19 giugno a Milano, la giornata di solidarietà con i prigionieri politici in Italia e nel mondo e contro la repressione delle lotte dei lavoratori e dei movimenti del governo fascista Meloni

Questa battaglia che riguarda tutti è stata portata nel quartiere  tra i proletari alla fermata della metropolitana Pasteur, nei pressi della piazzetta di via dei Transiti, stretta fra via Padova e viale Monza.“L’unica iniziativa non virtuale limitata a comunicati internet che è stata messa in campo” come diceva un compagno che ha partecipato, un dato della situazione da superare con la critica/lotta a posizioni e prassi autoreferenziali,

ma che rimane un problema di tutte le realtà politiche, sindacali e sociali che da un lato vengono colpite dalla repressione ma non scendono in campo per unirsi in un fronte comune necessario per rispondere a questo aspetto della politica del governo.

La repressione non potrà che aumentare con il governo fascista Meloni proprio perché all’interno la reazionarizzazione moderno fascista dello Stato imperialista italiano è la strada che la guerra inter imperialista rende necessario per continuare a schiacciare i proletari.E in questo quadro tutto quello che contrasta o appare alla borghesia  e ai padroni come messa in discussione dei suoi interessi è da criminalizzare e reprimere con l’uso della forza dello Stato, ma proprio questo dimostra che la lotta e il fronte contro la repressione sono parte della rivoluzione per abbatterlo.

Serve passare dalle condizioni oggettive a quelle soggettive.

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Segue il volantino diffuso, le foto iniziativa, intervento finale https://drive.google.com/file/d/1fs4GI5AScropYRyvgLc9s52A459US_km/view?usp=drivesdk

19 GIUGNO 2023

Nella giornata che ricorda, 1986, il massacro di 300 prigionieri politici comunisti nelle carceri peruviane, dopo una eroica resistenza, che è diventata una giornata internazionale di solidarietà con tutti i prigionieri comunisti e rivoluzionari in tutto il mondo,

siamo qui per unirci alla campagna per la liberazione di G.H. Abdallah, da più di 39 anni nelle carceri di Francia, per essere un Rivoluzionario della causa del popolo PalestinesePer la liberazione dei prigionieri politici in India che combattono una guerra popolare per liberare le masse indiane dall’oppressione dell’imperialismo e del governo fascista/hindutva di Modi

Per la liberazione dei prigionieri politici, dalla Turchia all’Iran e in tutto il mondo, contro regimi fascio/integralisti e l’oppressione dei popoli

Per la libertà di Alfredo Cospito e i prigionieri politici di parte proletaria, sottoposti a regime di carcere duro al solo scopo di annientarne la propria identità rivoluzionaria

Siamo qui a denunciare le violenze dentro le carceri, come a Santa Maria Capua Vetere, dove gli autori rimangono impuniti

Così come le violenze nel commissariato di Verona, dove si sono consumate violenze in stile fascista ad opera degli uomini in divisa, che non solo non vengono punite ma sono legittimate dal governo Meloni, governo di fascisti che fanno i fascisti, e che nel suo procedere verso un intervento diretto nella guerra in Ucraina, sta militarizzando l’intero sistema sociale

col suo ministro Nordio mette mano alla riforma della giustizia per zittire la magistratura, mettere il bavaglio all’informazione, per rendere legge la santificazione dell’ingiustizia, ovvero che sia garantista per politici, sindaci corrotti, mafiosi, finanzieri, padroni, e forcaiola per i poveri le masse popolari e per chiunque incappi nella loro giustizia

siamo qui per solidarizzare e denunciare la repressione contro i lavoratori, che lottano contro lo sfruttamento selvaggio, nei magazzini di Mondo Convenienza di Campi Bisenzio, sgomberati violentemente da poliziotti e carabinieri per difendere gli interessi dei padroni o i disoccupati di Napoli che anziché lavoro ricevono cariche e denunce

contro la repressione dei movimenti di lotta dei giovani contro la scuola-azienda, la devastazione climatica dell’ambiente, contro gli sgomberi per il  diritto alla casa.

contro il razzismo che fa morire in mare bambini, donne e uomini che scappano da miseria e guerra che la politica di rapina e oppressione dei governi imperialisti gli portato a casa loroSiamo qui per dire Basta razzismo Basta Morti in mare documenti e permesso di soggiorno per tutti,  libertà di circolazione NoCPR galere per i proletari immigrati.

