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Ddl Sicurezza, il governo forza la mano: un decreto al posto del disegno di legge
Il ddl sicurezza (ex 1660 ora 1236) verrà sostituito da una decretazione di urgenza, senza le necessarie richieste garantite dalla Costituzione. Il provvedimento dovrebbe approdare già venerdì 4 aprile sul tavolo del Consiglio dei ministri.
Il governo prova a forzare la mano sul ddl Sicurezza e bypassare (per ora) le Camere. Il tanto contestato disegno di legge, approvato lo scorso settembre alla Camera e ora in discussione al Senato, dovrebbe tornare di nuovo a Montecitorio perché negli scorsi giorni la commissione Bilancio di Palazzo Madama ha rilevato problemi sulle coperture finanziarie di sei articoli.
Il condizionale è d’obbligo perché, da quanto si apprende, la maggioranza di centrodestra starebbe pensando di trasformare il disegno di legge in un decreto ad hoc, che dovrebbe approdare già domani – 4 aprile – sul tavolo del Consiglio dei ministri. Tra le principali modifiche ci saranno l’eliminazione dell’obbligo di differimento pena per le detenute madri e il divieto per le persone migranti di acquistare SIM telefoniche. Inoltre, verrà introdotto anche un scudo penale per le forze dell’ordine, escludendo sanzioni disciplinari automatiche nei casi di “legittima difesa”.
Che, tradotto, significa che il nuovo provvedimento potrebbe entrare immediatamente in vigore, riuscendo così a schivare le lungaggini dell’iter parlamentare. E il ddl, così, potrebbe finire su un binario morto.
Un decreto legge che limiterà ulteriormente l’organizzazione delle lotte, il dissenso e attaccherà la democrazia nelle sue fondamenta.
Il comunicato della Rete Liberi di lottare – Fermiamo il DDL 1660
IL DDL 1660 DIVENTA UN DECRETO LEGGE
A quel che si sa, in queste ore il governo Meloni sta apprestando un colpo di mano da situazioni di emergenza bellica.
La maggioranza non è riuscita ad approvare il DDL ex-1660 “sicurezza” entro l’autunno e nel totale silenzio dellepiazze, come avrebbe voluto. Questo perché abbiamo rotto questo silenzio, dando il via ad una campagna di denuncia del suo contenuto liberticida e da stato di polizia, attivandoci per fermarne il cammino. In conseguenza di ciò, anche nella avvocatura e nella magistratura, finanche nelle stesse istituzioni parlamentari, si sono levate voci di dissenso.
Davanti a queste difficoltà e al rischio di un ulteriore slittamento dei tempi, il governo ha deciso di premere sull’acceleratore, preparando un decreto legge – già domani potrebbe essere portato in consiglio dei ministri – che assorbe gran parte del disegno legge 1236 (ex 1660) ora fermo in Senato in vista della discussione e della approvazione.
All’indomani della criminale decisione della Commissione von der Leyen di lanciare un faraonico piano di riarmo da 800 miliardi di euro, c’era da aspettarselo. E forse non è solo una coincidenza che oggi il boia Netanyahu venga accolto in Europa con tutti gli onori: la sua ferocia genocida contro i palestinesi piace ai governanti europei che programmano la loro guerra interna contro quanti/e intendono battersi, e si batteranno, contro la corsa ad un nuovo apocalittico conflitto militare globale inter-imperialista.
Rispondiamo a questo colpo di mano da stato di guerra con l’immediata denuncia in tutte le città e i luoghi di lavoro, moltiplicando le iniziative, dando la massima forza a quelle già previste: la settimana di mobilitazione sui territori del 5/12 aprile; le giornate di sciopero generale dell’11 aprile, indetto dal SI Cobas; la manifestazione nazionale contro guerra, genocidio, DDL-“sicurezza” a Milano il 12 aprile, indetta dalle associazioni palestinesi e da molti organismi, tra cui la nostra Rete.
La lotta, ora, diventa più dura: mobilitiamoci ed organizziamoci contro guerra, riarmo, genocidio, decreto sicurezza. Rafforziamo un fronte anti capitalista contro governo Meloni, Ue, Nato!
