Appello contro la repressione politica in Turchia e canzone di solidarietà con Grup Yorum

Dalla pagina fb del Comitato solidale Grup Yorum Italia, pubblichiamo l’appello, da sottoscrivere e diffondere, contro la repressione politica in Turchia



APPELLO CONTRO LA REPRESSIONE POLITICA IN TURCHIA


L’8 maggio, nel pieno della crisi sanitaria mondiale, è diventato martire il nostro compagno Ibrahim Gökçek, bassista e attivista rivoluzionario turco, membro di Grup Yorum, che insieme ad altri compagni musicisti, avvocati e prigionieri politici ha portato avanti una eroica lotta con lo sciopero della fame fino alla morte, denunciando la persecuzione politica e i mezzi repressivi che lo stato turco sta applicando contro il popolo ed in particolare contro l’attività artistica di Grup Yorum.

Durante le onoranze funebri il Governo turco ha spiegato ingenti forze di polizia con mezzi blindati, usando lacrimogeni e sparando contro il popolo che si era radunato per omaggiarlo. Non sono mancati arresti, ancora tra i membri di Grup Yorum e gli avvocati del popolo, nonché tra i sostenitori del gruppo musicale. La salma è stata riconsegnata solo per la tumulazione, ma ancora oggi ci sono minacce da parte dei gruppi fascisti che continuano a sostenere che ruberanno il corpo di Ibrahim Gokçek per poi bruciarlo.

Allo stesso modo sono diventati martiri il 3 aprile scorso, la compagna Helin Bölek, solista di Grup Yorum, dopo 288 giorni di sciopero della fame, e il 24 aprile il prigioniero politico Mustafa Koçak, dopo 297 giorni di sciopero della fame.

Sebbene Helin Bolek e Ibrahim Gokçek siano stati liberati rispettivamente a novembre e a febbraio, comunque le persecuzioni a loro carico sono continuate nei messi successivi e antecedenti la loro morte a causa della loro perseveranza nella lotta.

Oggi, ancora una volta vediamo tangibili le prove di come il regime dello stato turco continua la sua guerra contro il popolo e i rivoluzionari, come parte di una politica di repressione e persecuzione politica che l’imperialismo applica nel mondo.

La responsabilità di queste morti è del governo turco, sostenuto dai complici governi occidentali e di tutte le associazioni che non si sono schierate in modo netto contro lo stato terrorista.

In particolare il nostro appello va alle organizzazioni democratiche e rivoluzionarie, ma anche ai singoli cittadini italiani, che ripudiano la guerra, come scritto nella nostra Costituzione, a pronunciarsi e ad esprimere la loro solidarietà con la lotta del popolo turco.


Scrivendo o telefonando al Ministero degli affari esteri e della Cooperazione Internazionale

Telefono: +39 – 06.36911


Scrivendo o telefonando all’Ambasciatore della Repubblica di Turchia presso la Repubblica italiana Murat Salim Esenli

Telefono: +39 – 06.445941


BASTA ALLEGARE IL SEGUENTE TESTO NELL’EMAIL:


Sosteniamo le richieste di Grup Yorum

– La fine delle incursioni della polizia nel Centro Culturale İdil

– La cancellazione dalla lista dei ricercati dei membri del Grup Yorum

– La rimozione del divieto dei concerti di Grup Yorum

– La cessazione delle accuse contro i membri di Grup Yorum

– Il rilascio di tutti i membri di Grup Yorum attualmente in carcere


Sosteniamo le richieste degli Avvocati del popoloche chiedono di poter difendere i loro clienti!


PER LA LIBERTÀ DEI PRIGIONIERI POLITICI!

CONTRO LA PERSECUZIONE POLITICA!

PER LA DIFESA DELLA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE!

SOLIDARIETÀ CON GRUP YORUM!

SOLIDARIETÀ CON GLI AVVOCATI DEL POPOLO!

SOLIDARIETÀ CON I PRIGIONIERI POLITICI!