La lotta contro la repressione ci riguarda tutti perché è il segno che questo sistema capitalista morente  è come una bestia ferita che è pronta a mostrare i suoi artigli più feroci per difendere fino in fondo il profitto di pochi padroni e usare la forza armata dello stato per tenere schiacciato la maggioranza sfruttata.

Per questo dobbiamo unirci e lottare contro la repressione ma come parte della rivoluzione che è l’unica soluzione per i proletari e le masse popolari.

Carcere di Pavia, denudati e picchiati dalle guardie, in 98 verranno invece processati per devastazione e saccheggio

Nessuna descrizione della foto disponibile.
La procura vuole processarli con l’accusa di devastazione e saccheggio. Visto il numero di imputati, l’udienza si terrà alla sala dell’Annunciata il 26 ottobre.
Rischiano dagli 8 ai 15 anni di carcere per l’accusa di avere messo a ferro e fuoco il carcere di Torre del Gallo a Pavia la sera dell’8 marzo del 2020. La procura vuole il processo per 98 detenuti che secondo le indagini avrebbero partecipato alla rivolta: devono rispondere del reato di devastazione e saccheggio.
I disordini scoppiarono dopo quanto accaduto anche in altre carceri italiane, per protestare contro le condizioni vissute dai detenuti durante l’emergenza Coronavirus e contro il blocco dei colloqui.
La rivolta scoppiata nella casa circondariale di Pavia provocò danni per circa un milione di euro tra materassi e arredi incendiati e porte distrutte. Il giorno dopo la rivolta i detenuti furono picchiati dalle guardie della polizia penitenziaria come rappresaglia e successivamente denunciarono, con un esposto alla Procura della Repubblica, i pestaggi subiti e le umiliazioni (un recluso sostenne anche di essere stato denudato prima del pestaggio). Ma di quell’esposto non si sa più nulla, mentre procede spedita la rappresaglia della giustizia dei potenti

Intervento di Soccorso Rosso Proletario Italia alla manifestazione di Parigi per Georges Ibrahim Abdallah

Compagne e compagni, un saluto rosso!

Sono venuto dall’Italia e parlo a nome del Soccorso Rosso Proletario.

Non parlo bene francese e sono riuscito a scrivere una dichiarazione nella vostra lingua ma comunque non posso far mancare qui la voce delle compagne e compagni che anche Italia sostengono Georges Ibrahim Abdlallah e lottano per la sua liberazione.

Questa manifestazione avviene alla vigilia del 19 Giungo, la giornata dell’eroismo, una giornata molto importante per noi, per i prigionieri politici rivoluzionari in tutto il mondo e quanti li difendono, per i comunisti.
E questa manifestazione avviene anche nell’anno in cui nel nostro paese l’esempio di lotta di un altro prigioniero politico rivoluzionario, Alfredo Cospito, ha ispirato una forte campagna. Una campagna che per mesi è riuscita rendere chiaro quali erano i due fronti dello scontro: da una parte un governo fascista e il suo Stato di polizia, dall’altra l’opposizione antagonista, comunista rivoluzionaria, a cui anche lo stesso Geoges Abdallah, come sempre, non ha fatto mancare il suo appoggio internazionalista.

Ebbene, noi crediamo che nella lotta, nella determinazione, nello spirito di combattimento che neanche decenni di detenzione o il carcere tortura riescono a piegare di prigionieri come Georges o Alfredo, al di là delle differenze ideologiche, politiche e strategiche, viva oggi il senso della giornata del 19 Giugno.