Comunicato stampa del collegio difensivo dei tre palestinesi processati
Breve rassegna stampa:
Il tribunale dell’Aquila succursale di Tel Aviv…
sì agli interrogatori sotto tortura dei palestinesi arrestati a Tulkarem, no alle testimonianze avanzate dalla difesa, traduzione scorretta e fuorviante della dichiarazione di Anan Yaeesh
Dopo settimane di mobilitazione in tutta Italia e all’estero, ieri mattina eravamo a l’Aquila, davanti e dentro al tribunale per sostenere Anan, Ali e Mansour. Presenti un centinaio di compagne e compagni provenienti da varie regioni, i giovani palestinesi, l’UDAP e tantissime persone solidali dall’Abruzzo, che con le loro iniziative di solidarietà concreta hanno voluto, almeno in parte, alleggerire una giornata dura e vergognosa come quella di ieri, contrassegnata, sin dall’ inizio del dibattimento dall’atteggiamento ostile, denigratorio e minimizzante della corte nei confronti della difesa, dall’arroganza servile di una PM, che dietro il suo linguaggio burocratico non ha fatto altro che avallare e legittimare la violenza coloniale, da una traduzione in gran parte errata e fuorviante, che distorceva gravemente la dichiarazione resa da Anan, presente in videoconferenza dal carcere di Terni. Continua a leggere
Verso il 2 aprile, si moltiplicano le iniziative per la liberazione di Anan Yaeesh, contro il processo che in Italia vuole condannare la Resistenza palestinese
Un fine mese di mobilitazioni in Italia e in Francia per la libertà di Anan, Ali e Mansour, in vista del processo che inizierà il 2 aprile. A Parigi è previsto, per il 1° aprile, un sit-in davanti l’ambasciata italiana.
Già il 22 marzo, a Parigi, la presenza di Samidoun Paris Banlieue alla manifestazione contro il fascismo e l’estrema destra, ha sottolineato l’importanza di lottare per la liberazione dei prigionieri palestinesi e degli attivisti pro-Palestina repressi e incarcerati per la causa palestinese.
Con cartelli e striscioni è stata espressa solidarietà a Georges Abdallah, Anan Yaeesh, Mahmoud Khalil, Holy Land 5, Filton 18 e tutti gli attivisti incarcerati nelle prigioni imperialiste e reazionarie per il loro sostegno alla resistenza palestinese.
Sempre in Francia, a Toulouse, il 29 marzo, manifestazione in solidarietà con la resistenza palestinese:
In Italia si sono svolte iniziative e manifestazioni ad Albano Laziale e a Teramo il 28; a Firenze, L’Aquila, Milano, Ferrara, Napoli, Pescara, Roma il 29; il 30 a Pisa e a Chieti, anche in occasione della giornata della terra palestinese.
Di seguito pubblichiamo alcune foto, video e rassegna stampa sinora disponibili
https://news-town.it/2025/03/29/eventi/laquila-presidio-pro-palestina-ai-quattro-cantoni/
https://youtu.be/HgHD3INtES8?si=LoYU9JMO7RVJHgzm
L’AQUILA
Libertà per Anan, sit-in di Ferrara per la Palestina: “La resistenza non si processa”
FERRARA
ROMA
NAPOLI
PISA
PALERMO
Gino è libero… ma la lotta continua!
Militant antifasciste emprisonné en France et sous le coup d’un mandat d’arrêt européen de la Hongrie, Gino Abazaj vient d’être remis en liberté dans l’attente de la décision de la justice sur son extradition (voir notre article). C’est une première victoire pour ses soutiens, mais la mobilisation continue pour que la France refuse son extradition.
Dossier(s): France – Autres sujets Tags: Antifascisme, France
26/03/2025
Palestina sono 62 i prigionieri politici uccisi nelle prigioni israeliane dal 7 ottobre
Soixante-deux prisonniers politiques palestiniens (identifiés et déclarés) ont été tués dans les prisons israéliennes depuis octobre 2023. Parmi ces 62 prisonniers politiques, 21 venaient de Cisjordanie, de Jérusalem-Est occupée et du territoire israélien. Les 41 autres étaient originaires de la bande de Gaza. Ce chiffre représente le plus grand nombre jamais enregistré, faisant de cette période la plus meurtrière de l’histoire du mouvement des prisonniers depuis 1967. Le total des victimes mortelles identifiées parmi les prisonniers depuis 1967 s’élève désormais à 298. Il y a aussi des dizaines de morts parmi les prisonniers de Gaza dont l’identité reste inconnue.
Il est très fréquent que les familles soient averties de la mort du prisonnier plusieurs jours ou plusieurs mois après sa survenue. Ainsi, Zuhair Omar Sharif (58 ans) de Gaza a été arrêté alors qu’il travaillait en Israël le 7 octobre 2023 et est décédé le 18 octobre 2023. Sa mort n’a été annoncée que le 30 décembre 2024. Les corps de 59 corps des prisonniers morts dans les prisons israéliennes depuis octobre 2023 n’ont pas été tous rendus à leur famille. Ce sont 70 corps de prisonniers tués que les autorités israéliennes gardent dans les morgues ou des tombes anonymes comme moyen de sanction ou de pression sur les familles. Parmi eux, le corps d’un enfant de 15 ans, Mohammad Tariq Salim Abou Sneneh d’Abu-Dis. Le corps d’un prisonnier décédé dans les prisons israéliennes retenu le plus longtemps par Israël est celui d’Anis Dawla, mort pendant la grève de la prison de Nafha en 1980…
Dossier(s): Monde arabe et Iran Tags: Israël, Palestine, Prisonniers