazi è una probabile condanna a morte per il Dr. Saibaba.
Il Comitato per la difesa e la liberazione del Dr. GN Saibaba teme per la sua vita e fa appello al governo dell’India e al governo del Maharashtra per l’immediata liberazione del Dr. G. N. Saibaba, alla luce dell’immediata minaccia alla sua vita per il COVID-19. Il Comitato chiama tutte le organizzazioni e i democratici a fare appello alla liberazione di tutti i prigionieri politici.
Firmatari
Prof G. Haragopal
Prof Jagmohan Singh
Prof Manoranjan Mohanty
Prof Amit Bhaduri
Arundhati Roy
Nandita Narain
Karen Gabriel
Sumit Chakravorty
Ashok Bhowmick
Sanjay Kak
PK Vijayan
Vikas Gupta
Biswajit Mohanty
Rakesh Ranjan
Hany Babu
Srikrishna Deva Rao
Seema Azad
AK Ramakrishna
N Raghuram
Anirban Kar
Subrat Kumar Sahu