L’eroismo dei prigionieri di guerra del Partito Comunista del Perù che nel 1986 hanno plasmato questa giornata nei carceri di El Callao ed El Fronton, combattendo fino a essere massacrati a centinaia per difendere le “luminose trincee di combattimento” in cui avevano trasformato le celle in cui erano rinchiusi.

Per questo per noi di SRP è prima di tutto importante unire le file della classe proletaria, quella che ha generato. e per cui i prigionieri continuano a combattere anche nella loro condizione, la nostra battaglia a difesa dei prigionieri politici, contro il carcere che assassina e tortura, contro la repressione su chi lotta per una società che lo abolisca.

Concludo, con l’impegno a riportare ai compagni in Italia il messaggio principale di questa manifestazione:

– quali che siano le vostre leggi, i popoli hanno diritto a resistere e ribellarsi!
– per quanto lunghe le condanne dei vostri tribunali e inumane le vostre prigioni, non piegherete mai la resistenza dei nostri compagni né la nostra lotta per liberarli
 
Libertà per Georges Ibrahim Abdallah!
Libertà per tutti compagni prigionieri nel mondo!
No al carcere che tortura e assassina!
Viva la solidarietà internazionale!

19 Giugno a Taranto contro repressione, carcere, in difesa dei prigionieri politici

19 Giugno a Taranto, giornata di mobilitazione e controinformazione.

Al mattino davanti al Tribunale contro la riforma reazionaria e berlusconiana di Nordio/Meloni. Nel pomeriggio al carcere, la sera in piazza immacolata.

Di seguito la trascrizione della controinformazione rossoperaia del 19 giugno, dal blog Proletari Comunisti:

Oggi è il 19 giugno e non facciamo una trasmissione per parlare delle cose che sono nelle prime pagine dei giornali – queste cose sui giornali in generale non li troverete – parliamo delle prigioni, di prigionieri politici, della repressione, tutte cose che raramente appaiono sui giornali. E lo facciamo in una giornata che i comunisti e le organizzazioni rivoluzionarie di tutti le parti del mondo considerano una giornata internazionale contro la repressione, contro i massacri dei prigionieri e, soprattutto, a sostegno delle lotte che anche nelle prigioni i prigionieri fanno e le fanno come parte del movimento dei proletari, dei popoli e delle lotte dei lavoratori che, quando mettono in discussione lo Stato o hanno la volontà di andare oltre questo sistema, combatterlo e rovesciarlo con le armi – in tante parti del mondo perché è indispensabile e in altre perché è necessario – finiscono in prigione.

Il 19 giugno dell’86 nelle prigioni peruviane i prigionieri politici appartenenti e sostenitori del Partito Comunista del Perù, conosciuto all’epoca come “Sendero luminoso”, svilupparono una grande rivolta per affermare che le prigioni non potevano fermare la guerra del popolo, la lotta di liberazione, l’aspirazione a una società contro l’imperialismo e le borghesia ad esso asservite, una società comunista che desse la terra, il lavoro, una società in cui gli operai e i contadini fossero al potere.

In queste prigioni i prigionieri politici avevano organizzato la loro vita per mantenere alta la dignità e la bandiera del loro partito e della loro ideologia, il marxismo leninismo maoismo, applicato alla realtà peruviana dal Presidente Gonzalo, leader di questo partito e di questa lotta rivoluzionaria, di questa guerra di popolo.

Contro questi prigionieri fu scatenata un’atroce repressione che non si limitò ai normali massacri nelle carceri che sono avvenuti anche in tanti altri carceri nel mondo ma proprio una guerra contro il carcere che era passato nelle mani dei prigionieri politici.

Furono usate le bombe, il carcere fu bombardato per mettere fine alla ribellione dei prigionieri politici. Ma i prigionieri politici opposero una resistenza eroica.