Continuiamo a raccogliere il vostro consenso anche con le foto o qualsiasi altra espressione di solidarietà. Scrivete e scriveteci!


Comitato Solidale Grup Yorum



La  canzone di solidarietà con Grup Yorum, BEAT OF RESISTANCE, denuncia la repressione Turca ai danni del Grup Yorum, band che da anni si oppone con la propria musica allo stato di dittatura di Erdogan.
Il video che segue è prodotto da Yeahjasi-BRINDISI https://www.facebook.com/Yeahjasi/ 

Gli ITALIAN FREEDOM FIGHTERS si formano spontaneamente rispondendo ad una “chiamata alle armi” del Comitato Solidale Grup Yorum che, avendo l’esigenza di estendere la lotta contro la repressione del fascista Erdogan a 360°, decide di coinvolgere gli artisti.

Si uniscono così quattordici voci: TREBLE LU PROFESSORE(The Dangeroots), JULIA LENTI, TONY (Cattivo Sangue), GIULIO FERRANTE (Radici nel Cemento), LIZARD (Shock very noise), ROCKY GANJAVOX (The Dangeroots), CHALA DZ CHAM (The Dangeroots), SPEAKER TEX, NUR-GUL, SAM D, FILOMENA DE LEO (Medinabox), FIDO GUIDO, TINA MINERVA (La Rocha), RIFLE E cinque musicisti: RAINA (Villa Ada Posse), ADRIANO BONO (Reggae Circus), POPPY CIRCUITELEMENT (Shock very noise), LUIGI MIACOLA The navigator trumpet(TheDangeroots), COSIMO MIACOLA Young t bone,(The Dangeroots)
L’ obiettivo comune è esprimere solidarietà a Grup Yorum, che nella sua costante RESISTENZA, ha appena perso purtroppo Ibrahim ed Helin, e agli avvocati del popolo, tutt’ora in sciopero della fame. Inoltre è una chiara denuncia dela violazione delle libertà di espressione e di pensiero di cui Grup Yorum e tutto il popolo Turco sono vittime.
Progetto artistico di Valentina Rubino Artwork di Daniele “Speaker Tex” Francioso + info @ www.reggae.it/yorum -Musiche di Tony Cattivo Sangue, Treble Lu Professore, Raina, Luigi e Cosimo Miacola, Adriano Bono, Poppy Circuitelement -Mix e Master: Treblestudio #yorum #treblestudio

Processo a 41 compagni e compagne per il G7 di Taormina

Mass media (Giornali e Tg3) puntano a criminalizzare il contingente maoista di quella importante manifestazione: Se il nemico ti attacca vuol dire che sei sulla via giusta…

Riportiamo ampi stralci di uno degli articoli fatti subito dopo quella manifestazione – del blog proletari comunisti.

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Il G7 dei grandi è fallito, l’anti/G7 dei “piccoli” è sostanzialmente riuscito. Questo è il giudizio di fondo da cui bisogna partire, se si vuol dare una valutazione serena e precisa su quello che è avvenuto nell’asse Taormina-Giardini Naxos.
La nostra parola d’ordine, che sin dal primo momento abbiamo portato in tutte le forme e in tutti i luoghi in cui siamo riusciti ad essere, è stata “rompiamo la vetrina dell’imperialismo”… E questo è avvenuto…
…la prima rottura l’ha prodotta lo Stato imperialista italiano che in maniera un po’ strumentale, ma
anche prendendolo sul serio, ha scatenato la più clamorosa, finora, campagna di criminalizzazione preventiva a cui il nostro paese abbia assistito – ricordando in tante forme quelle del famigerato G8 del 2001 a Genova, solo che qui la prevenzione è stata molto più determinata da parte dello Stato, perchè si è concentrata nel voler impedire la realizzazione di ogni manifestazione, anche la più innocua e di impedire l’arrivo materiale alla manifestazione.
In questa maniera, lo Stato imperialista non ha fatto altro che auto affermare che il G7 era una fortezza assediata, che i 7 erano davvero 7, che bisognava preservare anche da una scritta o da una protesta simbolica. Sono arrivati quindi a sequestrare Taormina e i Giardini Naxos e a mettere i loro check point sin dalla Calabria.

Ma, come dice Marx, quando il potere borghese vede in ogni stormir di fronda un pericolo, allora ogni stormir di fronda diventa un pericolo.
Tenacemente l’opposizione al G7, quella sul territorio e quella che dalle altre città l’ha sostenuta, ha resistito e ha reagito, in questa condizione in certi momenti allucinante – a Taormina non si poteva entrare, anzi gli stessi abitanti dovevano o uscire o considerarsi ‘prigionieri in casa’, ai Giardini Naxos il sindaco ha ordinato di chiudere tutto, quasi a voler desertificare la città e prendere per fame i manifestanti considerati tout court “terroristi”, “sfascia vetrine” (uno slogan ironico gridato da gruppi di giovani diceva: “ci credevate terroristi siam meglio dei turisti” – ed è arrivata a migliaia ai Giardini Naxos, superando controlli, posti di blocco e ogni tipo di intimidazione. E si è presa prima il concentramento, in un clima di allegria, combattivo, ognuno che arrivava veniva accolto dall’entusiasmo e portava entusiasmo, il concentramento si è riempito di rosso e i manifestanti si sono fusi comunque in un tutt’uno, aspettando che i compagni fermati arrivassero; poi ha dato vita a quel lungo serpentone che si è ripreso Giardini Naxos e che ha chiamato la popolazione a partecipare dai lati, dai balconi, entrando nel corteo, esprimendo in tutti i microfoni che gli venivano posti dallo sterminato esercito di giornalisti, operatori, fotografi, tutta la propria solidarietà ai manifestanti e tutta la propria denuncia, per mille e svariati motivi, del G7, dei sindaci, dei politici e di tutta l’oscena accozzaglia che da Roma a Giardini aveva vessato, violentato, imperversato fino alla manifestazione.

E così a Giardini i 7 sono diventati ridicoli, impegnati a scannarsi di parole, mentre le grottesche mogli davano tutta l’immagine della “Grande bellezza” Sorrentino style.
Mentre il corteo strada facendo guadagnava entusiasmo, il camion alla testa fondeva bene musica, slogan e un’infinità di interventi, ognuno dei quali aggiungeva una parola di denuncia, portava la sua lotta e si armonizzava.

In questo spiccava il contingente maoista, che con striscioni e parole d’ordini portati da una fusione proletaria, femminista, rivoluzionaria, dava il senso di questa manifestazione…
Era del tutto naturale che questo corteo non potesse, non si dovesse fermare laddove la sbirraglia di Minniti lo voleva bloccato, e che comunque una parte della manifestazione, quella più viva, quella più determinata e anche, permetteteci di dire, quella più organizzata allo scopo, mentalmente attrezzata, non ci stesse a non dare un segnale che i divieti non vanno accettati ma vanno sfidati con coraggio e autodeterminazione, facendo il passo necessario perchè si restasse comunque avanguardia di tutta la manifestazione, perchè tutti vi hanno partecipato allo scopo di rendere forte l’opposizione.
Certo che l’ultima sfida è quella che segna il tempo, perchè non è solo una conclusione, ma un’indicazione su come combattere lo stato di cose esistente nel tempo del fascio-imperialismo, da Trump a Minniti, il segno del tempo che loro hanno torto e noi ragione, e che è necessaria la forza per affermare le ragioni e i diritti dei proletari, dei popoli, da Taormina al Medio Oriente, all’America Latina, dal cuore dei paesi imperialisti alla Turchia, all’India, ecc.

Un altro mondo è possibile! Oggi più che mai dobbiamo fare nostra questa parola d’ordine. E dall’arma della critica di questo mondo, impugnata a Giardini Naxos, così esemplarmente rappresentato dal G7 di Taormina, occorre passare alla critica delle armi impugnata dai proletari e dalle masse.