Per questo questa giornata è anche la giornata dell’eroismo in cui tutte le lotte dei prigionieri politici assumono il volto di coloro che, in nome della battaglia storica che stanno conducendo per la liberazione degli sfruttati e degli oppressi, dicono chiaro che la morte non li può fermare come non può fermare le rivoluzioni dei popoli che l’hanno generata.

Il giorno dell’eroismo viene celebrato – oltre che ricordato – dai comunisti marxisti leninisti maoisti del mondo e da tanti rivoluzionari come resistenza eroica che interpreta storicamente la funzione dei prigionieri politici di essere una parte del proletariato e del popolo in lotta per la rivoluzione.

Onore ai prigionieri politici caduti nelle carceri peruviane nel 1986!

Onore a tutti i prigionieri che resistono e lottano!

E’ stato un esempio di resistenza eroica anche la battaglia di Alfredo Cospito nelle carceri che ha messo in discussione la sua vita per tanti mesi per attirare l’attenzione non solo sulla sua ingiusta detenzione nel 41bis ma sull’orrore del carcere tortura, del carcere assassino per tutti i detenuti politici, dicendo al potere che la repressione non può fermare né la sua lotta e né la lotta nelle carceri.

Un grande esempio di questa resistenza e lotta è quella da oltre 30 anni del prigioniero politico rivoluzionario George Ibrahim Abdallah.

George Abdallah è in carcere da più di 30 anni, nonostante abbia scontato perfino tutta la sua pena, per aver sviluppato la lotta armata a fianco del popolo palestinese, nel quadro del battaglia rivoluzionaria in tutto il Medio Oriente e nel mondo arabo. George Ibrahim Abdallah non ha mai accettato né la resa né tantomeno alcun tipo di dissociazione. Ha continuato dal carcere a far sentire la sua voce alla lotta dei proletari e dei popoli in tutte le arene del mondo, in primis PalestinaMedio Oriente, ma ha esteso costantemente il suo messaggio e ne ha fatto una bandiera. Una bandiera che è stata raccolta dalle associazioni dei prigionieri di tutto il mondo: da Soccorso rosso internazionale, da Soccorso rosso proletario nel nostro paese, e che in questa giornata del 19 giugno partecipano alla manifestazione di Parigi. Una manifestazione per rivendicare con forza la liberazione di George Abdallah, da sempre un combattente per la liberazione di una Palestina libera dall’occupazione sionista israeliana al servizio dell’imperialismo; un rivoluzionario il cui sostegno alle lotte dei popoli contro l’imperialismo e il capitalismo, contro il fascismo e tutte le forme di reazione, resta incrollabile, ed è importante che questo prigioniero politico sia sostenuto in tanti paesi del mondo, compreso il nostro.

Questa battaglia sarà presente il1 9 giugno a Milano a Taranto a Palermo ad opera di Soccorso Rosso Proletario/ – e organizzaazioni aderenti e sostenitrici Slai cobas per il sindacato di classe e proletari comunisti – per dare un’informazione alle masse, in questa battaglia di grande valore.

Il movimento di solidarietà a suo favore, di rispetto per il suo impegno, la sua resistenza, di sostegno alla sua visione del mondo, di rabbia per l’ergastolo che sconta da più di 30 anni, continua a crescere giorno dopo giorno. Manifestazioni si sono tenute a Parigi e in altre città e altre continueranno a tenersi, esse hanno lo scopo di sostenere George e la battaglia generale dei prigionieri politici nel mondo dei proletari, rivoluzionari, marxisti, comunisti, anarchici…, e allo stesso tempo dare lustro e valore alle lotte dei popoli che le hanno generate, per far sì che avanzi la lotta dei popoli, avanzi la lotta del popolo palestinese innanzitutto per la liberazione.

Dice George Abdallah: “sapere che siete uniti mi dà una grande forza e mi scalda il cuore. Chiunque siano coloro che guardano e spiano questo incontro possono pensare che non è importante, invece il calore della vostra mobilitazione e l’entusiasmo del vostro impegno attraversano questi muri abominevoli, questi fili spinati e torri di guardia, trafiggono la morte quotidiana delle celle e ci danno uno scorcio di vittoria all’orizzonte”.

È una sfida questa manifestazione e questo movimento per George Ibrahim Abdallah. Imperialismo, governi, stampa lo vogliono mettere a tacere, cancellare, per seppellirlo nel carcere e farne un simbolo in negativo che chi si ribella nelle carceri dovrà passare tanti anni e lì dovrà morire.

E’ anche il tipo di messaggio che sta sviluppando Alfredo Cospito nel nostro paese, in cui proprio in questa giornata va il nostro abbraccio, la nostra solidarietà, la nostra vicinanza e la nostra affermazione che la battaglia di Alfredo continua contro il carcere tortura, contro il carcere assassino, contro l’ergastolo ostativo a difesa dei prigionieri politici rivoluzionari, a difesa di tutti coloro che non si arrendono e dicono che il mondo non può essere dei mostri al potere e del sistema al potere, ma il mondo è dei popoli e di coloro che lottano per la sua liberazione.

Libertà per George Ibrahim Abdallah, che sia l’anno della sua liberazione!

Fuori Alfredo Cospito dal 41bis!

Basta col carcere tortura e col carcere assassino!

Trasformare la lotta dei prigionieri in una lotta rivoluzionaria, essa è parte della lotta della classe operaia, dei proletari e di tutti gli oppositori politici e sociali di questo paese!

Questa lotta è indissolubile dalla lotta quotidiana che facciamo per difendere le condizioni di vita e di lavoro. Lotta quotidiana che d’altra parte lo Stato reprime, considerandola illegale e terrorista.

In questa giornata rilanciamo la massima solidarietà agli operai e ai lavoratori di ‘Mondo Convenienza’ che da giorni stanno scioperando perché costretti a lavorare con quei contratti che producono il cosiddetto lavoro povero: contratto di pulizie multiservizi, con turni tra le 10 e 14 ore al giorno per sei giorni a settimana, con straordinari non pagati, in un meccanismo di appalti e subappalti che ha il solo scopo di abbassare il costo del lavoro e spremere chi si spacca la schiena per lavori veramente faticosi, a livello di schiavismo, con problemi per la salute e la sicurezza.

Ebbene rispetto a questi padroni aguzzini e al sistema delle cooperative, alle grandi catene commerciali che ne sono i beneficiari, questa lotta ha ottenuto, non che venissero accolte le richieste dei lavoratori, ma la violenza poliziesca, cariche poliziesche, organizzazioni del crumiraggio, tentativo di investirne qualcuno che stava ai cancelli con il camion, come era già avvenuto a Novara con la morte di Adil, un’avanguardia dei lavoratori della logistica che è morto investito dal camion di un crumiro.

La repressione contro le lotte operaie non è soltanto le cariche poliziesche, sono i licenziamenti, i provvedimenti repressivi, sono le persecuzioni, sono le discriminazioni, tante quelle che colpiscono le donne sul lavoro e il ricatto continuo.

Abbiamo avuto grandi e piccoli episodi di repressione antioperaia per costringere gli operai e i lavoratori che lottano a piegare la testa, a stare allineati e coperti, ad accettare lo sfruttamento, i bassi salari, la perdita del lavoro, la precarietà, lo schiavismo, a stare uniti e compatti con i sindacati confederali complici dei padroni, a non mettere in discussione le norme anti sciopero e le cosiddette normative che mettono i lavoratori spesso in condizioni di non poter difendere i loro diritti.

La repressione sul posto di lavoro, la repressione che porta compagni nelle carceri in Italia, nel mondo, sono la stessa cosa, sono l’arma che usano i padroni del mondo, la borghesia imperialista, le borghesie dei diversi paesi, i regimi reazionari, fascisti e dittatoriali che stanno in tutte le parti del mondo, che usano la violenza di Stato, il carcere, la repressione, per impedire e fermare le lotte e, soprattutto, per impedire che diventino movimenti rivoluzionari che mettano in discussione il potere politico dei padroni e il sistema sociale capitalista e imperialista.

In questa giornata del 19 giugno essere solidali contro la repressione, essere solidali con i prigionieri, significa unirsi all’avanguardia di combattimento della nostra classe e dare un messaggio a tutti che noi dobbiamo essere uniti, se toccano uno toccano tutti e, se toccano tutti, tutti ci dobbiamo mobilitare, perché dal modo come rispondiamo alla repressione dipende anche la conquista reale dei nostri diritti sul salario, sui posti di lavoro, nel territorio e dipende l’accumulazione della nostra forza per mettere in discussione tutto: la politica economica dei governi, l’azione e i piani dei padroni.

In questo senso il 19 giugno è una giornata importante, e quando il 19 giugno compagni ed energie impegnate innanzitutto nel carcerario, si mobilitano in solidarietà con i detenuti e contro la repressione di tutti, allora significa che qualcosa c’è, che una vera opposizione sta nascendo, che ci sono le forze che stanno nascendo, che oggi sono minoritarie ma verso cui noi lavoriamo perché diventino maggioritarie.

Certo il carcere non è fatto solo di prigionieri politici, il carcere è fatto di tanta gente che viene trattata come “pezze da piedi”, e tenuta in condizioni invivibili. Ma quello che più che più scandaloso è che si fa tanta retorica su queste condizioni invivibili ma nessuna soluzione, neanche elementare, si dà al sovraffollamento, alla mancanza di assistenza sanitaria. Si rende il carcere un vero sistema a sé, dove comandano solo chi ha un certo potere delegato alle guardie carcerarie, e quindi si creano situazioni inaccettabili, bestialità e orrore. Condizioni che portano detenuti a suicidarsi.

E chiudiamo con l’esempio del carcere di Taranto. Il 16 giugno i giornali locali riportavano l’ennesimo suicidio nel carcere e, nello stesso tempo, l’inizio di un processo contro i detenuti. 5 di loro rischiano il processo per la rivolta che è scoppiata il 5 dicembre del 2021, contro cui la Procura contesta il reato di devastazione. I detenuti che non ne possono più e si ribellano; per questo subiscono altri processi, vengono accusati di devastazione, quando la loro vita viene devastata quotidianamente in queste carceri. E’ quello che succede a tanti detenuti che alzano la testa, soprattutto quando sono immigrati.

Ma per questa “giustizia” loro hanno devastato, loro sono i colpevoli, devono essere condannati ancora più pesantemente, mentre chi vive in queste condizioni e arriva ad uccidersi, dando anche un grande dispiacere ai propri familiari, non ha nessun diritto, non ha mai giustizia. Perché la giustizia non è giusta, la giustizia è nelle mani degli aguzzini come i poliziotti di Verona, aguzzini come quelle guardie carcerarie che, altro che lamentarsi, sono loro spesso responsabili di aggravare quelle condizioni invivibili che già esistono e che dentro il carcere trasformano la vita dei detenuti in una vita impossibile.

La condizione detenuti non può apparire solo quando uno di essi, l’anarchico Alfredo Cospito, mette in discussione la sua vita con uno sciopero della fame per diversi mesi. Ci deve essere l’attenzione quotidiana, deve essere parte di un’organizzazione che difende gli interessi dei proletari e delle masse e che combatte per i diritti civili e le ingiustizie. Praticamente di tutte le organizzazioni. Ma questo ancora non avviene.

Per questo il 19 giugno è anche un appello: difendiamo i prigionieri politici, difendiamo la condizione di vita dei detenuti, combattiamo il carcere-tortura, il carcere che uccide, come parte di una lotta per una società senza carceri, una società senza sfruttamento, senza oppressione, miseria, disoccupazione.

la repressione non ferma la battaglia No Tav anzi la alimenta

No Tav, scontri in territorio francese, 62 feriti tra manifestanti e poliziotti

18.06 ore 09:12. FRANCIA – Nella giornata di ieri, manifestanti No Tav (alcuni provenienti dalla Val Susa) e poliziotti si sono scontrati duramente nella valle della Maurienne, nella regione della Savoia in Francia, provocando il ferimento di una cinquantina di attivisti (6 ricoverati in ospedale, 2 in condizioni gravi) e 12 forze dell’ordine. La manifestazione non era stata autorizzata dalla prefettura e dal Tar locali, gli organizzatori della protesta avevano fatto ricorso contro tale decisione.

Cospito, la procura chiede ancora l’ergastolo. La sentenza slitta al 26 giugno dopo le eventuali repliche delle parti

La procura conferma la richiesta dell’ergastolo

La procura generale di Torino ha confermato la richiesta dell’ergastolo. “Alfredo Cospito non merita sconti” ha detto oggi in aula il procuratore generale Francesco Saluzzo, restando nel solco del massimo rigore. Il processo d’appello bis è ripreso a Torino dopo la pronuncia con cui la Corte Costituzionale, aprendo alla possibilità di applicare l’attenuante del “fatto lieve” anche al reato di strage politica, permette ai giudici di infliggere una pena diversa da quella del carcere a vita.

“Noi – ha detto Saluzzo, che ha rappresentato l’accusa assieme a Paolo Scafi – non siamo obbligati a fare sconti che non siano dovuti. E Cospito non merita nulla”. Per l’altra imputata, Anna Beniamino, la proposta è di 27 anni e un mese di reclusione.

La partita si gioca intorno a uno solo dei numerosi episodi contestati nel maxi processo Scripta Manent: l’attentato del 2 giugno 2006 alla scuola Allievi carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo, con l’esplosione di due ordigni in rapida successione. Se non ci furono vittime o feriti fu, secondo il pg, per una semplice casualità.

Le difese: “Quando si dice strage si pensa a Capaci”

Le difese hanno preso atto che per la Cassazione si tratta di una “strage politica”, ma non hanno mancato di fare osservare che non ci furono morti né danni importanti, e che “quando si dice ‘strage’ si pensa a Capaci o alla stazione di Bologna, non a una roba del genere”. “Quell’azione – ha detto l’avvocato Gianluca Vitale –  fu talmente pericolosa per la sicurezza dello Stato che all’epoca se ne accorsero appena le cronache locali”. “Confidiamo – ha concluso l’avvocato Flavio Rossi Albertini – che la Corte d’appello mantenga la linea del ‘fatto lieve’ e che decida di conseguenza”.

Cospito: “Il 41 bis è la vera faccia della Repubblica”

Cospito, in collegamento dal penitenziario di Sassari, oggi ha preso la parola e nel corso di una lunga dichiarazione spontanea ha criticato il regime di 41 bis. “E’ la vera faccia della Repubblica”, ha affermato, sottolineando la condizione delle carceri italiane e aggiungendo che la sua vicenda “è stata strumentalizzata dalla politica” e “utilizzata come una clava dal governo contro la cosiddetta opposizione”. Cospito si sta riprendendo dalle conseguenze del lungo sciopero della fame dei mesi scorsi, durato 182 giorni, ma patisce ancora una grave menomazione a un piede.

Le altre azioni

La campagna di solidarietà della galassia anarchica produsse una sventagliata di attacchi in diversi Paesi del mondo. Ora, sulla scorta di un’indagine dei carabinieri del Ros, la procura di Bologna ha aperto un fascicolo per una catena di azioni portate a segno nel territorio di propria competenza negli ultimi mesi del 2022. Una mezza dozzina gli indagati sparsi tra l’Emilia Romagna e il Trentino. Reato ipotizzato: associazione a fini di eversione dell’ordinamento democratico.